Si sta preparando un nuovo attacco a fine anno al lavoro e al salario delle lavoratrici delle pulizie delle scuole statali, anche a Taranto.
A chi, delle Istituzioni, ha scarsa memoria, vogliamo ricordare che nel 2008 Taranto fu messa a "ferro e fuoco" proprio dalla rivolta di queste lavoratrici che per settimane bloccarono ripetutamente la città.
Attenti, queste lavoratrici sono oggi pronte a riprendere quella rivolta!
Per rinnovare la memoria ripubblichiamo quest'articolo.
Dalla
precedente rivolta delle lavoratrici pulizie
Le lavoratrici delle
pulizie sono state il cuore e il motore di questa rivolta.
Da la ‘Guerra civile in
Francia’ di Marx: “… al posto delle cocottes (le ricche
signore che) avevano seguito le orme dei loro protettori, gli
scomparsi campioni della famiglia, della religione e soprattutto
della proprietà: Al loro posto ricomparvero alla superficie le vere
donne di Parigi, eroiche, nobili e devote come le donne
dell’antichità. Parigi lavoratrice, pensatrice, combattente
insanguinata, raggiante nell’entusiasmo della sua iniziativa
storica, quasi dimentica, nella incubazione di una nuova società,
dei cannibali che erano alle sue porte…).
Il pesante attacco al
lavoro e al salario, alle condizioni di vita, colpisce doppiamente le
donne. Prima di tutto c’è un dato oggettivo: tra i lavoratori che
rischiano il licenziamento, il taglio alle ore la maggioranza sono
donne. (...)
Ma soprattutto le donne si trovano ad essere penalizzate due volte: perché le conseguenze del dissesto di Taranto, dei tagli ai servizi essenziali da parte del governo vengono subiti proprio da quelle più povere, già con grosse difficoltà di lavoro e di reddito, donne che spesso sono sole e devono mantenere col il loro solo lavoro i figli, donne che hanno molta più difficoltà degli uomini a trovare un altro lavoro; ma anche perché il peggioramento e/o la riduzione dei servizi sociali significa per le donne vedersi scaricare ancora di più sulle loro spalle il peso di questi servizi. Con l’effetto che le donne sono senza posto di lavoro garantito, ma hanno più lavoro da fare a casa.
Ma soprattutto le donne si trovano ad essere penalizzate due volte: perché le conseguenze del dissesto di Taranto, dei tagli ai servizi essenziali da parte del governo vengono subiti proprio da quelle più povere, già con grosse difficoltà di lavoro e di reddito, donne che spesso sono sole e devono mantenere col il loro solo lavoro i figli, donne che hanno molta più difficoltà degli uomini a trovare un altro lavoro; ma anche perché il peggioramento e/o la riduzione dei servizi sociali significa per le donne vedersi scaricare ancora di più sulle loro spalle il peso di questi servizi. Con l’effetto che le donne sono senza posto di lavoro garantito, ma hanno più lavoro da fare a casa.
Ma l’attacco al lavoro
ha un’altra conseguenza che forse per le donne, soprattutto nel
sud, è ancora più inaccettabile: la cancellazione del valore
emancipativo del lavoro. Per le donne vedersi negare il lavoro è
sentirsi ricacciare a casa, è un ritorno all’indietro, è un
attacco alla possibilità come persone di avere diritti.
Per questo nella rivolta
di Taranto, nel corso degli incontri istituzionali, le lavoratrici,
respingendo istituzioni, padroni, sindacati confederali che in vari
modi sostenevano che le donne sono “difficilmente ricollocabili”
perché “soggetti svantaggiati” e quindi devono accettare
qualsiasi lavoro, o che per le donne il principale sbocco
occupazionale sarebbero i lavoro di “assistenza”, o chi
addirittura sosteneva che dando alle lavoratrici l’indennità di
mobilità e lasciandole a casa si faceva loro un “favore”,
respingendo i riformisti che con il discorso dei “tempi per le
donne” vogliono fregare riservando soprattutto alle donne lavori
precari e part time (e dovremmo anche essere felici!!); le
lavoratrici hanno imposto che nella lotta e nella vertenza in corso
doveva pesare il punto di vista delle donne! E hanno detto chiaro che
“tempi per le donne” deve significare non “più tempo per la
casa”, ma più ore e salario e più servizi sociali.
Per
questo nella grande lotta di Taranto le donne sono state il “cuore”,
le più irriducibili a soluzioni pasticciate. Ma anche quelle che
hanno portato una visione più ampia
della condizione dei lavoratori, che
riguarda il lavoro ma anche la condizione familiare, la questione dei
servizi sociali, la questione di una condizione di vita più
dignitosa.
Le
lavoratrici durante le lotte hanno dimostrato non solo che a casa non
ci possono e vogliono tornare, ma che portano con forza dentro la
lotta la loro condizione familiare – i bambini partecipano alle
proteste, agli incontri (anche in un incontro col min. Damiano) –
per rafforzare le ragioni della loro ribellione; ma nello stesso
tempo “portano la lotta dentro la famiglia” – delle donne che
dirigono i blocchi come possono poi accettare di continuare ad essere
sottomesse ai mariti? Le lavoratrici lasciano per intere giornate le
loro famiglie e scoprono nel loro protagonismo di lotta l’unica
strada per difendere il loro futuro e quello dei loro figli, ma anche
una via di lotta concreta all’oppressione familiare.
Taranto
- 2.8.08
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