mercoledì 19 settembre 2012

19 settembre - Non vi dimenticate la rivolta a Taranto delle lavoratrici pulizie....

Si sta preparando un nuovo attacco a fine anno al lavoro e al salario delle lavoratrici delle pulizie delle scuole statali, anche a Taranto. 
A chi, delle Istituzioni, ha scarsa memoria, vogliamo ricordare che nel 2008 Taranto fu messa a "ferro e fuoco" proprio dalla rivolta di queste lavoratrici che per settimane bloccarono ripetutamente la città.
Attenti, queste lavoratrici sono oggi pronte a riprendere quella rivolta!
Per rinnovare la memoria ripubblichiamo quest'articolo.

Dalla precedente rivolta delle lavoratrici pulizie

Le lavoratrici delle pulizie sono state il cuore e il motore di questa rivolta.

Da la ‘Guerra civile in Francia’ di Marx: “… al posto delle cocottes (le ricche signore che) avevano seguito le orme dei loro protettori, gli scomparsi campioni della famiglia, della religione e soprattutto della proprietà: Al loro posto ricomparvero alla superficie le vere donne di Parigi, eroiche, nobili e devote come le donne dell’antichità. Parigi lavoratrice, pensatrice, combattente insanguinata, raggiante nell’entusiasmo della sua iniziativa storica, quasi dimentica, nella incubazione di una nuova società, dei cannibali che erano alle sue porte…).

Il pesante attacco al lavoro e al salario, alle condizioni di vita, colpisce doppiamente le donne. Prima di tutto c’è un dato oggettivo: tra i lavoratori che rischiano il licenziamento, il taglio alle ore la maggioranza sono donne. (...)

Ma soprattutto le donne si trovano ad essere penalizzate due volte: perché le conseguenze del dissesto di Taranto, dei tagli ai servizi essenziali da parte del governo vengono subiti proprio da quelle più povere, già con grosse difficoltà di lavoro e di reddito, donne che spesso sono sole e devono mantenere col il loro solo lavoro i figli, donne che hanno molta più difficoltà degli uomini a trovare un altro lavoro; ma anche perché il peggioramento e/o la riduzione dei servizi sociali significa per le donne vedersi scaricare ancora di più sulle loro spalle il peso di questi servizi. Con l’effetto che le donne sono senza posto di lavoro garantito, ma hanno più lavoro da fare a casa.
Ma l’attacco al lavoro ha un’altra conseguenza che forse per le donne, soprattutto nel sud, è ancora più inaccettabile: la cancellazione del valore emancipativo del lavoro. Per le donne vedersi negare il lavoro è sentirsi ricacciare a casa, è un ritorno all’indietro, è un attacco alla possibilità come persone di avere diritti.
Per questo nella rivolta di Taranto, nel corso degli incontri istituzionali, le lavoratrici, respingendo istituzioni, padroni, sindacati confederali che in vari modi sostenevano che le donne sono “difficilmente ricollocabili” perché “soggetti svantaggiati” e quindi devono accettare qualsiasi lavoro, o che per le donne il principale sbocco occupazionale sarebbero i lavoro di “assistenza”, o chi addirittura sosteneva che dando alle lavoratrici l’indennità di mobilità e lasciandole a casa si faceva loro un “favore”, respingendo i riformisti che con il discorso dei “tempi per le donne” vogliono fregare riservando soprattutto alle donne lavori precari e part time (e dovremmo anche essere felici!!); le lavoratrici hanno imposto che nella lotta e nella vertenza in corso doveva pesare il punto di vista delle donne! E hanno detto chiaro che “tempi per le donne” deve significare non “più tempo per la casa”, ma più ore e salario e più servizi sociali.

Per questo nella grande lotta di Taranto le donne sono state il “cuore”, le più irriducibili a soluzioni pasticciate. Ma anche quelle che hanno portato una visione più ampia della condizione dei lavoratori, che riguarda il lavoro ma anche la condizione familiare, la questione dei servizi sociali, la questione di una condizione di vita più dignitosa.
Le lavoratrici durante le lotte hanno dimostrato non solo che a casa non ci possono e vogliono tornare, ma che portano con forza dentro la lotta la loro condizione familiare – i bambini partecipano alle proteste, agli incontri (anche in un incontro col min. Damiano) – per rafforzare le ragioni della loro ribellione; ma nello stesso tempo “portano la lotta dentro la famiglia” – delle donne che dirigono i blocchi come possono poi accettare di continuare ad essere sottomesse ai mariti? Le lavoratrici lasciano per intere giornate le loro famiglie e scoprono nel loro protagonismo di lotta l’unica strada per difendere il loro futuro e quello dei loro figli, ma anche una via di lotta concreta all’oppressione familiare.

Taranto - 2.8.08

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