giovedì 1 febbraio 2018

NEL 170° ANNIVERSARIO DELLA PUBBLICAZIONE DE IL MANIFESTO DI MARX ED ENGELS, AVVIEREMO IL NUOVO CICLO DI FORMAZIONE OPERAIA

Prima di iniziare il nuovo ciclo della FO che si aprirà il 22 febbraio ripresentiamo il 2° quaderno della FO su "Il Capitale" di Marx, pubblicando la sua introduzione.


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Riprendiamo gli articoli sul Capitale con un primo riassunto nostro del primo capitolo.
Nel primo capitolo dedicato all'analisi merce e del denaro la prima cosa su cui si impegna Marx è quella di dimostrare che questa società, la società borghese, il capitalismo, non è eterna, è un passaggio storico dell'umanità. Se la borghesia la considera eterna e “naturale” lo è appunto come tutte le cose della natura che nascono, vivono e muoiono. E quindi Marx critica l'economia borghese che vuole giustificare questa società per smascherarne la vera essenza e smascherare tutti i suoi
difensori.
I difensori della “libertà” e soprattutto dell'"uguaglianza”! Questa “uguaglianza” sbandierata ai quattro venti, incisa sui monumenti, scritta nei tribunali, nei “patti”, nei contratti... serve alla borghesia per difendere la propria esistenza dicendo, tra l'altro, appunto che in questa società ognuno
nasce “libero e uguale”; che questa società garantisce questa libertà e uguaglianza, che questa società
è a misura di ogni individuo che deve lavorare se vuole migliorare la propria posizione sociale: come dicono i borghesi questo sarebbe il migliore dei mondi possibili! E soprattutto un mondo impossibile da cambiare!
Marx ci spiega nel Capitale che questo concetto di uguaglianza non è una “invenzione” maligna della
borghesia studiata in qualche oscuro laboratorio... ma è il risultato “naturale” del lungo sviluppo storico di questa stessa società; gli esseri umani hanno prodotto con il loro lavoro e scambiato questi prodotti riconoscendosi così uguali in questo scambio. Questa “abitudine sociale”, questo fatto ripetuto quotidianamente, ha acquisito nel tempo, dice Marx, “la solidità di un pregiudizio popolare”, per cui “siamo tutti uguali” è diventato un modo spontaneo di pensare, questa “pratica sociale” ha formato in parte, in maniera inconsapevole, la coscienza degli uomini. È diventato unfatto “naturale” come lo è il linguaggio: si parla senza sapere “come” si parla, a meno che uno non si metta a studiare,
appunto, quelle parti del corpo umano!
Questa “coscienza spontanea” degli individui, questo fatto sociale, viene utilizzato a proprio favore dalla borghesia che una volta impossessatasi del potere politico con i privilegi sociali che esso comporta fa di tutto per non perderlo e quindi rafforza con tutti i mezzi che ha a disposizione (istruzione, mezzi di informazione, religione... insomma con tutta la sua “cultura”) quotidianamente e
Sul Capitale di Marx - La forza della borghesia e la coscienza di classe-pc 8 gennaio instancabilmente questo concetto di cui fa un suo forte alleato nella lotta di classe contro il proletariato. (Gli altri “mezzi” sono l'appoggio di tutti coloro che traggono vantaggio in un modo o nell'altro dall'esistenza di questa società e naturalmente gli apparati repressivi: esercito, vari corpi di polizia e carceri! con cui la borghesia difende il suo dominio.)
Gli accordi, i “patti” che tanto piacciono alla borghesia e ai suoi lacchè, i contratti di lavoro sono tra gli strumenti che servono a rafforzare questo concetto: per esempio se un padrone rispetta un contratto firmato con i lavoratori, questo gli fa dire che il padrone ha garantito l'uguaglianza
prevista nel contratto.
Ma nonostante le belle parole di libertà e uguaglianza e questo modo di “pensare”, il proletariato nella sua vita quotidiana non può fare a meno di subire e “vedere” gli effetti di questo sistema sociale. (Quelli che vediamo e sperimentiamo nella nostra vita quotidiana sono in realtà gli effetti, i risultati dell'azione collettiva degli individui sociali e non le cause! Come per le crisi, le guerre...).
I proletari infatti hanno scoperto con le loro esperienze di vita quotidiana e di lotta che non è vero che in questa società sono liberi (se si trovano particolarmente male con un padrone, possono “cambiare” trovandosene un altro), non è vero che “siamo tutti uguali” (ci sono soprattutto quelli che lavorano e quelli che vivono del lavoro degli altri, ci sono i ricchi e i poveri, l'uguaglianza è solo formale, apparente!) e che si vive in società e quindi non come singoli individui isolati.
Il proletariato fin dalla sua nascita si è infatti subito ribellato e ha lottato per migliorare la propria condizione.
La “lotta di classe”, che esiste da quando esistono le classi, è proseguita, si è rafforzata e si è evoluta in questa società capitalistica.
Marx dice in questo primo capitolo del Capitale che anche quando si “scoprono” i meccanismi che regolano questa società, anche quando se ne “prende coscienza” non scompare l'effetto che “inganna” le menti dato che questo appunto si riproduce quotidianamente; ma in questo oggi i proletari hanno un vantaggio in più rispetto al passato perché la classe operaia ha già fatto due grandi esperienze storiche, due grandi rivoluzioni sociali, che dimostrano che all'interno della società sono maturate le condizioni per il rovesciamento della società capitalistica. E con queste esperienze anche la coscienza di classe ha fatto storicamente un salto di qualità.

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