Dalla sua introduzione negli stadi ad oggi, la misura del DASPO ha subito profondi e continui "aggiustamenti".
Senza
voler entrare nel merito della cronistoria giudiziaria che ha visto
negli anni gli ultras come laboratorio urbano di sperimentazione
repressiva - da Amato a Maroni per arrivare a Minniti e Salvini poi -
ciò su cui vogliamo soffermarci è la discrezionalità e l'arbitrarietà di
una sanzione amministrativa e accessoria come il DASPO.
Una
forma di giustizia preventiva che accende continuamente i suoi
riflettori su elementi giudicati pericolosi sulla base di supposizioni e
che va nettamente in controtendenza con la tutela della presunzione di
innocenza, principio garantito dalla Costituzione.
Negli
anni la misura ha ampliato la sua platea; dai reati da stadio siamo
passati ad una progressiva e mirata criminalizzazione di qualsiasi
dissenso che è culminata nell'emanazione dei c.d. decreti "sicurezza" a
firma Minniti prima e Salvini poi.
Con questi viene
introdotta la fattispecie dei daspo urbani, un apliamento della misura
di allontanamento dagli stadi per fatti che neppure riguardano l'ambito
sportivo.
Questi decreti hanno anche visto
l'inasprimento delle pene accessorie per i recidivi e l'introduzione di
una sorta di pentitismo con sconti sui periodi di inibizione per coloro i
quali assicureranno alla giustizia nomi e fatti.
Lo diciamo chiaramente, questo tipo di pena accessoria è una vergogna.
Vergogna
perchè innanzitutto è una sanzione amministrativa che va a colpire
indistintamente sulla base di supposizioni e ricostruzioni montate ad
arte dai funzionari di turno, e che viene erogata a prescindere da un
regolare processo, esaurendosi nella maggior parte dei casi prima che
questo possa partire. Questo preoccupa, e non poco, considerando che le
fdo italiane sono da anni al centro di scandali vari.
Sono
numerosi poi i casi in cui questa viene annullata dai giudici per
insussistenza di prove, allontanando ingiustamente dagli stadi e facendo
spendere fior di quattrini per avvocati e ricorsi vari.
Così si colpisce il dissenso: sanzioni economiche e restrizioni preventive della libertà personale.
E'fatto
palese che viviamo in un momento di restrizione dei diritti su tutti i
fronti, sia contro i movimenti sociali che contro le svariate forme di
contestazione, incluso quelle negli stadi. E le vittime sono le solite:
persone al di fuori delle logiche di potere bollate come "non omologate
al sistema".
Tutto ciò in nome di una sicurezza e
di un decoro per niente reale ma puramente mediatico. Con gli ultras, al
pari di migranti, movimenti sociali utilizzati come inutile propaganda
da campagna elettorale.
Non ci interessa essere un trend topic, un motivo di dibattito pubblico.
I
governi devono farsi carico di eliminare queste pene accessorie e
questi pericolosi strumenti preventivi di limitazione della libertà
personale. Altrimenti avremo per l'ennesima volta la triste prova di
vivere in uno stato di polizia.
Ci vediamo dalle 19 presso la sede scout di fronte all'ex istituto alberghiero.
Non mancate.
#norepressionday #Taranto #stopabusiinindivisa #againstpolicebrutality #defundpolice
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