In Acciaierie d’Italia si torna finalmente a scioperare e lo si fa per l’esattezza nel giorno dello Steel Commitment 2023, un meeting promosso dall’azienda con i clienti, ed all’indomani dell’incontro tra i vertici delle rappresentanze dei lavoratori e i ministri, ma più che altro mostri, Urso, Fitto e Calderone coadiuvati dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Mantovano, incontro che, va da sé, si è risolto in un nulla di fatto. Indetto unitariamente dai sindacati confederali di Fim-Fiom-Uilm, ha visto una molto più che buona partecipazione dei dipendenti di Acciaierie d’Italia, delle imprese appaltatrici (i cui lavoratori sono più incazzati che mai) e dei lavoratori rimasti in quel limbo che è Ilva in AS, dove si sono posti a presidio delle rispettive portinerie d’appartenenza sin dalle 7 di questa mattina.
Una forte presenza si è vista soprattutto alla portineria imprese dove, come già detto, i lavoratori sono allo stremo a causa delle condizioni massacranti alle quali sono sottoposti nei posti di lavoro dove non c’è neanche il benché minimo rispetto delle più basilari regole sulla sicurezza e, oltre al danno la beffa, il pagamento degli stipendi viene molto spesso rinviato. Anche la portineria A si trovava ben presidiata ed è proprio lì che si è visto nascere un piccolo focolaio di discussione tra i presenti e le forze dell’ordine, ma partiamo dal principio. In maniera dichiaratamente provocatoria l’azienda ha programmato l’ingresso degli ospiti esattamente da quel varco dove gli scioperanti erano presenti, nel momento in cui le auto iniziavano ad arrivare ininterrottamente un delegato della Uilm si è piazzato per terra per evitare che ne entrassero di ulteriori ed ha invitato tutti i presenti a fare ugualmente.
Dal canto nostro non possiamo che lodare questa iniziativa, a maggior ragione se si prende in considerazione il fatto che molti dei presenti sino a poco prima erano andati via perché chiesto loro di presidiare il varco ovest, che era rimasto scoperto sino a quel momento, e perciò il numero complessivo dei manifestanti si era considerevolmente ridotto, ma essendo di un’altra parrocchia la polizia non era proprio d’accordo con questa presa di posizione ed è successivamente al blocco improvvisato che i rappresentati delle forze dell’ordine hanno cercato di venire a patti con gli operai nel frattempo messisi al rafforzamento dello stesso. Un piccolo episodio durante il diverbio ha messo in luce la natura non di classe di un sindacato come la Uilm, ma si potrebbe dire lo stesso di Fim o Fiom; infatti questo sindacalista, di cui mi sfugge il nome, nell’urlare alla platea il suo sdegno verso il governo reo di criminalizzare i lavoratori in sciopero ha tirato in ballo la questione migranti e di come, a suo dire, vengano trattati con i guanti bianchi.
È ovvio che ai lettori di questo blog non ci sia alcun bisogno di spiegare alcunché sulle condizioni disumane alle quali vengono quotidianamente sottoposte queste persone, ma consiglio vivamente a questo signore, al quale ribadisco va il mio plauso per aver deciso di propria spontanea volontà di fermare il passaggio delle auto, di iniziare a porsi tra le fila degli utenti di Tarantocontro. Chiusa questa breve parentesi possiamo felicemente confermare come questa iniziativa abbia avuto successo e si sia riusciti a deviare il percorso d’ingresso allo stabilimento alle auto verso un altro punto. Dopodiché non c’è molto altro di cui raccontare, sia perché di episodi da segnalare non ce ne sono, sia perché non crediamo sia il caso di discutere di quei presenti (non molti invero) che imputavano ai lavoratori rimasti a casa oppure entrati a lavorare colpe delle quali sono responsabili solo in minima parte, e cioè della loro mancata partecipazione ai presidi. C’è bisogno davvero di ricordare che quando si è voluti ottenere la partecipazione plebiscitaria dei lavoratori si è proceduti sulla strada del blocco totale delle portinerie?
Quando i confederali hanno voluto la grande partecipazione l’hanno ottenuta, basti ricordare gli scioperi del 2012, oppure quello del 6 maggio dello scorso anno per tacere della manifestazione del novembre successivo, oppure vogliamo anche ricordare i ben 14 pullman riempiti con 700 operai diretti al Mimit lo scorso gennaio ai quali non si unì, tanto per cambiare, la Fim CISL che avrebbe portato ulteriori iscritti? Forse, arrivati a questo punto, c’è davvero la necessità di stare continuamente a ricordarlo. C’è da tenere conto in primis di come molti dei lavoratori siano davvero demoralizzati, a distanza di cinque anni dall’ingresso della nuova proprietà non si è fatto altro che lagnarsi ed affogarsi in lunghi piagnistei da parte del sindacalismo confederale e non solo; che mai, anche quando sembrava che le cose fossero cambiate, si è iniziati una lotta vera, che ad ogni sciopero seguiva il silenzio più totale per mesi, e che così facendo è scontato che risultati a casa non se ne portino, ed ecco dunque che i lavoratori smettono di affidarsi allo scontro col padrone per la rivendicazione dei propri diritti per vivere alla giornata, come si suol dire.
Fatto questo piccolo excursus, resta da segnalare il programma dei prossimi tempi: richiamata l’attenzione di tutti i presenti, Gennaro Oliva, rappresentante della Uilm anch’egli, ha dichiarato che a breve ci sarà il coordinamento nazionale delle RSU di Fim-Fiom-Uilm nel quale verranno decise le ulteriori iniziative da intraprendere e delle quali si discuterà successivamente nelle assemblee con i lavoratori, dopodiché, arrivate le 12.30 circa, ha dato il rompete le righe.
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