In un'intervista a «Cinque minuti» in onda stasera, Gianpiero Strisciuglio conferma la revoca tutti gli appalti di manutenzione.
«Ho promesso a mio figlio che suo padre e
tutta l'azienda lavorerà con la massima determinazione e con il massimo
impegno e il massimo rigore affinché non si possa più verificare una
situazione così tragica» come quella accaduta a Brandizzo. E ancora: «La gente non può recarsi a lavoro e non tornare a casa». A parlare è l’amministratore delegato di Rfi Gianpiero Strisciuglio, in un'intervista a «Cinque minuti» in onda stasera su Rai Uno. Ed è nella stessa intervista che il manager annuncia che «Sigifer (la società di Borgo Vercelli che aveva alle sue dipendenze i cinque operai deceduti,
ndr) non lavora più nei nostri cantieri, sulla nostra infrastruttura,
sono stati presi provvedimenti, il tragico incidente impone misure di
questo tipo».
Il «licenziamento» di Sigifer rappresenta il primo provvedimento messo in atto da Rfi dopo la strage. Due giorni fa i vertici della società vercellese sono stati iscritti sul registro degli indagati nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Ivrea. Il procuratore capo Gabriella Viglione contesta al titolare Franco Sirianni e a tre dirigenti le accuse di omicidio plurimo e disastro ferroviario colposo. Sotto accusa c’è anche la società, che viene chiamata in causa in base alla 231.
Le parole dell’ad di Rfi innescano la reazione dei vertici Sigifer, che rispondono – attraverso i loro legali - con una nota: «Sigifer Srl non ha, e non poteva avere, il controllo del traffico ferroviario né sul rischio relativo all'interruzione del traffico ferroviario, che compete esclusivamente al Committente. La notte del 30 agosto 2023 non è stata garantita ai nostri operai l'interruzione della linea che è la base elementare per permetterci di lavorare». Per poi aggiungere: «Solo oggi (14 settembre, ndr), dopo aver dapprima fatto lavorare i nostri operai e poi aver loro impedito di svolgere le mansioni senza alcuna comunicazione, il committente ha notificato all'azienda la sospensione delle qualificazioni che ci consentono di lavorare da trent'anni sulle ferrovie, richiamando “le condotte emergenti dalle indagini (non si comprende quali visto il segreto sulle stesse) e dagli articoli di stampa”, ritengono “la concretizzazione di atti/comportamenti che recano grave pregiudizio alla sicurezza ferroviaria”».
Sigifer insiste: «Non potremo che ribaltare al mittente quando ci scrive. La risposta ai come e ai perché, ne siamo certi, la daranno i magistrati; l'azienda ora deve responsabilmente rispondere a propri operai, alle loro famiglie, continuare ad impegnarsi per garantire la sicurezza della loro salute e del loro salario».
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