Alla obiezione di alcuni giornalisti che questo aumento non recupererebbe neanche un quinto dell’inflazione, i padroni rispondono: sì è vero, ma se dovessero dare aumenti a fronte dell’inflazione, andrebbero in crisi.
Quindi i padroni non devono perdere niente, pur continuando a fare, da dati da loro stessi comunicati, profitti, mentre gli operai devono continuare a perdere; i padroni, comunque, continuano a scaricare le loro crisi temporanee (vere o false che siano) sullo Stato con casse integrazioni permanenti e sempre più estese mentre aumentano la produttività (= sfruttamento) per chi resta a lavorare, i padroni continuano a delocalizzare per tagliare il costo del lavoro, con migliaia di licenziamenti, mentre gli operai devono accettare di avere al massimo elemosine, lorde e spalmate in tre anni. E il governo Meloni/Urso, al servizio dei padroni, accetta tutto questo e gli offre anche incentivi.
I sindacati metalmeccanici chiedono 280 euro di aumento in tre anni - anche questa richiesta è molto insufficiente, ma neanche questa riescono a strappare.
Ora dicono che convocheranno un nuovo sciopero a febbraio, di ulteriori 8 ore di astensione collettiva, con una mobilitazione articolata su tutto il territorio nazionale.
E’ evidente che c'è la necessità di scioperi, come di uno sciopero generale che metta un freno alla
protervia dei padroni e alla politica economica del governo che quotidianamente peggiorano le condizioni di vita dei proletari, portando ad un aumento della povertà, dei tagli ai posti, e da parte del governo dei tagli alle spese sociali, alla sanità, ai servizi, aumento dei costi delle bollette, al carovita.Ma servono scioperi che portino un danno ai padroni e rendere difficile la vita a questo governo.
Questo è il contrario di quello che dice e fa Landini, che parla di “rivolta sociale”, lancia alte denunce dagli schermi televisivi, e poi nella pratica anche la Fiom/Cgil realizza scioperi e manifestazioni che non costituiscono per padroni e governo nessun problema e non fanno ottenere alcun risultato nella difesa anche minima degli interessi dei lavoratori – dato che parlare di “rivolta sociale” e non farla è un boomerang che ti torna contro.
E’ certo che la situazione è difficile per riuscire a strappare dei risultati; ma chi ha svitato i bulloni in questi anni della difesa dei lavoratori ne è pienamente responsabile di questa situazione.
Un esempio è proprio l’ultimo sciopero dei metalmeccanici, che a parte alcune singole poche realtà non è andato bene. Ma non poteva riuscire.
Facciamo l’esempio dell’ex Ilva di Taranto, tuttora la più grande fabbrica a livello nazionale e non solo. Qui, nel passato, abbastanza recente, quando c’erano scioperi normalmente nelle ditte dell'appalto ex Ilva si faceva il il blocco della portineria, si bloccava la produzione, e quindi lo sciopero riusciva. Nel recente sciopero dei metalmeccanici non c’è stato alcun blocco e la maggioranza degli operai è potuta entrare al lavoro tranquillamente. La motivazione è stata che alle ditte sempre di più ci sono lavoratori (prima a contratto metalmeccanico) ora a contratto Multiservizi, così come stanno dilagando contratti a Tempo Determinato anche di due mesi in due mesi (anche per chi prima era da più di 20 anni a contratto a Tempo Indeterminato). Ma sono stati proprio i sindacati confederali a permettere queste trasformazioni! Che non solo chiaramente portano un pesante peggioramento nelle condizioni di lavoro e salariali degli operai, ma – quello che è peggio a livello di difesa degli interessi di classe – creano un’oggettiva divisione tra gli operai e quindi un ulteriore fattore di debolezza nella lotta.
Allora bisogna ricostruire l’unità dei lavoratori, altrimenti li si inganna.
Questa situazione rende sempre più necessaria negli scioperi, per gli scioperi, alle fabbriche la presenza dei comunisti, degli operai con coscienza di classe.
In questa situazione, in cui l’aspetto principale è innanzitutto l’unità dei lavoratori, in cui il governo Meloni, anche coi decreti sicurezza, vuole attaccare il diritto di sciopero, di blocco, di presidi, i diritti sindacali, lo sciopero generale richiede che sia organizzato dalle organizzazioni sindacali maggioritarie e dal sindacalismo di base, al servizio di un movimento più generale dei lavoratori; è sbagliato, come pensano e fanno parte dei sindacati di base, non essere presenti e attivi anche negli scioperi indetti dai sindacati confederali, per portare l’altra voce, altri obiettivi, altre forme di lotta.
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