Il decreto prevede uno stanziamento fino a 400 milioni di euro per Acciaierie d'Italia, sottraendo risorse originariamente destinate alla bonifica ambientale del sito Ilva di Taranto. Osservazioni critiche che PeaceLink ha inviato alla commissione Industria del Senato, dove il decreto è all’esame, così come richiestole. Criticità che l’associazione si riserva di segnalare anche alla Commissione europea
Un finanziamento contro la giustizia ambientale
PeaceLink
sottolinea come il decreto sia in aperto contrasto con il principio
comunitario “chi inquina paga”, «destinando a finalità produttive –
scrive Alessandro Marescotti, presidente dell’associazione - fondi che
dovrebbero essere esclusivamente impiegati per la decontaminazione e il
risanamento ambientale. Il ricorso a queste risorse costituisce una
grave sottrazione di fondi destinati alla tutela della salute dei
cittadini, minacciati da decenni di inquinamento industriale».
Una scelta pericolosa e insostenibile
Nella
sua analisi PeaceLink evidenzia inoltre che il finanziamento ad
Acciaierie d’Italia «rischia di perpetuare l’emergenza ambientale e
sanitaria di Taranto, privando la comunità delle risorse necessarie per
una transizione economica sostenibile». Secondo Mareswcotti, infatti, le
alternative esistono e sono chiaramente delineate negli obiettivi
dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile «ma il governo continua a
ignorarle in favore di un’industria in costante crisi finanziaria».
Valutazione del danno sanitario (Vds) inefficace e depotenziata
Oltre
alla questione dei fondi, PeaceLink nella sua relazione denuncia la
scarsa efficacia delle norme introdotte dal governo sulla Valutazione
del danno snitario (Vds) per l’Autorizzazione integrata ambientale (Aia)
dell’Iilva. La recente sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione
Europea «fa presente Marescotti - ha imposto criteri più rigorosi per la
protezione della salute pubblica, ma il decreto limita drasticamente il
ruolo dell’Istituto superiore di sanità (Iss), escludendo i lavoratori
dalla valutazione e prevedendo tempi inadeguati per l’analisi del
rischio sanitario».
Lavoratori esclusi dalla Vis
PeaceLink evidenzia che i lavoratori dell’ILVA - pur essendo a rischio elevato di ammalarsi - non sono soggetti alla Valutazione di impatto sanitario (Vis). Eppure sono i più esposti agli inquinanti prodotti dallo stabilimento e rappresentano un campione chiave per determinare gli impatti sulla salute. La Vis deve necessariamente includere anche i dati relativi ai lavoratori, attraverso analisi biologiche e monitoraggio epidemiologico. Inoltre, PeaceLink chiede che l’Iss abbia un ruolo rafforzato nella Vis, con la possibilità di reiterare le richieste di approfondimento e integrazione dei dati.
Le richieste di PeaceLink
In virtù dell’analisi prodotta, PeaceLink per il tramite del suo presidente, Marescotti chiede ai senatori componenti la commissione Industria di escludere i fondi destinati alla bonifica dall’utilizzo per finalità produttive; di rafforzare il ruolo dell’Istituto superiore di sanità) nella Valutazione del danno sanitario, includendo anche Arpa, Asl e Aress; di dare l'ultima parola all'Iss nella Valutazione di impatto sanitario e, quindi, nella concessione dell'autorizzazione a produrre; di includere i lavoratori dell’Ilva nella Valutazione dell'impatto sanitario, con un monitoraggio specifico e la creazione di una biobanca per tracciare le esposizioni agli inquinanti industriali.
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