Le puntate della Formazione operaia su "Stato e rivoluzione" sono state raccolte in questo opuscolo.
Si può richiedere a pcro.redgmail.com o
a WA 3519575628,
sarà inviato in Pdf
1) Lo studio di "Stato e rivoluzione" è utile nella fase attuale in cui se le condizioni oggettive possono essere favorevoli mentre il soggetto rivoluzionario è ancora debole e si deve irrobustire e per questo è un arma. "Stato e rivoluzione" ci fa capire che la costruzione del vero partito rivoluzionario, comunista è principale, un partito che deve lavorare ed organizzarsi per "deviare" le masse dalle sponde dei partiti borghesi da un lato e dei revisionisti dall'altro, tutti al servizio del mantenimento di questo sistema capitalistico
Lenin in "Stato e rivoluzione", riprendendo Marx ed Engels, Lenin dice cosa è lo Stato, non un organo super partes ma il prodotto degli antagonismi di classe, che sono inconciliabili. Mette in chiaro che non è possibile cercare di cambiare le cose dall'interno del sistema. Lo Stato è lo strumento che la borghesia usa per opprimere l'altra classe. Altrochè se è di parte.
Lo Stato non può fare a meno del riformismo, che, pertanto, non è una realtà “esterna” perchè con la sua azione di conciliazione fa pienamente parte della funzione di dominio dello Stato borghese.
Quindi, come bisogna vedere nella funzione dello Stato il doppio aspetto di repressore e attenuatore dei conflitti, così bisogna vedere nel riformismo e in tutte le forme dell’opportunismo la doppia funzione, quella di mistificare il ruolo dello Stato e quella di contribuire attivamente affinché esso funzioni come la borghesia vuole, secondo il suo interesse generale e la sua funzione generale come classe dominante, non necessariamente secondo l’interesse di una o l’altra delle sue frazioni.
Noi proletari dobbiamo lottare tenacemente e saper essere autonomi dal riformismo in ogni sua forma; il riformismo costituisce il principale ostacolo all’abbattimento dello Stato. Scrive Lenin. “per gli uomini politici piccolo borghesi l’ordine è precisamente la conciliazione delle classi e non l’oppressione di una classe da parte di un’altra. Attenuare il conflitto vuol dire per essi conciliare e privare le classi oppresse di strumenti e mezzi di lotta per rovesciare gli oppressori”.
Quindi, non è sufficiente che le classi oppresse abbiano determinati strumenti e mezzi di lotta per rovesciare gli oppressori, la sostanza della via della rivoluzione consiste nel rompere la conciliazione sul piano teorico, politico, organizzativo, e quindi utilizzare gli strumenti e i mezzi di lotta per combattere in ogni conflitto la conciliazione.
Le posizioni di accumulazione delle forze solo attraverso una lunga lotta legale, trascurano il carattere della guerra che lo Stato borghese conduce contro i partiti proletari, e che la lotta legale non è sufficiente per contrastare la lotta illegale condotta anche dallo Stato democratico-borghese; questo non lo è stato nel passato e non lo è ancor di più oggi. Quindi, la stessa accumulazione di forza non può non avvenire dentro il carattere di guerra tra le classi.
2) Il legame Stato - violenza rivoluzionaria è la base della teoria rivoluzionaria del proletariato. Lo Stato è derivazione della società, è solo strumento di oppressione legalizzata.
Per Marx lo Stato è l'organo di dominio di classe, della classe borghese sulla classe proletaria,
usando lo strumento della repressione e della moderazione del conflitto.Per questo è inevitabile la violenza rivoluzionaria per rovesciare lo Stato borghese che con i suoi apparati armati, quali la polizia, l'esercito, e coercitivi, come le prigioni, impone la sua forza repressiva e di dominio di classe. Ciò si vede chiaro anche oggi, ogni volta che ci sono lotte vere e rivolte.
Engels dice: “…in che consiste principalmente la forza dello Stato. Essa consiste innanzitutto in distaccamenti speciali di uomini armati che dispongono di prigioni, ecc.…”. Certo, lo Stato non è solo ‘distaccamenti armati’, quindi polizia, eserciti, prigioni, ma questa è la forza principale di uno Stato come strumento di dominio della classe dominante. Il carattere necessariamente violento della rivoluzione proletaria, la sua necessità di distruzione dell’apparato del potere statale, non può che essere strettamente legato al fatto che la forza dello Stato consiste principalmente in questo.
Sia quando lo Stato è “democratico” sia quando è formalmente fascista la rivoluzione violenta è comunque necessaria, perchè sia in regime democratico che dittatoriale lo Stato cerca di attenuare i conflitti di classe e se non ci riesce, li reprime.
La rivoluzione proletaria mette la violenza al servizio della lotta contro lo Stato borghese, vuole rovesciare il potere alla borghesia e così costruire il proprio Stato socialista.
Lo Stato borghese non può fare a meno del riformismo perchè la conciliazione è parte della funzione di dominio della borghesia.
I proletari devono lottare e saper riconoscere il riformismo in tutte le sue forme, la conciliazione è sempre oppressione dello Stato borghese. Esso deve essere combattuto anche sul piano teorico.
Lo Stato e il riformismo vogliono attenuare i conflitti di classe mentre i comunisti vogliono accentuarli per sovvertire l'ordine borghese.
Come diceva Lenin i riformisti, i “rivoluzionari a parole” contribuiscono a inculcare nel popolo la falsa concezione che le elezioni possano esprimere veramente la volontà dei proletari e della maggioranza delle masse popolari.
In questo studio di “Stato e rivoluzione”, Lenin pone la distinzione tra abbattimento dello Stato borghese e l'estinzione dello stesso; l'abbattimento dello Stato borghese implica l'instaurarsi di una dittatura del proletariato che dovrà difendere i risultati della rivoluzione e costruire i presupposti della sua estinzione, perchè scomparso l'antagonismo delle classi le masse si autogovernino.
Nessun commento:
Posta un commento