lunedì 30 giugno 2025

Partita la mozione degli operai/lavoratori e lavoratrici contro riarmo guerra e genocidio in Palestina

La mozione è stata lanciata il 27 giugno all’Appalto Acciaieria Taranto - approviamola ovunque e diffondiamola ovunque. A Taranto essa è approvata e sottoscritta da. operai appalto acciaieria /porto - operai in AS ex Ilva in cigs straordinaria / lavoratrici e lavoratori asili comunali / lavoratori La Lucente / appalto pulizie Amat/ lavoratori Kratos cimitero /comitato #iostoconlapalestina taranto/ avvocata Ricci processo ambiente svenduto…

CONTRO RIARMO E GUERRA - MOZIONE SOTTOSCRITTA E APPROVATA

NELLE FABBRICHE, NEI POSTI DI LAVORO

Noi operai, lavoratrici, lavoratori diciamo un chiaro NO al piano di riarmo del 5%, deciso dagli Usa/Trump - Nato e fatto proprio dal governo Meloni.

E’ una scelta di guerra imperialista mondiale “a pezzi” (come diceva Papa Bergoglio), a cui i lavoratori e le masse popolari di tutto il mondo si devono opporre.

Siamo contro queste guerre tra banditi per il profitto dei padroni dell’energia e dell’industria bellica, per il controllo mondiale delle materie prime e delle vie geostrategiche del commercio mondiale.

Siamo solidali con le masse delle zone di guerra, bombardate, massacrate che vedono vita e futuro distrutti.

Siamo contro l’inaccettabile genocidio del popolo palestinese che resiste eroicamente al governo sionista di tipo nazista di Netanyahu, che ora spara anche su donne e bambini affamati in fila per un pugno di farina; finanziato, armato e sostenuto senza limiti dagli Usa-Trump, con la complicità dei governi imperialisti europei, con il governo Meloni in prima fila.

Siamo contrari ad ogni riarmo e all’invio di armi, droni, missili e soldati italiani nei territori di guerra.

Siamo contro l’uso delle Basi militari in Italia, come Basi di guerra e presenza di armi nucleari.

Siamo contro ogni scarico dei costi per la guerra sui lavoratori e le masse popolari, già colpite dalla crisi economica mondiale, dai dazi e guerre commerciali.

Lavoro non guerra. No miliardi per le armi. No all’aumento di benzina e bollette, no al carovita, fondi per il lavoro, i salari, la salute, la sanità, la scuola, i servizi sociali.

Noi lavoratori e lavoratrici chiamiamo tutte le organizzazioni sindacali, tutte le associazioni a scendere in campo con assemblee, manifestazioni, fino allo sciopero generale.

Palestina dal fiume al mare - commento #iostoconlapalestina

 

Si gioca al rilancio del mantra "due popoli due stati" e ad ogni rilancio che ne si fa... si stanno riducendo, nei fatti, le dimensioni dello stato immaginario che si " offrirebbe" ai Palestinesi.
La "pace" con i sionisti e' una tragica illusione.
La dottrina "due popoli due stati" come soluzione alla "questione Palestinese" e' una sciocchezza ritornata a galla dal mare di sangue versato da questo Popolo, dopo il fallimento degli accordi di Oslo sottoscritti da Arafat nel 1993.
La soluzione dei "due stati" era prevista dagli accordi come approdo del cosiddetto "processo di pace" negoziale che invece non e' mai iniziato perche' Israele ha proseguito imperterrito la colonizzazione dei territori occupati e l'espulsione dei Palestinesi provocando una spirale di rivolte, repressione feroce ed apartheid. E allora, poiche' improbabile l'annessione tout court dei territori e la conseguente naturalizzazione in blocco degli arabi della West Bank come "israeliani", sia pure di serie b, e' piu' fondato supporre che Israele continui il processo di colonizzazione della Cisgiordania, si annetta il territorio delle colonie preparandosi, per il futuro, che e' l'oggi ,ad altre ancora e ancora erosioni della Terra Palestinese e lasci gli arabi nel loro "recinto", relegati, segregati in ghetti (come lo furono nei "bantustan" le popolazioni nere oppresse in Sudafrica durante l'apartheid), come riserva di forzalavoro per Israele, perche' tali sono stati e sono i territori amministrati dalla asservita e traditrice Autorita' Nazionale Palestinese (anp) che spara addosso al Popolo e lo ha svenduto alla ferocia israeliana .
Lo stato Palestinese dei "due popoli due stati" e' una farsa che porterebbe a coprire le annessioni e la violazione del diritto internazionale da parte d'Israele perche', l'idea di fondo, tolte le imbastiture ed i fiocchetti, sarebbe di prendere i territori attualmente amministrati dall'Anp, aggiungerli qualche area desertica come compensazione per quelle annesse a Israele, chiamarli "stato di Palestina" e darli come capitale magari un sobborgo di Gerusalemme in cambio di ipotetici investimenti miliardari. (I Palestinesi ovviamente non ci starebbero... e Israele ed i suoi sfrenati fans darebbero la colpa ai Palestinesi ed alla sua legittima e sacrosanta Resistenza di non aver accettato la loro "disponibilita" magnanime alla "pace"....)
La cosiddetta comunita' internazionale si e' lasciata incantare per decenni dalla filastrocca del "processo di pace" fingendo d'ignorare che lo stato di guerra permanente scatenato da Israele contro il Popolo Palestinese, iniziato con la migrazione ebraica d'inizio secolo sotto mandato britannico e continuato per quasi ottant' anni, aveva sin dall'inizio lo scopo della conquista, del saccheggio, della deportazione e della sostituzione.
Tutti dovevano sapere che Israele non si sarebbe fermato davanti a nulla. L'occidente, Usa in testa, che hanno armato Israele facendolo diventare una potenza regionale e hanno addomesticato, destabilizzato e addirittura distrutto (dall'Iraq, alla Siria, allo Yemen, alla Libia) gli Stati arabi della regione, sapevano benissimo che Israele non si sarebbe fermata dinanzi a nulla ed infatti, subito dopo Oslo, Israele ha intensificato la colonizzazione violenta dei territori occupati reprimendo spietatamente la Resistenza dei Palestinesi espulsi dalle loro Terre. Fino ad oggi!
Tolta di mezzo la futile argomentazione sui due stati, la rivendicazione del riconoscimento dello stato di Palestina, ha un senso prettamente politico , perche' invoca astrattamente il diritto dei Palestinesi (secondo il diritto internazionale, le risoluzioni dell'ONU ecc.) ad avere una loro espressione statale reale. Ma il diritto, senza la forza, resta una mera petizione di principio, e la forza, per ora, la sta esercitando brutalmente Israele, armato fino ai denti dagli americani e dall'occidente servo e complice, Italia in primis...
Non e' sufficiente agitare parole d'ordine e' necessario invece indicare come concretamente poterla realizzare e questo non e' certamente possibile per via "negoziale".
Il "processo di pace" si e' rivelato percio' subito una truffa, un bluff, al pari della dottrina dei due stati invocata anche in "ambienti" "pro-pal" e, ambedue le cose, specialmente la prima, la "pace" vuota, asettica, neutra e neutrale , arcobaleno e con bandiere duplefax, pacifinta e Serrafondaia, del campolargo, del centrosinistra, strombazzata piu' falsamente ed ipocritamente di quanto e di come lo avrebbe fatto Giuda.
Ambedue le versioni hanno dimostrato che non e' possibile alcuna pace con i sionisti e con Israele.
Percio', mi domando se non sia stata proprio "la pace" e non la guerra guerreggiata, a mettere i Palestinesi con le spalle al muro , a portare a quello di terribile che sta' succedendo
I Palestinesi resistono nonostante tutto da cent'anni, e continueranno a farlo, aResistere come hanno sempre fatto e non potranno far altro, per l'indifferenza e l'aperta "simpatia" per Israele, per le complicita', quando rompono i silenzi scolpiti nei tanti lunghi decenni, della comunita' internazionale e perche' la Causa Palestinese non e' piu' da un pezzo nell'agenda degli Stati arabi.
Israele e' il presidio nucleare (altro che la fakenews dell'Iran), dell'imperialismo nel Medio Oriente.
Percio' e non solo in linea di principio, la lotta contro Israele ed il sionismo in Palestina e' parte integrante della lotta contro l'imperialismo, il capitalismo e l'ideologia neoliberista.
L'efficacia di questa lotta generale e della reale solidarieta' con i popoli in lotta che combattono l'imperialismo, come il Popolo Palestinese e tanti altri, dipende da quanto siano socialmente radicate e forti l'organizzazione l'iniziativa e la capacita' offensiva anticapitalistica delle classi subordinate nei paesi Occidentali, compresa la servetta Italia.
La stessa efficacia delle piu' varie forme di contrasto e di pressione contro Israele, compreso il boicottaggio commerciale ed alcuni aspetti della campagna BDS - boicottaggio disinvestimento e sanzioni- dipendono da queste condizioni....
Sempre persempre alfianco del Popolo Palestinese e della sua inscindibile Resistenza.
Palestina libera dal Fiume Giordano al Mar Mediterraneo ...
CHE NON E' UNO SLOGAN!
HARAKAT AL-MUQAWAMA


sabato 28 giugno 2025

Ieri 27 giugno - Lunga e ricca giornata di mobilitazione contro riarmo, guerra, per la Palestina

Una giornata di mobilitazione lunga e ricca: dall'ex Ilva /appalto, all'assemblea in piazza sotto il Comune delle lavoratrici e lavoratori appalti comunali, quindi, incursioni all'università, ammiragliato/ponte, prefettura, contro l’aggressione guerrafondaia sionista/imperialista Usa/Israele all’Iran e genocida verso il popolo palestinese contro il governo complice Meloni proTrump/Netanyahu/ contro repressione è stato di polizia/contro economia di guerra/carovita

In serata al centro città assemblea popolare.

***** 

La giornata è iniziata presto, alle 6 all'ex Ilva. Alla portineria dell'Appalto Acciaierie; volantinaggio, diffusione della mozione operaia contro riarmo, guerra, per la Palestina; cartelli, bandiere, discussioni con gli operai sullo sciopero, trattativa a Roma e sul perchè gli operai devono occuparsi di ciò che succede oltre la fabbrica; e soprattutto un lungo e articolato comizio che ha intrecciato la situazione grave ad Acciaierie/appalto con la situazione generale a livello nazionale e internazionale che vede riarmo, guerre, genocidio in Palestina e l'azione di serva di Trump del governo Meloni, che scarica i costi della guerra sui lavoratori e masse; un comizio seguito, più di altre volte, da un centinaio di operai (senti audio https://tarantocontro.blogspot.com/2025/06/da-appalto-acciaierie-italia-taranto.html). 

Verso le 10 la mobilitazione al centro città: in piazza Castello, con le lavoratrici degli asili e rappresentanti dei lavoratori appalto cimitariali, con assemblea in cui insieme alle lotte specifiche per migliori condizioni di lavoro, salari da aumentare, contro la precarietà, vi sono state discussioni e approvazione mozione su riarmo, guerra, Palestina. L'iniziativa era anche collegata alla azione verso il Comune e il nuovo Sindaco perchè i lavoratori e lavoratrici vogliono chiedere al Comune di prendere posizione contro guerra/riarmo/uso Basi militari e i loro effetti su carovita, salari, lavoro, salute e sicurezza, e di unirsi alla decisione della Regione Puglia nel sospendere le relazioni economico-militari con Israele ed esprimere solidarietà al popolo palestinese. Ma il sindaco ha pensato bene di non farsi trovare...

In contemporanea è avvenuto altro: un'incursione/blitz dentro l'Università di città vecchia, con striscione, volantino, locandine. Sorpresi e infuriati i vigilanti, mentre professori che stavano all'interno hanno accolto positivamente il materiale. Nello stesso tempo il tentativo dei vigilanti di farci uscire si è scontrato con un grosso gruppo di turisti (una cinquantina) che entrando per visitare l'università aono stati molto contenti, interessati e solidali verso la nostra iniziativa.

Poi ci siamo spostati sul ponte girevole, dove sono stati messi striscioni/cartelli; anche davanti all'Ammiragliato, luogo che da qualche mese viene considerato "zona rossa" dalla Digos. 

Infine, sempre in mattinata, nuovo incontro in Prefettura per consegnare mozione dei lavoratori e un comunicato nazionale di operatori della Giustizia, firmato anche da avvocate di Taranto che denuncia l'aggressione di Istraele/Trump all'Iran.

In serata assemblea popolare in piazza Della Vittoria: decine di striscioni, cartelli, volantinaggio della mozione dei lavoratori, e tanti interventi, in particolare, segnaliamo e abbiamo pubblicato, un intervento di un rappresentante palestinese medico di Bari, che in questa occasione non avendo chi lo sostituiva al lavoro ci ha inviato un audio, promettendo di essere fisicamente presente nelle prossime occasioni, e l'intervento di un compagno operaio dell'ex Ilva Taranto che fa una forte denuncia e appello ai lavoratori.Senti dal post: https://tarantocontro.blogspot.com/2025/06/gli-interventi-di-ieri-in-piazza-della.html)

Infine, grazie alla messa a disposizione di un attacco luce da parte di un esercizio vicino, che ringraziamo ancora, e che ha dimostrato anche con questo il sostegno alla soldarietà al popolo palestinese, abbiamo trasmesso dei filmati della Palestina. 

Ieri in piazza Della Vittoria - Striscioni, interventi

Intervento del medico palestinese di Bari

(Ringraziamo il compagno palestinese. Unica considerazione - la manifestazione di Taranto è parte delle grandi manifestazioni per la Palestina tenutesi in questi ultimi mesi, promosse in molti casi dalle assdociazioni palestinesi in Italia (Api,Udap, Gpp, ecc.) che non condividono la parola d'ordine "Due popoli/due Stati", e rivendicano una Palestina libera "dal fiume al mare")  

Intervento del compagno operaio ex Ilva 

Il re è nudo. I crimini feroci dello stato terrorista ed illegittimo di Israele sono ormai davanti agli occhi di tutti, e la morale della fiaba ben si adatta agli oscuri tempi moderni in cui gli unici a ostinarsi a fingere di non vederli sono gli stupidi folli che ancora legittimano un genocidio che solo dei nazisti avrebbero potuto concepire. 

Un nome su tutti è quello del ministro degli esteri Antonio Tajani, che riesce ad essere addirittura più cretino del suo predecessore Di Maio, già di suo non certo un campione di intelligenza. Affermare orgogliosamente di approvare il 18° pacchetto di sanzioni alla Russia e contemporaneamente dire che per Israele sono inutili, lo mette sullo stesso piano di Arlecchino, con la differenza che le sue parole portano conseguenze terribili ai palestinesi, di cui quel miserabile si vanta di averne portati ben 11 in Italia, non prima però di averne contribuito al massacro assieme a tutti gli esponenti di un governo simbolo della Morte Nera, inviando e continuando ad inviare armi ed aiuti militari all’entità nazisionista. 

Ogni esponente del governo è complice della pulizia etnica, ogni elemento della maggioranza parlamentare è complice, parte delle stesse opposizioni sono complici, il Presidente della Repubblica Mattarella è complice: non una parola di condanna verso i crimini contro l’umanità di Israele, ma invece una bella firma sul fascistissimo decreto sicurezza che criminalizza anche il sostegno al popolo palestinese. 

Ma non è solo il nostro Paese a vantare una così folta schiera di personaggi miserabili. La stragrande maggioranza dell’occidente infatti può titolarsi di avere governanti filonazisti, uno su tutti il cancelliere tedesco Merz, che hanno applaudito per l’attacco dei sionisti all’Iran supportato dai bastardi padroni del mondo americani, altro crimine mai condannato ma anzi giustificato con la scusa balorda della minaccia nucleare, peccato che ad avere questa tipologia di armi siano proprio Israele e gli Stati Uniti e non l’Iran. L’Europa è complice, col suo Parlamento reazionario ed una Commissione collocata ancora più in basso, con le famigerate e tristemente note guerrafondaie Ursula Von Der Leyen e Kaja Kallas al vertice di una deriva bellicista in cui gli unici a pagare il prezzo altissimo di questa follia saranno le masse popolari e lavoratrici. Ma noi vediamo in questa situazione l’occasione per cambiare per sempre la società, per avviare una rivoluzione che mini dalle fondamenta lo stato delle cose.

Il compito storico del proletariato infatti è proprio quello di abbattere per sempre la società capitalista. La classe operaia, in quanto classe che produce la ricchezza ha nelle proprie mani la capacità di determinare quale deve essere il fine di questa ricchezza. 

Il riarmo europeo già deciso sta prendendo in considerazione la riconversione delle fabbriche dell’auto in produzione militare, questo porta ad un facile ragionamento: se al principio del profitto c’è il soddisfacimento dei bisogni attraverso la produzione di massa, la conseguenza naturale è che non saranno più le automobili a soddisfare le necessità ma bensì le armi. La guerra dunque diviene una necessità da perpetrare all’infinito per poter accrescere continuamente il capitale. Dovremo morire per poter anche solo sopravvivere. 

Davanti a questa prospettiva terrificante i burocrati rappresentanti dei lavoratori dei sindacati confederali non hanno opposto e continuano a non opporre alcuna resistenza, basti semplicemente vedere il totale colpevole silenzio da parte delle loro dirigenze sul Medio Oriente, sul massacro del popolo palestinese, tranne che rare ed autonome dichiarazioni da parte di qualche delegato durante le manifestazioni per il rinnovo dei contratti. Basti vedere la da sempre incoerenza dell’amico del PD Landini, che ha parlato di rivolta sociale e nessuno di noi l’ha ancora vista e che alle parole di critica verso il riarmo non si è mai visto scendere in piazza con i proPal ma è sceso con i guerrafondai il 15 marzo scorso. Ci sono i maggiordomi della CISL, dei quali tocca malvolentieri ricordare il loro squallido e vergognoso ex segretario generale Sbarra ora all’interno della compagine fascio-governativa come premio per i suoi servigi, quasi quasi incuriositi dalla prospettiva di riconversione delle fabbriche; e c’è la UIL, con il suo instancabile motto “armiamoci e partite”. In colpevole silenzio anche una parte del sindacalismo di base. 

A fronte di queste considerazioni la nostra risposta è sempre è soltanto una: la necessità dell’autorganizzazione dal basso della classe operaia, della sua totale emancipazione dalla burocrazia del confederalismo sindacale e di una rinnovata partecipazione alle lotte che è venuta mano mano sempre meno negli ultimi anni. Sappiamo che non è una strada di semplice percorrenza, sappiamo che il lassismo prodotto dall’arretramento delle lotte negli ultimi anni è una tendenza di difficile inversione, e sappiamo che per cambiare rotta bisogna in primis eliminare le cause di questa situazione.

Le contraddizioni all’interno delle classi borghesi, ad esempio quella che vede l’alleanza forzata nella maggioranza di governo, dove si è in bilico tra le istanze guerrafondaie e di riarmo europeo imposte dalla Nato e dagli Stati Uniti di Trump da parte di Forza Italia e Fratelli d’Italia, e la vicinanza all’imperialismo russo nella figura del tiranno Putin da parte della Lega, sono l’anello debole della catena del capitale, ed è da ricercare in queste contraddizioni l’elemento scatenante di una nuova ondata di lotte nelle classe operaia. Il socialsciovinismo (come lo avrebbe definito Lenin) della pseudosinistra parlamentare e di alcuni elementi della sinistra extraparlamentare è una malattia infettiva che deve essere debellata, e la Storia può insegnarci come combatterla. Guardare indietro alle grandi stagioni di lotta del nostro Paese, come ad esempio al glorioso Biennio Rosso oppure alle lotte degli anni 70, mostra come la classe operaia sia stata motrice del cambiamento progressivo dello stato sociale, mentre oggi il suo cambiamento in ordine regressivo dimostra come sia proporzionale alla regressione della lotta e degli scioperi. Dunque il fulcro su cui fare leva restano le fabbriche.

La classe lavoratrice detiene una forza latente, una capacità intrinseca di poter essere il motore del cambiamento di tutta la società, e di questo le classi borghesi ne sono pienamente consapevoli, basti vedere l’inasprimento quotidiano della repressione verso le rivendicazioni della stessa, ma non tutto il male viene per nuocere. Gli 800 miliardi previsti in armamenti non sono altro che la cartina tornasole della profonda crisi e del fallimento dell’Europa che tenta disperatamente, con ogni mezzo, di strappare con le unghie e con i denti gli ultimi pezzi di menzogna che le restano da pronunciare. L’Europa per come la conosciamo è oramai arrivata al capolinea, e di questo dobbiamo approfittarne. Questa tendenza alla guerra della società odierna può essere infatti la scintilla che darà l’avvio al motore della rivolta, a noi il compito di alimentarla. A noi il compito di trasformare la spietatezza della guerra di carattere imperialista in gloria della guerra civile, con gli operai nuovamente in primissima linea, chiudendo definitivamente i ponti con il riformismo che ha inquinato e continua ad inquinare il fuoco della rivolta. 

Siamo ottimisti a riguardo, guardandoci indietro possiamo vedere come la parte giusta dell’umanità ha sempre saputo affrontare le grandi catastrofi, pur perdendo le battaglie ha infine vinto le guerre.

Comizio il 27 all'appalto Acciaierie Italia Taranto dello Slai cobas per il sindacato di classe - Lavoro! Non riarmo e guerra!




Si aspetta il solito accordo da Roma, che vuol dire più cassa integrazione destinata a trasformarsi negli esuberi annunciati dal governo attraverso i nuovi padroni che non si sa bene chi saranno. Tutto vogliono tranne che garantire lavoro, condizioni di lavoro e salute per gli operai dell'Ex-Ilva. Vogliono 3500 cassintegrati a rendere sempre di più strutturale una condizione dei lavoratori a salari ridotti e con l'incertezza permanente del futuro.

Le promesse che si sono susseguite fino a oggi arrivano sempre allo stesso punto, progetti di lunga durata che nell'immediato servono a peggiorare comunque la condizione dei lavoratori e a non risolvere niente per i lavoratori e la città.

Avete letto sui giornali il piano di nuova cassa integrazione; quello che però non avete letto è come questo si riflette sugli operai dell'appalto. La ricaduta sull'appalto è come sempre peggiore. Quasi tutte le ditte, quelle che non l'avevano già fatto, stanno aprendo la cassa integrazione; i contratti a scadenza al 30 giugno non vengono rinnovati e gli operai vengono mandati a casa, come sta avvenendo in questi giorni per i lavoratori della Castiglia, ma chiaramente è un caso fra tutti. Le aziende chiedono ulteriori deroghe peggiorative chiedono che i contratti a termine arrivino fino a 42 mesi, senza causale e con massima flessibilità. Si riservano, nonostante mettano in cassa integrazione, l'uso di contratti di lavoro intermittenti mentre per molte ditte restano i ritardi nei pagamenti e la sicurezza è sempre più a rischio. Questa situazione vede ai tavoli romani come sempre sindacati che fanno “furia francese e ritirata spagnola”, sindacati firma-tutto come la CISL e sindacati che gridano prima degli incontri ma poi di fatto accettano quello che gli viene proposto.

Arriverà il momento in cui dobbiamo dire un NO secco a tutto questo, arriverà il momento in cui cercheremo di fare il possibile perché la fine di questa storia non sia la solita.

Alla Castiglia noi respingiamo il piano di cassa integrazione così com’è, che i lavoratori vadano a casa, respingiamo le deroghe che chiede l'azienda per peggiorare ancora di più la condizione di precarietà e di ricatto.
Questa linea trova consenso tra i lavoratori. Un folto gruppo di operai è passato dalla Uilm e oggi arrivano allo Slai Cobas, non perché abbiamo la bacchetta magica, ma alla fine qualcuno che dice NO ci deve essere, qualcuno che tuteli gli interessi dei lavoratori ci dovrà essere. Questo sembra una goccia nel mare, anche se per gli operai è tanto, visto i salari, l'incertezza del futuro e le condizioni di lavoro.

Ma quello che ci preparano è ancora peggio. Sappiamo tutti quello che è successo nel recente vertice della Nato dove, ridendo e cantando tra battute, barzellette e personaggi in cerca d'autore, hanno deciso di aumentare del 5% le spese militari e prepararsi non certo al miglioramento delle condizioni dei loro popoli. Tutti questi governi ormai sono solo a libro paga della grande industria bellica, dei signori del petrolio e dell'energia, delle oligarchie, della cosiddetta “intelligenza artificiale”, governi - con Trump in testa - dicono armi, armi, guerra, parlano di pace ma preparano la guerra.

Attenzione compagni operai, non è solo un problema di soldi, non è solo un problema che questi soldi li prenderanno dai bilanci dello Stato, dalla sanità, dalla scuola, dai servizi sociali, non è solo che invece che fondi per il lavoro ci saranno fondi solo per le armi, ma stanno preparando la terza guerra mondiale come una marcia inarrestabile, facendo a gara a chi è più bravo nel preparare la guerra.

Preparano la nuova leva obbligatoria, vogliono mettere una divisa ai nostri ragazzi e ai nostri figli, preparano addirittura il richiamo dei riservisti, vale a dire dire decine e decine di migliaia di cittadini che possono essere chiamati alle armi, mettono a disposizione le basi militari dell'Italia, non solo quelle esplicitamente da tempo e ingiustamente a servizio dell'imperialismo americano, di Aviano e Sigonella, ma tutte le basi militari vengono considerate ormai in mobilitazione.

Insomma, questi governi, questi Stati che si dicono democratici, che dicono di fare gli interessi dei cittadini in realtà vengono sempre fuori per quelli che sono realmente. E il nostro governo non è secondo a nessuno. La signora Meloni si vanta di avere un qualche ruolo ma tutti vediamo che si tratta di un ruolo di servi dei servi, della servetta di Trump, della persona che utilizza i poteri dello Stato e del governo che attualmente ha, non certo per risolvere i problemi - nessun problema è stato risolto, basti pensare alle grandi vertenze dell'ex Ilva, della Stellantis, per non dire lo stato della sanità e possiamo fare il lungo elenco ma basta con questi elenchi, non facciamo finta di non vedere.

Più armi significano meno lavoro; e più armi non si comprano perché stiano nei depositi, prima o poi si useranno. Abbiamo visto nella nuova criminale crisi apertasi con l'aggressione proditoria all'Iran come non hanno esitato a parlare di nucleare, sono come i buoi che chiamano cornuti i ciucci, le armi nucleari le hanno loro, le hanno sempre avute, le usano, gli Stati Uniti d'America si sono vantati di Hiroshima e Nagasaki!

Ecco, pensiamoci, compagni operai, non è il tempo di strillare a chi strilla più forte, ma Hiroshima e Nagasaki non sono più il passato, sono nell’agenda di questi governi.

Allora, cosa dobbiamo fare? Dobbiamo accettare tutto questo? Far finta che non capiamo?

Noi pensiamo che non debbano andare così le cose, pensiamo che oggi come ieri sia possibile che la maggioranza del nostro popolo, la maggioranza che lavora e tra di essa la maggioranza operaia, debba fare qualcosa e debba dire un chiaro NO al piano di riarmo. Debba dirlo sia attraverso le organizzazioni sindacali sia attraverso le proprie "armi", quelle che i lavoratori hanno saputo usare in altri momenti della storia e in altre occasioni.

Quando eravamo forti, compagni operai, nell'Autunno caldo era all'ordine del giorno il potere operaio, abbiamo ottenuto delle conquiste, lo Statuto dei lavoratori, migliori condizioni di lavoro, e allora le guerre non sono partite o addirittura si sono fermate e i popoli le hanno vinte come è stato per il Vietnam. Dobbiamo tornare a quella stagione, non dobbiamo guardare a noi stessi, non a come siamo adesso ma a come dobbiamo diventare, a come è necessario diventare per cambiare lo stato delle cose, dalle cose grandi dalle cose piccole come l'Ilva, perché alla fin fine questa storia dell'Ilva è una cosa piccola in un mondo che va verso una massiccia disoccupazione, licenziamenti, in cui le uniche fabbriche che devono funzionare sono quelle per la guerra; e in tutti i paesi del mondo questo avviene, non solo in Italia, dove però l'Italia fa la parte del socio minore.

Le crisi vengono scaricate dagli Stati Uniti sui paesi stessi capitalisti occidentali e tra i paesi capitalisti occidentali vengono scaricate sul nostro paese che è più piccolo di altri, e tutti i paesi li scaricano sui proletari i popoli del mondo che fanno la fame.

E poi non abbiamo più parole, è sotto gli occhi di tutti, tutti lo dicono ma non fanno niente: a Gaza si uccide come se fossero a caccia, come animali in una macelleria, stermini, bombardamenti su donne e bambini, tutto è raso al suolo, la gente ha fame e viene sparata anche quando cerca da mangiare.

Questa società ha prodotto e ha riprodotto i nuovi mostri che vogliono distruggere i paesi, i popoli, la vita. Avevamo tanto parlato del nazismo, di Hitler e del suo socio d'affari, Mussolini, ebbene sembrava che quella storia fosse finita, fosse servita al mondo per capire che queste cose non dovevano più succedere, ma stanno succedendo, sono ritornate come prima.

Bisogna fermare il genocidio in Palestina, bisogna dare una speranza a un intero popolo che non vuole essere cancellato dalla sua terra, perché la Palestina è dei palestinesi e non dei mostri partoriti dopo l'Olocausto, ebrei che sono diventati peggio dei nazisti e governanti che ragionano come coloro che li hanno oppressi.

Bisogna fermare il genocidio, la Palestina deve essere liberata. I lavoratori stanno prendendo posizione. Nello sciopero generale dei metalmeccanici, che è andato bene - ma a cui padroni hanno risposto ancora una volta con il nulla, arroganti, perchè si sentono forti, protetti dai governi, non vogliono dare neanche quattro soldi nella piattaforma dei metalmeccanici - ebbene, in questo sciopero dei metalmeccanici abbiamo sentito dei sindacalisti che parlavano bene, che hanno detto che sono contro il riarmo, hanno detto che sono contro la pulizia etnica in Palestina, ebbene dobbiamo dare continuità.

Non bisogna firmare alcun accordo a Roma, con questi numeri di cassa integrazione nessuna fiducia possiamo avere nei governi, nei padroni che finora hanno fatto peggio dei precedenti (e quelli avevano già fatto guai seri).

Che i lavoratori scendano in campo non è impossibile, insieme ai giovani, alle tante persone che stanno già scendendo in campo contro la guerra, contro il piano di riarmo.

Noi operai lavoratori e lavoratrici diciamo un chiaro NO al piano di riarmo del 5%, è una scelta di guerra imperialista mondiale, quella “guerra mondiale a pezzi” di cui parlava Papa Bergoglio che è stato subito archiviato. Questo nuovo Papa sembra uno dell'ufficio dello Stato, non porta certo il messaggio che Bergoglio aveva fatto - e noi non siamo cattolici, siamo comunisti - parole che sono state subito cestinate, considerate i lamenti di un vecchio moribondo.

Siamo contro queste guerre, sono guerre tra banditi, gli americani la fanno da padroni come in tutte le guerre. Ma chiaramente sono banditi chi ha invaso l'Ucraina, sono banditi coloro che in altri scenari, come la Cina, pensano di approfittare dello Stato delle cose, sono banditi tutti i governanti europei, pensate alla Germania che non gli sembra vero di tornare a fare la voce grossa, ad essere quella delle guerre dei tempi del nazismo.
Queste guerre sono tra banditi per i profitti dei padroni dell'energia e dell'industria bellica, per il controllo mondiale delle materie prime, delle vie geostrategiche del commercio mondiale.

I lavoratori sono solidali con la gente che muore sotto bombardamenti quotidiani, pensate quale è la vita non solo del popolo palestinese, pensate all'Ucraina, pensate a quello che in ogni scenario del mondo si avvicina, come cosa quotidiana.

Siamo contrari quindi all'invio di armi, droni, missili soldati nei territori di guerra. Non ci lamentiamo poi se sentiremo degli attentati ai soldati italiani che faranno la fine di Nassyria, ce li stiamo meritando queste situazioni.

Non vogliamo che le basi italiane siano utilizzate per la guerra - e noi siamo a Taranto, una grande base militare da sempre utilizzata nelle guerre, non dimentichiamolo! Taranto nella seconda guerra mondiale ha subito bombardamenti, ha subito tutto quello che i vostri nonni vi possono raccontare. Ebbene questo non è più il passato ma sembra essere il futuro che ci preparano.

Siamo contro la ricaduta sui lavoratori di tutto questo, una ricaduta immediata che è quella della benzina, del carovita, una ricaduta strategica che fa sì che l'intero bilancio dello Stato sia al servizio della guerra e che l'industria del nostro paese diventi solo economia di guerra.

Lavoratori tutti insieme, il mondo del lavoro, tutte le organizzazioni sindacali, le associazioni che vogliono la pace e la democrazia, che vogliono un futuro diverso, hanno la possibilità, unendosi, di fermare la mano della guerra imperialista e di fermare la partecipazione italiana a questa guerra imperialista.

Difendere il lavoro, NO a un nuovo accordo che allarghi la cassa integrazione anticamera degli esuberi all'Ilva, Sì alla firma del contratto dei metalmeccanici, difendiamolo con la lotta, perché evidentemente i lavoratori non hanno santi in paradiso e non ce li hanno neanche nei parlamenti.

O i lavoratori prendono nelle loro mani le sorti di questo paese oppure la storia la troveremo sui libri del futuro, se ci saranno ancora i libri del futuro.

Portata la denuncia di riarmo/guerra - genocidio in Palestina - contro governo Meloni in città

Al Comune

Al ponte girevole

All'Ammiragliato
                   







                                     

venerdì 27 giugno 2025

CONTRO RIARMO E GUERRA - MOZIONE SOTTOSCRITTA E APPROVATA NELLE FABBRICHE, NEI POSTI DI LAVORO

Noi operai, lavoratrici, lavoratori diciamo un chiaro NO al piano di riarmo del 5%, deciso dagli Usa/Trump - Nato e fatto proprio dal governo Meloni.

E’ una scelta di guerra imperialista mondiale “a pezzi” (come diceva Papa Bergoglio), a cui i lavoratori e le masse popolari di tutto il mondo si devono opporre.

Siamo contro queste guerre tra banditi per il profitto dei padroni dell’energia e dell’industria bellica, per il controllo mondiale delle materie prime e delle vie geostrategiche del commercio mondiale.

Siamo solidali con le masse delle zone di guerra, bombardate, massacrate che vedono vita e futuro distrutti.

Siamo contro l’inaccettabile genocidio del popolo palestinese che resiste eroicamente al governo sionista di tipo nazista di Netanyahu, che ora spara anche su donne e bambini affamati in fila per un pugno di farina; finanziato, armato e sostenuto senza limiti dagli Usa-Trump, con la complicità dei governi imperialisti europei, con il governo Meloni in prima fila.

Siamo contrari ad ogni riarmo e all’invio di armi, droni, missili e soldati italiani nei territori di guerra.

Siamo contro l’uso delle Basi militari in Italia, come Basi di guerra e presenza di armi nucleari.

Siamo contro ogni scarico dei costi per la guerra sui lavoratori e le masse popolari, già colpite dalla crisi economica mondiale, dai dazi e guerre commerciali.

Lavoro non guerra. No miliardi per le armi. No all’aumento di benzina e bollette, no al carovita, fondi per il lavoro, i salari, la salute, la sanità, la scuola, i servizi sociali.

Noi lavoratori e lavoratrici chiamiamo tutte le organizzazioni sindacali, tutte le associazioni a scendere in campo con assemblee, manifestazioni, fino allo sciopero generale.

All'Ilva di Taranto    

Da appalto Acciaierie Italia Taranto: lavoro non riarmo e guerra! Ascolta ORE 12 Controinformazione Rossoperaia

 

L'altra voce della Taranto proletaria che lotta e si organizza per rovesciare lo stato di cose esistente

Le visualizzazioni del blog tarantocontro  11.594.567

Volantino diffuso questa mattina all'appalto ex Ilva

 
 
 

giovedì 26 giugno 2025

Alla stampa e TV - 27 giugno ore 10 piazza Castello / ore 19.30 Assemblea popolare in piazza Della Vittoria

Rappresentanti di lavoratrici e lavoratori dello Slai cobas  terranno il 27 giugno dalle ore 10 un presidio/conferenza stampa in piazza Castello

per sollecitare il nuovo sindaco Bitetti - a cui è stato chiesto un incontro (allegato) - a fare insieme il punto delle situazioni e richieste, che chiediamo siano all'OdG della nuova amministrazione.

I lavoratori e lavoratrici inoltre consegneranno al Sindaco Bitetti una mozione sottoscritta dai rappresentanti cobas, in cui si chiede al Comune di prendere posizione contro guerra/riarmo/uso Basi militari e i loro effetti su carovita, salari, lavoro, salute e sicurezza, e di unirsi alla decisione della Regione Puglia nel sospendere le relazioni economico-militari con Israele ed esprimere solidarietà al popolo palestinese, nelle forme e decisioni più opportune.

Per i lavoratori e lavoratrici
Calderazzi Margherita - Slai cobas
 
____________________ 

Nella sera dalle ore 19.30 si tiene una assemblea popolare in piazza Della Vittoria contro la guerra e il riarmo / per fermare il genocidio in Palestina.
 
Intervengono
il coordinamento dello Slai cobas provinciale
l'avvocatessa Ricci per il comitato cittadino per la palestina
rappresentanze dei lavoratori acciaierie/appalto
associazioni solidali
un rappresentante del Fronte popolare per la liberazione della Palestina

#iostoconlapalestina
slai cobas taranto
info wattsapp 35195756328

mercoledì 25 giugno 2025

E' giusto e si devono violare i Decreti sicurezza - Siamo tutti con gli operai di Bologna!


Diecimila lavoratori di Bologna rischiano addirittura il carcere (da sei mesi a due anni) dopo il corteo dello sciopero dei metalmeccanici

Il blocco stradale, una normale e giusta  forma di lotta in difesa del salario, del lavoro, dei diritti fondamentali dei lavoratori, dopo l’entrata in vigore del Decreto Sicurezza è passato da essere considerato un illecito amministrativo a un illecito penale che è punito con la reclusione.

Gli operai hanno fatto benissimo! Come il 21 maggio fecero benissimo gli operai dell'ex Ilva di Taranto ad occupare per circa 4 ore la via appia. 

La minaccia della polizia deve cadere sui loro piedi. Gli operai di Bologna non sono soli. Tante fabbriche devono seguire il loro esempio: "arrestateci tutti! E poi andate voi a lavorare! 

"Il decreto Sicurezza e il blocco stradale: In particolare, recita il testo di legge, per blocco stradale si intende il comportamento di "chi impedisce la libera circolazione su strada ordinaria, ostruendo la stessa con il proprio corpo" o anche "una mera resistenza passiva della persona che, in piedi o seduta, si colloca sulla strada ed ostruisce la libera circolazione". Quest’ultimo non è il caso che riguarda i manifestanti, che, durante lo sciopero nazionale, hanno camminato per circa un chilometro e mezzo, dall’uscita 7 all’uscita 8, prima di tornare al Parco Nord dove si sono tenuti gli interventi dei sindacati. 

Intorno alle dieci è avvenuta la deviazione che – stando a quanto ricostruito dai giornali locali – è stata accordata soltanto verbalmente con gli uffici della Pubblica sicurezza, alla fine di un confronto con la Questura. Quest’ultima avrebbe dato un via libera informale a due condizioni: che il corteo non si sarebbe trattenuto più di 45 minuti all’interno della Tangenziale e che i manifestanti non avrebbero usato fumogeni. E così è stato" (da BOLOGNATODAY).

Si è scatenata una canea, da esponenti di Lega, Fratelli d'Italia, ecc., dalla stampa...: Gli operai non possono protestare! A fronte di un padronato che ribadisce il suo netto NO al contratto, che vuole solo fare profitti sullo sfruttamento e l'attacco al salario e al posto di lavoro di migliaia di operai e operaie; e a fronte di un governo che, dopo lo sciopero, convoca le parti ma di fronte all'arroganza provocatoria della Federmeccanica non dice nemmeno che vengono stoppati sgravi, incentivi, sostegni economici ai padroni.