venerdì 6 giugno 2025

Solidali con gli abitanti di via Giovan Giovine

Le donne, gli abitanti del palazzo di via Giovan Giovine hanno ragione. 

Lo Slai cobas sostiene le loro richieste; intanto, ripristino dell'acqua (vi sono anche molti bambini, neonati); quindi soluzioni vere, stabili, dignitose. 

NO ad una divisione delle famiglie, NO a soluzioni come "Comunità Educative", SI ad alloggi del Comune. NO ad interventi delle Forze dell'ordine, ma soluzioni reali.

E' da aprile, non da maggio, che si è verificato un crollo dei cornicioni dei balconi, ma il Comune si è disinteressato anche di far togliere i calcinacci, pietre vicino al portone, ha solo bloccato la strada e forzato per soluzioni inaccettabili.

Lo Slai cobas era presente il giorno nei primi di maggio in cui era arrivata l'ordinanza; ma questa ordinanza non parlava di sgombero ma di necessità di fare subito lavori da parte dei proprietari delle case (proprietari che non erano gli abitanti) per evitare altri rischi; ma gli assistenti sociali arrivati quella sera dicevano agli abitanti, che erano tutti per strada, che potevano rientrare nelle loro case.

Da allora nulla è successo, se non la pressione per l'accettazione di soluzioni precarie, di divisione delle famiglie. Ora, col taglio dell'acqua e tra un pò anche della luce, il Comune passa a metodi coercitivi.

Tutto questo è inaccettabile, a maggior ragione che vi sono case comunali vuote, a maggior ragione che intanto la Commissaria prefettizia impiega fondi per i giochi del Mediterraneo, e niente per i gravi problemi sociali. Chi stabilisce le priorità a cui devono andare soldi pubblici? Verso i gravi problemi della gente di case il Comune risponde solo rompendo le scatole agli abitanti e mandando la polizia. Vergogna!

Slai cobas  


Da Corriere di Taranto del 5/6

 Nuova protesta in via Giovan Giovine a Taranto dove due donne, inquiline del palazzo oggetto di sgombero per il noto crollo del solaio, si sono sedute sul cornicione del terrazzo minacciando di lanciarsi nel vuoto.
La motivazione del gesto è nell’improvvisa interruzione dell’erogazione dell’acqua, che ha mandato su tutte le furie le ultime famiglie che si sono rifiutate di lasciare lo stabile perché a dir loro la soluzione proposta dagli assistenti sociali del Comune, non sarebbe soddisfacente (donne e bambini temporaneamente inseriti in alcune Comunità Educative, mentre per uomini e anziani in albergo, ndr). Vorrebbero la collocazione in un alloggio comunale.
Sul posto sono intervenute una pattuglia della Polizia di Stato, un’ambulanza del 118 ed i Vigili del Fuoco che hanno provveduto a posizionare sotto lo stabile un telone gonfiabile a scopo precauzionale.

La situazione viene monitorata costantemente ed il Commissario Prefettizio del Comune di Taranto intercettato nel corso di una conferenza stampa ha ribadito che rimanere in quello stabile mette le famiglie “irriducibili” rimaste in una condizione di grave pericolo e spera che queste persone possano accettare una delle soluzioni proposte.
“Queste sono famiglie che non vogliono abbandonare i loro appartamenti e hanno rifiutato tutte le soluzioni prospettate. In queste condizioni non possono continuare a stare. Devono sgomberare assolutamente. Sono dieci anni che c’è questa situazione. Bisogna capire che quando c’è un’ordinanza di sgombero occorre rispettarla”.
Ovviamente il distacco dell’acqua, non dovuto a morosità, è stato vissuto come un’ulteriore forma di pressione per forzarne l’uscita e non è escluso che venga anche interrotta nei prossimi giorni la corrente elettrica.

La vicenda ha avuto origine ad a inizio maggio, quando una parte del cornicione dell’edificio è crollata, rendendo instabile la struttura. L’amministrazione comunale dispose lo sgombero immediato per motivi di sicurezza. Alcuni residenti scesero in strada in segno di protesta e bloccarono il traffico su via Cesare Battisti, costringendo all’intervento la Polizia Locale e la Polizia di Stato. Da allora, la situazione è rimasta sospesa per quelle famiglie che non hanno accettato soluzioni alternative.
La situazione di allerta è durata circa quattro ore dal primo pomeriggio, poi nel corso della serata è rientrata ma non è escluso che le famiglie rimaste nello stabile diano vita ad altre forme di protesta.

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