Riportiamo la nuova denuncia, fatta dalla Cgil, di quello che succede nei call center di Taranto. Sarebbe bene che Lumino, Cgil, facesse nomi e cognomi di questa, come di altre aziende - cosa che generalmente non fa pubblicamente - sia perchè è giusto che tutti sappiano dei padroni supersfruttatori, sia per poter realizzare iniziative di appoggio, solidarietà verso le lavoratrici, i lavoratori.
Le lavoratrici Slai cobas per il sindacato di classe Taranto
“...contratti di lavoro subordinato a
tempo indeterminato, che fanno riferimento ad un Contratto Collettivo
Nazionale di Lavoro inesistente, e che prevede la retribuzione di 1 euro
scarso l’ora (la cifra non è facilmente desumibile per via delle
condizioni capestro con cui vengono effettuati i calcoli)” denuncia Lumino.
“Quindi a Taranto, nel pieno Borgo, esistono una ventina di
lavoratori subordinati con contratto regolare a tempo indeterminato che
vengono pagati miseramente ed a livelli che scendono sotto il livello
della dignità (da conteggi approssimativi si calcolano circa 0,90
centesimi orari sempre con contratto a tempo indeterminato)...
“Dai racconti fatti dalle lavoratrici, si tratterebbe di
contratti in cui il lavoratore si impegnava a lavorare 2 ore al giorno,
mentre in realtà l’attività si svolgeva su 4 h giornaliere(dalle 9 alle
13) per 6 giorni alla settimane: lavorare quindi 100 ore al mese con
stipendi da fame con contratto regolare!... alla
vigilia del Primo Maggio... mentre si discute, c’è gente alla fame che viene umiliata perché
ha bisogno di lavorare per dare mantenimento a sé ed alla propria
famiglia. Anche a Taranto, alla vigilia del Primo Maggio“.
Nessun commento:
Posta un commento