mercoledì 19 dicembre 2018

USB un sit-in assolutamente inutile per mascherare l'infamia dell'accordo firmato che ha buttato fuori 2600 lavoratori dalla fabbrica e dato mano libera a padron mittal di fare tutto il cazzo che gli pare

Inutile dire che lo sciopero non lo ha fatto nessuno e la storia dei documenti è aria fritta.
Le cose che denuncia Rizzo erano scontate e le abbiamo denunciate prima in volantini e comunicati,
mentre Rizzo si affannava nell'assemblee a difendere l'accordo e a votare Sì al referendum vergogna!


Dal comunicato stampa di Usb - Una delegazione del sindacato Usb (Unione sindacale di base), con al seguito alcuni lavoratori dello stabilimento siderurgico di Taranto, oggi ha tenuto un sit in davanti al Ministero dello Sviluppo Economico e poi ha incontrato il Responsabile Unità Crisi d’impresa Giampiero Castano, per affrontare il tema dei criteri adottati da ArcelorMittal per le assunzioni e l’individuazione degli esuberi.
Abbiamo chiesto al rappresentante del Ministero – sottolinea in una nota il segretario provinciale Francesco Rizzo – di farsi portavoce e di pretendere chiarimenti dall’azienda in merito alle scelte di selezione del personale che vanno in contraddizione con i principi stipulati nell’accordo. L’incontro é avvenuto contestualmente allo sciopero indetto nello stabilimento di Taranto dall’Usb proprio in merito a quanto denunciato e richiesto all’azienda, cioè la consegna della documentazione inerente i criteri di scelta del personale per verificare la correttezza dei criteri adottati“.
Sono state “commesse una serie di anomalie – sostiene Rizzo – e abbiamo le prove attestanti la condotta di alcuni capi che hanno abusato della facoltà di agire sui criteri di scelta dei lavoratori. Abbiamo documentato al Ministero alcuni casi di clamorose esclusioni e confermato che a più riprese abbiamo chiesto di verificare la documentazione attestante l’applicazione dei criteri previsti dall’accordo senza ricevere risposta alcuna. Stiano inviando una lettera al Mise e all’Inps facendo presente di non aver concordato nessuna attuazione di terziarizzazione in fabbrica“. Ci sono “casi – conclude Rizzo – di operai mandati a casa e sostituiti da personale in appalto dove la condizione economica gioca a favore dell’azienda, e quindi ha un minor costo del personale mentre il costo dei lavoratori ex Ilva viene scaricato sulle casse dello Stato“. 

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