venerdì 12 novembre 2021

Acciaierie d'Italia - Presi in giro... - Costruire lo sciopero generale a oltranza alle Acciaierie e all'indotto con blocco della fabbrica e della città

Nessuno incontra i sindacati confederali neanche con la manifestazione a Roma - che purtroppo come abbiamo detto dall'inizio era inutile; solo due "pinco pallino" hanno ricevuto le segreterie Fim Fiom Uilm;

invece si va bellamente in televisione-amica per comunicare che siamo al punto di prima da diversi mesi e che quando lor signori avranno finito incontreranno i sindacati per dire di condividere esuberi, cassaintegrazione permanente ecc. 
Circa la città... lasciamo perdere 

Slai cobas per il sindacato di classe - Taranto

da un comunicato fiom 

“Il Presidente del Consiglio d’Amministrazione di Acciaierie d’Italia, Franco Bernabè, ha scelto, ancora una volta, la tribuna di La7 per comunicare che il piano industriale dell’ex Ilva è cosa complessa e che non si fa in due mesi. Ha anche annunciato un piano decennale di decarbonizzazione e che si sta lavorando ad un piano condiviso con il Governo, la Regione e il Comune, spiegando che solo dopo saranno convocati i sindacati per le ricadute occupazionali. Il messaggio è chiaro. Il sindacato serve solo per gestire le crisi e la cassa integrazione: investimenti, innovazione tecnologica, organizzazione del lavoro, sostenibilità ambientale, sicurezza degli impianti con il sindacato non si discutono. Al di là di un vincolo formale contenuto nella procedura di affitto-cessione degli impianti ex Ilva che prevede l’accordo con il sindacato sul piano industriale, così come peraltro avvenuto nel 2018, le dichiarazioni del Presidente del Consiglio d’Amministrazione di Acciaierie d’Italia, arrivano il giorno dopo lo sciopero nel gruppo siderurgico e la manifestazione al MiSE e segnano un ulteriore strappo nel faticoso tentativo di dare un percorso partecipato ed una soluzione credibile ad una vertenza ormai decennale“. Così in in una nota congiunta Francesca Re David, segretaria generale Fiom-Cgil e Gianni Venturi, segretario nazionale Fiom-Cgil e responsabile siderurgia.

“Così come non si può pretendere di risolvere i problemi in due mesi, non si può pretendere che lavoratori in cassa integrazione da anni, al centro di un lacerante conflitto tra salute e lavoro, obbligati a lavorare in impianti senza manutenzione e a rischio crescente di insicurezza, considerati semplicemente come parte del costo per tonnellate di acciaio prodotto, se ne stiano zitti e buoni. Che cosa significa un piano di decarbonizzazione in dieci anni? Con quali volumi produttivi? Con quale profilo impiantistico? Si è deciso di non rifare Afo 5? Con quali fonti di approvvigionamento energetico? E quali sono le implicazioni sugli altri stabilimenti?” si chiedono i due esponenti della Fiom.

“Le risorse pubbliche (PNRR) per la decarbonizzazione non possono essere gestite senza un coinvolgimento delle ragioni del lavoro e di chi le rappresenta tanto più in aziende che hanno, o si avviano ad avere, la maggioranza pubblica del pacchetto azionario. Con lo sciopero di 8 ore di Fim Fiom Uilm di mercoledì scorso abbiamo chiesto al Ministro Giorgetti non solo di rispettare l’impegno ad una convocazione urgente, ma che ad essa corrisponda l’avvio di un confronto sul piano industriale con la presenza del Ministro stesso e di Acciaierie d’Italia. Come abbiamo già condiviso con i lavoratori, al termine dell’incontro, senza risposte dal Governo e da Acciaierie d’Italia per noi inizia una  nuova fase di mobilitazione” concludono Francesca Re David, segretaria generale Fiom-Cgil e Gianni Venturi, segretario nazionale Fiom-Cgil e responsabile siderurgia.

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