(da Corriere di Taranto) - “Il Governo non dimentichi i portuali dei terminal di transhipment rifinanziando le Agenzie per il lavoro portuale ex art.4 L. 27/02/2017, n. 18″. E’ la richiesta lanciata dalle organizzazioni sindacali di categoria Filt Cgil, FitCisl e Uiltrasporti di Taranto “fortemente preoccupate circa la mancata previsione in legge di stabilità dello stanziamento relativo alla proroga per l’anno 2022 delle Agenzie per il lavoro portuale istituite a Taranto e Gioia Tauro ai sensi dell’art.4 L 18/2017 e che perseguono lo scopo di riqualificare e ricollocare i lavoratori in esubero rinvenienti dagli operatori ex art.18 L. 84/94 in crisi a causa della crisi dei porti di transhipment”.
Come si ricorderà, nel giugno del 2017 arrivò l’ok del governo per la costituzione dell’Agenzia per la somministrazione del lavoro in porto e per la riqualificazione professionale, che a Taranto interessa quasi 500 lavoratori, dal 2017 in mobilità dopo la fine della cassa integrazione a dicembre 2016, della società Taranto Container Terminal che nel giugno 2015 venne messa in liquidazione dai suoi azionisti tra cui la compagnia Evergreen.
I finanziamenti previsti ammontavano a 18,144 milioniper il 2017, 14,112 per il 2018 e 8,064 nel 2019.
Nel gennaio 2020, un emendamento del Governo al decreto Milleproroghe, prorogò l’attività dell’Agenzia per la somministrazione del Lavoro e per la riqualificazione professionale del Porto di Taranto. Le risorse economiche ammontavano a 11,2 milioni di euro per l’anno 2020, a valere sul Fondo sociale per occupazione e formazione, utili a prorogare gli ammortizzatori sociali per i circa 500 lavoratori, ex TCT, confluiti nella stessa Agenzia.
“Nelle bozze della legge di stabilità che circolano infatti non vi sarebbe alcuna previsione di spesa in tal senso e questo vanificherebbe un percorso virtuoso, l’unica vera politica del lavoro fin ora mai messa in piedi e finalizzata che fin ora ha consentito la riqualificazione e ricollocazione a tempo indeterminato di oltre 100 lavoratori solo nel nuovo operatore San Cataldo Container Terminal – affermano i segretari Michele De Ponzio, Oronzo Fiorino e Carmelo Sasso -. Appare come una beffa quanto in atto, proprio mentre l’operatore del terminal prevede per il prossimo anno un incremento dei traffici con la possibilità di ricollocare ulteriori lavoratori con numeri importanti ed alla vigilia dell’inizio di un programma formativo finanziato da Regione ed AdSP articolato che sicuramente agevolerà ulteriormente la ricollocazione delle maestranze anche negli altri operatori portuali che al momento manifestano la necessità appunto di operai qualificati”.
“Ci rivolgiamo ai parlamentari ionici, oltre che al Sindaco di Taranto ed ai Consiglieri Regionali chiedendo Loro di unirsi all’ appello che viene da questi lavoratori portuali che con tanti sacrifici hanno superato i momenti più duri della crisi del terminal e che si sentono grazie alla Taranto Port Workers Agency parte di un progetto per il loro futuro attraverso una nuova occupazione – proseguono i segretari tarantini -. Si eviti di vanificare un percorso unico in Italia e virtuoso di politica attiva del lavoro che ha prodotto e continuerà a produrre i suoi effetti positivi ove questa non venga destrutturata de-finanziandola e che tra l’altro potrebbe essere replicate per altri contesti di crisi aziendale. Attenderemo con pazienza e garbo come sempre gli accadimenti, anche se i tempi sono stretti, sperando in una svista e confidando in una inversione di rotta del Governo che consenta la prosecuzione di un percorso fin ora virtuoso che sta accompagnando e favorendo, come era nelle previsioni normative che lo hanno istituito, il rilancio delle attività del Terminal Container del Porto di Taranto” concludono i segretari Michele De Ponzio, Oronzo Fiorino e Carmelo Sasso.
Un intervento ineludibile ed importante per centinaia di lavoratori, nella speranza che entro il 2023 la holding Yilport abbia dato attuazione al piano industriale triennale con il riassorbimento del maggior numero di lavoratori ex TCT. Con l’obiettivo di reinserirli tutti nel minor tempo possibile.
Senza dimenticare i lavoratori dell’indotto ex Delta 1 (azienda satellite della TCT che a fine 2010 aveva già provveduto a licenziare 75 lavoratori) ed ESSETIEFFE, che attendono da anni di ritrovare una stabilità lavorativa perduta da troppi anni. Nonostante accordi che prevedevano la clausola sociale per il loro utilizzo in alcuni appalti dei lavori che hanno interessato il porto negli ultimi anni, quasi mai rispettati, che generarono anche polemiche e denunceper l’utilizzo da parte delle ditte appaltatrici di lavoratori stranieri e sottopagati.
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