Sul fronte ex Ilva/Appalto abbiamo già detto ieri a che punto siamo. Il decreto nuovo che il governo ha fatto con lo scopo di accontentare i piccoli e medi padroni dell'appalto che avanzano grossi crediti da Acciaierie d'Italia e nello stesso tempo concedere la cassa integrazione ai lavoratori dell'appalto che da settimane non stanno lavorando e non pochi operai hanno già avuto la comunicazione di licenziamento, non risolve questi problemi.
Il decreto assicura una serie di linee di credito molto complesse, perché i padroni delle ditte dell'appalto possano fronteggiare la crisi debitoria, che per alcuni di essi si traduce in una vera e propria crisi a rischio fallimento. Ma il modo con cui il governo stabilisce le normative di questa acquisizione di soldi non assicura né che questi soldi arrivino subito, né che arrivino tutti, né tantomeno che arrivino a tutti. Quindi è legittimo che anche i padroni e i padroncini delle ditte dell'appalto continuino a lamentarsi e a proseguire la mobilitazione.
Ma chiaramente a noi interessa quello che succede ai lavoratori.
Ebbene, questo decreto, più che dire che si può estendere la cassa integrazione a tutti i lavoratori dell'appalto per sei settimane, altro non dice. Ed è una situazione assolutamente inaccettabile, perché chiaramente anche queste eventuali sei settimane della cassa integrazione non sono in grado di risolvere i problemi del futuro dei lavoratori. E quando si dice futuro, si dice il futuro dal mese prossimo.
Per di più i lavoratori non vogliono essere messi tutti in cassa integrazione e poi, se si riprende Acciaierie, ritornare a lavorare (quando e come è tutto da vedere). I lavoratori vogliono lavorare da subito! Quindi da un lato i provvedimenti devono essere in grado di riportarli al lavoro subito e dall'altro bisogna porre un vincolo ai padroni, perchè i soldi siano vincolati a continuare l'attività; altrimenti loro rientrano nei crediti che hanno e i lavoratori, bene che vada, sono in cassa integrazione.
E poi? Poi significa lo stesso che senza la ripresa del lavoro ci saranno i licenziamenti e gli esuberi.
Per questo, il No a questo decreto non è pregiudiziale - anche se dal nostro punto di vista, noi che sappiamo di che pasta è fatto questo governo è anche pregiudiziale - ma perché non risolve i problemi che permettono ai lavoratori di difendere lavoro, salario, diritti e continuità lavorativa degli operai dell'appalto.
In questo senso vi è la nostra proposta di ritornare in piazza massicciamente, operai dell'appalto, operai dell'Acciaieria e di andare oltre la bella manifestazione di 3000 operai che vi è stata nella giornata di lunedì invadendo la città e pretendendo effettivamente nuovi provvedimenti di reale emergenza, che permettano agli operai dell'appalto di continuare intanto a lavorare e che non ci sia nessun esubero e nessun licenziamento.
Per il resto, la lotta è prolungata e deve continuare. Serve l'autonomia di lotta e organizzazione dei lavoratori dai padroni delle ditte, perchè la lotta sia sulla piattaforma e interessi operai.
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