mercoledì 6 agosto 2025

Info - Ex Ilva rispunta la strada della nazionalizzazione - I possibili nuovi padroni per comprare piuttosto vogliono loro soldi invece che darli

Da Milano Finanza

Per l’ex Ilva l’ipotesi estrema della nazionalizzazione: nessuno vuole comprare l’acciaieria di Taranto
04 agosto 2025

Dopo anni di crisi e fallimenti industriali la nazionalizzazione appare come l’unica strada per salvare produzione e occupazione. Ma per il governo Meloni i rischi sono troppi: toccherà al Mef fare i conti. 
Il tentativo di affidare la rinascita del più grande polo siderurgico italiano alla logica del privato si sta scontrando con una dura realtà: senza una regia pubblica, Taranto affonda. In parole povere, per salvare l’ex Ilva bisogna nazionalizzarla.

L’ipotesi, più volte avanzata e altrettante scartata, appare oggi l’unica possibile per garantire un futuro al gruppo da oltre un anno sottoposto al regime di amministrazione straordinaria. 
Nessuno è disposto a comprare l’ex Ilva

Formalmente il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha annunciato di essere al lavoro per aggiornare il bando di gara finalizzato alla vendita di Acciaierie d’Italia.

Ma la verità è che nessuno sembra essere disposto a sborsare denari per acquistare l’ex Ilva. Non solo questo giornale è stato in grado di rilevare che il fondo americano Bedrock avrebbe offerto un solo euro per mantenere al 40% la produzione del sito. Ma anche che gli altri due potenziali investitori interessati - gli azeri di Baku Steel e gli indiani di Jindal Steel - avrebbero chiesto addirittura una dote per rilevare il gruppo siderurgico.
Quanti soldi dovrebbe sborsare lo Stato per salvare quell’azienda? Per il mantenimento della produzione e dell’occupazione, si stima che siano necessari almeno cinque miliardi di euro, ma le cifre variano a seconda degli interventi necessari per la ripartenza e la messa in sicurezza dello stabilimento (come la decarbonizzazione). Alcune stime parlano addirittura di 13 miliardi per un completo risanamento. Per non parlare del fatto che, secondo diverse analisi, il gruppo perde 40 milioni di euro al mese. 

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