martedì 5 agosto 2025

Ex Ilva - Il Comitato di Cornigliano ha "capito tutto"... - La pressione/ricattatoria di Urso

stralci da Taranto Buonasera

1) DA GENOVA

«Grazie Piero Bitetti, simbolo di una scelta coraggiosa». La lettera del Comitato No Forno Elettrico Cornigliano.
Per i cittadini genovesi del Comitato, il Sindaco di Taranto diventa modello e riferimento per chi chiede di anteporre la salute dei cittadini alle logiche industriali

A sottolinearlo è una lettera aperta indirizzata alla sindaca di Genova Silvia Salis dal Comitato No Forno Elettrico, che chiede di ripensare il futuro del quartiere e dell’intera città. Per i firmatari, l’esperienza di Taranto dimostra che un’amministrazione comunale può realmente invertire la rotta... La lettera evidenzia che un sindaco, in base alle proprie prerogative, può negare autorizzazioni a impianti industriali considerati strategici dal Governo, può ricorrere al TAR contro decisioni imposte con decreti o leggi, può attuare piani di tutela ambientale e sanitaria...
Il Comitato invita quindi la sindaca Salis a valutare ogni possibilità per rigenerare Cornigliano e l’intera città, seguendo l’esempio di Taranto, che ha scelto di non continuare a condannare il proprio territorio..."

Non è affatto vero che Bitetti abbia detto NO al piano del governo, ha soltanto fatto un'operazione di riduzione (1 Dri invece di 3); inoltre ha detto che non è prerogativa del Sindaco autorizzare o meno impianti industriali (e questo col sistema capitalista attuale è anche logico); ma sicuramente - ed è quello che interessa la popolazione dei quartieri di Taranto - non ha presentato alcun piano di tutela ambientale e sanitaria, mentre sulla fine che devono fare i lavoratori in esubero dell'ex Ilva e appalto ha presentato un piano da rigettare, che in una logica di "scambio" pone in questi fondi di "scambio del governo lavori strategici che si devono fare a prescindere e contrappone disoccupati, precari agli operai.(Leggi: https://tarantocontro.blogspot.com/2025/07/accordo-di-programma-ex-ilva-no-alle.html)
 

2) URSO

"Il tempo stringe. Il 12 agosto sarà il giorno decisivo per il futuro dell’ex Ilva e per la realizzazione del piano di decarbonizzazione degli impianti siderurgici di Taranto. Lo ha ribadito il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, nel corso di una visita istituzionale al porto di Gioia Tauro... Se Taranto dice no al rigassificatore prende corpo l'ipotesi di spostare tutto a Gioia Tauro... Il porto calabrese in corsa per ospitare il polo del preridotto e il rigassificatore galleggiante...  L’obiettivo è avviare un progetto industriale, produttivo ed economico capace di rilanciare l’intera area, anche utilizzando al meglio le opportunità offerte dalla Zes unica”...
Abbiamo dato tempo al Comune di Taranto, dopo la crisi istituzionale e il ritiro delle dimissioni del sindaco, per convocare un consiglio comunale con all’ordine del giorno l’accordo di programma interistituzionale. Il 12 agosto quell’accordo dovrà essere firmato. Non possiamo permetterci ulteriori rinvii”.
Il piano di decarbonizzazione - Il progetto prevede un investimento complessivo di 6-7 miliardi di euro in 8 anni, con 2.500 occupati nella fase di realizzazione e la graduale sostituzione degli altiforni con forni elettrici alimentati da Dri (Direct Reduced Iron). I primi due forni dovranno essere operativi entro 4 anni, in parallelo allo spegnimento del primo altoforno di Taranto, mentre un terzo e un quarto Dri saranno realizzati nei successivi 4 anni, fino al completo abbandono della produzione tradizionale a carbone...
L’ipotesi Gioia Tauro - Se Taranto dovesse rinunciare, Gioia Tauro sarebbe pronta a subentrare. Il porto calabrese offre fondali adeguati, collegamenti ferroviari e la possibilità di garantire l’approvvigionamento energetico grazie alla nave rigassificatrice già autorizzata e, in prospettiva, a un rigassificatore terrestre. “Qui ci sono tutte le condizioni che le imprese chiedono per investire – ha osservato Urso –: infrastrutture logistiche, energia e spazi disponibili”.
Urso ha chiarito che il piano è stato presentato in Parlamento, discusso con sindacati e amministrazioni locali e inserito nel decreto legge già convertito sull’ex Ilva... Ora serve un sì o un no. Il 12 agosto conosceremo la risposta di Taranto”.

Urso agisce con una logica di ricatto, non di risposte. Se il 12 non si firma il piano 'A', lascerebbe a Taranto un mini piano e va a fare accordi con un'amministrazione di Gioia Tauro per tre volte sciolta per infiltrazioni mafiose.

Nello stesso tempo noi siamo nettamente contrari a posizioni che dicano: Taranto no, altri siti non ci interessa. La battaglia per la difesa della salute, ambiente, del lavoro vale per Taranto come vale per Gioia Tauro.

Urso inoltre dichiara, questa volta con numeri (occupati all'inizio solo 2.500 operai) il grande taglio di posti di lavoro (di fatto: 12mila e 500 esuberi) che comunque si prevede all'ex Ilva/appalto/indotto di Taranto. Ma su questo, come sulla questione delle ricadute ambientali, non da alcuna soluzione - non può dare soluzione... Il governo vuole rispondere solo ai padroni dell'acciaio (per cui ora si riparte da zero, con la nuova gara). 

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