Le richieste del sindaco Bitetti per poter firmare l'Accordo sono all'insegna di uno scambio e sono assurde e inaccettabili.
Il Comune scambia interventi strutturali necessari per Taranto, che dovevano essere fatti e sono da fare, indipendentemente dalla fabbrica e che, quindi, non c'entrano assolutamente nulla con l'Ilva, per dire Sì ai tagli dei posti di lavoro in Acciaierie/Appalto, dire Sì alle condizioni di svendita del governo e dei nuovi padroni della fabbrica; dire Sì alle nuove ricadute ambientali sulla città della decarbonizzazione.
Trasporti migliori, apertura ai voli civili all’Arlotta, autonomia universitaria, interventi per la sanità, addirittura assunzioni nella pubblica amministrazione, ecc. vengono, quindi, presentati da Bitetti come "compensazione" per la città e per gli esuberi degli operai che dovrebbero essere ricollocati in questi altre attività.
Che c'azzecca?
Dalle richieste di Bitetti:
- che “parte dei lavoratori in esubero, secondo le professionalità espresse o disponibili con processi di riqualificazione, possano essere collocati nelle amministrazioni pubbliche a partire da Comune capoluogo e Provincia, che presentano un deficit di dipendenti rispetto alla pianta organica non più sopportabile”;
- “implementare le risorse economiche da destinare al costituendo Tecnopolo che, insieme al Politecnico, deve divenire un polo di eccellenza nella ricerca per il trasferimento tecnologico e applicazione di modelli economici e industriali necessari alla giusta transizione industriale”;
- “permettere all’aeroporto di Grottaglie di aprirsi ai voli civili, e si inserisca “Taranto nell’investimento di elettrificazione e alta velocità della tratta ferroviaria Napoli-Bari”;
- “potenziamento della rete sanitaria locale attraverso la prevenzione per l’accesso agli screening periodici rispetto alle malattie oncologiche per i cittadini e per i dipendenti lavoratori Ilva”;
- un “impegno affinché il Polo Universitario Jonico si avvii ad una fase di autonomia almeno economica-gestionale”.
Sulla prima richiesta: collocazione nell'amministrazione pubblica, siamo all'assurdo. Sono anni e anni che i tantissimi disoccupati a Taranto chiedono lavoro, sono decenni che i lavoratori, lavoratrici ultraprecari, a pochissime ore e miseri salari, dagli asili all'Amat, alla sanità, ecc., chiedono stabilità lavorativa, condizioni di lavoro migliori, internalizzazione nell'amministrazione comunale, e il sindaco ora vorrebbe dare posti pubblici agli operai esuberi dell'ex Ilva (!?).
Sulle altre richieste, come diciamo prima, non si tratta di chiedere come scambio di favore ai ricatti del governo, ma come interventi necessari che da anni e anni Taranto aspetta.
Ma non finisce qui.
Anche in un'altra parte del documento sulle compensazioni, il Comune oltre a chiedere garanzia per le aziende locali (pura demagogia, in una realtà nazionale, internazionale che prevede per legge che alle gare possano partecipare tutte le aziende), e si scrive: "nell’ipotesi di accordo di programma che preveda gli impianti
Dri”, il trasporto del Dri dovrà
essere assegnato alle aziende locali”, chiede inoltre che le aziende locali di appalto siderurgico divengano “fornitrici di servizi continuativi alla produzione tramite l’esternalizzazione verso le stesse di segmenti produttivi del ciclo siderurgico”. Cioè. pezzi produttivi dell'ex Ilva dovrebbero essere esternalizzati, con tutta la conseguenza di perdita di diritti acquisiti e di condizioni migliori per gli operai Ilva.
Occorre che gli operai e la popolazione respinga questo osceno scambio.
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