domenica 12 dicembre 2021

Martina Franca - Padroni tessili - Razza bastarda! Llavoratrici buttate in mezzo alla strada - Solidarietà. Lotta e organizzazione subito!

Info La Repubblica - a cura dello Slai cobas per il sindacato di classe Taranto

info/contatti via Livio Andronico 47 Taranto - Slai cobasta@gmail.com - tel. 3475301704 - WA 3519575628

TARANTO - "Oltre il danno, anche la beffa. Siamo state trattate come persone invisibili". Ha qualcosa di grottesco la storia di un gruppo di lavoratrici di un'azienda di confezioni di Martina Franca: senza gli ultimi stipendi e tredicesime, senza i soldi della cassa integrazione e adesso anche senza azienda. " Non so se ridere o piangere. Non volevamo arrivare allo scontro e alla denuncia, avevamo un buon rapporto con il titolare e con l'azienda, ma così ci sentiamo trattate senza considerazione. Senza soldi, abbiamo difficoltà ad andare avanti e nessuno ci ha dato delle risposte".

La voce è quella di Carla (nome di fantasia), una di loro che, qualche giorno fa, ha deciso di tornare nella sede della ditta in cui lavorava - la Tessile 2.0, nella zona industriale di Martina Franca - per recuperare i propri effetti personali. A sorpresa, si è accorta che all'interno non c'erano più le macchine cucitrici ed erano in corso alcuni lavori: "Non c'era più l'azienda". Lei e le colleghe, tutte quarantenni, non lavoravano più dal mese di settembre. Le operaie - che in merito ai fatti hanno sporto denuncia tramite legale e sono seguite dal sindacato Filctem Cgil di Taranto- dichiarano di "non aver percepito i mesi di retribuzione di agosto e settembre e di non aver ancora ricevuto dall'Inps i pagamenti di 5 mesi di cassa integrazione Covid".

L'azienda contava in origine 15 dipendenti. Quest'anno le lavoratrici erano rimaste in tre e alternavano periodi di cassa integrazione a periodi in cui erano richiamate al lavoro. "Noi abbiamo cercato di resistere,

altrimenti ce ne saremmo andate lo scorso anno, ai primi sintomi della crisi - dice la donna -. Eravamo legate all'azienda, abbiamo bisogno di lavorare, siamo tanti i famiglia e le spese sono molte. Purtroppo non stiamo percependo niente dalla cassa integrazione, forse per ritardi nell'erogazione degli ammortizzatori sociali Covid, e niente neanche rispetto al credito dell'impresa nei nostri confronti. Come possiamo andare avanti? Non vediamo un euro da 5 mesi".

"Dopo aver deciso di recuperare i propri effetti personali dai propri armadietti - spiega la Filctem Cgil, guidata dal segretario Giordano Fumarola - le lavoratrici sono andate nell'azienda tessile e all'interno trovano alcuni operai edili impegnati in lavori, ma non trovano né i macchinari dell'azienda né l'azienda stessa. In cassa integrazione covid fino a dicembre, le lavoratrici avanzavano già delle mensilità non pagate e tutte le tredicesime e hanno scoperto così che l'azienda a cui sono legate da contratto di lavoro non c'è più, senza alcuna comunicazione".

Carla spiega le ultime fasi della vicenda, rimarcando anche i ritardi sulla cassa: "Capisco le difficoltà della pandemia, ma se ci fosse stata la cassa integrazione puntuale, non saremmo state tranquille con l'aiuto della stessa cassa e poi saremmo tornate a lavoro nei giorni in cui c'era nuovo lavoro". Intanto, nei mesi scorsi, "ci siamo rivolti all'azienda, visto che dalla cassa non avevamo ancora nessun aiuto, con la speranza di ricevere almeno i giorni lavorati e le tredicesime. Rinvii su rinvii, di settimana in settimana, dopo aver promesso un acconto sul pagamento del credito, per farci rifiatare in attesa della cassa; perciò, abbiamo poi contattato il sindacato e fatto la denuncia".

E il fatto che dell'azienda abbiate perso le tracce? "Proprio io sono passata giorni fa da lì, ho visto la serranda aperta, ma la porta era chiusa. Mi sono 'affacciata' dalla vetrata per prendere i miei effetti personali. Avevamo tutte un armadietto in cui io avevo lasciato occhiali da vista, indumenti ed altri oggetti. Con mia sorpresa, ho notato che dentro non c'era più nulla, non c'erano le macchine ed erano in corso dei lavori, con all'interno gli operai. Poi, lo stesso sindacato ha verificato questa situazione

Un grande paradosso del settore che ha le sue difficoltà, acuite con la pandemia, ma questo non giustifica in alcun modo che un'azienda decida di dismettere non solo la produzione - riflette Fumarola - ma proprio la struttura dell'impresa e soprattutto non comunicarlo ai lavoratori. Siamo consapevoli delle difficoltà, ma questo non giustifica questo tipo di comportamenti". Con le lavoratrici, con le quali è già avviato un percorso di vertenzialità sindacale, il sindacato ha sporto regolare denuncia nei confronti dell'impresa. "Le aziende contoterziste, già investite da una crisi sistemica, hanno dovuto resistere anche agli effetti economici della pandemia - conclude Fumarola -. Eppure, grazie agli ammortizzatori sociali è stato possibile tenere legati i lavoratori alle imprese, con la speranza di una ripresa. La ripartenza però non è qualcosa che arriva dall'alto, ma vanno create anche le condizioni perché si possa ripartire. Chiudere l'azienda, far sparire i macchinari, non avvisare le lavoratrici, non è sicuramente esprimere a voglia di continuare a lavorare"

Carla rimarca infine anche l'aspetto umano della vicenda. "Abbiamo sempre fatto il nostro dovere, non capisco il fatto di non essere considerate da un punto di vista umano, per dirci cosa stava accadendo. Ci tengo a dire che non vogliamo creare problemi a nessuno, né fare la guerra, vogliamo solo ciò che ci spetta... sia a livello lavorativo che a livello umano. In questo momento di crisi generale, anche l'aspetto umano è importante. Avevamo sempre avuto un bel rapporto, mai problemi sul posto di lavoro. Siamo andate via ai primi di settembre, ci è stato detto 'ti richiamo io appena arriva il lavoro' e non abbiamo saputo più nulla. Non sappiamo nulla neanche dei nostri effetti personali lasciati lì, ma penso che abbiamo il diritto di sapere se non c'è più l'azienda".

"Spero che la situazione si sblocchi e si risolva. E' il secondo Natale che facciamo senza soldi, abbiamo rate, bollette e pagamenti da rispettare, in questi casi i ritardi non sono tollerati e dobbiamo rispettare le scadenze. Spero che il Natale del prossimo anno sia diverso".

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