Nell'informare su quanto è emerso dall'incontro di ieri, non possiamo non sottolineare che le richieste delle Organizzazioni sindacali, tutte, sono prevalentemente volte a tutelare le Ditte, i loro crediti - manca sempre una piattaforma operaia; così gli operai sono unicamente legati agli interessi di padroni e padroncini e alla loro salvaguardia...
Il punto su tutto lo faremo
Venerdì, 26 gennaio · 16:30 – 20:30
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pubblicato il 24 Gennaio 2024, 19:24
LA POSIZIONE DEL GOVERNO: URSO E CALDERONE
Il Governo si è detto al lavoro per tutelare i lavoratori dell’indotto di Acciaierie d’Italia, a partire dall’estensione in deroga della Cigs per le aziende della filiera. Inoltre, l’esecutivo starebbe elaborando un quadro di misure a tutela delle imprese dell’indotto per l’ipotesi di commissariamento straordinario di AdI. E’ quanto comunicato dal ministero delle Imprese e del Made in Italy al termine dell’incontro che oggi il ministro del Mimit, Adolfo Urso, e la ministra del Lavoro e delle Politiche Sociali, Marina Calderone, hanno avuto con i sindacati rappresentanti dei lavoratori afferenti all’indotto di Acciaierie d’Italia, per un aggiornamento sulla situazione dell’ex Ilva anche al fine di predisporre ulteriori misure necessarie per la filiera.
In particolare, sono tre le misure su cui si sta concentrando l’attenzione dell’esecutivo, qualora si arrivasse al commissariamento di Acciaierie d’Italia: revisione delle norme per la tutela dei crediti delle imprese dell’indotto nell’ambito della procedura concorsuale. Sarà confermata la prededucibilità dei crediti delle imprese dell’indotto, eliminando quelle differenziazioni che in passato hanno generato difficoltà interpretative e applicative e provocato discriminazioni all’interno della platea. Nell’ambito della prededuzione, sarà data priorità assoluta alle imprese dell’indotto che hanno erogato le proprie prestazioni, senza soluzione di continuità, sino al giorno della decretazione dell’amministrazione straordinaria, contribuendo a garantire la continuità produttiva. La seconda misura è l’accesso agevolato delle imprese dell’indotto al Fondo di garanzia Pmi. Sarà previsto l’esonero dal pagamento delle commissioni “una tantum” per l’accesso al Fondo e per il mancato perfezionamento delle operazioni garantite. Per la misura della garanzia diretta sarà previsto un innalzamento all’80% per tutte le operazioni. Per quanto riguarda le operazioni di riassicurazione, la copertura del Fondo di Mcc sarà incrementata fino al 90% sulle garanzie rilasciate in prima istanza dai confidi non superiori all’80%. La terza misura è l’istituzione di un Fondo di sostegno per le imprese dell’indotto. Il Fondo prevedrà un contributo, nell’ambito del de minimis, per abbattere gli interessi che le imprese dell’indotto dovranno corrispondere sui mutui per nuova liquidità.
Inoltre quest’oggi il Ministro Urso ha rappresentato ai sindacati i tre scenari possibili per risolvere la vertenza dell’ex Ilva. Un eventuale accordo tra i soci di Acciaierie d’Italia, Mittal per il privato e Invitalia per il pubblico, o “l’amministrazione straordinaria attivata dal responsabile legale oppure attivata dal socio pubblico alla scadenza dei 15 giorni di preavviso”. “Certamente convocheremo a Palazzo Chigi, e in tempo utile come già preannunciato, il tavolo nazionale per comunicare le nostre decisioni ma anche ascoltarvi e confrontarci sulla fase successiva. Nel frattempo, per quanto mi riguarda – ha detto Urso – sto ascoltando e confrontandomi con i principali attori nazionali e con diversi attori nazionali che hanno manifestato interesse a un eventuale successivo investimento nel sito siderurgico dell’ex Ilva nel quadro del piano siderurgico nazionale che stiamo costruendo insieme ai principali attori. E su questo sicuramente avremo successivamente un confronto con i sindacati”.
LA POSIZIONE DEI SINDACATI PARTECIPANTI ALL'INCONTRO
“Nell’incontro di oggi, in videoconferenza, con il Mimit per discutere in merito ai lavoratori dell’indotto ex Ilva, abbiamo ribadito la gravità della situazione. L’ex Ilva non può assolutamente fermarsi. L’attuale dirigenza di Acciaierie d’Italia ha costruito le condizioni per cui le lavoratrici e i lavoratori, diretti ma soprattutto dell’indotto, non hanno più nessuna certezza sul loro futuro occupazionale, né sul pagamento degli stipendi. Oltre agli ammortizzatori sociali devono essere garantiti la continuità produttiva e occupazionale, la salute e la sicurezza degli impianti e l’ambiente. Come Fiom-Cgil siamo impegnati affinché ci possa essere per l’ex Ilva e per la siderurgia in Italia un futuro nuovo e un cambiamento radicale dell’attuale situazione” ha dichiarato Loris Scarpa, coordinatore nazionale siderurgia per la Fiom-Cgil.
“Registriamo positivamente come FIM il fatto che il Governo voglia trovare una soluzione al problema degli ammortizzatori per i dipendenti delle ditte dell’appalto. L’idea che si stia lavorando ad un ammortizzatore unico che possa inglobare tutte le realtà che rientrano nella crisi dell’Ilva è sicuramente un punto positivo – dichiara il segretario nazionale Fim Cisl Valerio D’Alò -. Bisognerà però lavorare per rafforzare le tutele per le imprese e per i crediti... In questo senso la volontà del Governo di dare una mano alle imprese, intervenendo anche sugli istituti che possano cedere liquidità per far fronte alle necessità delle aziende stesse, è buon punto di partenza. Continueremo in queste settimane l’interlocuzione con il Governo con l’obiettivo di assicurare a tutti ove necessario gli ammortizzatori sociali e nella minore misura possibile”. “a Taranto... l’unico altoforno in marcia ridotta è il numero 4, mentre l’altoforno 1 è fermo da agosto nonostante doveva fermarsi solo per un mese e il 2 è stato ferma.... La spiegazione questa volta non è legata a nessuno scudo penale, quell’alibi non c’è più, ma alle aziende dell’appalto che manifestano. Una minaccia inaccettabile...”.
Il segretario generale Uilm, Rocco Palombella. “Nonostante la gravità del momento – aggiunge il leader Uilm – le aziende di appalto stanno garantendo la sicurezza degli impianti senza essere pagate. Nel 2015 hanno già perso complessivamente 150 milioni di euro, non possono perderne altri 180 per colpa di una gestione fallimentare e scellerata. Il sistema, che è fatto di manutenzioni, servizi, forniture e trasporti è il cuore che supporta l’attività produttiva e coinvolge circa 5.500 lavoratori. Tutti vanno difesi e salvaguardati”. “Abbiamo la necessità di utilizzare immediatamente i 320 milioni di euro per garantire la sopravvivenza di tutte le aziende dell’appalto, sia quelle piccole che quelle più grandi, che più degli altri stanno sopportando il peso di questa situazione. Chiediamo anche di fare un incontro congiunto subito, prima che parta l’eventuale amministrazione straordinaria, per mettere in sicurezza lavoratori e imprese discutendo nel merito delle soluzioni tecniche. Dobbiamo impegnarci tutti con responsabilità per superare l’emergenza e salvare l’ex Ilva salvaguardando ambiente, lavoro e produzione”, conclude...
“Non si salva la situazione economico-occupazionale della città, nonché quella ambientale, se non si salva l’azienda e non si salva l’azienda se non si salva l’indotto. È per questo che, pur riconoscendo all’attuale Governo il merito di aver fatto chiarezza sulla vertenza e di aver stanato Mittal, corre l’obbligo di sottolineare che nello stesso provvedimento, mancano disposizioni chiare mirate a garantire il pagamento delle fatture alle aziende cui sono state affidate molte commesse sinora” affermano da USB Industria. “Al momento sono ferme 76 aziende e 3.500 lavoratori; le fatture non pagate al 31 dicembre scorso, ammontavano a oltre 170 milioni. È per questo che l’unione Sindacale di Base invia al Governo una proposta mirata a modificare il testo del decreto in corso di conversione, partendo proprio dalla certezza della strategicità dell’indotto. Indispensabile inserire un chiaro riferimento alla necessità di destinare obbligatoriamente almeno 150 milioni di euro dei 320, a queste realtà imprenditoriali perché possano recuperare parte dei tanti crediti, in misura proporzionale rispetto al quel che è stato maturato da ciascuna azienda fornitrice di beni e servizi...“
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