giovedì 14 novembre 2024

Formazione operaia - Cosa è lo Stato - da Stato e rivoluzione di Lenin

 

Le ragioni di questa Formazione operaia riguardano la necessità della comprensione della natura dello Stato, contro le teorie riformiste, piccolo borghesi che vogliono sempre mascherare la vera natura dello Stato capitalista, per conciliare e impedire la coscienza e la lotta per il suo abbattimento. Oggi questa necessità è più che mai attuale per lo stadio insufficiente delle lotte proletarie, e per la confusione, debolezza ideologica che c'è nella classe, su cui pesano da un lato le posizioni sbagliate, economiciste, di fatto riformiste, nel campo dei rivoluzionari e dall'altro soprattutto la mancanza tuttora di un partito comunista marxista-leninista-maoista che abbia peso e influenza nella classe operaia a livello nazionale. 

Seguiremo l'opuscolo di Lenin, "Stato e rivoluzione", nei suoi passi più importanti e più illuminanti che riprendono Marx ed Engels.

Nel primo paragrafo del primo capitolo Lenin spiega come è nato lo Stato e perchè lo Stato è il prodotto dell'antagonismo inconciliabile tra le classi.

Qui Lenin - contro tutti coloro, rappresentanti della classe degli oppressori, che dopo aver perseguitato Marx quando era vivo, dopo morto hanno cercato, e cercano tuttora, di trasformarlo in icona inoffensiva, di canonizzarlo a "consolazione e mistificazione delle classi oppresse, mentre si svuota del contenuto la loro dottrina rivoluzionaria" mettendo in primo piano "ciò che è o pare accettabile alla borghesia" - comincia scrivendo che occorre: "...innanzi tutto, ristabilire la vera dottrina di Marx sullo Stato". 

"Cominciamo - scrive Lenin - con l'opera più diffusa di F. Engels, L'origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato, pubblicata già nella sesta edizione a Stoccarda nel 1894. 

Come nasce lo Stato e perchè:

"Lo Stato - dice Engels - non è affatto una potenza imposta alla società dall'esterno... Lo Stato è il prodotto della società giunta a un determinato stadio di sviluppo; è la confessione che questa società si è avvolta in una contraddizione insolubile con se stessa, che si è scissa in antagonismi inconciliabili che è impotente a eliminare. Ma perché questi antagonismi, queste classi con interessi economici in conflitto, non distruggano se stessi e la società in una sterile lotta, sorge la necessità di una forza che sia in apparenza al di sopra della società, incaricata di attenuare il conflitto, di mantenerlo nei limiti dell'"ordine. Questa forza uscita dalla società, ma che si pone al di sopra di essa e che si estranea sempre più da essa, è lo Stato"...

"Qui è espressa - scrive Lenin - in modo perfettamente chiaro, l'idea fondamentale del marxismo sulla funzione storica e sul significato dello Stato. Lo Stato è il prodotto e la manifestazione degli antagonismi inconciliabili tra le classi. Lo Stato appare là, nel momento e in quanto, dove, quando e nella misura in cui gli antagonismi di classe non possono essere oggettivamente conciliati. E, per converso, l'esistenza dello Stato prova che gli antagonismi di classe sono inconciliabili".

Lo Stato, quindi, non è sempre esistito, Nasce dal momento in cui la società, per processi storici/sociali (che il testo di Engels spiega chiaramente, passo dopo passo, dall'organizzazione primitiva degli uomini, comunità ad oggi), è divisa in classi; e si estingue allorchè la società, dopo il socialismo e con il comunismo, non sarà più divisa in classi antagoniste.
Lo Stato non è un organo super partes. Engels scrive "in apparenza" al di sopra della società. E tale deve sembrare per svolgere il suo ruolo, apparentemente al di sopra dei conflitti, apparentemente per conciliare gli interessi delle diverse classi. Ma, questa è appunto l'apparenza. Un apparenza che inganna, volta ad attenuare lo scontro tra le classi, ma in realtà per imporre il dominio di una sola classe. Lo Stato punta a sembrare "conciliatore" ma in realtà la sua esistenza stessa dimostra che esso è il prodotto degli antagonismi di classe che sono inconciliabili. 
Lo Stato è lo strumento che la borghesia usa per opprimere l'altra classe, il proletariato.
Questo mette in chiaro che non è possibile cercare di cambiare, trasformare questo Stato da organo di dominio della classe al potere a organo rappresentante tutte le classi e quindi anche del proletariato. I riformisti, la cosiddetta "sinistra" parlamentare che propaganda questo inganna le masse. 

Dice Lenin, la realtà che l'esistenza dello Stato prova che gli antagonismi di classe sono inconciliabili, "E' precisamente su questo punto di capitale e fondamentale importanza che comincia la deformazione deI marxismo, deformazione che segue due linee principali.
...gli ideologi borghesi, e soprattutto piccolo-borghesi, costretti a riconoscere, sotto la pressione di fatti storici incontestabili, che lo Stato esiste soltanto dove esistono antagonismi di classe e la lotta di classe, "correggono" Marx in modo tale che lo Stato appare come l'organo della conciliazione delle classi. Per Marx, se la conciliazione delle classi fosse possibile, lo Stato non avrebbe potuto né sorgere né continuare ad esistere... Per Marx lo Stato è l'organo del dominio di classe, un organo di oppressione di una classe da parte di un'altra; è la creazione di un "ordine" che legalizza e consolida questa oppressione, moderando il conflitto fra le classi...".

Dall’analisi dello Stato borghese, dalla sua genesi, così come tracciata qui da Marx e da Engels e ripresa da Lenin, scaturisce l’inevitabilità e indispensabilità della distruzione di questo Stato da parte delle classi oppresse.

"...se lo Stato - continua Lenin -  è il prodotto dell'inconciliabilità degli antagonismi di classe, se esso è una forza che sta al di sopra della società e che "si estranea sempre più dalla società", è evidente che la liberazione della classe oppressa è impossibile non soltanto senza una rivoluzione violenta, ma anche senza la distruzione dell'apparato del potere statale che è stato creato dalla classe dominante e nel quale questa "estraneazione" si è materializzata..."

Quindi, non è possibile neanche pensare di abbattere lo Stato borghese ma conservare la sua struttura, i suoi strumenti, solo adeguandoli agli interessi del proletariato e delle masse popolari. Perchè tutto e ogni parte dell'apparato dello Stato borghese è funzionale al dominio di una classe, minoranza, sulle altre, maggioranza (come vedremo in  seguito) e, pertanto, non è possibile conservare o adeguare alcunchè. Lo Stato che il proletariato al potere dovrà per un certo periodo organizzare è l'opposto dello Stato attuale, perchè è espressione della maggioranza contro la minoranza dei padroni, dei ricchi, dei borghesi, con l'obiettivo non di conservare la divisione in classi ma di eliminare le classi.  

Da questo scaturisce l’inevitabilità della violenza rivoluzionaria per rovesciare lo Stato borghese, che ha la sua essenza nell’esercizio della “forza pubblica”. Il carattere necessariamente violento della rivoluzione proletaria, la sua necessità di distruzione dell’apparato del potere statale, non può che essere strettamente legato al fatto che la forza dello Stato consiste principalmente in questo. Pur se su piccola scala al momento, i proletari, le masse popolari lo vedono ogni volta che sviluppano lotte dure, rivolte, contro le quali lo Stato mostra senza orpelli la sua natura di oppressione/repressiva di fondo. 

Lo Stato è una forza pubblica fatta innanzitutto di distaccamenti speciali di uomini armati, prigioni, ecc. 

Torniamo all'opuscolo di Lenin:

"...Comparato all'antica organizzazione patriarcale [della tribù o del clan] - continua Engels - lo Stato si distingue in primo luogo per la ripartizione dei sudditi secondo la divisione territoriale.. Questa divisione a noi sembra "naturale", ma essa richiese una lunga lotta con l'antica organizzazione per clan o per famiglie".
"...Il secondo tratto caratteristico dello Stato è l'istituzione di un potere pubblico che non coincide più direttamente con la popolazione che organizza se stessa in forza armata. Questo potere pubblico è necessario perchè un'organizzazione armata spontanea della popolazione è divenuta impossibile dopo la divisione in classi... Questo potere pubblico esiste in ogni Stato e non consta semplicemente di uomini armati, ma anche di accessori materiali, prigioni e istituti di pena di ogni genere, di cui nulla sapeva la società patriarcale... ".
Engels sviluppa la nozione di questa "forza", chiamata Stato, forza che è sorta dalla società ma che si pone al di sopra di essa e se ne estranea sempre più. In che consiste principalmente questa forza? Essa consiste anzitutto in distaccamenti speciali di uomini armati che dispongono di prigioni, ecc.
Abbiamo il diritto di parlare di distaccamenti speciali di uomini armati, perchè il potere pubblico proprio di ogni Stato "non coincide più in modo diretto" con la popolazione armata, con la sua "organizzazione armata spontanea"...
L'esercito permanente e la polizia sono i principali strumenti di forza del potere statale.." E il motivo "principale, essenziale (è) la scissione della società in classi inconciliabilmente nemiche...
...la società civile è divisa in classi ostili, e per di più inconciliabilmente ostili, il cui armamento "spontaneo" determinerebbe una lotta armata fra di esse. Lo Stato si forma; si crea una forza distinta, si creano distaccamenti speciali di uomini armati; e ogni rivoluzione, distruggendo l'apparato statale, ci dimostra con tutta evidenza come la classe dominante si sforza di ricostruire distaccamenti speciali di uomini armati che la servano, e come la classe oppressa si sforza di creare una nuova organizzazione dello stesso genere, capace di servire non più gli sfruttatori, ma gli sfruttati..."

Lenin, riprendendo sempre Engels, spiega in maniera chiarissima che il cuore dello Stato, la forza dello Stato sono i "distaccamenti speciali di uomini armati che dispongono di prigioni, ecc,", cioè sono l'esercito, la polizia, i carabinieri, le forze armate. Perchè esse devono mantenere l'ordine, cioè imporre alle masse, ai lavoratori, alle classi oppresse le leggi, la volontà, gli interessi, il dominio della classe borghese, capitalista. Se non ci fosse lo Stato borghese anche le classi oppresse potrebbero armarsi. 
Questo spiega in maniera definitiva che non è possibile alcuna "conciliazione" tra le classi; spiega che l'aspetto centrale, strutturale dell'azione dello Stato è la repressione, impedire con la forza che le masse, sia pure costituendo la maggioranza, possano far prevalere i loro interessi sulla minoranza borghese, addirittura appellandosi allo Stato. Lo Stato c'è per reprimere, per imporre la minoranza sulla maggioranza, per imporre la dittatura della borghesia.
Per questo la classe oppressa non ha altra strada di creare una nuova organizzazione uguale (per la forza) e contraria (per lo scopo) per "servire non più gli sfruttatori, ma gli sfruttati".

Ora per i lavoratori della Hiab solo cassintegrazione, e poi...

Riportiamo sulla vertenza/lotta della Hiab gran parte dell'articolo uscito sul Corriere di Taranto. Ma vogliamo dire ai lavoratori alcune cose.

Come avevamo già anticipato su questo blog ma soprattutto andando direttamente lunedì scorso dai lavoratori che occupavano la fabbrica, per portare la solidarietà dello Slai cobas, si stava determinando la stessa situazione che noi avevamo vissuto con 120 operai alla Tessitura Albini di Mottola - unica importante differenza era proprio nella lotta, nell'occupazione della Hiab portata avanti da un mese da parte di tutti i 102 lavoratori.

L'incontro e le decisioni assunte a Roma confermano purtroppo la similitudine con la Tessitura. Anche qui l'unica "soluzione" è la cassa integrazione a zero ore (le altre mini proposte: incentivi all'esodo, trasferimenti "volontari" di pochissime unità sono miserie che già in generale gli operai avevano rifiutato). Anche qui la Hiab affida ad una Agenzia la ricerca di possibili ditte interessate ad acquisire lo stabilimento (alla Tessitura fu la Vertus che cercò per un anno, senza effettivi risultati); quindi anche qui dopo la cassintegrazione c'è il rischio della procedura di licenziamento/Naspi, in attesa di... (per capirci gli operai della Tessitura in Naspi sono ancora "in attesa" che una ditta, la Ekasa, li voglia prendere, ma poco a poco, azzerando professionalità, lasciando alla stessa ditta la facoltà di scelta, per es. le donne No, ecc.).

Noi pensavamo e pensiamo che alla Hiab non possa, non debba finire come alla Tessitura. La possibilità è data dal livello di lotta (che alla Tessitura non c'era); senza maggiori certezze in termini di tempi e di soluzioni reali, la mobilitazione non può finire.

E su questo una cosa la vogliamo dire. Ci sembra sbagliato che "le organizzazioni sindacali si sono impegnate alla revoca dello di sciopero e fare in modo che i lavoratori riprendano l’attività lavorativa al fine del completamento delle lavorazioni attualmente sospese, a fronte dell’occupazione del sito produttivo dallo scorso 15 ottobre". Perchè mai! La Ditta dà un calcio agli operai, non paga per questo nessun pegno (perchè purtroppo non c'è una legge che obbliga una ditta che ha ricevuto incentivi, sgravi, facilitazioni statali per aprire la fabbrica al sud a restituire ciò che ha avuto), e gli operai dovrebbero completare le lavorazioni per non far perdere nulla alla Hiab!? (che probabilmente ricatta pagando la retribuzione per il mese "di occupazione").

Non ci sembra giusto, per tutti i sacrifici che i lavoratori della Hiab hanno fatto.

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La HIAB delocalizza e lascia Statte - Azienda e sindacati in trattativa per gestire il piano di cassa integrazione

- pubblicato il 13 Novembre 2024, 07:19

La procedura di delocalizzazione a seguito della chiusura del sito HIAB di Statte è stata ufficialmente avviata dopo l’incontro di ieri a Roma presso l’hotel Quirinale, tra le organizzazioni sindacali e i rappresentanti dell’azienda. Nessun dubbio quindi sul fatto che la HIAB lascerà Statte trasferendo per ora tutte le attività presso lo stabilimento di Minerbio (se mai qualcuno cullasse ancora la speranza che ciò potesse non accadere) e che per i 102 lavoratori e le loro famiglie si apra ora un lungo periodo di inrtezze e timori per il futuro.

Le parti hanno quindi convenuto l’accesso agli ammortizzatori sociali (cassa integrazione a zero ore) fino alla scadenza del piano di cassa integrazione.... Inoltre sarà conferito un incarico – per tutta la durata del piano – ad un advisor specializzato per la ricerca di possibili acquirenti interessati a rilevare il ramo d’azienda di Statte ovvero a procede alla reindustrializzaziooe del sito ad opera di un soggetto.

In tale contesto, HIAB si è resa disponibile a cedere i macchinari attualmente in uso presso Io stabilimento di Statte. Dall’altro lato, come richiesto dall’azienda, le organizzazioni sindacali si sono impegnate a valutare la revoca dello stato di sciopero e fare in modo che i lavoratori riprendano l’attività lavorativa al fine del completamento delle lavorazioni attualmente sospese, a fronte dell’occupazione del sito produttivo dallo scorso 15 ottobre. Che ha comportato non pochi problemi per l’azienda, visto che Statte contribuisce all’80% della produzione.

Alla luce del confermato trasferimento a Minerbio delle linee produttive funzionali alla costruzione delle gru della linea heavy e super hevay (quelle che realizzano kit, sfili per gru e per snodi), HIAB ha ribadito la propria disponibilità al trasferimento incentivato e su base volontaria da Statte a Minerbio per 25 lavoratori tramite un apposito job posting (offerta di lavoro). Oltre ad avviare – nel contesto del piano di delocalizzazione – una procedura di mobilità in relazione al personale occupato presso Statte utilizzando i criteri della prossimità all’accesso al trattamento pensionistico e della volontarietà, con uscita fino al termine del piano; in entrambi i casi a fronte del riconoscimento di un incentivo all’esodo (subordinatamente alla sottoscrizione di un verbale di conciliazione).

Nell’ambito del piano e quale misura dello stesso (e subordinatamente all’adozione delle azioni precedenti), su richiesta delle organizzazioni sindacali HlAB riconoscerà ai dipendenti addetti allo stabilimento di Statte che hanno partecipato allo sciopero il trattamento retributivo per tutto il relativo periodo (dal 15 ottobre 2024 al 15 novembre 2024), evitando così di perdere un mese di stipendio. Mentre si è impegnata a illustrare ilpiano industriale per gli stabilimenti della Provincia di Bologna.

Di tutto questo se ne discuterà nel prossimo incontro che si terrà il prossimo 19 novembre... Senza dimenticare i lavoratori delle aziende che ruotano intorno all’indotto della HIAB: la ditta delle pulizie, le aziende di trasporto, i fornitori di minuteria, le manutenzioni elettriche e di macchine speciali, la ditta addetta al taglio e quella addetta a trattamenti e verniciature speciali delle lamiere. Parliamo di un numero che oscilla tra i 50 e i 100 lavoratori che rischiano di avere anch’essi ripercussioni a seguito della chiusura del sito di Statte...

mercoledì 13 novembre 2024

Ricorso Codacons per il trasferimento del processo "Ambiente svenduto" in cassazione il 17 dicembre

 da Gazzetta del mezzogiorno - Francesco Casula

Il trasferimento del processo Ilva è incostituzionale, il Codacons ricorre in Cassazione: «Violati tre articoli della Carta»

«Ambiente svenduto resti a Taranto», la norma del codice di procedura penale che impedisce di impugnare le sentenze per il trasferimento dei processi per competenza territoriale, viola tre articoli della Costituzione.

TARANTO - La norma del codice di procedura penale che impedisce di impugnare le sentenze per il trasferimento dei processi per competenza territoriale, viola tre articoli della Costituzione. È quanto sostengono gli avvocati del Codacons che hanno presentato ricorso alla Corte di Cassazione contro la sentenza che ha annullato le condanne di primo grado per gli imputati coinvolti nell’inchiesta «Ambiente svenduto» sulle emissioni velenose dell’ex Ilva e trasferito il procedimento al tribunale di Potenza.

Nelle scorse ore, infatti, la Suprema Corte ha notificato ai difensori degli imputati, tra i quali Fabio e Nicola Riva, ex proprietari della fabbrica, e l’ex governatore della Puglia, Nichi Vendola, l’avviso con il quale ha fissato per il 17 dicembre l’udienza nella quale sarà valutata la richiesta dell'associazione che difende diverse decine di abitanti del rione Tamburi, il quartiere più esposto agli inquinanti dello stabilimento di Taranto...

Sul Consiglio monotematico su lavoratori appalti comunali - commento di Slai cobas

Come già immaginavamo il Cosiglio comunale monotematico non ha preso, non ha voluto prendere, alcuna decisione sui gravi problemi posti dalle lavoratrici e lavoratori degli appalti comunali.

Già l'assenza del sindaco Melucci è stata sintomatica, a dimostrazione che i problemi del lavoro, delle condizioni ultraprecarie dei lavoratori degli appalti comunali non sono, come abbbiamo detto nel nostro intervento di ieri, all'OdG di questa amministrazione, e anche quando si fa un consiglio comunale specifico il sindaco ritiene che non è importante.

Gli interventi di tanti consiglieri hanno mostrato che addirittura non sanno nulla e non se ne importano di conoscere la realtà che vivono centiana di lavoratori e lavoratrici a Taranto, cercando anche, alcuni, di scaricare la responsabilità sugli stessi lavoratori, che sarebbero troppi.

Mentre l'intervento per l'amministrazione dell'assessore Murgia è stato pietoso e grave, affermando di fatto che il Comune non può fare niente, non avrebbe i soldi, e quindi il massimo sarebbe chiedere l'intervento della Task force regionale - che in effetti è l'unica cosa che sollecitano e che dovrebbe portare ad un incontro a Bari per il 28 novembre.

Solo alcuni hanno proposto cose di "buon senso", in particolare una variazione delle voci di bilancio, riducendo fondi a spese inutili (che ci sono eccome, vedi eventi, ecc.) e convogliando invece soldi per il lavoro, il salario.

Le due mozioni presentate e respinte dalle votazioni, sia pur apprezzando l'impegno dei consiglieri che le hanno fatte, si sono dimostrate, come era facile prevedere inutili; già avevamo l'esperienza di una mozione per avviare un percorso di internalizzazione presentata circa 3 anni fa e approvata in maggioranza, ma poi finita nel dimenticatoio; perchè, abbiamo chiesto, non ci si attiva per mettere in pratica quella mozione?

Nello stesso tempo non bastano assolutamente mozioni, interventi che dicono di non andare indietro alla attuale situazione, di garantire lo status quo di posti di lavoro, di reddito.

Noi vogliamo e abbiamo diritto a molto di più - e in questo la battaglia delle lavoratrici e lavoratori degli asili deve essere d'esempio. Vogliamo, come abbiamo detto, l'aumento dell'orario di lavoro a 5 ore al gg e 30 settimanali, l'istituzione di un salario minimo (da porre come requisito per partecipare alle gare d'appalto) di 9 euro nette all'ora; la fine dei periodi di sospensione (a partire dal recupero del mese scippato di quest'estate); la sicurezza e salute sul lavoro con l'introduzione in primis di macchinari adeguati.

Ma ora non bisogna, comunque, "mollare la presa". Vogliamo fatti, soluzioni concrete e non altre parole e riunioni inutili.

Fin da ora fissiamo due appuntamenti, Mentre contemporaneamente avviamo subito i ricorsi collettivi, esposti sulle varie questioni.

- il 25 novembre - giornata contro la violenza sulle donne (che viene favorita anche dalla condizione di non autonomia economica delle donne) in cui faremo una iniziativa al centro per rendere visibile alla città la grave condizione delle lavoratrici;

- il 29 novembre - partecipando allo sciopero generale già indetto - in cui già sapremo le conclusioni dell'eventuale riunione regionale.

SLAI COBAS - TARANTO
13.11.24

martedì 12 novembre 2024

La rabbia e la lotta delle lavoratrici e lavoratori degli appalti comunali al Consiglio comunale monotematico di oggi




 L'intervento dello Slai cobas al Consiglio comunale

Così vivono i migranti nel Cara di Bari - neanche gli animali....

Poi quando protestano vengono repressi. Ma è giusto e necessario ribellarsi e sostenere la loro lotta!

Ammassati in pochi metri quadri e con bagni fatiscenti, così vivono i migranti nel Cara di Bari: le immagini esclusive dall'interno
di Vincenzo Pellico e Paolo Russo

Bagni fatiscenti, lontani rispetto al blocco della struttura. Trenta metri a cielo aperto separano le docce dalla zona delle camere. Le camere: un covo di venti metri quadri nei quali insistono quattro paia di letti a castello. Otto posti letto e nessuna aerazione, data la mancanza di finestre. Cabine che in quanto a ristrettezza dello spazio ricordano le cuccette dei treni. Ma qui bisogna viverci per mesi. Qualche tenda appesa nel tentativo di isolarsi, ma nessuna privacy. Ecco le immagini esclusive all'interno del Cara di Bari dove nei giorni scorsi è partita una rivolta a seguito della morte di un ospite

GUARDA IL VIDEO:

https://search.app/?link=https%3A%2F%2Fbari.repubblica.it%2Fcronaca%2F2024%2F11%2F11%2Fvideo%2F 423610364%2F%3Fref%3DRHLF-BG-P2-S3-T1&utm_campaign=aga&utm_source=agsadl2%2Csh%2Fx%2Fgs%2Fm2%2F4

domenica 10 novembre 2024

Bene il presidio ieri al Carcere di Taranto! - Contro il carcere tortura, le condizioni dei detenuti, contro il Ddl 1660

Almeno 50 compagne e compagni di diverse realtà, di Taranto e provincia, hanno manifestato davanti al cercare di Taranto, con interventi combattivi, canzoni, slogan. Un carcere noto alle cronache per il suo sovraffolamento, per le condizioni in cui i detenuti sono costretti a stare in celle sporche, infestate da insetti, noto per i detenuti suicidati/assassinati per mancanza di assistenza, ma anche per i casi di corruzione, tangenti che hanno portato al processo della precedente direttrice del carcere.

Abbiamo manifestato contro il Ddl sicurezza 1660, che alla condizione grave nelle carceri unisce la repressione, anche fino a 20 anni, di ogni forma di protesta, anche pacifica, di chi sta incarcerato e verso i solidali, più carcere per donne incinta e madri con bambini fino ai 6 anni; ma chiaramente è stato denunciato negli interventi tutto il resto di questo Ddl, questo Stato di polizia e il governo Meloni fascista, che risponde alle lotte dei giovani, dei movimenti pro Palestina, a chi si batte per l'ambiente, alle giuste e necessarie lotte dei lavoratori, solo e soltanto con più repressione.

Ma è stato denunciato anche il memefreghismo dell'amministrazione comunale di Taranto, con sindaco e assessori che pensano solo ai "cambi di casacca" e occupazioni di poltrone e nulla fanno per la condizione dei detenuti, come per il lavoro, il reddito ai disoccupati, alle donne, ai settori poveri di questa città.


 

 Nonostante la solita presenza esagerata di carabinieri e polizia, ad un certo punto un folto gruppo, soprattutto di compagne, attraversando i campi, è andato vicino alle mura del carcere dove le persone all'interno potevano sentirci e vederci meglio. Slogan forti, sventolio di bandiere, gridati alcuni nomi di chi era incarcerato, mentre dalle celle i detenuti rispondevano con i loro saluti emozionati, con tutto quello che potevano - Un bel momento di solidarietà "ravvicinata"!

Alcuni rinchiusi nelle carceri hanno gridato che le guardie carcerarie volevano impedire che loro si affacciassero alle inferriate per setire e salutare i manifestanti. Chiaramente questo è stato subito fortemente denunciato e la solidarietà/l'unità tra chi era fuori e chi era dentro è continuata



Abbiamo lanciato l'appello ai detenuti a ribellarsi, prendendo l'impegno che ogni loro protesta sarà da noi sostenuta, costruendo nella lotta concreta l'unità necessaria tra detenuti e solidali contro la repressione, contro le condizioni nelle carceri.

Nella manifestazione si è ricordata la mobilitazione per la libertà immediata di Anan che lo Stato italiano, complice di Israele, tiene ancora rinchiuso nelle carceri per la sua battaglia per la Palestina, in difesa della resistenza del popolo palestinese. Proprio il giorno dopo (il 10 novembre) si teneva al carcere di Terni, dove Anan è rinchiuso, una nuova manifestazione. 

 

Auguri "definitivi" a Riccardo Cristello lav Acciaierie e al suo avvocato Mario Soggia - non avevamo dubbi...

Da Corriere di Taranto - Si chiude la vicenda giudiziaria dell’allora dipendente di Arcelormittal Riccardo Cristello che, si ricorderà, aveva sollevato clamore mediatico nazionale. La Corte di Cassazione ha confermato quanto era stato deciso nei precedenti gradi di giudizio, dal Giudice del Lavoro di Taranto e dalla Corte d’Appello di Lecce sezione distaccata di Taranto, e quindi l’illegittimità del licenziamento dell’aprile del 2021.

Ma una domanda: anche se la fiction “Svegliati Amore Mio” interpretata da Sabrina Ferilli si fosse riferita direttamente alla situazione dell'ex Ilva di Taranto, era legittimo o no fare commenti? E' vietato in Ilva, poi ArcelorMittal e ora Accieierie d'Italia la libertà di pensiero e di critica? Qui, dobbiamo rispondere purtroppo di sì. Ma non possiamo accettarlo.

Slai cobas

venerdì 8 novembre 2024

Come volevasi dimostrare: Del Coco presidente del Tribunale di Lecce - L'annullamento della sentenza del processo Ilva ha pagato...

Dalla stampa - "È Antonio Del Coco il nuovo presidente del Tribunale di Lecce. Lo ha stabilito il plenum del Consiglio Superiore della magistratura che nel pomeriggio di ieri ha attribuito 19 voti al magistrato che attualmente ricopriva l'incarico di presidente della sezione della Corte d'Appello di Taranto. Proprio il neo presidente nelle scorse settimane è balzato agli onori della cronaca firmando la sentenza che ha accolto i ricorsi della difesa dei Riva, ha annullato le condanne nei confronti del degli imputati del maxi processo Ambiente svenduto per i veleni emessi dall'ex Ilva". 

MA NOI L'AVEVAMO BEN PREANNUNCIATO DOPO LA VERGOGNOSA SENTENZA A FAVORE DEGLI IMPUTATI DEL PROCESSO "AMBIENTE SVENDUTO"

Avevamo detto che l'atteggiamento equivoco tenuto da Del Coco nel processo, fin dalla 2° udienza in cui aveva sospeso le provvisionali alle parti civili con motivazioni spudoratamente a difesa delle "tasche" degli imputati, atteggiamento che poi è proseguito nelle altre udienze con parole anche offensive verso le decisoni dei giudici del 1° grado e ammiccamenti sorridenti verso gli avvocati dei Riva, e poi la sentenza di annullamento, faceva sosperrare che Del Coco volesse utilizzare il processo e la sentenza di Taranto come trampolino per la sua scalata alla presidenza del Tribunale di Lecce.

Del Coco si è voluto liberare subito della "patata bollente" del processo Ilva, ma ha usato il processo Ilva come auto propaganda.  

Una scalata fatta sulla pelle di operai, lavoratori cimiteriali, cittadini dei quartieri inquinati...

Ma, come abbiamo detto dopo la vergognosa sentenza: non finisce qui...

giovedì 7 novembre 2024

Riprende la Formazione Operaia - "Stato e rivoluzione" - Scritto da Lenin pochi mesi prima della Rivoluzione d'Ottobre

 

Perchè proprio da questa data importante per i proletari e i popoli del mondo? Perchè Lenin scrisse questo testo poco prima della Rivoluzione d'Ottobre, tra agosto e settembre del 1917, dicendo «...E' davanti agli occhi che la rivoluzione proletaria internazionale sta maturando. La questione del suo atteggiamento nei confronti dello Stato acquista una valenza pratica».

Ma sempre, e anche oggi, la questione dello Stato è dirimente per la comprensione del suo ruolo e nella lotta per rovesciare questo sistema sociale. 

Tanti, anche oggi, pensano che lo Stato sia al di sopra delle classi, vedendolo - come dice Marx - "...come presunto arbitro imparziale tra interessi universali e interessi particolari" ; o cercando il "fondamento del male non già nell'essenza dello Stato ma in una determinata forma di Stato, al cui posto mettere un'altra forma di Stato".

Su questo, quindi, è necessaria una conoscenza e una comprensione vera, che Lenin nel suo libro ci consegna. Da qui la nuova Formazione Operaia rivolta in primis proprio ai proletari e alle proletarie e ai giovani, ai compagni.

Perchè questa comprensione, come per le precedenti Formazioni Operaie, sia arma teorica per le armi pratiche della lotta sociale politica.

Scrive Lenin nel proscritto alla 1° edizione - il 30 novembre del 1917:

"Il presente opuscolo fu scritto nell'agosto-settembre 1917. Avevo già preparato il piano di un VII capitolo: "L'esperienza delle rivoluzioni russe del 1905 e del 1917", ma all'infuori del titolo non ho avuto tempo di scriverne una sola riga; ne fui "impedito" dalla crisi politica, vigilia della Rivoluzione d'Ottobre 1917. Non c'è che da rallegrarsi di un tale "impedimento". Ma la seconda parte di questo opuscolo ("L'esperienza delle rivoluzioni russe del 1905 e del 1917") dovrà certamente essere rinviata a molto più tardi; è più piacevole e più utile fare "l'esperienza di una rivoluzione" che non scrivere su di essa".

Già questa presentazione di Lenin dell'opuscolo dice tutto. Dice agli operai, alle masse popolari avanzate come deve essere inteso lo studio, dice che la teoria rivoluzionaria è tale se è al servizio della pratica di lotta. Dice che occorre impossessarsi delle armi teoriche per le armi pratiche della lotta sociale politica, per la lotta rivoluzionaria. 

E questo è il senso della Formazione operaia.

Cominciamo dalla Prefazione all'opuscolo dell'agosto del 1917:

Lenin scrive: "Il problema dello Stato assume ai nostri giorni una particolare importanza, sia dal punto di vista teorico che dal punto di vista politico pratico. La guerra imperialista ha accelerato e acutizzato a un grado estremo il processo di trasformazione del capitalismo monopolistico in capitalismo

monopolistico di Stato. L'oppressione mostruosa delle masse lavoratrici da parte dello stato, il quale si fonde sempre più strettamente con le onnipotenti associazioni dei capitalisti, acquista proporzioni sempre più mostruose. I paesi più avanzati si trasformano - ci riferiamo alle loro "retrovie" - in case di pena militari per gli operai.

Gli inauditi orrori e flagelli di una guerra di cui non si vede la fine, rendono insostenibile la situazione delle masse, aumentano la loro indignazione. La rivoluzione proletaria internazionale matura in modo visibile, e il problema del suo atteggiamento verso lo Stato assume un significato pratico".


Quando la situazione sociale, politica si fa più difficile, per l'azione del capitale, per l'acuirsi della guerra imperialista e dei suoi effetti sulla condizione dei proletari e delle larghe masse, per l'oppressione delle masse lavoratrici, è importante, per indicare, organizzare, lavorare per la lotta necessaria, la lotta rivoluzionaria, la comprensione di cosa è lo Stato borghese, del suo ruolo.  

Senza questa comprensione e "atteggiamento" - "pratico", dice Lenin - si resta nella illusione che lo Stato possa assumere una forma differente dalla sua essenza, che invece è sempre al servizio della classe dominante e di dittatura, mascherata o aperta verso i proletari e le masse popolari.  


Questa illusione è alimentata da partiti, forze opportuniste, apparentemente vicini ai lavoratori e alle masse ma che volutamente fungono da deviatori dalla realtà, da copertura della vera essenza dello Stato. 

Leggiamo come li descrive Lenin e vedremo quanto possiamo, chiaramente al netto delle dovute differenze di tempo, riconoscerli in organizzazioni politiche, forze di oggi.


Scrive Lenin: "...Gli elementi di opportunismo che si son venuti accumulando nel corso di decenni di sviluppo relativamente pacifico, hanno fatto sorgere la corrente socialsciovinista che domina nei partiti socialisti ufficiali di tutto il mondo. Questa corrente... si distingue per l'adattamento piatto, servile dei "capi" del "socialismo" agli interessi non solo della "propria" borghesia nazionale, ma precisamente del "proprio" Stato, giacchè da lungo tempo la maggior parte delle cosiddette grandi potenze sfruttano e asserviscono numerosi popoli piccoli e deboli... La lotta per sottrarre le masse lavoratrici all'influenza della borghesia in generale, e in particolare della borghesia imperialista, è impossibile senza una lotta contro i pregiudizi opportunistici sullo "Stato".

....La questione dell'atteggiamento della rivoluzione socialista del proletariato nei confronti dello Stato acquista quindi un significato non solamente politico pratico, ma assume anche un carattere di scottante attualità, perchè si tratta di far comprendere alle masse che cosa dovranno fare per liberarsi, in un avvenire prossimo, dal giogo del capitale".


Lenin fa una feroce lotta alle posizioni oscillanti, rivoluzionarie a parole ma controrivoluzionarie nei fatti. I rappresentanti di queste posizioni invece di combattere e sottrarre le masse dall'influenza ideologica, politica della classe dominante, si fanno da cinghia di trasmissione di quelle idee, posizioni e quindi impediscono ai proletari e alle larghe masse di lottare contro e avere una comprensione autonoma, di parte, della propria classe. Questa azione di deviazione non solo ha l'effetto di impedire una vera coscienza delle masse, ma anche una conseguenza pratica, che la borghesia al potere utilizza per rafforzarsi e per far passare, impedire una vasta opposizione alla sua azione di attacco verso i proletari e le masse. 

Questa azione degli opportunisti, in una fase di guerra - come era all'epoca in Russia, ma come è oggi nella situazione di guerra imperialista in estensione che viviamo - è ancora più criminale; perchè invece di combattere il proprio Stato, il ruolo che la propria classe dominante ha nella guerra per consolidare e avanzare verso i propri interessi imperialisti, si pone dalla parte dello Stato, si giustifica e si legittima una posizione di "partigianeria degli interessi nazionali" - che non è mai difesa del proprio paese, ma difesa degli interessi della propria borghesia in concorrenza con le altre borghesie e soprattutto contro i popoli dei paesi oppressi dall'imperialismo.

Combattere queste posizioni, presenti oggi nella sinistra parlamentare, ma anche nel campo dei movimenti di lotta è fondamentale nello scontro sul terreno della guerra, degli armamenti, del ruolo dello Stato italiano verso i popoli e le loro lotte. 


Con Lenin entreremo nel merito di tutto questo.  

La HIAB di Statte chiuderà - Nessuna buona notizia da Roma per i 102 lavoratori coinvolti nella vertenza

Esprimiamo la nostra solidarietà ai lavoratori della HIAB - ex Effer - e la porteremo direttamente nei prossimi giorni come Slai cobas per il sindacato di classe
Abbiamo purtroppo vissuto una situazione come questa alla Tessitura Albini Mottola dove alla fine la fabbrica è stata chiusa, i lavoratori licenziati, le prospettiva di rioccupazione quasi azzerate ed è rimasto in piedi solo un ricorso legale.
Padroni, governo, regione istituzioni locali, l'on Mario Turco c'erano anche là e purtroppo vi è stata anche la linea del sindacalismo confederale maggioritario tra i lavoratori. Tutto questo ha portato al risultato che abbiamo descritto. 

Abbiamo cercato con gli operai da noi organizzati nella lotta della Tessitura di scongiurare questo esito, non ci siamo riusciti, ma ne abbiamo tratto una esperienza.
Ora alla Hiab la situazione è ancora aperta e i lavoratori sono in lotta e serve un'altra strada per difendere il lavoro e il salario
Slai cobas per il sindacato di classe - Taranto

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Da Corriere di Taranto - Gianmario Leone    
pubblicato il 06 Novembre 2024, 07:04

Adesso non ci sono più dubbi: lo stabilimento HIAB di Statte chiuderà. E’ questo il responso, amaro, del tavolo ministeriale che si è svolto a Roma presso la sede del ministero del MIMiT, a cui hanno preso parte i rappresentanti dell’azienda, del ministero e dei sindacati dei metalmeccanici (a cui hanno partecipato da remoto anche la Regione Puglia, oltre che il Comune e la Provincia di Taranto). E che apre l’ennesima, drammatica vertenza del lavoro sul territorio tarantino che colpisce 102 lavoratori e le rispettive famiglie.

Le avvisaglie di un simile epilogo però, c’erano tutte. Visto che l’ultimo incontro dello scorso 30 ottobre tra società e ministero si era concluso con un nulla di fatto, nonostante la proposta messa sul tavolo dal governo di una serie di incentivi per garantire la continuità produttiva. Una settimana prima, il 23 ottobre, al tavolo allargato alle organizzazioni sindacali i rappresentanti della HIAB avevano continuato a sostenere che la decisione di trasferire a Minerbio (Bo) le attività manifatturiere per la produzione delle gru attualmente prodotte nello stabilimento di Statte, con conseguente apertura di una procedura di proroga della cassa integrazione per tutto il personale in forza a zero ore, pari a 102 unità, è legata alla crisi di mercato ed calo degli ordinativi. Tesi rispedita al mittente dai sindacati che hanno evidenziato come il rapporto intermedio del 2024 dica esattamente il contrario, ovvero che gli ordini per HIAB sono in aumento (come avvenuto anche per tutto il 2022, con un fisiologico calo nel 2023). Con la delegazione ministeriale che avrebbe assunto durante la riunione una posizione importante, dicendosi anche pronta a sanzionare l’eventuale condotta fraudolenta dell’azienda.

Che la società non avesse alcuna intenzione di recedere dalle sue posizioni, si era purtroppo capito già da tempo. Quando dopo l’ultimo incontro in Regione Puglia, non aveva mostrato alcun segnale di apertura nemmeno verso la proposta avanzata dai tecnici regionali per sbloccare la crisi, attraverso l’offerta di una somma di sostegno agli investimenti e alla riconversione (dai 5 agli 8 milioni di euro), da proporzionare rispetto agli impegni dell’azienda. Dopo che a luglio aveva comunicato una riduzione dell’organico poco inferiore al 40% (soglia massima consentita dai decreti anti-delocalizzazione per non restituire i contributi percepiti negli ultimi 10 anni), avendo prima ancora lasciato a casa altri 100 lavoratori interinali.

Del resto parliamo di un’azienda, la HIAB, svedese che fa parte di un conglomerato finlandese, la Cargotec, nata nel 2005 da uno scorporo della Kone, che portò alla quotazione in borsa dei due rami aziendali. E che acquistò la Effer Spa nel 2019, iniziando a creare malumori tra i lavoratori già nell’autunno del 2020 quando annunciò la cessazione dei primi contratti di lavoratori interinali presenti in quel sito da ben 11 anni. Adesso la Cargotec vuole scorporare i suoi tre rami, la MacGregor, la Kalmar e la stessa Hiab. A luglio, Kalmar è stata scorporata e quotata alla borsa di Helsinki, la MacGregor sarà presto venduta, con la Hiab che resterà una società autonoma ed appetibile, attraverso la chiusura di uno o più stabilimenti e il licenziamento dei lavoratori. Per questo nelle scorse settimane i lavoratori di Statte hanno occupato lo stabilimento bloccandone la produzione attraverso un’assemblea permanente, con la possibilità di utilizzare il reparto mensa e alcuni uffici, organizzandosi in turni per non lasciare incustodito il sito. Ottenendo la solidarietà dei lavoratori del sito bolognese, che temono tra qualche tempo di fare la stessa fine dei loro colleghi tarantini, visto che i sindacati sono convinti che la prossima delocalizzazione sarà direttamente all’estero, magari nel sito di Saragozza in Spagna di proprietà del gruppo.

Alla fine della fiera sul tavolo è quindi rimasta l’unica proposta della HIAB: prepensionamenti per non più di 5-6 unità (per coloro che hanno maturato i requisiti anagrafici), trasferimenti nel sito bolognese di Minerbio (all’incirca 25 unità) e cassa integrazione per tutti gli altri (con un’età media che si aggira sui 50 anni). Nel prossimo incontro del 12 novembre al ministero a Roma, l’azienda dovrà quindi esplicitare le motivazioni per la chiusura dello stabilimento per ottenere la procedura di cassa integrazione, che prevede per i prossimi 12 mesi l’impegno a reperire nuovi investitori e acquirenti interessati a rilevare le attività del sito produttivo di Statte (sulla vicenda il senatore del Movimento 5 Stelle Mario Turco ha presentato un’interrogazione parlamentare). Che per anni è stato uno stabilimento d’eccellenza, con decine di operai specializzati impegnati nella produzione di gru di piccola e media portata ad alto livello e componenti per le gru di grossa portata a Minerbio (Bologna). Di fatto quindi, il cuore del processo produttivo dell’azienda.

A conferma del fatto, se mai ce ne fosse bisogno, che la decisione di chiudere è legata ancora una volta a logiche e scelte di mercato tese alla massimizzazione del profitto attraverso la riduzione dei costi. Una strategia imprenditoriale che oramai da anni sta smantellando processi produttivi di interi comparti, cancellando storie industriali decennali e desertificando le economie dei territori. Oltre a distruggere l’esistenza di migliaia di lavoratori e delle loro famiglie. Con la politica locale e nazionale che da tanti anni ha messo di avere un’idea di sviluppo industriale degna di questo nome. E così mentre da queste parti si continua a favoleggiare di decarbonizzazione, di economica green, di transizione giusta, di centinaia di milioni di euro da investire in progetti di dubbia utilità per rioccupare le migliaia di lavoratori che saranno espulsi dai processi produttivi della grande industria, le aziende del territorio tarantino continuano a chiudere una dopo l’altra, abortendo sul nascere qualsiasi speranza per un presente (non per un futuro) migliore.

mercoledì 6 novembre 2024

Ancora sulla rivolta dei migranti a Bari



- Massima informazione contro il governo, istituzioni, polizia ASSASSINI

 Rivolta dei migranti per il ritardo dei soccorsi

Bari, morto richiedente asilo ospite del Cara: aveva ingoiato 11 pile per protesta. Rivolta dei migranti per il ritardo dei soccorsi

La mattina successiva, numerosi ospiti del Cara hanno sfilato in protesta contro la morte del compagno e per denunciare i “maltrattamenti” e le “condizioni di vita disumane” all’interno della struttura, dove si dorme “stipati nei container”. Una delegazione di migranti è stata ricevuta dal prefetto di Bari Francesco Russo: “Si tratta del terzo decesso nel 2024 tra gli ospiti del Centro. Per il ragazzo che è morto hanno chiamato l’ambulanza solo dopo che la sua compagna si è messa a piangere”, ha spiegato uno di loro. La direttrice del Cara, Antonella Sabino, spiega invece che il migrante si era rivolto al presidio sanitario interno alla struttura il 2 e il 3 novembre, ricevendo le cure per i problemi intestinali. Il 4 novembre, poi, è stato chiamato il 118 che ha valutato di portarlo in ospedale, dove ha avuto due arresti cardiaci ed è morto. La Tac ha rilevato la presenza nel suo stomaco di corpi estranei non riconducibili al cibo. Per far luce sulle cause del decesso è stata disposta l’autopsia.

“Il modo in cui siamo costretti a vivere è sgradevole”, hanno raccontato i migranti al prefetto, secondo quanto riporta il Manifesto. “Dentro un container ci sono dieci persone, quando ce ne dovrebbero essere quattro. Molte di loro dovrebbero essere in campagna a lavorare, nel circondario tra Bitonto, Palo e Bitritto, dalle cinque e mezza del mattino. Dal Cara si può uscire solo dalle sette. Cosa dovrebbero fare? Devono scavalcare muri di sei metri con filo spinato? C’è gente che si è fratturata le braccia per farlo“. E ancora: “Se si torna dal lavoro dopo le 21 non puoi più entrare e dormi fuori. La prigione si chiude alle 20:30. Pensate sia un piacere scavalcare? Uscire così d’inverno, sotto la pioggia? Il prefetto e la politica sanno tutto questo, li tengono in prigione, in una zona militare protetta. Non possono entrare e uscire liberamente, come banditi e mafiosi. Questa è la prima cosa che bisogna cambiare, è un bunker”. Gli ospiti del Cara hanno denunciato anche l’inadeguatezza delle cure mediche: “Pensate che le donne non dicono più di essere incinte, perché molte hanno perso il bimbo e pensano ci sia qualcosa dietro”. Il prefetto e il centro hanno promesso un dialogo per il miglioramento delle condizioni di vita.

Migrante del Cara di Bari morto a 33 anni, si indaga per omicidio colposo. La rabbia degli amici: “Curato solo con paracetamolo”

Migrante del Cara di Bari morto a 33 anni, si indaga per omicidio colposo. La rabbia degli amici: “Curato solo con paracetamolo” È una compressa di Tachipirina il simbolo della rivolta di novembre dei migranti del Cara di Bari. Quella dose di paracetamolo con cui è stato curato il 33enne guineano Soumaoro Bangaly, morto lunedì all’ospedale San Paolo a pochi giorni di distanza dal respingimento della richiesta di asilo.
(ansa)
Soumaoro Bangaly è morto in ospedale il 4 novembre dopo aver ingerito oggetti metallici, nel Cara gli era stata data una compressa di Tachipirina contro il dolore “invece di farlo ricoverare subito”. Il suo decesso ha scatenato disordini, danneggiamenti e poi la protesta pubblica culminata nell’incontro con il prefetto sulle emergenze del centro che ospita anche i 12 naufraghi portati in Albania e poi tornati in Italia 
E' una compressa di Tachipirina il simbolo della rivolta di novembre dei migranti del Cara di Bari. Quella dose di paracetamolo con cui è stato curato il 33enne guineano Soumaoro Bangaly, morto lunedì all’ospedale San Paolo a pochi giorni di distanza dal respingimento della richiesta di asilo.

Rivolta dei migranti al Cara di Bari: invadono l'area militare di Palese. Bloccati accessi Aeronautica

Ancora proteste da parte degli ospiti del centro per le condizioni di vita nella struttura. Ieri tutto è stato innescato dopo la morte in ospedale di un uomo

BAR I - Ancora proteste da parte dei migranti del Cara di Bari-Palese per le condizioni di vita nel centro di accoglienza dopo i disordini di ieri per la notizia della morte (in ospedale) di un migrante, da domenica ricoverato dopo aver tentato il suicidio e che, secondo i migranti, non avrebbe ricevuto cure adeguate. Alcuni ospiti del centro stanno invadendo in questi minuti la base militare di Palese, in segno di protesta, e avrebbero distrutto alcune suppellettili del Cara, oltre ad aver bloccato gli accessi dell'Aeronautica. Sarebbe la prima volta che si verifica un episodio del genere. Il Cara ospita circa mille persone. Sul posto è già arrivato il reparto celere della polizia.