Si tratta di 10mila euro lordi per chi accetta (proposta aziendale: 25 unità) di trasferirsi a Minerbio (Bologna) e di 10 mensilità per i lavoratori che accettano il licenziamento, dopo un anno di cassintegrazione condizionata alla non opposizione al licenziamento. Quindi, se si accetta il licenziamento si avrebbe un anno di respiro con la cigs, altrimenti cessazione subito.
Anche queste proposte sembrano una fotocopia della vicenda Tessitura di Mottola, la cui attuale fine molto negativa è nota.
Noi speriamo sempre che grazie alla lotta degli operai alla Hiab non finisca così.
Info da Corriere di Taranto
Ad una settimana di distanza dall’ultimo vertice, è tornato a riunirsi il tavolo consultazione in merito alla vertenza Hiab, che riguarda 102 lavoratori. Apertasi a seguito della procedura di delocalizzazione avviata dopo l’annuncio della società di voler chiudere il sito di Statte, trasferendo per ora tutte le attività presso lo stabilimento di Minerbio.
In quest’ultimo incontro i rappresentanti delle organizzazioni sindacali di Fim, Fiom e Uilm hanno affrontato con l’azienda la questione legata all’avvio della cassa integrazione straordinaria per causa di transizione occupazionale per 12 mesi per tutti i lavoratori. Che per i sindacati dovrà prevedere anche un’integrazione salariale rispetto all’indennità di cassa, ma soprattutto dovrà essere avviata soltanto alla cessazione di tutte le attività del sito di Statte, che per l’azienda potrebbero durare anche più di 6-8 settimane, arrivando quindi al nuovo anno...
Sul tavolo della discussione anche il piano di incentivi, sia per quel che riguarda l’esodo, che per la mobilità interna. Ancora una volta però, al termine dell’incontro i sindacati si sono detti insoddisfatti dalle risposte dell’azienda e per questo ci si aggiornerà all’inizio di dicembre...
A tal proposito, alle organizzazioni sindacali sarebbe giunta la notizia che un’azienda, la TKA, avrebbe manifestato un interesse per rilevare il sito industriale di Statte, sul quale però al momento non ci sarebbero conferme ufficiali. Anche per questo si continuerà a chiedere al ministero delle Imprese e del Made in Italy e all’azienda, di avviare un percorso di reindustrializzazione del sito di Taranto e di rilancio, oltre che di formazione per salvaguardare la professionalità dei lavoratori.
Senza dimenticare i lavoratori delle aziende che ruotano intorno all’indotto della HIAB: la ditta delle pulizie, le aziende di trasporto, i fornitori di minuteria, le manutenzioni elettriche e di macchine speciali, la ditta addetta al taglio e quella addetta a trattamenti e verniciature speciali delle lamiere. Parliamo di un numero che oscilla tra i 50 e i 100 lavoratori che rischiano di avere anch’essi ripercussioni a seguito della chiusura del sito di Statte.
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