giovedì 24 luglio 2025

Appello dalla Palestina per le mobilitazioni di questo fine settimana - Stop allo sterminio e fame - A Taranto in piazza/corteo sabato 26

حماس: ندعو لأوسع حراك شعبي بكل عواصم ومدن العالم أيام الجمعة والسبت والأحد حتى كسر الحصار وإنهاء المجاعة بغزة

حماس: ندعو لمظاهرات واعتصامات أمام سفارات الاحتلال والسفارات الأمريكية بالعالم لوقف جريمة التجويع في غزة

حماس: ما يجري في غزة لحظة فاصلة في الضمير الإنساني لنصرة غزة ووقف حرب الإبادة والتجويع

#عاجلChiediamo il più ampio movimento popolare in tutte le capitali e città del mondo venerdì, sabato e domenica per rompere l'assedio e porre fine alla carestia a Gaza.

- Ciò che sta accadendo a Gaza è un momento di svolta nella coscienza umana, per sostenere Gaza e porre fine alla guerra di sterminio e fame.
 
 

mercoledì 23 luglio 2025

Sull'assemblea alla piazzetta Gandhi di lunedì 21 - Info e posizione dello Slai cobas per il sindacato di classe

L'assemblea tenutasi lunedì nella piazzetta Gandhi ha visto la partecipazione circa 300 persone, tra associazioni ambientaliste, rappresentanze civiche, esponenti di partiti come 5 Stelle, consiglieri comunali, cittadini, aveva come tema unitario maggioritario la chiusura dell'ex Ilva, la denuncia del rinnovo dell’Aia  nonostante il parere negativo espresso dal sindaco di Taranto, di Statte, dal presidente della Provincia e dal presidente della Regione Puglia e invito rivolto ai consiglieri è di respingere ogni ipotesi di intesa che non preveda la dismissione definitiva degli impianti ritenuti inquinanti. No “compensazioni” in cambio della salute”.
Ma negli interventi si sono evidenziate differenze. 
Di seguito alcune sintetiche informazioni da parte di rappresentanti dello Slai cobas per il sindacato di classe che erano presenti all'assemblea.
Marescotti PeaceLink insiste sul ricorso al Tar contro l'Aia e sul fare pressione perchè non si accetti l'Accordo di programma;
Giustizia per Taranto nel valorizzare la grossa partecipazione ha sottolineato come fatto positivo che gli Enti locali abbiano detto no all'attuale accordo di programma presentato dal governo; e ha ricordato che ad ottobre comincerà un altro processo Ilva (simil "Ambiente svenduto") che riguarderà i danni odierni dell'ex Ilva all'ambiente;
Un ex operaio Ilva in rappresentanza di un movimento civico ha denunciato la Cisl che ha plaudito alle decisioni del governo, e l'assenza degli altri sindacati presenti in Ilva. Sì alla chiusura della fabbrica, però si deve risolvere il problema occupazionale degli operai mettendoli a lavorare nelle bonifiche:
Un ragazzo studente (unico a dirlo) ha detto che solo i lavoratori hanno la forza per cambiare lo stato di cose esistente;
I Liberi e pensanti hanno polemizzato con altri interventi, rivendicando che le cose che vengono dette ora le avevano dette insieme prima, poi vi è stata una divisione tra le varie realtà; no alle pressioni verso gli Enti locali vesro cui non bisogna avere nessuna fiducia perchè prima dicono no e poi sì. Quindi: dobbiamo fare da noi. Proposta di marciare sulla fabbrica per "chiuderla noi". Gli operai che potevano opporsi erano quelli del 2 agosto 2012. 
Un rappresentante dei 5Stelle ha detto di inviare una pec al sindaco sulla bozza di accordo;
Il consigliere Luca Contrario: importante che per la prima volta gli Ento locali hanno preso posizione; altro consigliere Lenti da "politicante" si è autodichiarato "Noi siamo la classe dirigente".
Le conclusioni sono state: 
- una Dichiarazione comune di "stato di emergenza sanitaria e ambientale"; evidenziando l’impatto delle emissioni che continua a colpire in modo grave la salute pubblica, soprattutto quella dei bambini e delle fasce più vulnerabili della popolazione. La Dichiarazione sarà inviata alla Presidenza del Consiglio, ai ministeri competenti, alla Commissione Europea, alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo e all’Organizzazione delle Nazioni Unite, chiedendo un’indagine internazionale indipendente,
- 24 luglio nuova assemblea in piazza Garibaldi;
- 30 luglio al Consiglio comunale sull'Accordo di programma.
 
LA POSIZIONE DELLO SLAI COBAS
In tutta questa questione/mobilitazione ambientalista che ora si è riaperta a Taranto, la massa degli operai non ha alcuna possibilità di farsi sentire. Ma gli operai Acciaierie, dell'appalto, gli operai in Cigs in Ilva AS sono in realtà il centro di tutto, e sono gli operai che possono e dovrebbero offrire una soluzione generale che risponde ai problemi di salute, inquinamento dei quartieri.
Su questo la deviazione, il freno, è costituito principalmente dalla linea e prassi dei sindacati in fabbrica confederali e Usb.
 
Noi siamo contro questa Aia, contro l'Accordo di programma. Il confronto su questo con gli Enti locali è sbagliato. 
Il Comune ha tutti gli strumenti, di legge, amministrativi, per intervenire in difesa della cittadinanza. Ma non lo fa! E, peggio, agisce con una logica di scambio tra accettazione dell'accordo di programma del governo e soldi e interventi su Taranto: interventi che si dovrebbero fare a prescindere e che non devono dare occupazione agli esuberi ex Ilva ma ai disoccupati, precari, giovani di Taranto. 
Se la nave rigassificatrice, gli impianti Dri inquinano, il Comune, la Regione hanno tutti gli strumenti per dire: Stop, senza chiedere a nessuno, nè fare accordi. Ma non lo fanno, non lo vogliono fare, al massimo denunciano ma si guardano bene dall'assumersi le loro responsabilità. Così di fatto si dice al governo: tu fai quello che ti serve, in cambio però dammi soldi per interventi Università, areoporto, ecc. ecc. 
 
Noi non siamo d'accordo neppure che gli operai ex Ilva abbiano una cassintegrazione di tantissimi anni come è già avvenuto per la Belleli e ora per la Cementir. Si tratta di soldi pubblici buttati che hanno anche l'effetto di spegnimento della forza operaia o peggio di corruzione. 
 
Noi siamo perchè gli operai siano impegnati nell'ambientalizzazione in fabbrica e nelle bonifiche dell'area industriale; e in questo siano tutti occupati dal nuovo padrone che si prenderà l'Ilva. 

Sit-in a Taranto contro il via libera all'Aia - info

Sit-in davanti alla Prefettura per denunciare il via libera all’Autorizzazione Integrata Ambientale, con l’opposizione compatta di Comune, Provincia e Regione. Cittadini e associazioni accusano il governo di ignorare la volontà del territorio e annunciano mobilitazioni permanenti.

 

TARANTO - Un grido di allarme si è levato da piazzetta Gandhi, nel cuore di Taranto, dove nella serata di ieri cittadini, associazioni e rappresentanze civiche si sono ritrovati per manifestare contro il rilascio dell’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) per lo stabilimento ex Ilva, oggi Acciaierie d’Italia. La protesta, organizzata dal movimento Giustizia per Taranto, si è svolta davanti alla Prefettura ed è stata l’occasione per lanciare un segnale forte e inequivocabile: la città rifiuta un modello industriale che continua a mettere a rischio la salute pubblica e l’ambiente.

«Non accettiamo un’AIA che continua a uccidere», è stato il messaggio scandito dai manifestanti, che hanno denunciato il rinnovo dell’autorizzazione da parte del governo nonostante il parere negativo espresso dal sindaco di Taranto, dal primo cittadino di Statte, dal presidente della Provincia e dal presidente della Regione Puglia.

Nel corso dell’iniziativa, il movimento ha ribadito la necessità di una presa di posizione netta da parte del consiglio comunale, che a breve sarà chiamato a discutere l’accordo di programma. L’invito rivolto ai consiglieri è di respingere ogni ipotesi di intesa che non preveda la dismissione definitiva degli impianti ritenuti inquinanti. Nessuna compensazione economica, secondo i promotori, può giustificare il proseguimento delle attività che minacciano la salute collettiva.

L’associazione promotrice ha tracciato un parallelo con quanto accaduto oltre 60 anni fa, quando fu decisa la costruzione della grande fabbrica: «Oggi come allora – affermano – Taranto è a un bivio. O si cambia davvero il destino della città o si diventa complici dell’ennesimo atto criminale».

Nel corso del sit-in è stata ufficialmente proclamata la dichiarazione di “stato di emergenza sanitaria e ambientale” per Taranto e i Comuni limitrofi, con effetto immediato e fino alla cessazione delle condizioni di rischio per la vita, la salute e l’ambiente. Una decisione condivisa da comitati civici, associazioni e cittadini, che hanno definito l’atto una forma di autodifesa collettiva, necessaria di fronte a scelte istituzionali considerate lesive dei diritti fondamentali.

Il comunicato diramato al termine della manifestazione mette in evidenza le criticità legate all’attuale assetto dello stabilimento siderurgico, sottolineando la presenza di “elevati livelli di rischio sanitario, ambientale ed ecosistemico”, già evidenziati da studi scientifici, rapporti epidemiologici, analisi condotte da Arpa e Ispra, nonché da pronunce della magistratura. Secondo quanto denunciato, l’impatto delle emissioni continua a colpire in modo grave la salute pubblica, soprattutto quella dei bambini e delle fasce più vulnerabili della popolazione.

Il documento accusa inoltre il governo di aver proceduto al rilascio dell’AIA ignorando la volontà delle comunità locali, alimentando così una “logica coloniale e predatoria” che sacrifica il benessere di un’intera popolazione in nome della continuità produttiva.

La dichiarazione sarà inviata alla Presidenza del Consiglio, ai ministeri competenti, alla Commissione Europea, alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo e all’Organizzazione delle Nazioni Unite. I promotori chiedono un’indagine internazionale indipendente, oltre all’attivazione di una mobilitazione permanente che prevede azioni di denuncia, monitoraggio civico, disobbedienza civile nonviolenta e partecipazione popolare continua.

Con questa iniziativa, Taranto ribadisce il suo rifiuto verso un sistema che da decenni – denunciano cittadini e attivisti – impone un prezzo insostenibile in termini di vite umane, salute e qualità ambientale. La protesta è appena cominciata

Ex Ilva, Gozzi dubbioso sul forno elettrico: "Chi paga l'energia?" - un commento

"I forni elettrici si devono fare soltanto garantendo a loro approvvigionamento di materia prima e approvvigionamento elettrico. Parlare di moltiplicazioni di forni elettrici senza garantire le condizioni di fattibilità e di alimentazione ai forni è molto rischioso per i forni elettrici che esistono già e che producono senza chiedere niente allo Stato 20 milioni di tonnellate e occupano 75.000 persone e sono un'eccellenza mondiale perché nessun paese al mondo produce l'85% dell'acciaio da forno elettrico e quindi decarbonizzato" così Antonio Gozzi, presidente di Federacciai, a margine del convegno organizzato a Genova "Mediterraneo, le opportunità del piano Mattei per le imprese".

Il prossimi 4 agosto a Roma verrà presentato il piano di decarbonizzazione per l'ex Ilva che il governo ha messo a punto. Piano che prevede per Genova la realizzazione di un forno elettrico che segnerebbe il ritorno della produzione a caldo nello stabilimento di Cornigliano. 

"La priorità assoluta è Taranto. Bisogna salvare Taranto, bisogna fare in modo che il processo di rilancio della siderurgia tarantina e di decarbonizzazione della siderurgia tarantina vada avanti - ha spiegato Gozzi-. Naturalmente sono investimenti enormi perché parliamo di 3,6 miliardi di investimenti e finora è finanziato uno per un miliardo. Parlare di tre forni elettrici a Taranto significa parlare di un altro miliardo e mezzo di investimenti. C'è un progetto a Piombino da 2 miliardi e mezzo che è la fotocopia di quello che dovrebbe venire a Genova. Bisogna fare un po' il punto della situazione, perché se sommiamo complessivamente tutti questi investimenti parliamo di 10 miliardi da investire in siderurgia e io francamente chi investe in Italia 10 miliardi sulla siderurgia lo devo ancora trovare"

Tra i temi caldi anche il consumo di energia elettrica. "I forni elettrici sono macchine che consumano una quantità gigantesca. Il forno elettrico attaccato alla rete esistente probabilmente è possibile. Naturalmente c'è un tema di costo di quell'energia elettrica. Non dimenticatevi che siamo il paese europeo in cui l'energia elettrica costa più di tutti. Allora io mi chiedo: 5 forni elettrici in Italia nel paese in cui l'energia elettrica è più cara di tutta Europa?" ha aggiunto il numero uno di Federacciai. 

martedì 22 luglio 2025

OPERAI CON LA PALESTINA!

 


L'indicazione slai cobas per le assemblee ad Acciaieri e appalto

Usb su esuberi Ilva ha la stessa posizione di Urso/governo sull'Accordo di programma

Da giornale di Taranto

EX ILVA-TARANTO/Usb: un piano per blindare posti di lavoro e gestire esuberi da decidere in fase di Accordo

“Ballano davvero molti posti di lavoro. Questo significa che va stilato un piano preciso che consenta di blindarli e di gestire eventuali esuberi ricollocandoli in altre realtà. Questo va deciso ora contestualmente all'accordo”. Lo ha detto oggi il sindacato Usb nell’audizione in Regione Puglia (commissione Ambiente presieduta da Michele Mazzarano) dedicata a valutare l’accordo di programma proposto dal Governo per decarbonizzare l’acciaieria di Taranto e sul quale é attesa nei prossimi giorni la risposta del Comune di Taranto. “Non è ammissibile - ha detto Vincenzo Mercurio di Usb - che si rimandi a dopo la definizione delle questioni sindacali. Noi saremo d'accordo solo nell'ambito del perimetro da noi tracciato con l’assorbimento degli eventuali esuberi in enti locali, Arsenale e  Acquedotto Pugliese, ma anche con il riconoscimento del lavoro usurante e dell’incentivo all'esodo per coloro che ritengono di poter dare un contributo diverso all'economia locale”. 

Chiedere queste "soluzioni" è accompagnare il governo a fare piani di migliaia di esuberi in Acciaierie e appalto. 

Gli operai ex Ilva invece che impiegati nell'ambientalizzazione della fabbrica, nelle bonifiche dell'area industriale, dovrebbero andare a lavorare negli "Enti locali (Comune), nell'Arsenale, ACuedotto Pugliese" (qui ognuno si inventa ambiti in cui assorbire operai Ilva); togliendo posti di lavoro a disoccupati e prospettive di stabilizzazione ai tanti precari che ci sono negli Enti locali. Perchè mai?

Non solo, anche sugli incentivi all'esodo, perchè mai il governo dovrebbe dare soldi pubblici a chi va via dall'Ilva per pagargli aperture di bar, pizzerie, e via dicendo? mentre una qualsiasi persona non riceve alcun contributo. 

QUESTE POSIZIONI FANNO IL GIOCO DEL GOVERNO E DEI NUOVI PADRONI!