Chiediamo il più ampio movimento popolare in tutte le capitali e città del mondo venerdì, sabato e domenica per rompere l'assedio e porre fine alla carestia a Gaza.
giovedì 24 luglio 2025
Appello dalla Palestina per le mobilitazioni di questo fine settimana - Stop allo sterminio e fame - A Taranto in piazza/corteo sabato 26
mercoledì 23 luglio 2025
Sull'assemblea alla piazzetta Gandhi di lunedì 21 - Info e posizione dello Slai cobas per il sindacato di classe
Ma negli interventi si sono evidenziate differenze.
Sit-in a Taranto contro il via libera all'Aia - info
Sit-in davanti alla Prefettura per denunciare il via libera all’Autorizzazione Integrata Ambientale, con l’opposizione compatta di Comune, Provincia e Regione. Cittadini e associazioni accusano il governo di ignorare la volontà del territorio e annunciano mobilitazioni permanenti.
TARANTO - Un grido di allarme si è levato da piazzetta Gandhi, nel cuore di Taranto, dove nella serata di ieri cittadini, associazioni e rappresentanze civiche si sono ritrovati per manifestare contro il rilascio dell’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) per lo stabilimento ex Ilva, oggi Acciaierie d’Italia. La protesta, organizzata dal movimento Giustizia per Taranto, si è svolta davanti alla Prefettura ed è stata l’occasione per lanciare un segnale forte e inequivocabile: la città rifiuta un modello industriale che continua a mettere a rischio la salute pubblica e l’ambiente.
«Non accettiamo un’AIA che continua a uccidere», è stato il messaggio scandito dai manifestanti, che hanno denunciato il rinnovo dell’autorizzazione da parte del governo nonostante il parere negativo espresso dal sindaco di Taranto, dal primo cittadino di Statte, dal presidente della Provincia e dal presidente della Regione Puglia.
Nel corso dell’iniziativa, il movimento ha ribadito la necessità di una presa di posizione netta da parte del consiglio comunale, che a breve sarà chiamato a discutere l’accordo di programma. L’invito rivolto ai consiglieri è di respingere ogni ipotesi di intesa che non preveda la dismissione definitiva degli impianti ritenuti inquinanti. Nessuna compensazione economica, secondo i promotori, può giustificare il proseguimento delle attività che minacciano la salute collettiva.
L’associazione promotrice ha tracciato un parallelo con quanto accaduto oltre 60 anni fa, quando fu decisa la costruzione della grande fabbrica: «Oggi come allora – affermano – Taranto è a un bivio. O si cambia davvero il destino della città o si diventa complici dell’ennesimo atto criminale».
Nel corso del sit-in è stata ufficialmente proclamata la dichiarazione di “stato di emergenza sanitaria e ambientale” per Taranto e i Comuni limitrofi, con effetto immediato e fino alla cessazione delle condizioni di rischio per la vita, la salute e l’ambiente. Una decisione condivisa da comitati civici, associazioni e cittadini, che hanno definito l’atto una forma di autodifesa collettiva, necessaria di fronte a scelte istituzionali considerate lesive dei diritti fondamentali.
Il comunicato diramato al termine della manifestazione mette in evidenza le criticità legate all’attuale assetto dello stabilimento siderurgico, sottolineando la presenza di “elevati livelli di rischio sanitario, ambientale ed ecosistemico”, già evidenziati da studi scientifici, rapporti epidemiologici, analisi condotte da Arpa e Ispra, nonché da pronunce della magistratura. Secondo quanto denunciato, l’impatto delle emissioni continua a colpire in modo grave la salute pubblica, soprattutto quella dei bambini e delle fasce più vulnerabili della popolazione.
Il documento accusa inoltre il governo di aver proceduto al rilascio dell’AIA ignorando la volontà delle comunità locali, alimentando così una “logica coloniale e predatoria” che sacrifica il benessere di un’intera popolazione in nome della continuità produttiva.
La dichiarazione sarà inviata alla Presidenza del Consiglio, ai ministeri competenti, alla Commissione Europea, alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo e all’Organizzazione delle Nazioni Unite. I promotori chiedono un’indagine internazionale indipendente, oltre all’attivazione di una mobilitazione permanente che prevede azioni di denuncia, monitoraggio civico, disobbedienza civile nonviolenta e partecipazione popolare continua.
Con questa iniziativa, Taranto ribadisce il suo rifiuto verso un sistema che da decenni – denunciano cittadini e attivisti – impone un prezzo insostenibile in termini di vite umane, salute e qualità ambientale. La protesta è appena cominciata
Ex Ilva, Gozzi dubbioso sul forno elettrico: "Chi paga l'energia?" - un commento
"I forni elettrici si devono fare soltanto garantendo a loro approvvigionamento di materia prima e approvvigionamento elettrico. Parlare di moltiplicazioni di forni elettrici senza garantire le condizioni di fattibilità e di alimentazione ai forni è molto rischioso per i forni elettrici che esistono già e che producono senza chiedere niente allo Stato 20 milioni di tonnellate e occupano 75.000 persone e sono un'eccellenza mondiale perché nessun paese al mondo produce l'85% dell'acciaio da forno elettrico e quindi decarbonizzato" così Antonio Gozzi, presidente di Federacciai, a margine del convegno organizzato a Genova "Mediterraneo, le opportunità del piano Mattei per le imprese".
Il prossimi 4 agosto a Roma verrà presentato il piano di decarbonizzazione per l'ex Ilva che il governo ha messo a punto. Piano che prevede per Genova la realizzazione di un forno elettrico che segnerebbe il ritorno della produzione a caldo nello stabilimento di Cornigliano.
"La priorità assoluta è Taranto. Bisogna salvare Taranto, bisogna fare in modo che il processo di rilancio della siderurgia tarantina e di decarbonizzazione della siderurgia tarantina vada avanti - ha spiegato Gozzi-. Naturalmente sono investimenti enormi perché parliamo di 3,6 miliardi di investimenti e finora è finanziato uno per un miliardo. Parlare di tre forni elettrici a Taranto significa parlare di un altro miliardo e mezzo di investimenti. C'è un progetto a Piombino da 2 miliardi e mezzo che è la fotocopia di quello che dovrebbe venire a Genova. Bisogna fare un po' il punto della situazione, perché se sommiamo complessivamente tutti questi investimenti parliamo di 10 miliardi da investire in siderurgia e io francamente chi investe in Italia 10 miliardi sulla siderurgia lo devo ancora trovare"
Tra i temi caldi anche il consumo di energia elettrica. "I forni elettrici sono macchine che consumano una quantità gigantesca. Il forno elettrico attaccato alla rete esistente probabilmente è possibile. Naturalmente c'è un tema di costo di quell'energia elettrica. Non dimenticatevi che siamo il paese europeo in cui l'energia elettrica costa più di tutti. Allora io mi chiedo: 5 forni elettrici in Italia nel paese in cui l'energia elettrica è più cara di tutta Europa?" ha aggiunto il numero uno di Federacciai.
martedì 22 luglio 2025
Usb su esuberi Ilva ha la stessa posizione di Urso/governo sull'Accordo di programma
Da giornale di Taranto
EX ILVA-TARANTO/Usb: un piano per blindare posti di lavoro e gestire esuberi da decidere in fase di Accordo
“Ballano davvero molti posti di lavoro. Questo significa che va stilato un piano preciso che consenta di blindarli e di gestire eventuali esuberi ricollocandoli in altre realtà. Questo va deciso ora contestualmente all'accordo”. Lo ha detto oggi il sindacato Usb nell’audizione in Regione Puglia (commissione Ambiente presieduta da Michele Mazzarano) dedicata a valutare l’accordo di programma proposto dal Governo per decarbonizzare l’acciaieria di Taranto e sul quale é attesa nei prossimi giorni la risposta del Comune di Taranto. “Non è ammissibile - ha detto Vincenzo Mercurio di Usb - che si rimandi a dopo la definizione delle questioni sindacali. Noi saremo d'accordo solo nell'ambito del perimetro da noi tracciato con l’assorbimento degli eventuali esuberi in enti locali, Arsenale e Acquedotto Pugliese, ma anche con il riconoscimento del lavoro usurante e dell’incentivo all'esodo per coloro che ritengono di poter dare un contributo diverso all'economia locale”.
Chiedere queste "soluzioni" è accompagnare il governo a fare piani di migliaia di esuberi in Acciaierie e appalto.
Gli operai ex Ilva invece che impiegati nell'ambientalizzazione della fabbrica, nelle bonifiche dell'area industriale, dovrebbero andare a lavorare negli "Enti locali (Comune), nell'Arsenale, ACuedotto Pugliese" (qui ognuno si inventa ambiti in cui assorbire operai Ilva); togliendo posti di lavoro a disoccupati e prospettive di stabilizzazione ai tanti precari che ci sono negli Enti locali. Perchè mai?
Non solo, anche sugli incentivi all'esodo, perchè mai il governo dovrebbe dare soldi pubblici a chi va via dall'Ilva per pagargli aperture di bar, pizzerie, e via dicendo? mentre una qualsiasi persona non riceve alcun contributo.
QUESTE POSIZIONI FANNO IL GIOCO DEL GOVERNO E DEI NUOVI PADRONI!