giovedì 13 luglio 2023

In Acciaierie


In Acciaierie d’Italia continua la manfrina quotidiana tra padroni, governo e sindacati che rende comunque la vita impossibile e incerta ai lavoratori dello stabilimento e dell’appalto.

La prima questione è quella della cassintegrazione, decisa per decreto, in estensione fino a dicembre.

Qui il problema non è quello sostenuto dai sindacati, che pure esiste, se l’azienda paga o non paga il periodo di vacanza tecnica tra la fine della vecchia cassintegrazione e la nuova. Il problema è la cassintegrazione unilaterale dell’azienda che con il decreto governativo non ha più neanche l’obbligo di chiedere ai sindacati il loro consenso.

Quindi, i padroni hanno ottenuto mano libera dal governo per procedere come prima e peggio di prima.

I sindacati Fim e Fiom che hanno firmato col governo e azienda l’accordo separato sono complici di padroni e governo che naturalmente hanno usato la solita logica “se mi dai un dito mi prendo la mano”. La Uilm e secondariamente l’Usb non hanno firmato quell’accordo, si sono lamentati e continuano quotidianamente a fare anche giuste denunce, ma nella sostanza non hanno fatto nulla per opporsi nell’unico modo che era necessario, lo sciopero vero. Anzi hanno fatto di peggio, hanno fatto uno sciopero nazionale caricatura, le ultimo 4 ore del giorno 10, e un presidio di sindacalisti allargato in prefettura, inutile allo scopo di contrastare i piani di padroni e governo; in cui ci sono state solo lamentele perché padroni e governo applicano anche male i loro piani peggiorando la situazione.

Stendiamo un velo pietoso su quello che sta accadendo nell’appalto, con tanti operai in cassintegrazione, sempre meno in CCNL metalmeccanico e sempre più in Multiservizi e rimasti alla mercè di Acciaierie e di padroni e padroncini ad essa legati.

Lo Slai cobas da tempo indica un’altra strada, un’altra piattaforma, un altro sindacato di classe in mano ai lavoratori. Senza percorrere questa strada continuerà la manfrina sulla pelle dei lavoratori.

A settembre noi faremo di più perché le cose si chiariscano, perché le parole si trasformino in fatti.

Ma sia chiaro che quando si dice “parole” si dice PROPOSTE, PIATTAFORME che sono fondamentali per produrre i fatti alternativi.

 

Naturalmente è inutile dire che intorno a questi problemi grossi camminano altri problemi.

La questione dei soldi. Il contratto dei metalmeccanici ultimo, checchè ne dicono i sindacalisti, è stato un contratto povero, con cui i lavoratori hanno recuperato poco o niente delle perdite salariali e hanno avuto un contentino. Non solo, ma l’accordo firmato, questo da tutti e tre i sindacati, ha accettato che gli aumenti di contratto, al primo rigo della busta paga, assorbissero il superminimo. Di che si lamentano, allora? Per quale ragione l’azienda dovrebbe accettare le preghiere di un sindacalista dei padroni, D’Alò Cisl, che aveva chiesto col “cappello in mano” che data l’evidente difficoltà economica che vivono i lavoratori, almeno in questa occasione si doveva riconoscere gli aumenti a tutti i lavoratori, senza distinzione, senza assorbimento del superminimo.

 

Infine, insieme ai fatto grossi, ad Acciaierie non ci facciamo mancare niente e si è assistito anche al fatto di lavoratori abbandonati presso i reparti di appartenenza dopo aver prestato la propria attività per carenza di bus, col risultato spesso, anche una volta usciti dalla fabbrica, di rimanere a terra in attesa di ore per la mancanza anche dei bus esterni.

Nel passato e in altre fabbriche per molto meno ci si è fermati per davvero, andando oltre le lamentele.

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