lunedì 3 febbraio 2025

Verso l'8 marzo - Nostro intervento all'assemblea nazionale di Nudm - prepariamo un grande 8 marzo anche a Taranto


Il 1° febbraio si è tenuta on line un'assemblea nazionale di Nudm in funzione dell'8 marzo, la partecipazione è stata di oltre cento compagne. 

L'assemblea è stata convocata con un testo - che riportiamo in coda - su cui siamo concorde nella denuncia dei vari aspetti del governo fascista Meloni, mentre su altri punti e posizioni abbiamo alcune divergenze. Ma questo è parte del dibattito, della critica franca, della chiarezza sulle parole d'ordine. 

Siamo unite nel fare ancora più forte l'8 marzo di quest'anno e lo sciopero delle donne, sia in quantità che in qualità di classe e rivoluzionaria.

STIAMO ORGANIZZANDO UNA RIUNIONE A TARANTO, IN PRESENZA MA ANCHE TELEMATICA PER ORGANIZZARE, SUI POSTI DI LAVORO, NELLA NOSTRA CITTA' LA NOSTRA MOBILITAZIONE PER L'8 MARZO.  Nei prossimi giorni daremo comunicazione.

Nell'assemblea è intervenuta anche la compagna del Mfpr di Taranto, Fiorella, di cui riportiamo l'intervento sia a voce che scritto.

Mfpr Taranto
"Questo governo fascista della Meloni sta diventando veramente qualcosa di barbaro. 
In questo periodo stanno aumentando i femminicidi e le violenze contro le donne di tutti i generi e ci sono state anche delle sentenze che hanno significato altra violenza sulle donne. Si sta ritornando indietro al moderno Medioevo. 
Dobbiamo scendere in piazza contro questo governo che sparge un humus  fascista, di odio verso le donne; pertanto non possiamo solo limitarci a denunciare gli effetti, ma dobbiamo mettere in discussione l’intero sistema capitalista e imperialista che ha la sua espressione più reazionaria appunto nella doppia oppressione della maggioranza delle donne. 
Noi dobbiamo porci contro questo governo e non dobbiamo parlare solo di patriarcalismo perché qui è in atto proprio un moderno fascismo da parte dell'intero sistema capitalista/imperialista. 
La situazione mondiale è diventata veramente paurosa con Trump, Elon Mask che sono qualcosa di veramente degradante e reazionario per le donne così contro le immigrate/i, con un razzismo schifoso che avanza e che occorre contrastare assolutamente. 
C'è poi la questione palestinese, che è un nodo centrale di tutta questa situazione, perché veramente quello che sta succedendo in Palestina è qualcosa di aberrante, si sta autorizzando lo sterminio del popolo palestinese, delle donne, soprattutto dei bambini, cioè si sta normalizzando tutto questo, i governi, in prima fila il nostro della Meloni, stanno normalizzando questo orrore del sistema sociale imperialista. 
E questi governi dagli Usa, ecc non se ne vanno, vogliono più potere, per loro Israele è centrale in quella area e supportano lo sterminio del popolo palestinese. 
Sono questioni che noi dobbiamo portare con forza in piazza, centrali in questo sciopero".
 
Il comunicato di Nudm di convocazione dell'assemblea dell'1/2

Perchè Taranto è sempre strategica per la Difesa/Guerra - I generali parlano chiaro - Dovranno presto sentire anche la nostra voce forte e chiara a Taranto come a livello nazionale

La NATO e "il nemico alle porte": tra Libia e Russia, perchè Taranto è sempre strategica per la Difesa

La città e i nuovi equilibri del Mediterraneo. Il monito dell'ammiraglio Cavo Dragone: «La pace non è gratis»

La Base Navale di Taranto - Foto dal sito della Marina Militare

La Base Navale di Taranto

Era stato molto chiaro anche quando, a Taranto, il 31 marzo del 2023 da Capo di Stato Maggiore della Difesa aveva presenziato al Giuramento Interforze degli Allievi Marescialli della Marina Militare e  degli Allievi Carabinieri, sulla Rotonda del Lungomare. Oggi, da presidente del Comitato militare della Nato l’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, 67 anni, ribadisce che il mondo è cambiato. E intervistato da Maurizio Caprara sul Corriere della Sera ha scandito che «la pace e la sicurezza non sono gratis. Ma la guerra ha costi immensamente superiori».

Volgendo lo sguardo indietro, già quasi due anni fa Cavo Dragone non aveva timore a spiegare agli Allievi che «sentiamo non lontani i rulli dei tamburi di guerra, alle soglie dell’Europa. L’Italia, come tutte le nazioni che hanno aderito a sostenere l’Ucraina, ha reagito in maniera opportuna e le cose stanno andando in una certa maniera proprio perchè la comunità internazionale ha fatto scudo, ha deciso di opporsi a un atto di vile aggressione. Per fare ciò, per raccogliere queste sfide, occorre una professionalità, una grande motivazione». Rivolgendosi ai reparti schierati, l’allora Capo di Stato Maggiore della Difesa evidenziava come la natura dei conflitti internazionali sia profondamente cambiata: «Non è più una guerra tradizionale nei domini a cui eravamo abituati. Terra, mare e cielo sono ormai stati in maniera massiva invasi da nuove realtà, da nuovi domini operativi che sono il cyberspazio, lo spazio, il dominio subacqueo e il dominio cognitivo su cui si stanno combattendo guerre, in cui si sta svolgendo un confronto senza esclusione di colpi sull’informazione, sul dare e gestire informazioni, sullo strumentalizzare per influenzare le opinioni pubbliche e, di conseguenza, influenzare coloro che sono i decisori delle varie nazioni».

Questo - ancora parole di Cavo Dragone nel marzo '23 - «comporta una gioventù che sia particolarmente attenta alla propria formazione, a una professionalità molto spinta, a un approccio tecnologico alla Difesa che oramai è ineludibile. Noi adesso siamo transitati in maniera decisiva verso la deterrenza tecnologica, il che vuol dire che noi dobbiamo raggiungere, e lo stiamo facendo, una capacità, un vantaggio tecnologico tale, che induca un ipotetico aggressore a desistere da un atto ostile nei nostri confronti perchè a 360 gradi, dal punto di vista militare, dal punto di vista sociale e dal punto di vista economico avrebbe troppo da perdere se si avventurasse in questo tipo di attività». In occasione di quello storico Giuramento interforze, il sottosegretario di Stato alla Difesa, Matteo Perego di Cremnago, ricordò come «Taranto non è solo la principale base della Marina Militare. Con il suo Arsenale e le realtà limitrofe, come le scuole e la base aeromobile di Grottaglie, conta circa 11.000 tra militari e civili. Un impegno con importanti ricadute sul territorio che, oltre ad assicurare al meglio difesa e sicurezza del Paese, delineano anche uno sviluppo economico prospero e resiliente, anche grazie allo storico rapporto di vicinanza tra Taranto e le nostre forze armate».

La base navale di Taranto

Dal 31 marzo 2023 torniamo al 31 gennaio 2025: l’ammiraglio Cavo Dragone è l’italiano nella posizione più alta all’interno della Nato e al quartier generale di Bruxelles, scrive Caprara su Corriere, coordinerà l’organismo che tiene in raccordo tramite i rispettivi rappresentanti o di persona i Capi di Stato Maggiore della Difesa dei trentadue Stati membri. Tra i compiti del Comitato militare rientra valutare la fattibilità delle operazioni volute dal livello diplomatico-politico della Nato, il Consiglio del Nord Atlantico. La pace non è gratis, si diceva. E al giornalista che mette in evidenza come il presidente americano Donald Trump sostenga che i Paesi della Nato dovrebbero spendere per la difesa il 5% del proprio Prodotto interno lordo mentre l’Italia ritiene un progresso essere arrivati all’1,54% e si prefigge l’1,61% per il 2027, Cavo Dragone risponde che «nei tempi e nei modi lo vedremo, tuttavia in linea di massima il presidente Trump ha le sue ragioni. Dobbiamo spendere di più. Prima ancora, spendere meglio. I Paesi membri della Nato e dell’Unione Europea hanno 172 sistemi di arma differenti. Gli americani 35. Non adottando economie di scala noi spendiamo molto di più. Difendiamo a spada tratta la nostra sovranità industriale, sbagliando. Le nostre industrie sono in ritardo». Perchè in questi tempi difficili «si ripete una minaccia analoga, se non peggiore, a quella che c’era durante la Guerra Fredda. Logica vorrebbe che si ritornasse a determinati valori di impegno. Vedremo come, a seconda delle nazioni, però questo è un dato di fatto. Perché la minaccia c’è. L’abbiamo alle porte di casa, è in Europa. Siamo in ritardo. Avremmo dovuto essere più previdenti e dobbiamo risalire una china». Il riferimento è all’invasione russa dell’Ucraina citata anche due anni fa a Taranto: «Siamo in salita e stiamo correndo, dobbiamo fare sforzi sostanziali per raggiungere di corsa determinati livelli di investimento. Ciò che il presidente Trump chiede e che Paesi europei faranno - secondo i tempi e i modi che decideranno gli Stati, i quali sono sovrani - è corretto. Non è altro che un’equa distribuzione dello sforzo che attualmente non mi pare ci sia».

«Abbiamo vinto la Guerra Fredda» ribadisce quindi Cavo Dragone «e quando era in corso i Paesi europei della Nato spendevano in media il 3% del Pil. Scoppiata la pace, forse ci siamo un po’ seduti. Se dai primi anni Novanta avessimo continuato a destinare alla difesa il 3% dei Pil avremmo speso 8.600 miliardi di euro in più. Sono andati ad altro tipo di uscite. Temo sia stato un errore: adesso siamo in ritardo». Il segretario generale della Nato Mark Rutte parla di “mentalità di guerra”: «Potrà farci paura, ma sicuramente non potremo avere una mentalità di pace. Non so come possiamo chiamarla per essere politically correct, però non più una mentalità di pace. Perché vediamo che cosa ha generato adesso. Dovremmo spiegare quanto costa la pace, avere una deterrenza che imponga all’ipotetico avversario di non mettere in atto determinate misure perché sconveniente per lui. Quanto costa? Tanto, lo sappiamo. Quanto costa la guerra? Cifre immensamente superiori rispetto al costo della pace. Probabilmente il cittadino non lo sa. Cerchiamo di convincere che siamo in pericolo. Perché lo siamo, la minaccia c’è. Il presidente Putin non si è fermato all’annessione della Crimea del 2014»

domenica 2 febbraio 2025

Taranto sempre più città di guerra - 8 febbraio cominciamo a dire in piazza e per le strade: Non in nostro nome!

Marina Militare

Il gigante dei mari approda a Taranto

Nave Trieste ormeggiata alla Stazione Navale

Nave Trieste

Nave Trieste

È ormeggiata nel quartier generale della Marina Militare a Taranto, la Stazione Navale, il gigante della flotta italiana, Nave Trieste. Si tratta della punta di diamante della Marina, la nave militare più grande costruita in Italia dopo la seconda guerra mondiale.

«La Nave Trieste si prepara ad affrontare sei settimane di intensa attività addestrativa, un passaggio fondamentale per raggiungere la piena prontezza operativa e rispondere con efficacia alle missioni della Squadra Navale nei moderni scenari operativi», spiegano dalla Marina.

«L’addestramento, coordinato dal Centro di Addestramento Aeronavale della Marina Militare a Taranto, vedrà la partecipazione del personale della Seconda e Terza Divisione Navale, insieme a uomini e mezzi della Brigata Marina San Marco e dell’Aviazione Navale di Grottaglie. Un’imponente sinergia di forze per affinare capacità e procedure a bordo della più moderna unità della Marina Militare».

Concepita come una Landing Helicopter Dock (LHD), Nave Trieste dispone di oltre 1000 posti letto, un ponte di volo di circa 230 metri e la capacità di condurre l'intero spettro delle operazioni anfibie proiettando e supportando un battaglione di 600 fucilieri. Il ponte garage dispone di 1.200 metri lineari destinati ad accogliere veicoli gommati e cingolati, sia civili che militari.

Contratto metalmeccanico: i padroni non devono intaccare i loro profitti - gli operai devono continuare a perdere - Ma servono scioperi veri che facciano male...

 

Le aziende metalmeccaniche per il rinnovo del contratto nazionale propongono un misero aumento di 173 euro in tre anni, soldi, tra l’altro, neanche certi, tant’è che aggiungono, "ma solo nel caso in cui si realizzi l’IPCA (Indice dei Prezzi al Consumo Armonizzato) preventivato dall’ISTAT nel giugno 2024. Qualora l’IPCA non fosse in linea con le stime, gli aumenti salariali per gli anni 2025, 2026 e 2027 potrebbero essere più bassi".

Alla obiezione di alcuni giornalisti che questo aumento non recupererebbe neanche un quinto dell’inflazione, i padroni rispondono: sì è vero, ma se dovessero dare aumenti a fronte dell’inflazione, andrebbero in crisi.

Quindi i padroni non devono perdere niente, pur continuando a fare, da dati da loro stessi comunicati, profitti, mentre gli operai devono continuare a perdere; i padroni, comunque, continuano a scaricare le loro crisi temporanee (vere o false che siano) sullo Stato con casse integrazioni permanenti e sempre più estese mentre aumentano la produttività (= sfruttamento) per chi resta a lavorare, i padroni continuano a delocalizzare per tagliare il costo del lavoro, con migliaia di licenziamenti, mentre gli operai devono accettare di avere al massimo elemosine, lorde e spalmate in tre anni. E il governo Meloni/Urso, al servizio dei padroni, accetta tutto questo e gli offre anche incentivi. 

I sindacati metalmeccanici chiedono 280 euro di aumento in tre anni - anche questa richiesta è molto insufficiente, ma neanche questa riescono a strappare.

Ora dicono che convocheranno un nuovo sciopero a febbraio, di ulteriori 8 ore di astensione collettiva, con una mobilitazione articolata su tutto il territorio nazionale.

E’ evidente che c'è la necessità di scioperi, come di uno sciopero generale che metta un freno alla

protervia dei padroni e alla politica economica del governo che quotidianamente peggiorano le condizioni di vita dei proletari, portando ad un aumento della povertà, dei tagli ai posti, e da parte del governo dei tagli alle spese sociali, alla sanità, ai servizi, aumento dei costi delle bollette, al carovita.

Ma servono scioperi che portino un danno ai padroni e rendere difficile la vita a questo governo.

Questo è il contrario di quello che dice e fa Landini, che parla di “rivolta sociale”, lancia alte denunce dagli schermi televisivi, e poi nella pratica anche la Fiom/Cgil realizza scioperi e manifestazioni che non costituiscono per padroni e governo nessun problema e non fanno ottenere alcun risultato nella difesa anche minima degli interessi dei lavoratori – dato che parlare di “rivolta sociale” e non farla è un boomerang che ti torna contro.

E’ certo che la situazione è difficile per riuscire a strappare dei risultati; ma chi ha svitato i bulloni in questi anni della difesa dei lavoratori ne è pienamente responsabile di questa situazione.

Un esempio è proprio l’ultimo sciopero dei metalmeccanici, che a parte alcune singole poche realtà non è andato bene. Ma non poteva riuscire.

Facciamo l’esempio dell’ex Ilva di Taranto, tuttora la più grande fabbrica a livello nazionale e non solo. Qui, nel passato, abbastanza recente, quando c’erano scioperi normalmente nelle ditte dell'appalto ex Ilva si faceva il il blocco della portineria, si bloccava la produzione, e quindi lo sciopero riusciva. Nel recente sciopero dei metalmeccanici non c’è stato alcun blocco e la maggioranza degli operai è potuta entrare al lavoro tranquillamente. La motivazione è stata che alle ditte sempre di più ci sono lavoratori (prima a contratto metalmeccanico) ora a contratto Multiservizi, così come stanno dilagando contratti a Tempo Determinato anche di due mesi in due mesi (anche per chi prima era da più di 20 anni a contratto a Tempo Indeterminato). Ma sono stati proprio i sindacati confederali a permettere queste trasformazioni! Che non solo chiaramente portano un pesante peggioramento nelle condizioni di lavoro e salariali degli operai, ma – quello che è peggio a livello di difesa degli interessi di classe – creano un’oggettiva divisione tra gli operai e quindi un ulteriore fattore di debolezza nella lotta.

Allora bisogna ricostruire l’unità dei lavoratori, altrimenti li si inganna.

Questa situazione rende sempre più necessaria negli scioperi, per gli scioperi, alle fabbriche la presenza dei comunisti, degli operai con coscienza di classe.

In questa situazione, in cui l’aspetto principale è innanzitutto l’unità dei lavoratori, in cui il governo Meloni, anche coi decreti sicurezza, vuole attaccare il diritto di sciopero, di blocco, di presidi, i diritti sindacali, lo sciopero generale richiede che sia organizzato dalle organizzazioni sindacali maggioritarie e dal sindacalismo di base, al servizio di un movimento più generale dei lavoratori; è sbagliato, come pensano e fanno parte dei sindacati di base, non essere presenti e attivi anche negli scioperi indetti dai sindacati confederali, per portare l’altra voce, altri obiettivi, altre forme di lotta.

sabato 1 febbraio 2025

Hiab - la fabbrica chiude definitivamente/gli operai vanno in cassa senza ritorno e si ripete il già visto per la Tessitura Albini Mottola

Noi che abbiamo visto come è andata a Tessitura diciamo che su questo la linea del sindacalismo confederale è perdente e senza futuro  

Slai cobas per il sindacato di classe - Taranto

1 febbraio 2025

articolo informativo
pubblicato il 31 Gennaio 2025 - Corriere di Taranto

Nuova puntata nelle vertenza Hiab. Il ministero delle Imprese e del Made in Italy, l’azienda, la Regione Puglia e i sindacati dei metalmeccanici sono tornati ad incontrarsi per provare ad arrivare ad una soluzione che preservi l’aspetto industriale e occupazionale dello stabilimento di Statte, dove si producono gru e sono occupati 102 lavoratori.

Durante l’incontro, che si è svolto a Palazzo Piacentini, è emerso che la produzione nello stabilimento in provincia di Taranto sarà garantita fino al 28 febbraio e che l’azienda ha individuato l’advisor Vestus per prendere contatti con eventuali potenziali acquirenti interessati a subentrare alla proprietà (pare vi siano due gruppi interessati ma al momento di concreto c’è poco). I prossimi passi riguarderanno quindi l’apertura della procedura di reindustrializzazione (legge 234/21) e la discussione del piano industriale. Le parti hanno concordato che una volta conclusi questi step si terrà un nuovo incontro al Mimit alla presenza anche dell’advisor.

L’appuntamento odierno è servito anche per aggiornare la struttura ministeriale circa i contenuti dei vari incontri susseguitisi sino ad ora con l’azienda. Più precisamente si è fatto il punto rispetto all’incontro del 10 dicembre presso Confindustria Taranto e ai contenuti del relativo verbale che indica, di fatto, i dettagli che potrebbero costituire l’impegno tra le parti.

“Come Fiom abbiamo ribadito la necessità che si dia subito mandato all’advisor per avviare la campagna di scouting alla ricerca di un soggetto disponibile ad investire sul sito di Statte – affermano dal sindacato dei metelmeccanici della Cgil -. L’azienda ha precisato di aver individuato nella società di consulenza Vestus il soggetto preposto a tale servizio, non negando al contempo di aver già vagliato alcune proposte di soggetti interessati. Abbiamo inoltre evidenziato come sia assolutamente necessario valutare con attenzione la decorrenza della Cigs, anche alla luce della consistenza degli attuali volumi produttivi. Inoltre, con riferimento al sito di Minerbio, abbiamo sottolineato l’esigenza di conoscere quanto prima il piano industriale che sveli di fatto le reali intenzioni della multinazionale. Su questi e sugli altri temi oggetto del possibile accordo, si darà seguito al confronto, con un primo aggiornamento fissato al prossimo 13 febbraio, data che potrebbe sancire l’ufficiale avvio della procedura ai sensi della L.234/2021″.

venerdì 31 gennaio 2025

Le prossime iniziative - a cui facciamo appello a tutti ad esserci

6 febbraio dalle 9.30 alle 11 presidio al Tribunale contro il governo Meloni che scarcera i criminali libici - difende i ministri corrotti - vuole asservire i magistrati - non rispetta la Corte di giustizia internazionale che vuole l’arresto del genocida Netanyahu e reprime i movimenti di lotta facendo decreti liberticidi e da stato di polizia

8 febbraio - sit in itinerante da piazza Ramellini ore 17 a città vecchia con la Palestina
contro Trump-Netanyahu-Meloni genocidi, controinformazione solidarietà popolare
 

14 febbraio "armiamoci di Marx" ore 16.30 alla biblioteca comunale piazzale Bestat - per la critica al capitalismo che sfrutta i lavoratori, distrugge l’ambiente per il profitto; seconda lezione formazione operaia sul libro primo del Capitale del compagno professore Di Marco ex preside facoltà filosofia università Federico ll Napoli.

Formazione operaia - Continuiamo sullo Stato, con Marx ed Engels - Contro le illusioni...

 

Continuiamo a parlare della natura dello Stato borghese, di questo Stato espressione oggi dell'ordinamento della società capitalista, riprendendo parti di scritti di Marx ed Engels. 

Ricordiamo che nelle giornate del giovedì, i testi della FO su "Stato e rivoluzione" di Lenin escono su Spotify 

https://open.spotify.com/episode/2HwPRjCni4n3lG388DVfEi


Lo Stato come potere dominante esterno e interesse generale illusorio (
^)
Questo fissarsi dell'attività sociale, questo consolidamento del nostro proprio prodotto in un potere obiettivo che ci sovrasta, che cresce fino a sfuggire al nostro controllo, che contraddice le nostre aspettative, che annienta i nostri calcoli, è stato fino ad oggi uno dei momenti principali dello sviluppo storico, e appunto da questo antagonismo fra interesse particolare e interesse collettivo l’interesse collettivo prende una configurazione autonoma come Stato, separato dai reali interessi singoli e generali, e in pari tempo come comunità illusoria, ma sempre sulla base reale di legami esistenti in ogni conglomerato familiare e tribale, come la carne e il sangue, la lingua, la divisione del lavoro accentuata e altri interessi, e soprattutto... sulla base delle classi già determinate dalla divisione del lavoro, che si differenziano in ogni raggruppamento umano di questo genere e delle quali una domina tutte le altre. Ne consegue che tutte le lotte nell’ambito dello Stato, la lotta fra democrazia, aristocrazia e monarchia, la lotta per il diritto di voto, ecc. ecc., altro non sono che le forme illusorie nelle quali vengono condotte le lotte reali delle diverse classi, e inoltre che ogni classe la quale aspiri al dominio, anche quando, come nel caso del proletariato, il suo dominio implica il superamento di tutta la vecchia forma della società e del dominio in genere, deve dapprima conquistarsi il potere politico per rappresentare a sua volta il suo interesse come l’universale, essendovi costretta in un primo momento. Appunto perché gli individui cercano soltanto il loro particolare interesse, che per loro non coincide col loro interesse collettivo, questo viene imposto come un interesse « generale», anch’esso a sua volta particolare e specifico, ad essi « estraneo » e da essi« indipendente», o gli stessi individui devono muoversi in questo dissidio, come nella democrazia. Giacché d’altra parte anche la lotta pratica di questi interessi particolari che sempre si oppongono realmente agli interessi collettivi e illusoriamente collettivi rende necessario l’intervento pratico e l’imbrigliamento da parte dell’interesse «generale» illusorio sotto forma di Stato.
(Karl Marx e Friedrich Engels, L’ideologia tedesca, 1846, Capitolo II)

Il cretinismo parlamentare (^)
… cretinismo parlamentare, infermità che riempie gli sfortunati che ne sono vittime della convinzione solenne che tutto il mondo, la sua storia e il suo avvenire, sono retti e determinati dalla maggioranza dei voti di quel particolare consesso rappresentativo che ha l'onore di annoverarli tra i suoi membri, e che qualsiasi cosa accada fuori delle pareti di questo edificio, - guerre, rivoluzioni, costruzioni di ferrovie, colonizzazione di interi nuovi continenti, scoperta dell'oro di California, canali dell'America centrale, eserciti russi, e tutto quanto ancora può in qualsiasi modo pretendere di esercitare un'influenza sui destini dell'umanità,- non conta nulla in confronto con gli eventi incommensurabili legati all'importante questione, qualunque essa sia, che in quel momento occupa l'attenzione dell'onorevole loro assemblea.
(Articolo scritto per il New York Tribune, luglio 1852. In Rivoluzione e controrivoluzione in Germania)

…quella particolare malattia che a partire dal 1848 ha infierito su tutto il Continente, il cretinismo parlamentare, malattia che relega quelli che ne sono colpiti in un mondo immaginario e toglie loro ogni senso, ogni ricordo, ogni comprensione del rozzo mondo esteriore...
(Karl Marx, Il diciotto Brumaio di Luigi Bonaparte, 1852, Capitolo V)  

La fine del potere politico e delle illusioni da esso generate (^)
… l'emancipazione politica non è la forma completa e perfetta dell'emancipazione umana. Il limite dell'emancipazione politica si mostra subito in questo, che lo Stato si può liberare da un limite senza che l'uomo ne risulti realmente libero, che lo Stato può essere uno Stato libero, senza che l'uomo sia un uomo libero.
(Karl Marx, La questione ebraica, 1844) 

mercoledì 29 gennaio 2025

Ex Ilva - I possibili acquirenti: "pagherò... dopo e molto poco..." - Nessuna svendita!


Via via che si avvicina il 31 gennaio - termine per la consegna delle offerte definitive, dei rilanci - la situazione va sempre peggiorando, e si passa da offerte inaccettabili alla beffa.

Gli Americani di Bedronck Industries non intendono pagare nulla all'inizio, con la logica: pagherò se guadagnerò, "con il capitale che verrebbe via via sostenuto finanziariamente dai futuri (auspicati) guadagni... La parte cash andrebbe comunque rivista, perchè oggi, secondo consuetudine da fondo americano, è pari a zero"! (da Sole 24 ore del 28/1).

Quindi, la multinazionale americana - pare appoggiata da Trump - vuole il più grande stabilimento siderurgico d'Europa gratis, senza mettere all'inizio un centesimo; e anche dopo l'eventuale pagamento, a "rate", sarebbe legato ai guadagni auspicati, un termine molto confuso: auspicati da chi? e quanti verrebbero considerati auspicati? per cui se non sono quelli auspicati anche dopo, non caccerebbero un centesimo?

Siamo alla beffa, ai film di "Totò truffa"...

Ma anche le altre offerte, siamo all'elemosina. Il governo/Urso chiede per la vendita dell'intero complesso aziendale ex Ilva 1 miliardo e mezzo, che lo stesso Urso chiama "il minimo sindacale per non ritenere fallimentare l'intera operazione"; ma anche questo "minimo sindacale" assolutamente insufficiente non lo vogliono dare le altre multinazionali che hanno presentato offerte.

Il Consorzio Baku Steel dell'Azerbaijan intende versare solo mezzo miliardo di euro, corrispondente solo al valore di magazzino in dote all'ex Ilva; a questi soldi al massimo aggiungerebbe altri 450 milioni.

Jindal Seel International indiana, che nei giorni scorsi in una lunga intervista aveva invece detto, vantandosi, di voler investire 2 miliardi, oggi dice che sborserebbe ora al massimo 580 milioni.

L'inevitabile conseguenza di queste "offerte" sarebbe l'ulteriore peggioramento dalla condizione degli operai.

"Le offerte al ribasso di potrebbero trasformare in una mini Ilva" - scrive il giornale dei padroni. 

E si conferma quello che noi abbiamo scritto fin dall'inizio:

Vi sarebbero sicuramente almeno 3mila tagli ai posti di lavoro diretti, una richiesta permanente di cassintegrazione, aumento dello sfruttamento per chi resta, nessuna vero intervento sugli aggravati problemi di sicurezza, salute degli operai. Sull'appalto, silenzio, ma non ci vuole la "zingara" per capire gli effetti devastanti, raddoppiati che ci sarebbero per gli operai di tantissime ditte.

Inoltre, nella situazione attuale dello stabilimento di grosse difficoltà finanziarie, che il governo cerca di tamponare - ultimo esborso 250 milioni - ma che non risolvono la crisi e per cui sono stati utilizzati anche i soldi provenienti dalla confisca dei Riva, che però dovevano essere destinati ai piani ambientali; così come i soldi dati via via ad Acciaierie con decreti del governo dell'anno scorso (un totale, sembra, di 550 milioni) presi dai progetti per la decarbonizzazione - i cosiddetti "piani ambientali" dei probabili compratori sarebbero una presa in giro.
Se per l'ambiente il governo invece di mettere toglie anche soldi potenzialmente destinati; figurarsi cosa NON metteranno gli eventuali nuovi padroni che vogliono solo guadagnare.

A fronte di tutto questo, è da parte dei sindacati che chiedono e partecipano agli incontri romani, un accompagnare la "beffa".

Ci vuole una lotta seria, effettiva, prolungata, che faccia pesare gli interessi dei lavoratori.

Ci sono mega multinazionali, che fanno grandi profitti, che vogliono cavarsela con poche centinaia di milioni; c'è il governo che finirà per accettare vergognose elemosine per liberarsi dell'Ilva, e ci si limita a sedersi ai tavoli romani e a fare ai giornali inutili lamentele?! NON PUO' ESSERE!

NO ALLA SVENDITA DELL'ILVA! 

SALVAGUARDIA DI TUTTI I POSTI DI LAVORO AD ACCIAIERIE E ALLE DITTE

NO CASSINTEGRAZIONE STRUTTURALE

CONTRATTI A TEMPO INDETERMINATO NELL'APPALTO E CONTRATTO UNICO METALMECCANICO

Massima attenzione!

Giovedi 30 ore 18 - importante riunione alla sede Slai cobas per il sindacato di classe - un nuovo piano di iniziative su tutto - info 3519575628

venerdì 24 gennaio 2025

Ora sempre di più con il popolo e la resistenza palestinese!

Ieri giovedì 23 in Piazza Immacolata è ripresa la campagna di solidarietà con la resistenza palestinese del Comitato #iostoconlapalestina.

Un presidio combattivo e più folto dei precedenti ha riportato in città la controinformazione e solidarietà con un popolo che dal 48 è vittima del colonialismo genocida sionista, ribadendo la necessità di intensificare la solidarietà ancora di più oggi, mentre, da una parte, c'è chi sostiene che con il recente accordo l'emergenza si è attenuata e la  situazione si avvia a soluzione e, dall'altra, in concomitanza con la celebrazione della "giornata della memoria" si tenta di usare la memoria del genocidio nazista contro gli ebrei per negare e giustificare il genocidio che i sionisti vanno perpetrando contro i palestinesi e tacciare i solidali di antisemitismo.
Nei tanti interventi al microfono forte è stata anche la denuncia dei complici, del genocidio, del sistema imperialista che ci sta trascinando verso una nuova guerra mondiale, e del governo fascista Meloni che con il DdL 1660 fa ancora un altro passo verso la trasformazione del suo potere in regime tramite anche la criminalizzazione del dissenso, solidarietà alla Palestine compresa.
Di seguito alcune immagini del presidio e il testo del volantino diffuso.






La tregua sancita dall'accordo in Palestina è una buona notizia per le masse palestinesi che vogliono che finiscano i bombardamenti, il quotidiano stillicidio di morti e distruzione che l'esercito genocida dello Stato di Israele, armato dall'imperialismo, ha realizzato da circa un anno e mezzo.
Noi gioiamo insieme alle masse. Questo accordo è frutto della masse palestinesi e della resistenza palestinese con il loro straordinario, indomabile, sacrificio.

Questo risultato dimostra ancora una volta che il popolo e solo il popolo è la forza motrice della storia.

L'accordo, dal punto di vista della resistenza, contiene dei punti ritenuti positivi: Lo scambio dei prigionieri, la liberazione dei prigionieri palestinesi, un risultato assolutamente importante; il ritiro delle forze israeliane, il ritorno dei profughi al Nord, l'ingresso degli aiuti umanitari che sono stati finora usati come strumento di pressione, e la loro negazione come altra arma genocida di morte per fame. mancanza di cure, freddo di migliaia di palestinesi, soprattutto bambini.

Ma questo accordo è fragile e temporaneo. Già nelle ore precedenti lo Stato sionista di Isaraele ha continuato a bombardare campi profughi facendo altri 81 morti tra cui tanti bambini e donne. Ora ha spostato i suoi massacri in Cisgiordania dove vivono ugualmente i palestinesi. I coloni israeliani e l”ultradestra continuano a fare azioni contro i palestinesi e di occupazione del territorio. Netanyahu ha già detto che dopo la durata della tregua di meno di un mese e mezzo, riprenderà la sua azione genocida a Gaza, per cancellare definitivamente il popolo palestinese.

E tutto questo trova l'appoggio dell’imperialismo Usa, che con Trump intende lasciare “mani libere” a Israele, come il silenzio degli altri paesi imperialisti europei, in prima fila il nostro governo Meloni.
Va poi avanti il piano israeliano di soffocare le forme di solidarietà e le forze della solidarietà col popolo palestinese.
In Libano con l'attacco a Hezbollah e l'occupazione di una parte del territorio libanese, come in Siria dove, approfittando del crollo del regime antipopolare di Assad, lo Stato di Israele ha bombardato il territorio siriano, ha occupato le alture del Golan e ha esteso questa occupazione, con la chiara intenzione di conservare il controllo in Libano di parti del territorio e di avere sia in Siria che in Libano governi favorevoli alla repressione delle forze solidali al popolo palestinese.

Quindi, nel valorizzare i risultati della resistenza palestinese e del popolo è assolutamente necessario guardare al quadro complessivo che ci fa dire che è presto per festeggiare.

Ora più che mai si deve intensificare la solidarietà internazionale e internazionalista intorno alla resistenza palestinese perché

- si ponga definitivamente fine al genocidio dello Stato nazi-sionista di Israele;

- vi sia il ricoscimento dello Stato Palestinese, per una Palestina libera “dal fiume al mare";

- si continui la lotta all'interno del nostro paese per mettere fine al sostegno politico, militare ed economico del governo fascista Meloni, servo di Trump;

- si faccia il processo a Netanyahu dando seguito al mandato di arresto emesso dalla Corte penale internazionale per Netanyahu, il suo ex ministro della Difesa Yoav Gallant, per crimini di guerra e crimini contro |'umanità.

Il migliore aiuto alla resistenza palestinese, alla lotta di liberazione, è rendere sempre più forte la lotta all'interno del nostro paese imperialista.
Facciamo appello ai lavoratori, alle persone democratiche, antifasciste, antimperialiste, ai giovani, alle donne di Taranto a sostenere il Comitato #iostoconlapalestina e le sue iniziative.

Processo "Ambiente svenduto" - neanche Potenza, ora Salerno...

 ‘Ambiente Svenduto’ trasloca a Salerno 
L'udienza preliminare (con altri colpi di scena?) attesa in primavera

Corriere di Taranto Gianmario Leone    
pubblicato il 23 Gennaio 2025, 07:03

Il processo ‘Ambiente Svenduto’ inizierà in primavera e si terrà quasi certamente a Salerno, perché a Potenza non vi è un’aula sufficientemente ampi e attrezzata per ospitare un dibattimento così corposo e articolato nel numero degli imputati, delle parti civili, dei legati della difesa oltre che per la mole dei documenti (oltre venti faldoni contenenti migliaia e migliaia di documenti).

Ricordiamo che che la Corte d’Appello aveva accolto la richiesta di annullamento della sentenza di primo grado per incompetenza della Corte di Lecce -Taranto ex art. 11 (Codice di Procedura Penale) in favore della corte di Potenza (tesi sostenuta in particolar modo dagli avvocati Giandomenico Caiazza, Pasquale Annichiarico e Luca Perrone ma respinta in passato per ben quattro volte) per legittima suspicione a causa del coinvolgimento di almeno tre ex magistrati onorari del Tribunale di Taranto tra le parti civili...
Il primo passaggio sarà adesso l’udienza preliminare, dove pare che i PM di Potenza vorrebbero confermare le richieste della Procura di Taranto (associazione per delinquere, disastro ambientale, avvelenamento di sostanze alimentari e omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sui luoghi di lavoro, omicidio colposo, in particolare contestate a componenti della famiglia Riva, proprietaria dell’ex Ilva all’epoca dei fatti contestati, direttori e dirigenti dello stabilimento ionico), sembrerebbe (ma il condizionale è d’obbligo) senza tener conto delle numerose prescrizioni già maturate (per alcuni reati la prescrizione era arrivata prima ancora del pronunciamento della Corte d’Appello), optando per la richiesta di rinvio a giudizio di tutti gli imputati...