giovedì 3 marzo 2016

GIOVEDI' ROSSI - EFFETTO DELLA FORMAZIONE DEI MONOPOLI: ARRICCHIMENTO INDIVIDUALE E SFRUTTAMENTO DELLE LARGHE MASSE LAVORATRICI - DA UNA PUBBLICAZIONE MLM ANNI '70

Traiamo da una pubblicazione di studio dei marxisti-leninisti-maoisti degli anni '70 una sintesi illustrativa del 1° capitolo de "L'imperialismo" di Lenin, allo scopo di permettere agli operai, proletari, compagni, che seguono il corso di formazione di comprenderlo ancora meglio.


"La libera concorrenza, caratteristica della prima fase del capitalismo, determina la concentrazione della produzione, e questa a sua volta determina il monopolio. La libera concorrenza caratterizza la fase progressista del capitalismo, la fase in cui il capitalismo distrugge il monopolio feudale (il dominio parassitario dei nobili e dei grandi padroni delle terre). In questa fase il capitalismo crea l'industria e la tecnica, due elementi del progresso sociale.
Ma la libera concorrenza procede creando la negazione di sé stessa. Nel processo concorrenziale esiste la spinta alla concentrazione industriale e all'organizzazione su vasta scala della produzione. Nella lotta concorrenziale vince il capitalista più forte; così la proprietà dei mezzi di produzione e i capitali si concentrano in sempre più poche mani.
Attraverso la concentrazione i più forti capitalisti di ogni settore economico iniziano a diventare padroni incontestati del mercato e della produzione nel loro settore e via via anche in più settori. Nasce così il monopolio, cioè il possesso di tutto un settore produttivo da parte di un gruppo capitalista. La forza del monopolio è tale che nessuno può competere nel suo settore; scompare così la libera concorrenza, i più deboli devono sottostare al più forte.
Alcune migliaia di grandi aziende sono tutto, milioni di piccole aziende non sono niente: questa è la realtà che si è creata nel mondo con la nuova fase del capitalismo.
Le grandi aziende attraverso il possesso di ingenti capitali o attraverso l'unità con le banche, ricattano milioni di piccoli, medi e a volte anche grandi padroni, che vengono così a trovarsi alle dipendenze di un pugno di uomini dell'”alta finanza”.
Le grandi imprese riescono con facilità a fare accordi tra di loro per distruggere la massa delle medie e piccole imprese per il pieno possesso dei mercati da parte dei potenti. Nascono così accordi tra i grandi, nella forma dei trust, dei cartelli, dei sindacati industriali.
La nascita dei monopoli realizza un immenso processo di socializzazione della produzione. In particolare si socializza il processo dei miglioramenti e delle invenzioni tecniche.
Il capitalismo, nel suo stadio imperialistico, conduce decisamente alla più universale socializzazione della produzione; trascina – per così dire – i capitalisti, a dispetto della loro coscienza, in un nuovo ordinamento sociale, che segna il passaggio dalla libera concorrenza completa alla socializzazione completa. Sono queste le condizioni per la creazione del socialismo, della società in cui la classe proletaria rende di proprietà sociale tutta la produzione, la dirige pianificandola, la fa funzionare per servire gli interessi dei bisogni del popolo e del progresso sociale.
L'imperialismo, fase suprema del capitalismo, realizza la socializzazione della produzione (non completa, tendenziale), ma l'appropriazione dei prodotti resta privata. I mezzi di produzione restano proprietà di un ristretto numero di persone. L'uso, quindi, che l'imperialismo fa della produzione così raggruppata e socializzata rimane fondato sui criteri capitalistici dell'arricchimento individuale, della proprietà privata, dello sfruttamento sanguinario delle larghe masse lavoratrici.
Alcuni borghesi sostengono che la socializzazione elimina la possibilità di crisi economiche del capitalismo: questa è una stupidaggine. In realtà il caos si accresce, si accresce la sproporzione fra l'industria e l'agricoltura, si accresce la contraddizione tra il lavoro e i prezzi, ecc.
I piccolo borghesi reazionari sognano un ritorno all'indietro, alla libera concorrenza; non si rendono conto che il monopolio è stato creato dalla libera concorrenza, e che esso la elimina senza nessuna possibilità di ritorno".

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