lunedì 29 settembre 2025

Acciaierie d'Italia va verso l'America (per necessità...)

Le notizie drammatiche che vengono sull'Ilva - americani di Trump/spezzatino e cassintegrazione di massa senza accordo sindacale - dimostrano che avevamo ragione sin dal primo momento e che i sindacati confederali + USB stanno accompagnando il morto senza tutelare i lavoratori di Acciaieria/appalto/cigs Ilva AS.

E' giusto ribellarsi!
Dobbiamo bloccare tutto e al più presto!

Slai Cobas per il sindacato di classe
info slaicobasta@gmail.com WA 3519575628

 Da Sole 24 ore

Ex Ilva, sindacati: chiusa la procedura Cigs, indetta mobilitazione permanente
Fim Fiom e Uilm: «Il ministero del Lavoro decide di chiudere la procedura sulla Cigs. Non accettiamo questa azione inedita e gravissima»
29 settembre 2025

«Dopo le numerose richieste di rinvio della discussione sulla cassa integrazione per mettere nelle condizioni i sindacati e i lavoratori di avere gli elementi necessari, il ministero del Lavoro decide di chiudere la procedura sulla cigs dando facoltà all’azienda di proseguire unilateralmente. Come organizzazioni sindacali non accettiamo questa azione inedita e gravissima del ministero del Lavoro». Lo dichiarano in una nota i segretari generali di Fim Fiom Uilm, Ferdinando Uliano, Michele De Palma, Rocco Palombella, proclamando lo stato di agitazione permanente. «Tutto questo - continuano - alla luce anche dell’esito disastroso del bando di gara che ha certificato l’assenza di soggetti industriali interessati all’intero Gruppo. È per questo che fin da ora viene proclamato lo stato di mobilitazione permanente e verranno indette assemblee in tutti gli stabilimenti, anche con l’utilizzo dello sciopero». «Ora il Governo decida di assumersi le sue responsabilità, anche attraverso l’intervento pubblico, e riapra il confronto a Palazzo Chigi con le organizzazioni sindacali. La situazione sta precipitando in maniera drammatica. Le lavoratrici e i lavoratori degli stabilimenti ex Ilva hanno lottato per il rilancio di questa azienda e saranno pronti alla mobilitazione finché non avremo risposte sul futuro dell’ex Ilva».

Taranto si mobilita, non permetterà che Eni carichi il greggio su navi dirette in Israele





"Stiamo al varco dell'Eni dove c'è la nave che sta caricando il greggio stiamo qui 
dalle 15 e non c'è ne andiamo insieme agli anarchici abbiamo sfondato la rete e 
siamo di fronte al pontile".

Nel pomeriggio del 27 settembre, dopo aver saputo che l'Eni, smentendo quanto ci aveva assicurato il 23 settembre che non ci sarebbe stato il rifornimento di greggio alla petroliera Sea salvia diretta in Israele, era pronta ad effettuare il rifornimento, insieme a varie realtà di compagni solidali ci siamo mobilitati per raggiungere il varco dell'Eni dove era ormeggiata la nave in attesa del carico di greggio.

Alcuni compagni tra cui lo Slai cobas sc si sono allontanati dal resto dei manifestanti e hanno aperto un varco che ha permesso di avvicinarci all'area di carico per cercare di impedire che avvenisse il rifornimento della petroliera. 

Per i padroni la logica è di mentire e prendersi il loro profitto anche il barba alle leggi .

Ma noi non lo permetteremo ci mobiliteremo ogni giorno se sarà necessario contro il criminale Netanyahu, contro il genocidio del popolo palestinese.




Un commento dal presidio al porto di Taranto di un operaio dello Slai cobas per il sindacato di classe - Serve maggiore unità delle realtà pro Palestina

Il presidio, iniziato giovedì, tenuto questa mattina a partire dalle 4.00 mostra come la mancanza di organizzazione tra le varie realtà di questo territorio sia un ostacolo alla riuscita delle iniziative, che siano politiche o sindacali poco cambia, lo spettro del protagonismo è sempre dietro l’angolo.

Più volte abbiamo constatato come la mancata partecipazione a presidi, lotte o scioperi sia dovuta ai cattivi rapporti instaurati tra le varie sigle, facendo così perdere regolarmente di vista quale sia il vero obiettivo.

Quando da un territorio zona di sacrificio già martoriato da decenni di abusi capitalistici si pretende con la forza di essere complice di un crimine contro l’umanità, il genocidio del popolo palestinese, allora la popolazione di questo territorio spontaneamente si attiva contro un ulteriore crimine da parte dell’organo di dominio della classe dei possidenti: lo Stato.

Il problema sorge quando ad una motivazione nobile e collettivista se ne sostituisce un’altra egoista.

Questo breve preambolo per esprimere il rammarico nel constatare come il presidio davanti al varco del colosso Eni organizzato dall’USB a seguito dell’imbarco di 30 tonnellate di greggio nella petroliera Seasalvia e destinato a rifornire i jet israeliani abbia visto solo una piccola presenza di manifestanti, verso le 8.00 del mattino se ne potevano contare una trentina.

Noi sappiamo benissimo quale sia la volontà di questo popolo e dunque abbiamo ben chiaro che la mancata presenza di varie realtà locali non sia dovuta al disinteresse alla causa quanto piuttosto alle divergenze tra gli organizzatori ed una parte dei proPal locali.

L’organizzazione che gestisce questo blog non ha mai fatto mistero di non condividere molte delle scelte dell’USB Taranto, lo abbiamo scritto più volte qui dentro e lo abbiamo a più riprese ribadito ai diretti interessati nella varie assemblee, ma quello che oggi eravamo chiamati a fare andava ben oltre le divergenze politiche e di linea sindacale tra le nostre due sigle o tra loro e le altre sigle od associazioni territoriali, si trattava invece di produrre un risultato non scontato che è quello di evitare nuovamente che una nave diretta verso lo stato sionista possa attraccare nel porto di questa città.

In questo momento noi non possiamo sapere quanto il presidio di questa mattina abbia inciso nell’organizzazione degli affari della multinazionale, sappiamo però che dobbiamo necessariamente superare i contrasti che varie realtà negli altri territori di questa nazione hanno già eliminato o comunque ridotto, e per poter permettere che ciò avvenga c’è ancora molto da lavorare.

A Taranto e in tutta la Puglia mobilitazioni contro le fabbriche di armi

Dopo l'intervento dello Slai cobas nella giornata del 22 alla Leonardo, fatta volutamente in un giorno feriale, perchè lo scopo è di rapportarci e parlare con gli operai, un intervento accolto molto bene dagli operai,

il 27 settembre vi è stato un presidio davanti alla Leonardo da Grottaglie, per denunciare l'azienda che produce e vende armi a Israele e in tutto il mondo e che in spregio di una legge del 1990 (la 185) permettono alle nostre armi di giungere anche in Israele per massacrare la popolazione palestinese.

La legge in questione che vieta ad autorità portuali e governi  di permettere l'attracco a navi che trasportano armi, rifornimenti di armi e carburanti destinati in zone di guerra dove si commettono crimini e stragi contro la popolazione civile in violazioni del diritto internazionale.

Per questo i vari movimenti solidali di tutta la Puglia, si sono dati appuntamento a Grottaglie davanti alla fabbrica della Leonardo per manifestare contro il riarmo e le politiche di guerra del nostro governo fascista che prono alle politiche guerrafondaie NATO imposte da Trump alla UE stanno accelerando verso la 3°guerra mondiale.

A Taranto come in tante altre città si sta scendendo in piazza contro i criminali sionisti. 

giovedì 25 settembre 2025

Bloccato l'ingresso nel porto di Taranto petroliera diretta a rifornire l'aviazione israeliana



La petroliera  Seasalvia su commissione Shell diretta a Taranto per rifornirsi  di greggio destinato all'aviazione militare israeliana, non  entrerà in porto.

Il presidio  pro Palestina di ieri sera al varco est del porto mercantile di Taranto, con  più di un centinaio  di compagni di USB, Cobas, slai Cobas sc  oltre che di tante  organizzazioni attive a Taranto e provincia.

Un presidio di solidarietà con il popolo palestinese, contro il genocidio in atto, combattivo e determinato a impedire il rifornimento  della  nave diretta al porto israeliano di Ashkelon.

Abbiamo ottenuto che il comandante della capitaneria di porto uscisse per informarci che l' Eni aveva annullato l' ormeggio della nave petrolifera e non autorizzato il carico.

Ma non ci fidiamo più di tanto. Ai profitti i padroni non rinunciano facilmente!

Terremo alta l'attenzione a Taranto per impedire altre tentativi di rifornire la petroliera, come già fanno con i blocchi dei portuali, a Genova, Ravenna e tanti altri porti insieme alle migliaia di lavoratori scesi in piazza il 22 e pronti a  bloccare tutto.

Abbiamo preso impegno verso il popolo palestinese di impedire ogni commercio verso lo stato genocida di Israele.  A Taranto ieri ci siamo riusciti!

mercoledì 24 settembre 2025

Da Taranto delegazione organizzata da #iostoconlapalestina

Per chi vuole partecipare, dare adesione 1° OTTOBRE ORE 18 presso sede Slai cobas via Livio Andronico, 47 

Slai cobas per il sindacato di classe coord. provinciale - su acciaierie/appalto e vertenze in corso - 1 ottobre ore 18 sede via Livio Andronico, 47 Taranto


CONTRO RIARMO E GUERRA - MOZIONE SOTTOSCRITTA E APPROVATA NELLE FABBRICHE, NEI POSTI DI LAVORO

Noi operai, lavoratrici, lavoratori diciamo un chiaro NO al piano di riarmo del 5%, deciso dagli Usa/Trump - Nato e fatto proprio dal governo Meloni.

E’ una scelta di guerra imperialista mondiale “a pezzi” (come diceva Papa Bergoglio), a cui i lavoratori e le masse popolari di tutto il mondo si devono opporre.

Siamo contro queste guerre tra banditi per il profitto dei padroni dell’energia e dell’industria bellica, per il controllo mondiale delle materie prime e delle vie geostrategiche del commercio mondiale.

Siamo solidali con le masse delle zone di guerra, bombardate, massacrate che vedono vita e futuro distrutti.

Siamo contro l’inaccettabile genocidio del popolo palestinese che resiste eroicamente al governo sionista di tipo nazista di Netanyahu, che ora spara anche su donne e bambini affamati in fila per un pugno di farina; finanziato, armato e sostenuto senza limiti dagli Usa-Trump, con la complicità dei governi imperialisti europei, con il governo Meloni in prima fila.

Siamo contrari ad ogni riarmo e all’invio di armi, droni, missili e soldati italiani nei territori di guerra.

Siamo contro l’uso delle Basi militari in Italia, come Basi di guerra e presenza di armi nucleari.

Siamo contro ogni scarico dei costi per la guerra sui lavoratori e le masse popolari, già colpite dalla crisi economica mondiale, dai dazi e guerre commerciali.

Lavoro non guerra. No miliardi per le armi. No all’aumento di benzina e bollette, no al carovita, fondi per il lavoro, i salari, la salute, la sanità, la scuola, i servizi sociali.

Noi lavoratori e lavoratrici chiamiamo tutte le organizzazioni sindacali, tutte le associazioni a scendere in campo con assemblee, manifestazioni, fino allo sciopero generale.

 

Adesioni - inviare a WA 3519575628 

martedì 23 settembre 2025

Nella giornata di lotta per la Palestina - Intervento tra gli operai, al porto/appalto ex Ilva e alla Leonardo di Grottaglie

In una situazione in cui ancora non c'è una mobilitazione di massa delle grandi fabbriche, del cuore centrale della classe operaia, e - a parte i porti - è appena cominciata in alcune realtà operaie; in una situazione in cui anche lo sciopero indetto, sia pur con ritardo di 2 anni, dalla Fiom il 19 settembre, e a Taranto in particolare nella realtà industriale principale, Acciaierie d'Italia, non ha visto nessuna iniziativa, presenza alla fabbrica neanche dei delegati della Fiom, mentre lo Slai cobas sc all'appalto Acciaierie ha fatto presidio, comizi, volantinaggio, striscioni, discusso con gli operai della Palestina, trovando in generale solidarietà, denuncia, ma anche a volte un senso di impotenza, 
  
acquista ancora più importanza quello che ieri 22 lo Slai cobas ha fatto a Taranto, nella giornata di sciopero e mobilitazione per Gaza, in cui ha concentrato il suo intervento tra la classe operaia, al porto e alla Leonardo.
Perchè, come hanno scritto nel loro appello, ai lavoratori e sindacati di tutto il mondo, i lavoratori di Gaza e i sindacati palestinesi "le classi lavoratrici possiedono una storia, una forza e un coraggio sufficienti a sconfiggere queste politiche criminali, se uniscono le proprie forze e alzano la voce”.
 
Al porto gli operai Castiglia, appalto ex Ilva si sono fermati all'inizio della mattinata e in una assemblea al porto hanno raccolto con convinzione l'appello allo sciopero, che gli operai in tutto il mondo sono di una stessa classe, e hanno denunciato fortemente la complicità del nostro governo al genocidio di Gaza.
 
Alla Leonardo, rompendo un tipo di mobilitazione che ha visto anche in altre realtà, in questi mesi andare nei giorni di sabato, quando gli operai non ci sono (anche a Taranto un'assemblea a Grottaglie ha deciso di andare alla Leonardo sabato 27/9), lo Slai cobas è andato proprio per parlare con gli operai della Leonardo, portare ad essi il messaggio che anche gli operai delle fabbriche che producono armamenti devono denunciare l'invio delle armi a Netanyahu, i profitti della Leonardo fatti sul sangue di bambini, donne, uomini. (senti interventi), esprimere solidarietà con i lavoratori palestinesi, proponendo uno sciopero. 
La vigilanza interna allo stabilimento ha cercato all'inizio di non farci stare vicino al cancello interno, pretendendo che ci spostassimo al cancello esterno dove gli operai entrano con le macchine. Ma questo tentativo di non farci avvicinare agli operai è fallito, siamo rimasti all'interno e l'azienda ha dovuto subire non solo volantinaggio, ma interventi al megafono, cartelli, bandiera palestinese, ecc.  
E questo è stato effettivamente positivo. Gli operai, molti giovani, venivano a prendere i volantini, si fermavano a parlare, esprimevano solidarietà - una parte aveva aderito allo sciopero Fiom del 19/9; per ora la loro fabbrica fa produzione civile, ma comprendono bene che nella situazione di guerra attuale, anche Grottaglie potrà riconvertirsi in produzione bellica (e su questo nei mesi scorsi ci sono state alcune avvisaglie). Gli operai appoggiavano la nostra denuncia e sono stati contenti dell'intervento inaspettato. Continueremo ad andare.  







lunedì 22 settembre 2025

Fermare il genocidio del popolo palestinese. Operai, fate sentire la vostra voce, la vostra solidarietà al popolo palestinese, ai lavoratori palestinesi

Lo Slai cobas appoggia lo sciopero del 22 

Fate sentire la vostra voce, la vostra solidarietà al popolo palestinese, ai lavoratori palestinesi che in queste ore continuano a subire un terribile genocidio e la deportazione dalla loro terra senza sapere dove andare, che vedono le loro case diventare in un attimo macerie, polvere.

Israele, sta compiendo immani crimini contro l’umanità, come fece il nazismo, ma nessuno lo ferma, gli Usa di Trump lo appoggiano e lo foraggiano, e il governo italiano Meloni è complice fornendogli le armi che ammazzano civili, donne, bambini e mantenendo legami affaristici economici, politici. Netanyahu ha violato tutte le risoluzioni dell'ONU ma non ha ricevuto alcuna sanzione; l’Unione Europea sta parlando di “sanzioni” ma ha detto che il commercio delle armi ad Israele continuerà come ora.

I lavoratori di Gaza, tutti i sindacati palestinesi rivolgono a voi,

ai sindacati in tutto il mondo questo appello:

La guerra israeliana ha distrutto l’80% delle case di Gaza, tutte le sue fabbriche, officine e fonti di sostentamento, e la maggior parte dei suoi terreni agricoli è stata rasa al suolo. La vita dei lavoratori, pescatori, agricoltori e di tutti i settori produttivi della Striscia assediata è diventata un inferno vivente. Le loro famiglie sono ormai senza riparo e senza reddito. Non c’è cibo, né medicine. Un lavoratore afferma: “Siamo assediati dalle armi americane ed europee, soffocati dalla fame, dall’abbandono e dal silenzio — tutto nel tentativo di distruggere le nostre vite, spezzare la nostra resistenza e annientare la volontà di resistenza del popolo.

Oggi ci rivolgiamo a voi come lavoratori della Palestina: parte integrante delle classi popolari e lavoratrici di questo mondo, in lotta per la giustizia, la liberazione e la dignità. Vi chiediamo:

1. Spezzare il silenzio e la complicità, far sentire la vostra voce all’interno dei vostri sindacati e

domenica 21 settembre 2025

Un film dentro la Palestina - Andatelo a vedere

 

Lunedì 22 mobilitazione a Taranto - al Porto e alla Leonardo

Lunedì 22 - in cui è indetto da varie realtà di sindacati di base uno sciopero nazionale per la Palestina, e a cui lo Slai cobas da la sua adesione e partecipa e/o organizza mobilitazione dove è presente e nelle forme possibili per i lavoratori - a Taranto:

- Fermata e assemblea degli operai del porto/appalto ex Ilva

- presidio alla Leonardo per parlare con gli operai e con delegati Fiom, a partire dall'appello dei lavoratori di Gaza e della Federazione Generale Palestinese di Sindacati, che denuncia l'azione delle imprese che traggono profitti dalla guerra - come appunto la Leonardo.

In questo appello rivolto:  Ai lavoratori liberi ovunque nel mondo, Ai nostri compagni nei sindacati e nelle federazioni sindacali internazionali

scrivono: "...Ci rivolgiamo di nuovo a voi, non solo come vittime, ma come lavoratori della Palestina: parte integrante delle classi popolari e lavoratrici di questo mondo, in lotta per la giustizia, la liberazione e la dignità. E vi chiediamo di:

1. Spezzare il silenzio e la complicità, far sentire la vostra voce all’interno dei vostri sindacati e federazioni, e denunciare le politiche di fame, assedio e massacro a Gaza.

2. Fare pressione sui vostri governi affinché cessino gli accordi sulle armi e la cooperazione militare con l’occupazione, e impongano sanzioni al regime sionista coloniale di apartheid.

3. Boicottare le aziende che sostengono l’occupazione, e ritirare gli investimenti sindacali da qualsiasi impresa, istituzione o ente che finanzi o tragga profitto dalla guerra.

4. Organizzare giornate di rabbia e solidarietà globale nelle fabbriche e officine, nei porti e negli aeroporti, nelle strade e nelle piazze pubbliche, in sostegno della Palestina e del suo coraggioso popolo.

Alle realtà ambientaliste - I bambini di Gaza sono "figli di un Dio minore"?


Da due anni, in tutte le varie iniziative per la Palestina fatte a Taranto non abbiamo mai visto nessu partecipante delle realtà ambientaliste di Taranto. 

Da chi dedica sinceramente cuore, mente, impegno per i bambini della nostra città colpiti, morti per l'inquinamento, ci aspetteremmo altrettanto cuore e mente per le migliaia di bambini assassinati a Gaza, mutilati in ogni parte del loro corpo, segnati, per chi non viene massacrato, per tutta la vita sia fisicamente che psicologicamente; bambini che non possono essere curati, affamati.

Queste migliaia e migliaia di bambini non contano? Sono di un altro mondo" Sono figli di un Dio minore?! Non meritano solidarietà, mobilitazione?

Come si fa a non capire? Questo orrendo sistema capitalista/imperialista è lo stesso che per i propri profitti calpesta la salute, la vita dei bambini, delle donne, degli operai da noi e compie un immane genocidio in Palestina. 

Se non si capisce, se non si vuole capire, è per preoccuparsi solo di sè stessi, di chi sta a centinaia di kilometri distante da noi "non è un tuo problema"...

Ma questa mentalità non ha niente a che fare con l'umanità.

Ma sappiate che la guerra torna a casa nostra...  

Riprende ad uscire in forma stampata ORE 12 Controinformazione rossoperaia - N.39 con articoli sui fatti principali in corso

 

venerdì 19 settembre 2025

Ex Ilva - L'incontro a Roma di ieri - L'arrampicarsi sugli specchi di Urso/governo/commissari scaricati sugli operai


Dalla stampa
- "Drammatico incontro sulla cassa integrazione al ministero. I dirigenti: "I ricavi diminuiscono sempre più". A breve la procura deciderà su Afo1: non è "del tutto compromesso" come diceva il ministro.
Un “crescente squilibrio economico” dovuto a “livelli produttivi non sufficienti” a garantire la tenuta dei conti a causa dei “costi fissi”. Insomma,
l’Ilva ha troppi dipendenti rispetto a quanto produce in questo momento e quindi deve aumentare del 50% i lavoratori in cassa integrazione... Attualmente, l’autorizzazione alla Cigs vigente scade nel febbraio 2026. Nel corso del prossimo anno, quindi, il numero di lavoratori coinvolti passerà dagli attuali 3.062 a 4.450". 

***** 

La conclusione di questa drammatica telenovela, di questa politica del "gambero" che invece di andare avanti va indietro e che dura da più di un anno, rendendo ogni settimana che passa a rischio la fabbrica, è che questa criminale politica deve essere pagata dai lavoratori, per ora con più cassa integrazione - in cui dovrebbe essere posto quasi il 50% degli operai - poi con esuberi/licenziamenti.

Urso/governo non se ne frega nulla della difesa del lavoro, come non se ne frega dell'inquinamento ambientale che in questa situazione di immobilismo non può che aumentare, perchè eventuali bonifiche, ristrutturazione dell'attività produttiva, tutto viene rinviato sine die, con tempi che si allungano all'infinito - ora il termine per la presentazione delle offerte vincolanti per l’acquisizione degli stabilimenti del gruppo è stato spostato al prossimo 26 settembre - e con ipotetici compratori che via via si smarcano (vedi ultimo Jindal).

Così alla fine rimarrà sul tappeto una svendita quasi gratis, senza alcun obbligo per posti di lavoro e ambiente da parte del compratore; o, cosa più probabile, una vendita a spezzatino, in cui Taranto verrebbe considerata la rogna di cui chi si vorrà caricare lo vorrà fare a beneficio solo dei suoi profitti.  

***** 

Dalla stampa - "la luce non si vede in fondo al tunnel, hanno chiarito il direttore generale Maurizio Saitta e il responsabile delle Risorse Umane Claudio Picucci durante l’incontro al ministero del Lavoro di fronte ai rappresentanti dei metalmeccanici che chiedevano lumi e sottolineavano come il faccia a faccia sia arrivato dopo ben sei rinvii... In ogni caso, la situazione è destinata a non migliorare nel breve termine. I toni usati dai due dirigenti di Acciaierie d’Italia sono stati gravi e netti. Hanno garantito che l’altoforno 2 ripartirà “entro la fine dell’anno” e che le ispezioni sull’altoforno 4, l’unico attivo in questo momento, sono state positive, quindi l’impianto può rimanere acceso fino al termine del 2025. Dopo verrà fermato e si potrà produrre con due altoforni solo da “marzo del prossimo anno”. 

Anche per questo – è stato spiegato ai metalmeccanici – la produzione odierna “non è sufficiente a reggersi in piedi”... Quindi l’allarme: “Bisogna fare l’accordo (sulla cassa integrazione, ndr) nel più breve tempo possibile". Per questo il ministero ha invitato a chiudere l’intesa sulla cassa entro il 24 settembre, data del prossimo incontro.

E i sindacati che dicono?

“È inconcepibile che ad oggi, i 20.000 lavoratori, diretti ed indiretti, interessati dalla vertenza, a distanza di 18 mesi di amministrazione straordinaria e di 13 anni dall’esplosione della crisi, non conoscano il loro destino ma, soprattutto, vedono aggravarsi le loro condizioni economiche con la persistenza e l’estensione della Cigs... “Adesso basta. Serve chiarezza su dove si vuole andare a parare. Ci attendiamo quanto prima che questa chiarezza venga fatta nell’atteso, già richiesto, prossimo incontro a Palazzo Chigi”. Ma abbiamo apprezzato la disponibilità del ministero nel concedere alle parti ulteriore tempo per verificare, anche in un incontro successivo a quella scadenza, la possibilità di poter raggiungere un accordo sulla Cigs”... “Abbiamo quindi chiesto ai rappresentanti del Ministero del Lavoro di sollecitare la convocazione presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri". Lo dichiara Guglielmo Gambardella, Segretario nazionale della Uilm Guglielmo Gambardella. 

 “L’incontro ha avuto toni drammatici. È ora di fare chiarezza: i lavoratori – ha detto Loris Scarpa, coordinatore nazionale siderurgia per la Fiom – non possono pagare il prezzo dei ritardi. Bisogna dare corso alla nostra richiesta di un incontro a Palazzo Chigi”... "La situazione degli impianti è di una gravità inaudita, registriamo una fermata quasi assoluta degli impianti ed una difficoltà a continuare le operazioni di manutenzione ordinarie e straordinarie.

Per la Fim l’aumento del numero di lavoratori richiesto dall’azienda “non ci spaventa in sé, ma deve essere motivato da ragioni solide e inserito in un piano di rilancio che progressivamente riduca il ricorso alla cigs”..."L’aumento del numero di lavoratori richiesto dall’azienda «non ci spaventa in sé, ma deve essere motivato da ragioni solide e inserito in un piano di rilancio che progressivamente riduca il ricorso alla Cigs".  .

Il sindacato USB
ha sottolineato in una nota "che vengono meno le condizioni minime che avevano sorretto l'accordo precedente... Ci troviamo dunque in una condizione di totale assenza di certezze e non è accettabile gestire la crisi dell'acciaieria più grande d'Europa senza un piano industriale trasparente e senza un percorso credibile di rilancio, per la decarbonizzazione e ovviamente per la salvaguardia di tutta la platea dei lavoratori, dai diretti agli appalti fino all'Ilva in AS.
Per queste ragioni USB ha ribadito che l'unica strada percorribile è un intervento pubblico immediato e diretto. Lo Stato deve assumersi la responsabilità di governare questa fase, garantendo occupazione, salario e futuro produttivo..."

"L’incontro è stato aggiornato della scadenza tecnica per la sigla della procedura, ovvero il prossimo 24 settembre, poiché al momento non si sono create le condizioni per condividere un accordo".

*****

Quindi da tutta questa situazione, la conclusione di Uilm, Fiom, Fim è un nuovo incontro presso la Presidenza del Consiglio. Incontro che non potrà che ribadire la linea Urso. 

La Usb riprende la soluzione momentanea dell'intervento pubblico diretto dello Stato.

Nessuno pone sui Tavoli una piattaforma operaia e ambientale; nessuno intende chiamare i lavoratori a farsi sentire con la lotta - sola possibilità di cominciare a cambiare le carte in tavola.

Senza la scesa in campo degli operai su una propria piattaforma autonoma questa tragica telenovela rischia di concludersi come altre vertenze nazionali e locali: gran parte di operai a casa, con salari tagliati, nessun avvio di bonifiche nè dentro la fabbrica nè in città. E un governo che cerca di svendere al peggior compratore che però, come ogni padrone, vuole tutto e non mettere niente. 

Ci vogliono tanti soldi? Sì, ma il problema è che i miliardi per le armi ci sono, per il lavoro, l'ambiente NO! Questo governo non li vuole mettere.

Questa è la partita in gioco, è contro il governo. Ma per questo occorre realmente una rivolta sociale. 

Operai, ci tocca quello che succede in Palestina... Mandiamo un messaggio forte ai lavoratori e sindacati palestinesi

All'Appalto ex Ilva



Quello che è in discussione in Palestina è cosa vogliamo che succeda in questo mondo, cosa vogliamo fare della nostra vita. I lavoratori, quando hanno voluto e lo hanno anche dimostrato, sono riusciti a fermare l'orrore senza fine che vediamo ogni giorno in televisione. Oggi è diverse fabbriche di grandi città si fermano, e in tanti altri posti di lavoro, in particolare nei porti, si fermeranno il 22 settembre, su appello dei sindacati di base.

Ma chiaramente siamo ancora agli inizi, si tratta di fare lo sciopero generale, per fermare il genocidio in Palestina.

Perché non possiamo pensare che possiamo assistere senza fare nulla a questo genocidio. Perché poi, non lo scordate, le guerre tornano a casa, e se non fermi quest'orrore, quest'orrore viene da te, viene a trovarti nel tuo paese, nel tuo posto di lavoro. Per questo serve uno sciopero generale per fermare il genocidio, per fermare l'azione dei nostri governi. Serve uno sciopero generale per sostenere coloro che mettendo a rischio la loro vita stanno cercando di portare aiuti umanitari.

Il popolo palestinese resiste da 75 anni a quest'orrore e supererà anche questa pagina nera. La resistenza palestinese che sono i figli, i padri, le madri, di coloro che stanno morendo, non si fermeranno. Altro che terrorismo, le città salteranno tutte in aria perché ce lo siamo voluto...

Le guerre tornano a casa come tutta la storia ci ha insegnato.

Per non parlare dell’Ucraina che è tutto un capitolo di pazzi dove si stanno spartendo il paese e che ha già portato a 100.000 morti e chissà quanti altri se ne preparano, e in cui senza alcun timore dicono che sono pronti a usare l'arma nucleare.

Ecco, tutto questo vogliamo davvero? Pensiamo che noi possiamo vivere la nostra vita, che peraltro è già brutta per colpa dei padroni, dei governi, mentre tutto questo avviene? Pensate veramente che i problemi non arrivano a casa vostra? Ebbene vi state sbagliando.

Il vero punto è che o li fermiamo ora o non li fermiamo più e quando si dice fermare significa bloccare tutto, bloccare tutto, bloccare tutto.

I lavoratori di Gaza, i sindacati palestinesi hanno rivolto un appello a tutti i lavoratori di tutto il mondo, anche qui in Italia, a tutti i sindacati che vogliono effettivamente essere dalla parte dei lavoratori e non dalla parte delle aziende.

I sindacati palestinesi hanno detto: oggi ci rivolgiamo a voi perché è necessaria la vostra solidarietà, è necessaria una mobilitazione dei lavoratori per fermare questo genocidio immane che sta avvenendo a Gaza - e di cui noi vediamo solo una parte di televisione; vedete i bambini uccisi, coperti di sassi, di polvere, palazzi che diventano macerie, donne, lavoratori costretti ad andare via dalle loro case, senza sapere neanche dove andare.

Oggi, dicono i lavoratori di Gaza, ci rivolgiamo a voi come lavoratori della Palestina, parte integrante delle classi popolari e lavoratrici di questo mondo, in lotta per la giustizia, la liberazione e la dignità. Vi chiediamo di spezzare il silenzio e la complicità, di far sentire la vostra voce all'interno dei vostri sindacati, di denunciare le politiche di fame, assedio e massacro a Gaza.

I lavoratori della Palestina vi chiedono di fare pressione verso i governi, quei governi complici come i nostri, come la Meloni, che mandano armi all'Israele, quelle stesse armi che vengono usate per massacrare bambini, donne, civili. Vi chiedono di fare pressione verso i nostri governi fascisti perchè cessino gli accordi sulle armi, gli accordi economici delle grandi industrie italiane che mentre, mandano le armi, mentre sono complici di un genocidio, continuano a fare profitti, come l’Eni; così come le industrie belliche della Leonardo, della Fincantieri che fanno i profitti sul sangue dei bambini, sul sangue dei lavoratori in Gaza.

Per questo i sindacati palestinesi chiedono di boicottare qualsiasi azienda che sostenga l'occupazione e di organizzare giornate di lotta, di sciopero, di solidarietà nelle fabbriche, nelle officine, nei porti, in ogni posto di lavoro.

Questo è importante. Quando gli operai, anche in altri momenti della nostra storia, sono scesi in sciopero, in solidarietà con altri lavoratori, con i popoli che vengono massacrati, contro i loro governi complici, allora i massacri possono essere fermati. Ma c'è bisogno che non ci siano solo le manifestazioni del sabato, che sono giuste e devono anche continuare, ma la mobilitazione degli operai.

Perché quanto sta accadendo vi tocca, ci tocca direttamente. Non pensiamo che quello che vediamo in televisione siano cose che stanno in un altro mondo, che non ci toccano; una volta che cominciano questi imperialisti, i loro governi continuano, vogliono fare una terza guerra mondiale. Tra un pò chiameranno anche i vostri figli, anche voi, come riservisti, ad andare a fare la guerra per i loro interessi, per i loro sporchi profitti, a loro profitti e a noi morte e distruzioni.

Gli operai devono unirsi agli altri lavoratori, perché gli operai italiani hanno lo stesso sangue dei lavoratori palestinesi, mentre non hanno niente da spartire con i padroni italiani, con i politici italiani, e invece sono della stessa pasta, siamo della stessa pasta, con i nostri fratelli palestinesi, con le donne, i bambini di Gaza sono come i nostri figli.

E’ criminale che non ci sia stata finora, da parte dei sindacati qui in Italia, una mobilitazione di solidarietà, perché questo riguarda l'umanità, riguarda la dignità dei lavoratori. Non possiamo stare a guardare quello che succede a pochi chilometri da qui, perché poi la guerra torna a casa. Cosa credete? Tutta la questione che non ci sono soldi per il lavoro, che non ci sono soldi per la sanità, per la sicurezza, e ogni giorno stanno morendo sui posti di lavoro quattro, cinque operai, e se ne fregano i padroni e anche il governo. Certo, anche prima i governi non si curavano di questo, ma ora dicono esplicitamente che non vogliono mettere soldi per la salute, per la sicurezza e per il lavoro, per darli alle armi, per produrre più armi, per mandare armi in Palestina a quei nazisti. Anche qui c'è una sorta di guerra contro i lavoratori. Il governo vuole fare un'economia di guerra.

Allora ci tocca quello che succede in Palestina. Non è una cosa che vediamo solo in televisione, è una tragica realtà che ci deve far bollire il sangue!

Quello che dice la Meloni, quello che dice Crosetto, che noi non manderemo i soldati è una bugia. Stamattina qui a Taranto alle quattro è passata una nave militare, per la prima volta hanno bloccato tutta la zona vicino al ponte girevole, perché doveva passare questa nave della marina militare. Vogliono mandare uomini, soldati, giovani, che poi rischiano di morire anche loro.

Operai, rispondiamo con i fatti, non con le parole, ai sindacati palestinesi. Oggi avevamo sperato che la Fiom, che a livello nazionale aveva indetto 4 ore di sciopero, dopo due anni, ci fosse. Ma non c’è. Ditelo ai vostri delegati, alla FIOM, che non basta solo annunciare in internet lo sciopero ma lo devono fare realmente, lo devono organizzare, ditelo ai vostri delegati, perchè da quello che abbiamo saputo neanche vi hanno informato di questa iniziativa di sciopero.

Mandiamo un messaggio forte agli operai, ai lavoratori di Gaza, ai sindacati palestinesi. Diciamo che siamo con voi, perché uniti possiamo sconfiggere i mostri, come fecero in Italia i nostri padri, i nostri nonni che sconfissero il fascismo il nazismo con la Resistenza; e ora dobbiamo sconfiggere i nuovi mostri, i nuovi nazisti.

Occorre che gli operai facciano sentire la loro voce, la loro forza.

Questo è un appello che vi rivolgiamo con il cuore.

Con la Palestina, oggi alla portineria Appalto ex-Ilva

  

Il volantino diffuso

giovedì 18 settembre 2025

Scuola - Valditara vuole studenti controllati, ubbidienti, non pensanti e... repressi - Ma non ci rompete le scatole...!

Stretta anche sull’abbigliamento - Dopo il divieto d'uso dei cellulari in classe, dopo il voto in condotta, arrivano anche le indicazioni sul dress code: no a shorts e canottiere

Da corriere di Taranto
"Gonne troppo corte, addomi scoperti, cappelli e cappucci in aula, unghie eccessivamente lunghe, perfino zeppe improbabili, infradito o jeans strappati: con l’inizio del nuovo anno scolastico, come sempre, i presidi diffondono circolari e, quest’anno, anche distribuendo veri e propri depliant che spiegano cosa non è permesso. Per far capire in modo chiaro ai propri alunni cosa è possibile indossare a scuola e cosa invece bisogna evitare... altrimenti l’alunno verrà rispedito a casa...
Secondo un recente sondaggio di Skuola.net su un campione di quasi 3mila studenti, circa 3 studenti su 10 devono fare attenzione a come vestirsi la mattina, per non incorrere in ramanzine o in sanzioni. E un ulteriore 55% è caldamente pregato di presentarsi in classe in modo «adeguato» al contesto...
Nel mirino, spesso e volentieri, finiscono soprattutto le ragazze..."

MA COSA CASPITA VOGLIONO!?

Non facciamo finta di non capire. La circolare del Min. Valditara sul divieto di cellulari in classe e sul voto in condotta, è pienamente dentro la logica e la politica reazionaria/repressiva di questo governo. Non se ne importano niente di "responsabilizzare gli studenti", di "farli interessare ai contenuti delle lezioni", ecc. ecc. Valditara, il governo Meloni vogliono unicamente mettere sotto il loro controllo la scuola, gli studenti, per imporre non certo un maggior impegno culturale, un sapere critico, una migliore istruzione, ma la loro sottocultura, in cui lo scopo non è il sapere ma impedire una conoscenza  in dissenso con la "filosofia" di questo governo, improntata a "Dio, Patria e Famiglia". 
Tant'è che quando gli studenti e alcuni coraggiosi docenti aprono gli occhi e la testa e vogliono conoscere, prendere posizioni su quello che succede nel mondo, sulla Palestina, sulla guerra, la risposta è la repressione, il disciplinamento delle menti al pensiero borghese dominante che oggi è drammaticamente moderno fascista. A quando l'imposizione ad andare a scuola con la divisa?

Questa scuola è da tempo una scuola che deve amalgamare le teste. Alcune materie, come geografia, sono state in parte eliminate, prevalgono le materie tecnico/professionali su quelle umanitarie perchè i ragazzi e le ragazze devono predisporsi per un lavoro (che poi non c'è), per andare "sotto padrone" sempre precario, e basta; la storia è sempre più la storia dell'imperialismo, i popoli le loro lotte, rivoluzioni non si devono far conoscere, ecc. ecc. Valditara vuole sostituire alcune materie con la Bibbia, con il ritorno delle poesie a memoria, ecc. ecc. Usare il passato per impedire la conoscenza/coscienza del presente.  

Loro, con i loro invadenti mezzi di comunicazione, con i loro social, hanno ridotto la conoscenza, la scrittura, a mezze frasi e poi reprimono gli studenti che usano i cellulari, i loro social. 

Chi ha ridotto la cultura, il sapere a test standardizzati in italiano, in matematica - tanto che diversi esperti hanno giudicato questo quantomeno opinabile e problematico - pretende ora di parlare di impegno scolastico degli studenti.

Chi sta dando un colpo decisivo alla scuola di massa, ostacolando in vari modi - dati ufficiali - la presenza di stranieri, figli di immigrati, come dei bambini e ragazzi disabili (Nel 2024 per la prima volta l’Italia è scesa sotto il 10% per quota di abbandono scolastico), invece di occuparsi di questo ritorno a più di 50 anni fa, a questo apparire di una nuova divisione tra figli di benestanti e figli di lavoratori, precari, immigrati (sembrano tornare in auge i temi del '68), pensano ad una selezione maggiore e introducono il "voto in condotta". Un modello di scuola della destra, basato su un mix di autoritarismo e obbedienza. "Una scuola sempre più classista" - come denunciano non "rivoluzionari estremisti" ma democratici con sale in testa - che "lascia indietro gli studenti in difficoltà".

Questo governo ha fatto anche di più, siamo nel periodo di guerre e allora la scuola deve preparare a questo. E allora vanno i militari ad "insegnare" nelle scuole, anche ai bambini, anche come si usano i manganelli, come si spara. 
E costoro, questa feccia, chiama i ragazzi, le ragazze ad essere responsabili!?

E, chiaramente, siccome non c'è da fidarsi di tutti i presidi, di tutti gli insegnanti, ora sono i ministri che direttamente vogliono andare nelle scuole ad "indirizzare le teste"  

Salvini, dopo l'uccisione di Charlie Kirk ha detto che invierà una lettera a tutti i presidi: "Mi metto a disposizione per andare a parlare nelle scuole e nelle università. Partendo certo dal mio lavoro di ministro, dalle vite dei ragazzi, dal Codice della strada. Vorrò ascoltarli, soprattutto coloro che non le pensano come me"; e ha chiarito l'iniziativa che intende portare avanti per combattere la violenza politica: "Parlerò con i ragazzi nei licei, partendo dalla mia esperienza (quale?) e invitando al confronto che rischia di venire a mancare in Italia (ma non mi dire...). Oltre alle parole gravi dette in diretta tv di chi dice che c'è un morto meno morto di altri perché provocava quasi a giustificare che uno spari per strada, mi hanno colpito anche i silenzi. Hanno dimostrato scarsa intelligenza e visione del futuro". 
E lo dice Salvini che non sa nemmeno lontanamente cosa significhi essere "intelligente". 
Speriamo, e siamo abbastanza sicuri, che i ragazzi, le ragazze che sono "scarsamente intelligenti" sapranno accoglierlo come si deve se si presenta alle scuole.

Quindi l'attenzione del Min. Valditara verso la scuola e gli studenti è solo all'insegna della repressione e della minaccia che ogni protesta avrà come conseguenza, grazie al voto in condotta, l'espulsione dalla scuola.

La minaccia del voto in condotta... Di fatto ciò che conta nella scuola non è quanto e cosa gli studenti hanno appreso, hanno acquisito culturalmente, ma quanto sono stati ubbidienti e disciplinati. Per questo governo fascista non conta se sei bravo, ma se rispetti e ti attieni senza protestare al modello Valditara.

I cellulari... Da che pulpito viene la predica! Loro li possono strausare - basta vedere una seduta del parlamento - e di quelli sempre più moderni, costosissimi; gli studenti NO! E possono ricevere anche sanzioni. 
L'alternativa ad un minor uso dei cellulari sarebbe una scuola più interessante, più creativa nei contenuti, nei metodi, nell'uso di strumenti più moderni, ecc., soprattutto più partecipativa per gli studenti, una scuola che inviti al pensiero critico, non burocraticamente allineato al pensiero e contenuti dominanti; una scuola in cui gli studenti e le studentesse possano decidere, discutere liberamente. 
Ma tutto questo non c'è. 
E questo governo pensa solo a togliere i cellulari? Ma ci faccia il piacere...