DA UNA COMPAGNA #IOSTOCONLAPALESTINA - Dobbiamo cercare di fare quello che è giusto fare. E’ ancora poco, ma la nostra principale responsabilità, solidarietà alla resistenza palestinese è lottare contro il nostro governo complice del genocidio che sta proseguendo. L'Italia continua a mandare armi, si è rinnovato l'accordo che l'Italia ha. Ma il ruolo dell’Italia è pericolosissimo anche a livello di narrazione, di propaganda; il governo guida le testate giornalistiche, i mass media.
E’ facile riempirsi la bocca con gli slogan, di parolai ce ne sono tanti, ma le parole non cambiano le cose, le cambiano le azioni. Nella manifestazione di Ceglie Messapica del 28 agosto eravamo a 150 metri da Piazza Plebiscito, dove stavano Tajani e Salvini, ma non è stato fatto nulla, eppure eravamo in 400-500, e c'erano persone che sarebbero state disponibili ad arrivare. Invece chi aveva organizzato il corteo, tanto per dare un contentino contro la Meloni, ha frenato, limitandosi a degli slogan.
Mi dispiace, perché era una cosa molto importante, perché le commemorazioni dei bambini massacrati a Gaza non resuscitano i morti.
Bisogna individuare i nostri nemici diretti, il governo è il nemico.
Noi riteniamo che si debba andare avanti con obiettivi giusti all'interno di una partecipazione di massa. Ma all'interno di una partecipazione di massa significa che ci sono più opportunità per influenzare settori di massa; sappiamo bene che nelle manifestazioni ci sono diverse anime, diverse sensibilità che tu devi rispettare perché comunque non stanno a casa; ma dall'altra parte questo non vuol dire che non debbano essere perseguite le esigenze concrete di rendere più incisiva e forte la solidarietà, anche se possiamo scontrarci con forme di repressione, come è successo a Taranto il mese scorso quando ci hanno vietato un corteo, e abbiamo dovuto battagliare per salvaguardare il diritto a manifestare.
DA PROLETARI COMUNISTI - In Puglia vi è una bella situazione da non sottovalutare. La posizione assunta dalla Regione Puglia di rottura con Israele è frutto delle mobilitazioni che abbiamo fatto. In questi giorni è ripresa la proposta di tornare a premere perché venga chiuso il consolato onorario di Bari; c'è l'onda lunga della decisione della Regione di non ammettere Israele alla Fiera del Levante – e ancora non è chiaro dove arriverà questa contraddizione perché la Fiera del Levante è di valore nazionale e vede la presenza di presidenti o ministri del governo.
Però queste contraddizioni ci aiutano molto nel pretendere che ci sia il passo successivo del consolato israeliano e chiaramente se si andrà alla manifestazione l’obiettivo è la chiusura del consolato, e o siamo in grado di fare un assedio del consolato permanente oppure siamo in grado di assaltarlo, non ci sono altre soluzioni per avere la chiusura, utilizzando la condizione favorevole della Regione che ha detto che vuole rompere i rapporti con Israele.
Ci sono le condizioni perché la chiusura del Consolato lo faccia la stessa Regione, ma tocca a noi il passo avanti per renderlo obbligato, alzando il tiro del tipo di iniziativa. Benissimo hanno fatto giorni fa centinaia di persona, solidali, cittadini che hanno assediato il consolato onorario.
Non vogliamo ritrovarci di fronte alla situazione che si determinò l’anno scorso, in cui ad un certo punto qualcuno dice che la manifestazione è finita, che sono rimasti meno manifestanti e quindi non si può fare...
Ma occorre che le realtà, i compagni più combattivi forzino la situazione. Questo non è per una logica di gruppo ma per una logica che risponde agli interessi del popolo palestinese e alla necessità di dare un segnale più forte.
In Messico, dove hanno fatto parecchie manifestazioni per la Palestina, una parte rilevante dei manifestanti ha assaltato l’ambasciata israeliana con scontri che sono continuati.
Anche in Italia dobbiamo fare di più.
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