lunedì 29 settembre 2025

Un commento dal presidio al porto di Taranto di un operaio dello Slai cobas per il sindacato di classe - Serve maggiore unità delle realtà pro Palestina

Il presidio, iniziato giovedì, tenuto questa mattina a partire dalle 4.00 mostra come la mancanza di organizzazione tra le varie realtà di questo territorio sia un ostacolo alla riuscita delle iniziative, che siano politiche o sindacali poco cambia, lo spettro del protagonismo è sempre dietro l’angolo.

Più volte abbiamo constatato come la mancata partecipazione a presidi, lotte o scioperi sia dovuta ai cattivi rapporti instaurati tra le varie sigle, facendo così perdere regolarmente di vista quale sia il vero obiettivo.

Quando da un territorio zona di sacrificio già martoriato da decenni di abusi capitalistici si pretende con la forza di essere complice di un crimine contro l’umanità, il genocidio del popolo palestinese, allora la popolazione di questo territorio spontaneamente si attiva contro un ulteriore crimine da parte dell’organo di dominio della classe dei possidenti: lo Stato.

Il problema sorge quando ad una motivazione nobile e collettivista se ne sostituisce un’altra egoista.

Questo breve preambolo per esprimere il rammarico nel constatare come il presidio davanti al varco del colosso Eni organizzato dall’USB a seguito dell’imbarco di 30 tonnellate di greggio nella petroliera Seasalvia e destinato a rifornire i jet israeliani abbia visto solo una piccola presenza di manifestanti, verso le 8.00 del mattino se ne potevano contare una trentina.

Noi sappiamo benissimo quale sia la volontà di questo popolo e dunque abbiamo ben chiaro che la mancata presenza di varie realtà locali non sia dovuta al disinteresse alla causa quanto piuttosto alle divergenze tra gli organizzatori ed una parte dei proPal locali.

L’organizzazione che gestisce questo blog non ha mai fatto mistero di non condividere molte delle scelte dell’USB Taranto, lo abbiamo scritto più volte qui dentro e lo abbiamo a più riprese ribadito ai diretti interessati nella varie assemblee, ma quello che oggi eravamo chiamati a fare andava ben oltre le divergenze politiche e di linea sindacale tra le nostre due sigle o tra loro e le altre sigle od associazioni territoriali, si trattava invece di produrre un risultato non scontato che è quello di evitare nuovamente che una nave diretta verso lo stato sionista possa attraccare nel porto di questa città.

In questo momento noi non possiamo sapere quanto il presidio di questa mattina abbia inciso nell’organizzazione degli affari della multinazionale, sappiamo però che dobbiamo necessariamente superare i contrasti che varie realtà negli altri territori di questa nazione hanno già eliminato o comunque ridotto, e per poter permettere che ciò avvenga c’è ancora molto da lavorare.

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