sabato 6 settembre 2025

Ilva/Bagnoli - Una cosa è battersi giustamente contro l'inquinamento a Taranto, altra cosa è spargere falsità e sciocchezze

Giorni fa Alessandro Marescotti ha postato su fb un suo intervento, che comincia: "Per favore non parlate più di Bagnoli se non conoscete la questione". 

Il problema è che è Marescotti a non conoscere la situazione di Bagnoli, e lui che è attento ai dati non dovrebbe dire cose false.

Noi abbiamo già detto: "nessuno può pensare che l'Ilva sia nociva solo ora perché lo sarà altrettanto se a un certo punto effettivamente chiudessero l'Ilva e quindi dovessero fare le bonifiche. Bagnoli non è un'opinione, non è una propaganda, un "facile slogan", è un fatto, sono 35 anni che la fabbrica è chiusa però le bonifiche non vengono fatte e comunque anche le bonifiche per chi le fa devono garantire profitto, devono garantire taglio dei costi e quindi la logica è la stessa.

Ma Marescotti scrive: "Circola la solita storia che, se chiudesse, l’ILVA diventerebbe come Bagnoli e cose del genere. Sto studiando le prescrizioni per l’ILVA e vi posso dire che chi sostiene questi luoghi comuni probabilmente non ha mai studiato in modo approfondito l’Autorizzazione Integrata Ambientale e la normativa che impone il ripristino dei luoghi.
Nell’AIA sono richiamati i PRA ossia i Piani di Ripristino Ambientale. In caso di dismissione totale o parziale di reparti (altiforni, cokerie, discariche, ecc.), la legge impone che il gestore presenti un Piano di Ripristino Ambientale, cioè un progetto per: smantellare le strutture in sicurezza, rimuovere i rifiuti e le sostanze pericolose, bonificare le matrici ambientali contaminate, restituire i luoghi a usi futuri compatibili (industriali, urbani, verdi). E se il gestore non dovesse adempiere allora si ricorre alle garanzie finanziarie che il gestore stesso deve depositare".

Due questioni: primo, caro Marescotti, Bagnoli da bonificare sta lì da 35 anni! Ammesso e non concesso che le prescrizioni dell'Aia potevano risolvere il grave inquinamento della zona di Bagnoli, stiamo parlano che questo doveva essere fatto 35/30 anni fa!
Secondo, l'Aia ora diventa la panacea. ma non è Marescotti, Peace link che insieme a Giustizia per Tarfanto e altre associazioni ambientaliste ora hanno presentato ricorso al Tar contro l'Aia? 

Ma continua Marescotti: "Il punto su cui discutere non è quindi quello delle solite lamentele su Bagnoli (la cui storia si è svolta in un’epoca in cui non vi erano le attuali direttive europee in campo ambientale) ma è invece quello delle garanzie finanziarie per attuare il Piano di Ripristino Ambientale. A quanto ammontano le garanzie finanziarie? Non lo sappiamo... Perché poi da queste dipende il ripristino dei luoghi. Un ripristino che prevede poi anche altri due piani: il PGPO ossia il piano di gestione post operativa e il PSC ossia il piano di sorveglianza e controllo. 
Ne avete sentito parlare? Chi parla di Bagnoli è rimasto al secolo scorso. Non sa queste cose. 
Oggi ci sono delle leggi e mi aspetto che le leggi ambientali siano applicate. 
Ma perché di questi argomenti così importanti non si discute? Forse perché è pesante leggere e studiare quattrocento pagine in cui sono scritte queste cose. Meglio quindi buttare nel pentolone l'argomento Bagnoli. Ma io da ora in poi questo non lo accetto più: chi fa politica la deve fare con una adeguata informazione".

Quindi, è tutto semplice! Bastano le garanzie finanziarie, basta applicare il "Piano di Ripristino Ambientale" è la bonifica è fatta... Taranto, se chiude l'Ilva può stare tranquilla... alla faccia di anni e anni di esperienza circa direttive mai attuate, di soldi non stanziati per le bonifiche (anzi sottratti alle bonifiche per destinarli alla produzione e a coprire i debiti)

Chi non è informato è proprio Marescotti e non aiuta certo la battaglia ambientale illudendo che tutto in questo sistema capitalista si aggiusta. Questa illusione, basata sulle "400" carte e non sull'esperienza concreta della popolazione di Bagnoli, non gli è permessa!  

Intanto gli consigliamo di vedere un film Toxic Town - non di decenni fa - che mostra che cosa succede quando una fabbrica viene chiusa, smantellata totalmente; in tutta la zona addirittura l'inquinamento diventa peggiore di quando c'era la fabbrica era in produzione, perché le ditte che hanno l'appalto delle bonifiche per tagliare costi ecc. - per esempio nel filmato si vedono i camion che dovrebbero raccogliere tutta la melma la fanno raccogliere dai lavoratori quasi con le mani, la trasportano lasciando sul terreno quella terra inquinata, inquinano i fiumi, ecc.

Poi facciamo parlare su Bagnoli chi a Bagnoli si batte per le bonifiche:

Cosa realmente succede a Bagnoli - Da un compagno abitante di Bagnoli dell'Iskra - del 2021

"A Bagnoli è in atto un processo inerente la “Bagnoli futura”. Si tratta di un processo farsa che in primo grado non ha comportato condanne gravi, hanno addirittura derubricato i reati come “non intenzionali”, ma casuali, determinati dall'incapacità dei manager di questa trasformazione urbana.
Sui soldi sprecati a Bagnoli, buona parte dei fondi li ha sprecati proprio la Società creata dal Comune di Napoli a fine anni '90 per procedere alla bonifica. Invece c'è stata la falsa bonifica che invece di bonificare i suoli inquinati ha equamente distribuito l'inquinamento.
Il paradosso è ancora più assurdo perchè sicuramente l'Ilva di Bagnoli inquinava il quartiere di Bagnoli e il quartiere di Cavalleggeri, come a Taranto Tamburi e Paolo VI, ma non si è intervenuti all'epoca.

Ci fu la chiusura della fabbrica, ma questa fu dettata in primis da scelte dirigenziali, non sicuramente da un confronto, un'analisi reale; la dirigenza decise di investire altrove, non prima di aver abbondantemente speculato e ricevuto soldi dallo Stato, che quando si tratta di fare regali alle imprese è sempre pronto. I soldi sprecati a Bagnoli per la non bonifica sono un problema perchè creano anche un precedente molto grave dal punto di vista storico dell'azione dello Stato; perchè oltre ai soldi sprecati, la bonifica non fatta, c'è anche la questione dei debiti che questa Società ha contratto e che, nel commissariamento di Bagnoli, sono stati trasformati nella legge “sblocca Italia” del governo Renzi in quegli strumenti che da un lato hanno giustificato il commissariamento e l'ingresso di Invitalia per effettuare le bonifiche, ma soprattutto hanno giustificato delle voci nello “sblocca Italia” che dicono che un giorno, quando saranno effettuate le nuove bonifiche, al di là di guadagnare su quello che ci potrà essere dopo, quindi determinare il futuro con un futuro di speculazione, o comunque si produzione di denaro, ci saranno degli interventi che diventeranno degli strumenti finanziari con i quali poi entrare nel mercato. E' evidente che queste cose non si fanno pro bono e che lo spreco di fondi da parte dello Stato giustifica poi quello che potrebbe essere un modo perchè i privati che hanno inquinato Bagnoli, penso a Caltagirone, ecc., potrebbero rientrare, perchè dovrebbero acquistare pezzi dei terreni bonificati, e rifarsi in vario modo. C'è quindi da stare attenti da questo punto di vista.  

La vicenda di Taranto non è detto che debba essere come Bagnoli, ma non lo è se si crea in primis una coscienza di classe all'interno della fabbrica e questa coscienza di classe deve anche saldarsi con coloro che vivono nel territorio, che lo abitano, che naturalmente vogliono intervenire su di esso per far sì che la fine della storia di Taranto non sia la stessa fine di Bagnoli, dove ci sono 30 anni di vuoto".

A questa testimonianza diretta aggiungiamo un articolo apparso sul Il Manifesto: 

La perversione perfetta di un buco nero nazionale

Bagnoli. Il recupero del sito industriale è diventata una delle pagine più scandalose della storia politica e amministrativa di questo paese, intervallata da processi penali e indagini della Corte dei conti, che hanno messo a nudo l’incapacità gestionale della classe dirigente nazionale e locale

...In trent’anni quasi nulla è stato fatto. Ma poiché la perversione alle volte rasenta la perfezione, anche quel poco che è stato realizzato si è trasformato in un danno.

Per aiutare chi non conosce la realtà di Bagnoli a comprendere la vicenda occorre ricordarne i passaggi essenziali.

Dopo aver terminato la fase progettuale con il piano urbanistico, una legge dello Stato e un vincolo del Ministero dei BB.CC. nel lontano 1996, Bagnoli è rimasta paralizzata dall’insipienza gestionale di tutti gli attori in campo.
La società che il comune aveva realizzato per la trasformazione di Bagnoli è fallita nel 2013; le bonifiche realizzate in collaborazione con il governo nazionale hanno prodotto condanne in primo grado nel 2018: la sentenza ha chiarito che la bonifica del suolo non andava fatta, perché i valori degli inquinanti erano già compatibili con l’uso commerciale, cioè l’obiettivo della bonifica.
Dopo gli interventi i terreni avevano gli stessi valori di prima (anzi, in alcuni punti addirittura peggiorati). La Corte dei Conti, nel novembre del 2020 , ha stigmatizzato che in questi decenni sono stati spesi 400 milioni per non fare nulla.

Dal 2014 il governo di Bagnoli è stato affidato ad Invitalia, con il ruolo di soggetto attuatore, e a un commissario governativo, individuato nel 2015 in Salvo Nastasi che il governo Conte I sostituì con un imprenditore privato (non, come da consuetudine, con un funzionario o amministratore pubblico).
Dal 2015 al 2019, il commissario, con la collaborazione di tutti i soggetti istituzionali (Comune, Regione e Stato, Invitalia) ha riscritto il piano per Bagnoli, riconfermando le scelte di fondo del piano del Comune, con alcuni peggioramenti. Nell’ultima conferenza stampa, l’attuale commissario per Bagnoli ci ha detto due cose. La prima, che «ci servono altri 700 milioni di euro oltre ai 400 disponibili».
La seconda, che la rimozione della colmata a mare, cioè di un manufatto di venti ettari che ha sfregiato una delle baie più belle del mondo, prevista originariamente dal piano del comune e riconfermata dallo stesso commissario nel Praru, dopo anni di discussioni, non sarebbe opportuna.

Un grande sceneggiatore non sarebbe riuscito a immaginare un epilogo più paradossale. Il commissario ci informa che ha in cassa la stessa cifra, 400 milioni, spesa in questi ultimi decenni per fare una bonifica che secondo la magistratura non doveva nemmeno cominciare. E adesso servirebbe esattamente il triplo di quella somma? C’è qualcosa che ci sfugge.

Poi, ha contestato l’opportunità della rimozione della colmata. Un altro paradosso gestionale, prima ancora che sotto il profilo della tutela della cultura e del paesaggio e di quello strettamente amministrativo.
Proprio il piano di questo commissario, che prevede la rimozione della colmata, è stato infatti la base per un costoso concorso internazionale di progettazione. Un concorso che si rivelerà a questo punto un inutile spreco di denaro pubblico, venendo meno l’ipotesi progettuale del ripristino della linea di costa."

Continuando così, però, si perpetua l’immobilismo, agendo in una maniera che ricorda la tela che Penelope disfaceva di notte e tesseva di giorno, perseverando nella trasformazione di un’emergenza urbanistica e sociale in una catastrofe finanziaria per il bilancio dello stato. Le esorbitanti stime contenute nel PRARU per il recupero di Bagnoli, cioè 1.800 milioni di euro, rischiano così, paradossalmente, di apparire congrue…"

E' INUTILE AGGIUNGERE ALTRO. Ma riportiamo un commento postato all'articolo di Marescotti:

Domenico Luongo
Oggi è il 2025 e Bagnoli essendo statale è in procinto di bonifica. Bonifica che spende 1/10 dei soldini stanziati e spariscono tutti fino al prossimo stanziamento. Potreste fare ricerche e imbattervi nei progetti in 3D di ciò che sarà quel sito. Sono passati 35 anni e ancora sono allo smaltimento della colmata. Premetto che Bagnoli è un decimo del sito di Taranto e che è sempre stato statale mentre a Taranto si sono avvicendati privati e mi chiedo se contribuiranno a risanare qui".

Nessun commento:

Posta un commento