giovedì 14 marzo 2013

bella assemblea a Napoli - operai, precari-disoccupati in cattedra all'università di napoli si confrontano con un centinaio di studenti e li invitano all'Ilva e Tamburi il 22 marzo


assemblea con operai ilva e precari disoccupati e taranto all'università di napoli.. e ora a taranto il 22 marzo
Un’assemblea molto partecipata, nell’aula 2.1 dell’Università Orientale, Palazzo Giusso, a Napoli, presenti quasi 100 studenti, studentesse, compagni di collettivi di realtà territoriali, universitarie, ha accolto con interesse e solidarietà la delegazione di operai Ilva, precari, disoccupati, cittadini di Taranto per discutere sulla questione Ilva “tra lavoro e salute non vogliamo scegliere”.
Due ore molto intense di discussione, approfondimenti, testimonianze, analisi su una questione ritenuta di importanza nazionale per la classe operaia e tutto il movimento, su cui a Taranto si sta combattendo una battaglia decisiva.
I compagni di ClashCityWorkers hanno introdotto l’assemblea riprendendo i contenuti dal manifesto di convocazione, sottolineando la necessità di una lettura autonoma della questione Ilva, diventata sintesi delle battaglie che si combattono in Italia sul terreno della salute e del lavoro, e denunciando i processi in atto sia in Italia che in Europa per ristrutturare i rapporti tra lavoro e territorio per rilanciare i profitti capitalisti, processi in cui hanno un ruolo centrale gli interventi autoritari dello Stato nei conflitti sociali. Hanno concluso chiedendo di rispondere anche al problema di che tipo di soluzioni siano possibili nella dinamica tra lavoro e salute e lavoro e proprietà e che tipo di paese si può immaginare nel futuro.
Quindi ha preso la parola un compagno di Taranto che ha parlato anche a nome della Rete nazionale nel suo complesso, raccontando come dall’Ilva di Taranto già nel 2006 era nata la proposta della Rete in quanto questa fabbrica sin da allora si caratterizzava per il suo carico di morti sul lavoro, 45 nel solo periodo di proprietà di padron Riva, e come questa Rete abbia stabilito nei tempi successivi un legame con la strage della ThyssenKrupp, con le stragi delle “cisterne assassine” nelle diverse parti d’Italia, e la catena di processi, portando un sostegno ai familiari, ecc., fino alla manifestazione che già a Taranto si tenne il 18 aprile 2009, che aprì in maniera anticipata lo scontro con padron Riva, Stato e governo, con una buona partecipazione da diverse città italiane.
Oggi la Rete richiama a raccolta le forze a Taranto in una prima iniziativa nazionale il 22 marzo, all’interno di un percorso della guerra di lunga durata che vede protagonisti settori di operai dell’Ilva e masse popolari del quartiere Tamburi e della città.
L’Ilva è attualmente la madre di tutte le battaglie su salute e sicurezza in fabbrica e sul territorio. Bisogna raccogliere e vincere questa sfida e chiamare tutti ad assumere il proprio posto di lotta, sostenendo chi lotta a Taranto e allargando la lotta su tutto il territorio nazionale; ribadendo il concetto che “nocivo è il capitale e non la fabbrica” e che senza rovesciare il sistema del capitale non si potrà realmente salvaguardare salute e lavoro nelle fabbriche e sul territorio.
Per questo ci vuole una rivoluzione politica e sociale che parta dal cambiare i rapporti di forza. Perché all’Ilva questa battaglia c’è stata in questi anni, ma soprattutto per il ruolo di complicità con il padrone dei sindacati confederali, partiti parlamentari, Istituzioni, questa battaglia non si è riusciti a vincere, e la logica del massimo profitto di padron Riva ha portato fabbrica e città alle estreme conseguenze.
Decisamente importanti sono stati i due interventi dei compagni del Laboratorio Iskra di Bagnoli che hanno portato l’informazione e la denuncia di come la storia di Taranto sia stata ugualmente vissuta negli anni a Bagnoli. Anche lì hanno agito le stesse logiche di contrapposizione tra lavoro e salute, di promesse di progetti faraonici, di bonifica del territorio e di recupero di esso a un nuovo modello di sviluppo ecosostenibile, di recupero del turismo che avrebbe portato salute e lavoro. Ma la realtà non è andata in questa direzione, per responsabilità di padroni, governo, Enti locali, sindacati e sinistra istituzionale che hanno portato a nessuna bonifica, nessun sviluppo, né lavoro e salute. L’incendio doloso di questi giorni nella “Cittadella scienza” è venuto a riproporre all’attenzione di Napoli e di tutto il paese questa vicenda che unisce Bagnoli a Taranto, a cui è importante collegarsi per evitare che all’Ilva di Taranto succeda quello che è successo a Bagnoli. Lavoro e salute si possono tenere insieme, e la chiusura della fabbrica non è mai stata una soluzione per questo; anche se è importante arrivare alla nazionalizzazione della fabbrica con esproprio senza indennizzo e controllo operaio dell’Ilva.
Quindi è intervenuto un operaio dell’Ilva abitante nel quartiere Tamburi che ha denunciato con forza Riva, politici e sindacati confederali che hanno portato Taranto a questa situazione che ci sta ammazzando in fabbrica e in città. Ha raccontato dei bambini che muoiono nel suo quartiere e della lotta che si sta facendo in fabbrica. Ha fatto sentire la voce di quegli operai, purtroppo ancora una minoranza, che stanno conducendo la lotta non solo nell’interesse dei lavoratori di lavorare in un ambiente sano ma nell’interesse generale delle masse taratine che non vogliono morire di inquinamento.
Ha chiesto un applauso per salutare/ricordare i tre operai morti recentemente e la solidarietà alla città, trasmettendo l’orgoglio di operai che stanno facendo la loro parte, difficile, respingendo ricatti e repressione in fabbrica per dare voce di classe alla città.
All’intervento dell’operaio dell’Ilva è seguito un affilato, documentato intervento del Coordinameno secondo policlinico insieme al Collettivo Sun (Seconda università di Napoli)
del policlinico che ha denunciato come la battaglia per la salute debba essere unita alla battaglia per il lavoro, perché anche la mancanza del lavoro, come moltissime analisi sanitarie dimostrano, produce malattie e morte. E’ tornato poi sui dati epidemiologici generali per dire che vanno letti in forme critiche, dato che non è difficile manipolarli secondo i fini che si perseguono.
Il collettivo ha detto che si trova in sintonia con gli operai e i soggetti che lottano per la difesa della salute e del lavoro, senza essere per la chiusura dell’Ilva.
La denuncia della situazione a Taranto e delle lotte in corso è ritornata nell’intervento di una compagna di Taranto che ha parlato a nome dei Disoccupati Organizzati e dei lavoratori cimiteriali.
Ha raccontato la lotta lunga e coraggiosa dei Disoccupati Organizzati per coniugare lavoro e ambiente, sia con la vertenza verso il Comune per la raccolta differenziata porta a porta che ha ottenuto alcuni risultati parziali, sia nel rivendicare il lavoro per le bonifiche, in particolare nei quartieri più colpiti dall’inquinamento, Tamburi e Paolo VI. I Disoccupati Organizzati hanno partecipato a tutte le iniziative di lotta insieme agli operai Ilva perché vogliono anch’essi salute e lavoro e non 20mila nuovi disoccupati. Ha quindi letto l’intervento dei lavoratori cimiteriali che, collocati con il loro lavoro nel luogo che registra i tanti morti da lavoro e da inquinamento, sono anch’essi colpiti dalle polveri e veleni dell’Ilva, dato che il cimitero si trova nella zona più inquinata del quartiere Tamburi, più vicina ai parchi minerali dell’Ilva, e pertanto sono esposti per 6 ore al giorno e per tanti anni all’inquinamento delle polveri che si mischiano con quelle provenienti dai parchi. Per questo, anche i lavoratori cimiteriali sono ora diventati un importante settore in lotta.
I compagni di Taranto hanno poi ripreso con un altro intervento, l’importanza di venire a Taranto, di non accontentarsi delle informazioni, spesso strumentali e spettacolarizzate, per conoscere effettivamente la situazione della fabbrica, degli operai e per confrontarsi con essi e con i cittadini dei Tamburi; e hanno ribadito con forza che serve a Taranto una rivolta popolare come risposta effettiva alla situazione e possibilità delle masse di prendere nelle mani il loro destino.
Altri compagni sono intervenuti con indicazioni e domande sulla necessità del coordinamento delle lotte, sulla necessità di uno sciopero generale, sulla battaglia per la nazionalizzazione e il controllo operaio, e hanno chiesto alla Rete cosa pensa di queste indicazioni.
I compagni della Rete hanno detto che loro sono in linea di massima d’accordo su tutto questo, ma non sono un sindacato e che per questi obiettivi serve ora prima di tutto comprendere la natura nazionale della battaglia all’Ilva per accumulare le forze per essa, serve che lo sciopero sia nelle mani degli operai che si organizzano indipendentemente dai sindacati confederali, cosa che è ancora in una fase iniziale e che avviene in uno scontro con chi mette in contrapposizione operai e cittadini; serve unità sugli obiettivi che abbiano come gambe operai e masse popolari, tenendo conto che l’Ilva è stata industria di Stato per tanti anni, che questo Stato, questi governi sono o al servizio di Riva o vogliono togliere le castagne dal fuoco a Riva; e che la lotta deve svilupparsi per tappe per raggiungere i suoi obiettivi. Infine, hanno detto a tutti coloro che fanno proposte di fare la scelta di portarle direttamente agli operai dell’Ilva e ai cittadini dei Tamburi e di confrontarsi con essi. E’ a questo che serve l’iniziativa nazionale del 22 marzo che non è un punto di arrivo ma un punto di partenza nella battaglia che si può e si deve vincere e noi abbiamo fiducia che la mobilitazione operaia e popolare vincerà e farà di Taranto un punto di forza del cambiamento della situazione sociale e politica del paese.
I compagni di Clash city worker e del Collettivo Autorganizzato Universitario e le altre realtà partecipanti hanno fatto un buon lavoro e hanno portato un vero contributo a Napoli e alla battaglia in corso, dimostrando la funzione importante che questi organismi stanno avendo per mettere in collegamento le lotte operaie e proletarie, per far avanzare la comprensione e l’unità tra operai, studenti, movimenti sul territorio.
(Questo resoconto ufficioso è a cura di un compagno di Taranto della Rete. Rimandiamo alla registrazione degli interventi che i compagni di Napoli stanno preparando).

  assemblea all'Istituto Orientale Napoli il 12 marzo, verso l'iniziativa nazionale ilva tamburi taranto del 22 marzo

"A scuola dalle masse". Conversazioni con un operaio dell'Ilva


Pubblichiamo una riflessione scritta a caldo da compagno dopo l'iniziativa "ILVA: lavoro o salute? Noi non vogliamo scegliere!".
- qualche foto dell'iniziativa

Il macabro scenario di una città dilaniata dagli interessi padronali che sta morendo di indifferenza, con una stragrande parte di popolazione succube dei più retorici luoghi comuni che, aimè, trovano un reale riscontro in alcune fette della popolazione

Piero, un operaio dell'Ilva, è entrato in aula, indossando quell'umiltà che solo chi, come lui, nell'oblio più totale riesce ancora a preservare. L'umiltà però non ci interessa, adesso, quello che inizialmente non salta alla vista è la grande voglia di rivoltare lo stato di cose che, quotidianamente, subisce.

All’inizio decido di avvicinarmi pensando potesse essere utile ascoltare ciò che aveva da dire, dopo poco mi accorgo che l'utilità diviene interesse e l'interesse partecipazione.

Potrei analizzare, avendo forse ragione, tutto ciò che Piero inizia a raccontare, potrei scrivere un report, oppure dare sacrosanta ragione a quel rivoluzionario con barba e capelli lunghi che a noi piace tanto, ma sono impedito in questo intento, sono impedito dal momento in cui la commozione ha spodestato la partecipazione ed avendo la possibilità di affrontare l'argomento in quell'ottica lucida ed intelligente nell'assemblea che a breve incomincerà, decido di immergermi, di immedesimarmi per quanto possibile, decido che forse in questo momento la cosa più giusta sarebbe cercare di provare anche minimamente cosa vuol dire vivere a Taranto, cosa vuol dire lavorare all'Ilva e come tutto ciò modifichi profondamente la vita di un uomo.

Quello descritto da Piero diviene uno scenario tragico, il ghetto d'Italia, una città sacrificata affinchè la produzione possa andare avanti ed il capitale gonfiarsi a dismisura, ma i picchi più tragici si toccano, forse per un'estrema sensibilità a questi argomenti, quando il racconto esce dall'ilva ed entra nelle famiglie di questi lavoratori, nei reparti ospedalieri dove un numero troppo alto di bambini lotta per la vita, ma anche all'interno della testa di quegli operai che stando alla propria postazione lavorativa devono "fare i conti" con le innumerevoli tragedie che si paventano sotto forma di pensieri; in un susseguirsi di mutui per la casa, mantenimento della famiglia, salute dei propri cari a rischio, un posto di lavoro che diviene precario nel momento in cui si vuole preservare la propria incolumità, spese economiche di ogni genere che crollano a capofitto su un corpo già massacrato da macchinari industriali e tremende esalazioni. Esalazioni emesse da scarichi di fabbrica, esalazioni emesse dalla bocca di un uomo, dov'è la differenza? Questa è la vera alienazione, l'uomo ridotto a macchina, costretto a sacrificare la propria salute per non sacrificare la propria esistenza, la propria famiglia, la propria sicurezza economica, se di sicurezza si può parlare.
Piero continua, mi invita ad entrare in quei reparti dove, come ho già detto, troppi sono i bambini in cura, mi assicura che ne uscirei con la pelle accapponata, troppi bambini in cura come troppi sono i lavoratori condannati a morte in quel mostro chiamato ilva. Troppi ancora sono gli incidenti, molti non denunciati per ricatto, che si susseguono giorno dopo giorno.

In questo clima, con tutti questi assurdi pensieri che offuscano la mente di un lavoratore, non ci si può distrarre, una distrazione equivarrebbe ad un altro incidente, come continua a raccontare colui dalle cui labbra pendo in questo momento; allora l'uomo viene totalmente annullato, inghiottito dalla macchina del capitale, tramutato anch'esso in macchinario, in mero esecutore che per forza di cose è costretto a "staccare" quello che più ha di prezioso, il cervello, affinchè tutti questi pensieri non siano causa di un’ulteriore tragedia.

In questo momento di estrema tragicità, che potrebbe essere reputato irreale da chi non abituato a questo genere di racconti, Piero cambia tono, con una rabbia ed una commozione che sicuramente avranno coinvolto tutti.
Cambia tono, ma paradossalmente, ed è questa la bellezza, non sono nè rabbia, nè commozione, a concludere il discorso, bensì una voglia, una voglia sana cambiamento, di riscossa, di riscatto, di lotta.

E' questo il sentimento che pervade la voce, il corpo ed il pensiero di Piero, un sentimento di lotta, primo passo per l’emancipazione dell'uomo dalla macchia in cui qualcuno lo vorrebbe tramutato, un sentimento che riempie di forza lui e chi lo ascolta; una voglia di riscossa smarrita da molti, uno smarrimento che è conseguenza dell'abile costruzione del capitale, uno smarrimento che non è causato dalla fragilità delle idee poste alla base di questa lotta, bensì da una società che tende ad ingoiare ed omologare tutti gli oppressi, affinchè questi non possano sovvertire l'attuale stato di cose, rivendicando diritti, lavoro, salute, emancipazione e dignità.

La goccia, ultima purtroppo, che fa traboccare il vaso è l'appello agli studenti: questa volta non è Piero, che pure avrebbe condiviso, ma la voce di una compagna, una voce pregna di lotte passate, di speranza,di sconfitte e di vittorie, questa voce si rivolge agli operai dell'ilva e non, agli studenti, a tutte le masse popolari oppresse, gridando coesione, unione, sotto una linea che è frutto delle più grandi riflessioni politiche, una linea che è figlia di tante lotte piene di errori e di vittorie susseguitesi nell'ultimo secolo della nostra storia.
"I veri eroi sono le masse, mentre noi siamo spesso infantili e ridicoli;
se non comprendiamo questo, è impossibile acquisire una conoscenza sia pure rudimentale."

Mao, Prefazione e poscritto a Inchiesta nelle Campagne

www.caunapoli.org

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