llva, indagini sulla Regione Puglia
ascoltato il dirigente dell'Ambiente
Favori e controlli mai effettuati sul rispetto di
accordi siglati nel corso degli anni. E sotto la lente di ingrandimento
finiscono in particolare i rapporti tra la Regione e l'Ilva. Così la
grande fabbrica finisce nuovamente sulla graticola. Questa volta però, i
Riva e i loro manager sono in buona compagnia. E' il terzo livello,
infatti, l'obiettivo dell'attività condotta nelle ultime settimane dagli
uomini della Guardia di Finanza di Taranto. Un aspetto sul quale si è decisamente accelerato con una raffica di interrogatori che è andata ad integrare questo filone dell'inchiesta denominata "Ambiente svenduto". Tra le persone ascoltate vi è anche Antonello Antonicelli, il dirigente dell'assessorato regionale all'Ambiente. Quest'ultimo, di fronte ai finanzieri, avrebbe difeso l'operato del suo ufficio e quello del presidente Nichi Vendola nell'ambito dei rapporti con la grande industria di Taranto.
Nel mirino dei militari funzionari e amministratori pubblici che avrebbero dovuto verificare il rispetto degli accorgimenti previsti dai vari accordi di programma che hanno contraddistinto i rapporti tra la grande industria e gli enti locali, a cominciare proprio dalla Regione. Impegni che non di rado sono stati disattesi. Sull'Ilva e sull'ambientalizzazione dei suoi impianti inquinanti, infatti, da sempre è in piedi un dibattito che però ha prodotto risultati limitati, visto quanto riscontrato dalle indagini condotte dalla procura di Taranto.
Ora il sospetto è che il ricorsosistematico a incontri, vertici e tavoli istituzionali abbia nascosto la volontà di evitare interventi rigidi e urgenti sull'attività della grande industria. Un sospetto che chiaramente va verificato analizzando atti e comportamenti che gli enti locali e i loro rappresentanti hanno adottato nei confronti della grande fabbrica. Di qui la pioggia di interrogatori di dirigenti e funzionari, ascoltati in qualità di persone informate dei fatti.
Quei verbali sono andati ad integrare il già corposo faldone all'attenzione del pool di inquirenti guidato dal procuratore capo Franco Sebastio. Elementi che potrebbero portare ad altri picchi della clamorosa inchiesta scattata nel luglio scorso con il sequestro dell'area a caldo dello stabilimento.
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