Intervista a Raffaele Guariniello sull'andamento degli infortuni e
delle malattie professionali.
A cura di Marco
Stancati (direttore responsabile della Rivista degli Infortuni e delle
Malattie Professionali dell'INAIL e docente di comunicazione alla Sapienza di
Roma).
Raffaele Guariniello è dal 1992 Procuratore Aggiunto
presso la Procura della Repubblica di Torino e gran parte della sua attività
viene rivolta in favore della tutela del mondo del lavoro, della salute e
dell'ambiente. Qualcuno lo ha soprannominato il magistrato "Anti-aziende"
e sentenze, che hanno avuto risonanza internazionale come per i casi
ThyssenKrupp ed Eternit, fanno di lui un simbolo della giustizia in favore
dei più deboli.
Marco Stancati, che ha rivestito il ruolo di Responsabile
della Comunicazione dell'INAIL, attualmente docente presso la Facoltà di
Scienze della Comunicazione de La Sapienza e giornalista e pubblicista che
collabora con diversi periodici sui temi della Sicurezza e della
Comunicazione, lo ha intervistato in esclusiva per il periodico Obiettivo
Tutela.
NELLA SUA ESPERIENZA DI MAGISTRATO, COSA E' CHE INDUCE A
RITENERE CHE OGGI
CI SIA UNA PIU' MATURA COSCIENZA SOCIALE SUL PROBLEMA DEGLI
INFORTUNI SUL
LAVORO?
Un fatto evidente: si ricorre di meno al
concetto di fatalità per giustificare un infortunio. E da parte di tutti:
datori di lavoro, lavoratori, media, operatori della giustizia. Poi la
considerazione che fino a qualche tempo fa, non pochi interpretavano
l'accertamento delle responsabilità quasi come una "pretesa" della
Magistratura. Oggi l'accertamento delle responsabilità è richiesto, invocato
da molte parti. E il Magistrato avverte che l'opinione pubblica è diventata
più vigile sul problema: vuole giustizia.
L'ANDAMENTO DELLE
MALATTIE PROFESSIONALI E' DI SEGNO OPPOSTO: NEGLI ULTIMI
ANNI SE NE
DENUNCIANO DI PIU'. E ALLORA, SONO IN AUMENTO LE MALATTIE
PROFESSIONALI O UNA
MAGGIORE CONSAPEVOLEZZA DEL FENOMENO FA DENUNCIARE PATOLOGIE LA CUI ORIGINE
PROFESSIONALE PRIMA SFUGGIVA?
Alcune malattie nelle quali mi sono
imbattuto all'inizio della mia carriera sono scomparse o, ormai, residuali:
saturnismo, l'ulcera da cromo, la medesima silicosi che per anni è stata una
piaga. Oggi mi trovo ad
affrontare o nuove patologie o patologie esistenti da
sempre, ma la cui eziologia professionale non veniva minimamente indagata. La
cultura del medico era rivolta quasi esclusivamente alla diagnosi e alla
cura; rifuggiva quasi dal dovere d'indagine sulle possibili cause
professionali. Oggi però l'opera di sensibilizzazione, diretta e indiretta di
Istituzioni, Media, Associazioni, lo stesso stimolo sociale e mediatico alla
cura di sé,
l'obiettivo del benessere della Persona, fanno sì che si
denuncino patologie che prima erano considerate "naturali" per quel tipo di
attività (qualcosa di ovvio e scontato come l'invecchiamento). Credo quindi
che l'aumento delle denunce di malattie professionali sia il frutto di due
componenti di segno opposto. Una negativa: l'insorgere di nuove patologie
collegate a stili di vita e condizioni di lavoro insicure e stressanti
(pensiamo a tutte le atologie dell'apparato scheletrico, alle ipoacusie, ai
tumori, alle patologie da costrizione organizzativa e da mobbing, ECC.).
L'altra positiva: si denuncia di più perché ci sono più cultura della salute
e più indagine sulla possibile eziologia professionale delle
malattie.
TRA I PROTAGONISTI PIU' ATTIVI DELLA SICUREZZA SUL
LAVORO, CI SONO L'ANMIL E
LA FONDAZIONE ANMIL CHE SEGUONO CON PUNTUALE
ATTENZIONE IL PROBLEMA AMIANTO.
DAL PUNTO DI VISTA DEL MAGISTRATO COSA SI
SENTE DI SUGGERIRE DA UN LATO
ALL'ANMIL E, DALL'ALTRO, AL SOGGETTO
ISTITUZIONALE INAIL SUL TEMA SPECIFICO?
Per quanto riguarda il problema
amianto del passato e del presente (e, purtroppo, del futuro prossimo),
l'Anmil, la sua Fondazione e chiunque si trovi a tutelare, nella concretezza
della quotidianità, il diritto dei
lavoratori alla salute e sicurezza sul
posto di lavoro devono, da un lato, continuare a garantire la tutela dei
diritti offrendo assistenza capillare, e soprattutto omogenea, sul
territorio. Dall'altro devono agire sul piano
culturale e psicologico della
prevenzione come priorità. Paradossalmente le Associazioni devono lavorare
con l'obiettivo che non ci sia più bisogno di loro, perché il fenomeno è
stato sconfitto.Per quanto riguarda l'INAIL certamente è Istituzione
preziosa sotto diversi profili: preventivo, assicurativo, riabilitativo.
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