Da
pochi giorni il ministro degli Esteri della Repubblica Italiana - il marchese,
conte, barone, cavaliere del sacro romano impero, Giulio Maria Terzi di
Sant'Agata - ha comunicato all'India che i due marinai assassini, che il governo
di Nuova Delhi ha spedito in Italia per le votazioni, non ritorneranno più
indietro.
Una decisione indegna, pazzesca, fuori da qualunque logica del
diritto internazionale: in questo modo il Governo italiano avalla il
comportamento criminale di due 'signori' - Massimiliano Latorre e Salvatore
Girone - che sparano addosso alla gente che sta svolgendo pacificamente il
proprio lavoro (nell'azione proditoria di cui sono accusati rimasero uccisi due
poveri pescatori).
Giustamente adirati per il comportamento in stile yanqui (coloro che non fanno mai processare i loro militari assassini, come nel caso degli aviatori stragisti della funivia del Cermis, da magistrati che non siano loro dipendenti) tenuto dall'esecutivo del Fascista Sobrio, i governanti del gigante asiatico decidono di ordinare all'ambasciatore italiano di non lasciare il Paese.
La controparte italiana si rende oltremodo ridicola starnazzando di "impegni violati"; senti da che pulpito arriva la predica: proprio da coloro che trattengono illegalmente due killers che dovrebbero essere invece consegnati nelle mani della Giustizia indiana perché possano essere giudicati e, se riconosciuti colpevoli, condannati alla giusta pena detentiva.
Giustamente adirati per il comportamento in stile yanqui (coloro che non fanno mai processare i loro militari assassini, come nel caso degli aviatori stragisti della funivia del Cermis, da magistrati che non siano loro dipendenti) tenuto dall'esecutivo del Fascista Sobrio, i governanti del gigante asiatico decidono di ordinare all'ambasciatore italiano di non lasciare il Paese.
La controparte italiana si rende oltremodo ridicola starnazzando di "impegni violati"; senti da che pulpito arriva la predica: proprio da coloro che trattengono illegalmente due killers che dovrebbero essere invece consegnati nelle mani della Giustizia indiana perché possano essere giudicati e, se riconosciuti colpevoli, condannati alla giusta pena detentiva.
Genova,
15 marzo 2013
Stefano
Ghio - Proletari Comunisti Genova
http://pennatagliente.wordpress.com
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