giovedì 18 giugno 2020

La dichiarazioni della Morselli danno ragione alla necessità di uno scontro vero indicata dallo Slai cobas

Le dichiarazioni della Morselli confermano ciò che lo Slai cobas sc dice, spiega e indica: 
Primo, ArcelorMittal non se ne andrà da Taranto, è la sua postazione più importante nello scenario mondiale e nella guerra dell'acciaio; nè il governo vuole che vada via. Quindi, tutte le fumisterie, alimentate anche da alcuni sindacalisti, che Mittal se ne va o viene cacciata non poggiano su niente; e l'unico loro effetto è di eludere lo scontro qui ed ora con ArcelorMittal, con una lotta prolungata, in tutte le forme necessarie e su obiettivi operai chiari.
Secondo, è una falsa contrapposizione quella tra un governo che vuole il rispetto dell'accordo del 4 marzo '20 e AM che ha messo sul Tavolo il piano industriale di giugno '20. Nell'accordo di marzo vi sono gli stessi punti che poi sono stati precisati dal piano di giugno, compreso gli esuberi e la non assunzione dei lavoratori in cigs di Ilva AS. Così come si stanno rivelando inutili e parolai i giri verso le istituzioni locali, Regione, ecc che stanno facendo i sindacati confederali.
Terzo, di fatto vi sono solo due polarizzazioni: il piano di AM e la piattaforma operaia che lo Slai cobas sc da tempo indica con precisione. Su questa occorre lottare, ma seriamente, fino a risultati concreti.

(Da Corriere di Taranto)
ArcelorMittal, Morselli: “L’Ilva si salverà. E’ già salva”


Le dichiarazioni e le verità dell'ad alla trasmissione 'Porta a Porta' su Rai uno
 

pubblicato il 17 Giugno 2020, 22:06
L’amministratore delegato di ArcelorMittal Italia, Lucia Morselli, è intervenuta questa sera alla trasmissione Porta a porta di Bruno Vespa (pare che i due siano anche molto amici da anni), che andrà in onda stasera su Rai 1.
Un’intervista a tutto campo, che è partita dalla call conference che si è svolta nel primo pomeriggio e che ha segnato l’avvio della discussione del coinvestimento dello Stato attraverso Invitalia nel capitale di ArcelorMittal e che dà inizio alla vera trattativa tra le parti. All’incontro erano presenti Francesco Caio, consulente del Governo per il dossier ArcelorMittal; Domenico Arcuri, amministratore delegato della società pubblica Invitalia; e Ondra Otravec, dirigente Fusione acquisizioni della multinazionale. 
(leggi l’articolo https://www.corriereditaranto.it/2020/06/08/ex-ilva-ecco-il-piano-industriale-di-arcelormittal/)
A domanda su come fosse andata la Morselli ha risposto che “il clima buono“. Ci sono margini di
trattativa?” chiede Vespa: “Il clima era buono” ripete la Morselli con il suo classico tono monocorde e piatto. 
Dopo di che si passa all’argomento principale, ovvero l’ingresso nel capitale sociale della società AM InvestCO Italy, la new.co veicolo con cui ArcelorMittal ha vinto la gara nel 2017 e con la quale gestisce in affitto gli impianti dell’ex gruppo Ilva in Italia. “La nazionalizzazione non la fa un’azionista privato, può farla solo la politica – afferma la Morselli -. Se la nazionalizzazione è stata minacciata dal governo mi chiede? Tutti abbiamo letto le dichiarazioni del primo ministro e dei ministri. Non sono certo io a doverle commentare” afferma algida l’ad.
Ma è compatibile un azionariato con lo Stato, chiede ancora Vespa. “Ricordo gli accordi di marzo, a cui tutto il governo si è rifatto: sono vincolanti anche per noi e vogliamo rispettarli. All’epoca abbiamo accettato che nel capitale di ArcelorMittal entri un investitore istituzionale, quindi sicuramente è compatibile un lavoro insieme”. Sulle quote da ‘cedere’ invece, siamo ancora all’inzio: “Se lo Stato avrà una posizione minoritaria? E’ ancora da decidere. Possibile una minoranza per ArcelorMittal? La ripartizione delle quote non è stata ancora definita” sottolinea la Morselli. 
(leggi l’articolo https://www.corriereditaranto.it/2020/05/27/2lo-stato-nellex-ilva-cosi-parlo-gualtieri2/)
Dopo di che il conduttore Bruno Vespa si slancia in una frase ‘romantica’: “Quando l’ho contattata per questa intevista, l’ho sentita quasi innamorata di quest’acciaieria di Taranto? E’ così?”. La Morselli non nega questa ‘passione‘: “E’ una considerazione molto vicino alla realtà. Tutti dobbiamo essere orgogliosi di questo impianto, il più bello d’Europa, il più moderno, il più potente, credo sia un privilegio per tutti e per me essere a lavorare lì”. 
Nel confronto entra anche il giornalista del Corriere della Sera, Antonio Polito, che afferma come la sensazione diffusa è che tutta questa operazione possa finire con disimpegno di ArcelorMittal. Questo è il sospetto di molti. Ma la Morselli ribatte: “Posso confermare che impegno accordo di marzo prevede che ArcelorMittal rimanga, anche con partecipazione pubblica che governo ha indicato in Invitalia. Posso confermare che l’accordo di marzo prevede che se coinvestimento avverrà, ArcelorMittal compri l’acciaieria così nei termini che erano stati definiti e concordati nel contratto originale del 2018, che nella valutazione dell’aspetto del prezzo è stato confermato (ovvero 1,8 miliardi di euro). Detto questo l’ingresso di Invitalia è assolutamente compatibile con permanenza ArcelorMittal in Italia, anzi è di sostegno e nell’accordo di marzo lo abbiamo sostenuto anche noi”. 
La Morselli conferma anche gli impegni. sul versante del risanamento ambientale: “Sono confermati nella loro forma originaria anche perché sono una legge dello Stato ed anche tutti gli altri investimenti industriali previsti”. 
(leggi l’articolo https://www.corriereditaranto.it/2020/06/06/ex-ilva-le-carte-di-arcelormittal-e-il-governo-silente/)
Capitolo esuberi, che nella proposta di nuovo piano industriale 2020-2025 sono pari a 3.150 in tutto il gruppo sino al 2025 (giudicati transitori ma in realtà vincolati alla ripresa del mercato dell’acciaio). “Nella negoziazione che portò all’accordo del 4 marzo, c’è stata una posizione molto rispettosa nei confronti del sindacato. Noi abbiamo lavorato per un equilibrio di forza-lavoro, dovendo restare un’acciaieria ferma sotto la soglia di 6 milioni di tonnellate annue per quanto riguarda la produzione, come previsto dal Dpcm del 2017 sul Piano Ambientale, quindi non può salire e sino a quanto non potrà arrivare agli 8 milioni di cui si è parlato anche negli accordo di marzo, il personale risulta in parte essere in eccesso. Questo è un dato di fatto.
Negli accordi di marzo, siccome il Governo ha preferito non coinvolgere il sindacato nella negoziazione, i numeri non sono stati esplicitati, ma è stato esplicitato in maniera molto chiara il concetto: ovvero che l’azienda doveva mantenere un equilibrio economico e questo avrebbe portato ad un accordo con il sindacato per un accordo sul costo del lavoro: questo è chiaramente scritto negli accordi di marzo. Pur sapendo che qualche attività sarebbe stata necessaria, non è stata esplicitata sino a quando il sindacato non fosse stato coinvolto, cosa che avverrà adesso. Sul costo del lavoro e quindi l’occupazione ci sarà il coinvolgimento diretto del sindacato”. 
“Certo, gli esuberi che portano la forza lavoro da 10700 a 7500 lavoratori dipende anche dal mercato, e non è prospettiva allegra. Tutti gli imprenditori amano aziende grandi. Il Covid-19 ci ha creato difficoltà sulla previsionale in merito alla richiesta dell’acciaio nei prossimi anni. Dopo 2023 prevedere richiesta non dovrebbe essere difficile da ipotizzare. La produzione europea è diminuita del 50%, mentre il 40% degli impianti in Europa è chiuso. Diminuzione produzione era prevedibile ques’tanno”.
Per quanto riguarda invece i lavoratori attualmente confinati in cig in Ilva in AS (1.800 in tutto il gruppo di cui 1.600 solo a Taranto), la Morselli ha dichiarato che “negli accordi di marzo c’è stato un riferimento a questi dipendenti che sono in Ilva in AS. Impegno per trovare soluzione insieme ai sindacati che possa essere alternativa al rientro nello stabilimento. Anche in questo caso il lavoro su questo fronte è stato rallentato dalla pandemia da Covid-19, ma riprenderà adesso”. 
Capitolo richieste economiche allo Stato: qui la Morselli chiarisce ciò che avevamo già avuto modo di scrivere nei giorni scorsi. “Abbiamo chiesto 200 milioni di euro a fondo perduto, per quanto attiene al danno ricevuto per la mancata vendita del prodotto. E poi 600 milioni di euro che altro non sono che i finanziamenti SACE messi a disposizione dal governo. Pensiamo di rimborsarlo tra due anni con l’acquisto tra due anni. I secondi 600 milioni di euro servono per liberare finanziamento SACE e lo sostituiamo con un vecchio mutuo ipotecario che attualmente non possiamo sottoscrivere perché non siamo ancora i proprietari degli impianti“. 
Dunque, la trattativa con il governo c’è e procede su due binari: da un lato l’ingresso di un socio istituzionale da una parte, che è previsto da un impegno contrattuale sottoscritto a marzo, e dall’altro la visione dell’azienda nei prossimi anni. “Le regole sulla valutazione dell’azienda le concorderemo con il governo e ci atterremo a questi e questo valuterà poi le varie posizioni. E poi ragioneremo su come sarà l’azienda nei prossimi anni: due cose strettamente collegate”. 
Si passa poi al problema centrale di tutta la vicenda Ilva: il dramma ambientale e sanitario patito da tutto un territorio da decenni. Al cui sostegno viene mandato in onda un servizio televisivo con le voci di lavoratori e cittadini di Taranto, che lasciano ben poco spazio alla speranza di un futuro migliore. “Mi chiede se quella di Taranto sia una fabbrica inesauribile di morte? Noi abbiamo un piano ambientale che porta all’efficientamento degli impianti relativo alle emissioni – ribatte la Morselli. Stiamo strettamente rispettando questo piano ambientale che è una legge e lo stiamo facendo. Penso che il piano porterà risultati straordinari e già li sta portando adesso. Ridurre emissioni nocive da tutti gli impianti. Non si può dire che l’azienda oggi inquini. Dal 1 novembre 2018 l’azienda ha rispettato queste diverse attività come la copertura dei nastri (sui quali però ha chiesto una proroga di un anno per il restante 10%), la pulitura delle acque: sono attività in corso, ma le previsioni sono tutte rispettate, termineranno nei tempi dovuti. Il valore di 1,2 miliardi di euro sarà quello che l’azienda avrà investito entro il 2023 (senza nessuna variazione o proroga), e non c’è alcuna volontà di deviare da questi impegni. Vogliamo ambiente pulito e lavoratori sereni“. 
“Abbiamo sostituito i manager stranieri con italiani perché sono cresciuti in acciaieria, la conoscono benissimo, hanno competenze eccezionali: il management che abbiamo adesso non fa rimpiangere nessuno” chiosa la Morselli sulle sostituzioni approntate sin dal suo arrivo.
A tal proposito viene ricordata la completata copertura dei parchi minerali, che consiste nel magazzino e nel deposito di materie prime. “Quella struttura impedisce la fuoriuscita di polveri. Taranto è una zona molto ventosa – afferma la Morselli -. Perchè Sindaco dice che non è stato risolto nulla, non lo so, avrà le sue buone ragioni, e tra l’altro stimo molto il lavoro del primo cittadino. Ma le coperture sono state fatte come previsto dal progetto“. 
(leggi l’articolo https://www.corriereditaranto.it/2020/05/31/ex-ilva-deroga-provvisoria-su-copertura-nastri/)
Infine, una battuta politica. “Sulla vicenda Ilva, sembra che nel governo ci siano due anime – afferma Vespa-. Una Pd che spinge ad un accordo con voi ed una del Cinque Stelle che punta alla nazionalizzazione: sulla trattativa queste vedute diverse pesano?”. Risponde la Morselli: “Il gruppo di lavoro rappresentato dal governo sino al 4 marzo era molto coeso, molto unito. Nelle negoziazioni che abbiamo fatto non abbiamo mai riconosciuto diversità di opinioni”, come a dire che forse le diversità ci sono ora, quando bisogna scoprire le carte e ammettere quanto sottoscritto a marzo. 
Infine, l’ultima battuta, sibilina, sul futuro dello stabiimento di Taranto: “L’Ilva si salverà di sicuro: l’Ilva è già salva“.

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