sabato 27 giugno 2020

ArcelorMittal - riattivare lo scontro di classe tra padroni e operai con una piattaforma autonoma

fuori dal sindacalismo collaborazionista e dall'ambientalismo antioperaio
a partire dalla battaglia
per la cassa integrazione a salario intero e dalla riduzione dell'orario di lavoro a parità di paga

Difendere i posti di lavoro, rientro dei cassintegrati in cigs nell'unica platea operaia - Mittal o non Mittal

C'è una sola soluzione accettabile per gli eventuali esuberi: prepensionamenti  per estensione legge amianto, lavori usuranti, legge Taranto risarcitoria, nella siderurgia "25 anni bastano".

Slai cobas per il sindacato di classe - Taranto
27 giugno 2020

In fabbrica i lavoratori mal sopportano la cassa integrazione a raffica e il perdurante stipendio ridotto

Da Corriere di Taranto -Gli stati generali protrattisi per nove giorni sono finiti, ma l’indifferenza dei ministri Stefano Patuanelli, Nunzia Catalfo e Roberto Gualtieri nei confronti della delicata questione dell’ex Ilva continua. Tra i lavoratori si sta insinuando la sensazione che sia ArcelorMittal a dettare, in silenzio, i tempi di una vertenza sindacale che, al tirar delle somme, rischia di dimezzare il numero dei dipendenti del gruppo siderurgico rispetto a quanti erano il 6 settembre 2018 quando la multinazionale franco-indiana ha preso in affitto i siti produttivi dell'Ilva: da 12.400 a 7.500 se il Governo accetterà o sarà costretto ad accettare gli ulteriori 3.300 esuberi in tutti gli stabilimenti italiani, quello di Novi compreso. Esuberi destinati a campare con la cassa integrazione ancora per parecchio tempo. Di quante siano le persone che attualmente non servono al ciclo produttivo di ArcelorMittal, secondo quanto dichiarato dall’Amministratrice Delegata Lucia Morselli «il Governo era a conoscenza dal 4 marzo, giorno in cui è stato consegnato ai suoi esponenti il piano industriale».

Per raccontare ai lettori ciò che ha detto Lucia Morselli a Bruno Vespa è necessario partire dalla battuta finale quando, rispondendo alla domanda che intendeva sapere se l’azienda siderurgica si salverà, l’Amministratrice Delegata di ArcelorMittal ha detto: «L’Ilva si salverà di sicuro, l’Ilva è salva». Secondo la manager il clima della trattativa tra Governo e Arcelor- Mittal «è buono», nonostante i ministri e lo stesso premier Giuseppe Conte abbiano definito «irricevibile» il piano industriale. Alla domanda del conduttore del programma televisivo ‘Porta a porta’ se sia preoccupata dalle dichiarazioni di autorevoli esponenti del Governo che hanno minacciato la nazionalizzazione, l’a.d. Morselli ha detto: «non devo essere io a commentare queste dichiarazioni ». Nazionalizzazione che, in realtà, prevede l’ingresso di un partner (Invitalia) nella compagine societaria e questo porta l’Italia intera e non solo i lavoratori dell’Ilva, compresi quelli dello stabilimento di Novi, a chiedersichi avrà le quote maggioritarie. Lucia Morselli con l’atteggiamento di chi vuole sottolineare che sta dettando i tempi della trattativa ha aggiunto: «Questo non è stato ancora deciso. L’accordo di marzo prevede che ArcelorMittal rimanga, affiancata da un’altra partecipazione. Può anche darsi – ha aggiunto l’Amministratrice Delegata – che ArcelorMittal comperi l’acciaieria al prezzo fissato nel 2018». Le altre chicche della baldanzosa intervista rilasciata da Lucia Morselli a Rai Uno sono quelle secondo le quali «le difficoltà al mercato internazionale dell’acciaio create dal Covid giustificano la richiesta di 3.200 esuberi perché la produzione dell’acciaio è diminuita del 50%». L’Amministratrice Delegata di ArcelorMittal ha altresì detto: «Stiamo rispettando il piano ambientale a Taranto che porterà a risultati straordinari». Altra ammissione che ha fatto discutere molto è quella secondo la quale «il Governo era a conoscenza da marzo degli esuberi e ha ritenuto di non coinvolgere il sindacato».
I sindacalisti hanno chiesto un incontro urgente al ministro dello sviluppo economico Stefano Patuanelli, ma al momento in cui scriviamo non c’è ancora notizia di convocazione e questo fa salire la tensione nello stabilimento di Novi dove stanno per iniziare altre quattro settimane di cassa integrazione Covid 19 e sanno già che al termine di queste l’azienda chiederà la cassa integrazione guadagni ordinaria. in fabbrica i lavoratori mal sopportano la cassa integrazione a raffica e il perdurante stipendio ridotto...

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