SULLA VICENDA DEGLI OPERAI E OPERAIE DELLA TESSITURA DI MOTTOLA PUBBLICHIAMO A PARTE IL COMMENTO DELLO SLAI COBAS ALL'ULTIMO INCONTRO REGIONALE E LA "NOVITA'" DELLA NASCITA ANCHE IN QUESTA FABBRICA DELLO SLAI COBAS DA PARTE DI UN GRUPPO DI OPERAI.
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Aggiornamento in una riunione della task force regionale per l'occupazione: la società di scouting Vertus alla ricerca di nuovi investitori, lo scoglio della cessione del sito che il gruppo Albini non vuole svendere. Resta il presidio dei lavoratori
La vertenza dei lavoratori del sito Tessitura Albini di Mottola è ancora ferma al palo. O, per dirla meglio, è ancora nel limbo nel quale è entrata da diversi mesi oramai. Quando nel marzo scorso l’azienda bergamasca, dopo aver mandato segnali per diversi mesi, annunciò la messa in liquidazione del sito con la delocalizzazione delle attività all’estero o a Bergamo. Una vicenda che ricorda molto da vicino quella di tante altre vertenze ancora oggi irrisolte (l’ex Miroglio di Castellaneta, l’ex Cementir, l’ex Marcegaglia Buildtech solo per citarne alcune tra le più eclatanti): giunto a Mottola nel 2003 grazie agli incentivi statali per investire al Sud agli inizi degli anni duemila, venne aperto il polo industriale su una superficie di 30.892 m2, in cui svolgere le fasi di preparazione e tessitura. Diciotto anni dopo, la crisi economica morde (ed è indubbio che questa ci sia, ingigantita in ogni settore per la pandemia da Covid-19) ed i conti rischiano di non tornare più, e quindi si preferisce fare armi e bagagli, salvando soltanto il profitto a scapito dei lavoratori, delle loro famiglie e del territorio.
La conferma della fase di stallo è arrivata dall’ultima riunione dello scorso 14 ottobre, che si è svolta in videoconferenza convocato dal Comitato SEPAC – la task force regionale per l’occupazione, a cui hanno partecipato i rappresentanti del comitato (Caroli, Basile, Piscazzi, Violante), i tecnici regionali dell’Area di crisi industriale (Biancolillo, Maiellaro) e delle Politiche Attive per il Lavoro Pallotta), il sindaco del comune di Mottola (Giovanni Piero Barulli), i rappresentanti del gruppo Albini (Romani, Piacezzi, Magdy, Simoneschi), della società di scouting Vertus (Balzarini, Fontana, Brockhaus), Confindustria Taranto (Meschiari) e le organizzazioni sindacali Femca Cisl, Filctem Cgil, Uiltec Uil ed Ugl Chimici con i loro rappresentanti sindacali.
Ricordiamo che la vertenza, esplosa lo scorso marzo, riguarda 115 lavoratori che sino al 31 ottobre usufruiranno della ‘copertura‘ degli ammortizzatori sociali previsti dalla cassa Covid-19 estesa dal governo per alcuni particolari settori come appunto il tessile. Dopo di che scatterà la cassa integrazione straordinaria per cessazione di attività (in vigore dal 28 giugno scorso al 3 luglio, mentre dal 4 luglio tornò appunto la cassa Covid prevista da un decreto del governo), che avrà come sempre una durata di 12 mesi (dal 1 novembre al 28 ottobre 2022). Al termine dei quali, se non ci saranno novità, i lavoratori entreranno in NASPI, ovvero la procedura di indennità per la disoccupazione che spetta ai lavoratori che hanno perso il lavoro non per loro responsabilità: procedimento che ha un periodo di copertura massima pari a due anni. Dopo quest’ultimo passaggio restano due strade: la continua, disperata ricerca di un nuovo lavoro o la povertà. Il che lascia ben comprendere come sia di vitale importanza fare tutto il necessario affinché il sito trovi un nuovo sbocco industriale, oppure riqualificare i lavoratori attraverso una formazione che possa renderli davvero abili per una nuova professione e appetibili per il mercato del lavoro. Altrimenti, come già accaduto per tantissimi casi, si riveleranno essere soltanto un palliativo, un pannicello caldo che non servirà a costruire un futuro diverso.
Proprio su questo aspetto è la Regione Puglia a cui toccherà avviare le pratiche per i corsi di formazione, oltre ad un lavoro con l’ausilio dell’ANPAL Servizi per cercare di ricollocare i lavoratori in altre aziende nel raggio di circa 50 chilometri. Con l’impegno di convocarli appena si concretizzerà qualche opportunità per sostenere i colloqui di lavoro.
A tal proposito i rappresentanti della Vertus, a cui il gruppo Albini affidò nella scorsa primavera l’attività di scouting per trovare nuovi acquirenti, non hanno portato sul tavolo novità di rilievo. Al di là di ben 500 contatti con altre attività imprenditoriali, di cui sette avrebbero inviato manifestazioni preliminare d’interesse, di queste cinque avrebbero firmato accordi di riservatezza ma soltanto quattro società avrebbero visionato il sito produttivo di Mottola; e in particolar modo ci sarebbero due
manifestazioni d’interesse, che hanno anche presentato dei progetti (senza però una concreta manifestazione d’interesse) che però al momento hanno davanti a sè un ostacolo apparentemente insormontabile, rappresentato dalla volontà del gruppo Albini nel non voler cedere gratis lo stabilimento (cosa che per esempio accadde all’interno della vertenza Miroglio, con il gruppo piemontese che cedette la proprietà dei siti di Ginosa e Castellaneta al prezzo simbolico di 1 euro).
Giova infatti ricordare che lo scorso marzo affermò di aver affidato ad una società l’incarico di reindustrializzazione dell’impianto, tempo previsto nove mesi. Oltre a trenta giorni di tempo per provare a redigere un piano strategico per rimodulare e ritrovare l’equilibrio economico-finanziario, così da recedere dalla decisione intrapresa, che già allora appariva un’exit strategy per prendere tempo ed addolcire la pillola che altro. Come i fatti hanno dimostrato nei mesi a venire.
I sindacati confederali, dal canto loro, restano per ora in attesa di novità concrete. Proseguendo però nel presidio dello stabilimento, avviato lo scorso luglio, per far si che ci sia una presenza costante dei lavoratori e per evitare possano essere portati via dallo stabilimento le apparecchiature (timore diffuso soprattutto quest’estate), che non consentirebbero un futuro industriale ed occupazionale del sito. Staremo a vedere.
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