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Alle Ditte dell'appalto ex Ilva - lunga fila |
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"VACCINAZIONE OBBLIGATORIA" - Questo è ciò che dice e vuole la maggioranza degli operai ad Acciaierie d'Italia e all'appalto. Lo Stato si deve assumere la responsabilità, non scaricarla sui lavoratori con la questione del green pass.
Questa della "vaccinazione obbligatoria per tutti" è l'indicazione principale portata questa mattina dallo Slai cobas per il sindacato di classe alle portinerie A e D e alle ditte dell'appalto.
La situazione stamattina era varia. Alle portinerie di Acciaierie d'Italia l'azienda aveva predisposto una vigilanza-controllo dei green pass, per cui chi lo aveva e l'aveva già potuto segnalare in azienda entrava normalmente; gli altri che pur lo avevano, o per essersi vaccinati o per aver fatto il tampone, ma non erano registrati dall'azienda (per esempio operai fino a stamattina in cassintegrazione) dovevano mostrare green pass e tesserino aziendale alla vigilanza e poi entravano normalmente.
Da quanto abbiamo visto nessuno non era proprio in possesso del green pass e ha dovuto tornarsene a casa.
Questa verifica non ha creato grossi problemi, solo alla port. D si è formata una fila di diverse decina di operai. Tenendo conto che circa 400 lavoratori sono in cassintegrazione.
Diverso invece alla portineria ditte, in cui al mattino entra il 90% dei 3800 operai, divisi in varie ditte.
Qui c'è stato il problema che se la ditta appaltatrice non ha segnalato ad Accieierie d'Italia l'elenco degli operai con green pass, i lavoratori stamattina non potevano passare se non prima aver mostrato green pass e tesserino d'ingresso alla vigilanza. Per cui, soprattutto per responsabilità delle ditte che non avevano ancora fatto la segnalazione anche se i lavoratori avevano consegnato il green pass, verso le 6,30 si è formata una lunga e lenta fila di operai che non sapevano se potevano entrare direttamente o passare prima dal controllo della vigilanza. .
Quindi questa mattina ha dimostrato da un lato che la maggiorparte degli operai si è vaccinata o non è affatto contraria a vaccinarsi, dall'altra che governo e aziende con questo uso vessatorio del green pass, scaricato tutto sui singoli lavoratori, stanno creando una situazione assurda e inaccettabile, in cui gli operai non solo devono andare a lavorare ma in tanti possono entrare tardi sul lavoro, col rischio di vedersi detrarre il tempo perso nella fila.
Questo al momento non ha creato proteste, in generale è stato preso con pazienza, "filosofia" e anche ironia dagli operai. Non c'erano le forze dell'ordine annunciate dai mass media locali.
Ma così non può andare avanti.
Lo stessa decisione di Accierie d'Italia di far fare gratuitamente i tamponi diventa altrettanto vessatoria. L'azienda ha fatto una convenzione solo con una farmacia dei Tamburi, per cui anche operai che abitano in provincia ogni due giorni dovrebbero venire a Taranto, fuori dall'orario di lavoro, per farsi il tampone. Quando, anche volendo accettare la questione tamponi (su cui lo Slai cobas è però critico), il modo più normale per non scaricare tutto sui singoli lavoratori sarebbe quello di mettere nell'area industriale una postazione della farmacia o della Asl.
Ma, ripetiamo, la maggioranza degli operai è d'accordo che la strada giusta sarebbe quella della vaccinazione obbligatoria. Tra i lavoratori si contano come le mosche bianche chi è contrario per principio alla vaccinazione.
Sulla vaccinazione obbligatoria la denuncia del governo Draghi è unanime. Non vuole farla per non assumersi responsabilità e impiego dei soldi necessari, ma soprattutto, come denunciava il volantino dello Slai cobas sc, per tenere insieme da Salvini a Letta, la grande ammucchiata.
Su questo rivendicazione, dicevano alcuni operai, si può fare anche uno sciopero.
PS. I sindacati confederali e Usb anche in questa occasione hanno mostrato la loro inutilità anche a livello di informazione agli operai, a parte un delegato della Fiom. O non c'erano o se c'erano non erano affatto impegnati o in grado di limitare i danni. L'Usb sì era presente, ma sembrava soprattutto per farsi autopropaganda, con tanto di cappellino e maglietta.
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