Acciaierie d'Italia, Ministro Urso: «Azienda rispetti accordi». Emiliano: «Qui per capire cosa pensa il governo della situazione». A Taranto presidio. Sindacati proclamano 4 ore di sciopero per lunedì 21
«L’azienda non ha più liquidità, non è in grado di andare avanti. Ha sospeso i pagamenti e le forniture con l’indotto e credo non abbia cassa»
17 Novembre 2022
Redazione online
ROMA - “Siamo qui innanzitutto per capire cosa pensa il
Governo della drammatica situazione in cui si trovano l’ex
Ilva, l’indotto e la città di Taranto. Questo è un Governo
che è appena entrato in carica, quindi stiamo fornendo tutti i
dati per prendere le decisioni su quello che sta accadendo:
l’azienda non ha più liquidità, non è in grado di andare
avanti. Ha sospeso i pagamenti e le forniture con l’indotto e
credo non abbia cassa. Siamo sull’orlo di una situazione di
enorme difficoltà, il Governo Draghi ha stanziato un miliardo
di euro, che rischia sostanzialmente di essere versato in un
pozzo senza fondo. Come Regione Puglia offriamo il nostro
punto di vista affinché il Governo faccia le sue valutazioni”.
Lo ha dichiarato ai giornalisti il presidente della Regione
Puglia Michele Emiliano a margine dell’incontro con il
Ministro per le Imprese e il Made in Italy Adolfo Urso, che è
cominciato poco dopo le 12. Secondo quanto si apprende, sono
presenti i sindacati, assente invece l’azienda.
I sindacati dei metalmeccanici proclamano subito 4 ore di sciopero per lunedì 21 novembre in tutti gli stabilimenti del gruppo. Così Fim, Fiom e Uilm al termine dell’incontro al ministero delle Imprese e Made in Italy sul futuro di Acciaierie d’Italia. «E' sciopero in tutto il gruppo. L'azienda non ha avuto neanche il coraggio di presentarsi al tavolo, a confrontarsi e a negoziare con il governo e con i sindacati. Pensiamo che sia necessario scioperare per poter fermare l’eutanasia del gruppo e per poter ricontrattare tutto». Lo afferma il segretario generale della Fiom-Cgil, Michele De Palma al termine dell’incontro al Mimit sull'ex Ilva. È necessario, continua, che l’azienda «torni nelle mani pubbliche, in una gestione pubblica, e che torni a negoziare e contrattare con le organizzazioni sindacali il rilancio del lavoro, la tutela dell’occupazione, le condizioni di salute sicurezza e l'ambientalizzazione».
«Vogliamo che l’azienda rispetti l'accordo e ovviamente lo Stato utilizzerà le risorse già stanziate affinché ci sia questo rispetto da parte dell’azienda, in modo tale che ci sia una prospettiva. Ci deve essere una prospettiva per il futuro dell’acciaieria italiana, europea e questo è il nostro impegno». Lo afferma il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, al termine dell’incontro sull'ex Ilva di cui si è detto «soddisfatto». «Il nostro obiettivo - aggiunge il ministro - è quello di riequilibrare la governance in modo che davvero ci sia una risposta rispetto agli impegni» presi. Impegni «che la stessa azienda ha preso e che noi riteniamo devono essere rispettati pienamente, secondo le scadenze che sono state date nei precedenti accordi. Su questo c'è il nostro impegno, la nostra volontà e credo che insieme ce la possiamo fare», conclude Urso.
URSO: STATO AL 60%? DECIDEREMO CON PALAZZO CHIGI
«Non possiamo ovviamente decidere tutto in pochi giorni, dobbiamo considerare tutti i fattori: sono tanti e ovviamente c'è quello produttivo, c'è l’aspetto giudiziario. Sono tanti appunto gli interventi e di varia natura, alla fine con Palazzo Chigi decideremo la strada da percorrere salvando questo sito produttivo». Lo afferma il ministro per le Imprese e del Made In Italy, Adolfo Urso, al termine dell’incontro sull'ex Ilva di Taranto, ai giornalisti che gli chiedevano se lo Stato avesse intenzione di salire anticipatamente al 60% di Acciaierie d’Italia, attualmente prevista al 2024.
«Facciamo tutti parte della stessa nave e remiamo tutti nella stessa direzione: salvare la siderurgia italiana. Oggi abbiamo ricostituito il sistema con tutti gli attori, consapevoli che occorre delineare la politica industriale, di cui la siderurgia è un asset strategico. Insieme come sistemaItalia potremmo meglio far valere il nostro interesse nazionale nel confronto con l’azienda che poi è espressione di uno dei più grandi attori globali nel settore siderurgico». Lo afferma il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso al termine del tavolo Acciaierie d’Italia, ex Ilva. "Il Made in Italy non è solo una denominazione, è anche un modo lavorare insieme», aggiunge Urso.
«Ho suggerito al ministro di condizionare l’eventuale versamento del miliardo che il governo Draghi ha messo a disposizione per questa vicenda ad un contributo in conto capitale, aumentando la quota azionaria in capo al governo italiano e le società che il governo controlla». Lo afferma il presidente della Puglia, Michele Emiliano, al termine dell’incontro al Mimit sull'ex Ilva di Taranto. Questo, aggiunge, «per evitare che in futuro la città di Taranto sia nella sua componente industriale nella sua componente sociale sia tra virgolette sottoposta a pressione, non adopero la parola ricatto perché è troppo forte, diciamo pressione però tra pressione e ricatto a volte il confine è labile». L’insieme delle cose fa di Arcelor Mittal «il partner devo dire più inaffidabile che si possa immaginare per lo Stato italiano. Mi auguro che il governo attraverso l’aumento di capitale riduca il suo ruolo». Lo afferma Michele Emiliano, presidente della Regione Puglia, al termine dell’incontro al Mimit sull'ex Ilva. «Ovviamente - aggiunge - mi auguro che l’azienda immediatamente revochi la sua decisione di non pagare e di rescindere i contratti con le aziende» dell’indotto.
I SINDACATI
«Chiederemo non solo la revoca della decisione di annullare i contratti delle aziende ma soprattutto di anticipare l’acquisizione del 60% di Acciaierie da parte dello Stato». Lo afferma il segretario generale della Fim, Roberto Benaglia, entrando al ministero per le imprese e il Made in Italy per l’incontro sulla situazione dell’ex Ilva di Taranto.
«Siamo qui per fermare l’eutanasia di Ilva, perché quello che è in corso è di fatto la distruzione dell’azienda e per questo bisogna fermare il processo che era in corso». Lo afferma Michele De Palma, segretario generale Fiom, entrando all’incontro sull'ex Ilva di Taranto al Mimit, ricordando che «hanno fatto un accordo ponte e noi già nel corso dell’incontro precedente abbiamo detto che quell'intesa era un’intesa che perdeva tempo, loro hanno perso tempo fino ad ora. L'ho ha perso lo Stato e lo ha perso l’azienda. Ora è necessario invece che lo Stato faccia la propria parte e quindi si assume le proprie responsabilità». "Non si capisce chi ha in mano la gestione dell’azienda», aggiunge il sindacalista. «Noi abbiamo bisogno di uno che decide e col quale negoziare - continua - perché ogni volta arriviamo sulla scorta dell’emergenza e c'è bisogno di dare, invece, continuità dal punto vista della produzione, delle manutenzioni, per fare tutto questo c'è bisogno di soldi, ma quei soldi devono essere condizionati al lavoro e alla ambientalizzazione».
«Il governo intervenga e diventi immediatamente socio di maggioranza di Acciaierie d’Italia. Se la procedura non prevede la possibilità di anticipare l’ingresso al 60% allora lo Stato indennizzi Mittal e la liquidi e diventi proprietario del gruppo,altrimenti continueremo a negoziare di accordo in accordo con Mittal ma il suo destino sarà segnato. Speriamo sia volta buona». Lo afferma il segretario generale Uilm, Rocco Palombella entrando al Mimit per l’incontro sulla situazione dell’ex Ilva di Taranto.
Confindustria Taranto «giocherà al tavolo un ruolo da mediatore, noi rappresentiamo sia l’indotto che l’azienda. E speriamo perciò che con l’intervento del Ministro Urso si arrivi a revocare la sospensione dell’attività per 145 aziende dell’indotto, in vigore fino a gennaio di cui non abbiamo condiviso il metodo». Lo afferma Il presidente di Confindustria Taranto, Salvatore Toma, entrando al ministero per le imprese e il Made in Italy per il tavolo sull'ex Ilva di Taranto. Anticipare l’Ingresso dello Stato al 60%, «se può servire ad individuare una soluzione, perché no? Abbiamo necessità di risolvere problemi, il territorio e le aziende Dell’indotto - conclude - non possono più sopportare una situazione simile».
«Abbiamo chiesto al governo di lavorare per il riequilibrio
del rapporto tra Stato, Invitalia, Arcelor Mittal. Ci vuole
del tempo, ma questa è la direzione che va presa e il ministro
ha risposto in questo senso, che non accetterà di dare nuove
risorse in una situazione cristallizzata e incancrenita». Lo
afferma il segretario generale della Fim-Cisl, Roberto
Benaglia, al termine dell’incontro sull'ex Ilva. «È molto
importante - aggiunge - che il governo prenda titolarità, alzi
la testa e rinegozi tutto il rapporto con Arcelor Mittal.
Sulle ditte di appalto ci aspettiamo ulteriori pressioni,
abbiamo posto il tema dei lavoratori in Ilva As e la ministra
Calderone ha dato grande sensibilità rispetto al fatto che i
lavoratori non devono soffrire in queste situazioni, quindi
predisporrà gli atti e il confronto. La settimana prossima il
sindacato si mobilita in tutta Italia con quattro ore di
sciopero perché vogliamo premere sull'azienda perché non lasci
decantare le cose».
«Siamo soddisfatti del fatto che il ministro abbia capito la
drammaticità della situazione che rischia di degenerare
ulteriormente, soprattutto dopo la scelta recente di staccare
la spina a 145 ditte di appalto, un ulteriore decadimento che
non può essere accettato», conclude.
A TARANTO IN CORSO IL PRESIDIO
Due operai dell’indotto ex Ilva, delegati Rls-Rsu del sindacato Usb, sono saliti su una torre faro del parcheggio della portineria imprese dello stabilimento siderurgico di Taranto in segno di protesta contro la decisione di Acciaierie d’Italia di sospendere le attività di 145 ditte dell’appalto. Hanno attaccato uno striscione e rimangono sulla torre in attesa di conoscere gli esiti dell’incontro convocato a Roma dal ministro delle Imprese e Made in Italy Adolfo Urso. Altri operai e delegati sindacali sia dell’Usb che di Fiom e Uilm, con le categorie servizi, edili e trasporto, tengono un presidio davanti all’ingresso della portineria. «Hanno offeso - ha dichiarato Giacomo Mastro, uno degli autori della protesta sulla torre faro - la dignità dei lavoratori. Non ci muoviamo fino a quando non revocano la decisione e fanno rientrare le persone sul posto di lavoro. Ci sono operai che si sono ammalati in quello stabilimento, hanno dato tutto e ora questo è il ringraziamento. Portare avanti questa lotta ne vale la pena, ne usciremo più forti di prima». Qualora «nel corso dell’incontro ministeriale - è detto in una nota congiunta dei sindacati - non dovesse giungere alcun elemento di novità rispetto all’annullamento del provvedimento assunto da Acciaierie d’Italia su appalto e indotto, nonché ad un serio avvio con un cronoprogramma certo della definizione complessiva della vertenza ex Ilva, a partire dall’assegnazione delle risorse già individuate e non ancora assegnate dal precedente Governo, si darà seguito alle iniziative di mobilitazione già individuate per la giornata di lunedì 21 novembre».
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