Riportiamo stralci dal Corriere di Taranto sulla fermata degli impianti per problemi con i fornitori di materie prime, che chiaramente ha gia' causato il fermo dei lavoratori nei turni di ieri. Quindi aumenta la cassintegrazione, e più andiamo avanti più la certezza del lavoro quotidiano non c'è, come chiaramente la certezza di avere a fine mese uno stipendio pieno.
Tra governo/Urso e Azienda si parla al massimo di piani da qui a dieci anni ma sulla grave situazione in corso nulla di nulla (vedi anche le parole di Bernabè quando è venuto a Taranto l'altro giorno, parole che sono simili a quelle della ad Morselli, a testimoniare ulteriormente che non c'è affatto differenza tra parte privata e parte pubblica, e che le richieste dei sindacati confederali di aumento della parte pubblica sono patetiche e deviano la lotta dei lavoratori.
Anche ieri, in particolar la Uilm, e a seguire la Fiom, fanno un elenco sempre più lungo di situazioni impiantistiche, lavorative quotidiane, dalle grandi alle piccole che vanno malissimo e mettono anche a rischio la sicurezza degli operai. Ma non si cambia, non vogliono cambiare... Fanno i "fuochisti" a Roma e i "pompieri" a Taranto.
Lo Slai cobas lo ha detto, e lo ripete: "lo Slai cobas propone ai lavoratori di farsi sentire verso i propri vertici sindacali, di sviluppare iniziative autorganizzate dal basso sulle condizioni e le problematiche esistenti nei reparti e nelle ditte d’appalto. Occorre un cambio, gli operai lo devono capire, perchè non va bene neanche tra gli operai... accettare che tutto continui come prima".
"...Quest’oggi (ieri), l’azienda ha informato i sindacati della fermata per 24 ore dell’Acciaieria 1 e dell’Altoforno 4 (mentre l’altoforno 2 è invece fermo da luglio scorso) dello stabilimento siderurgico di Taranto per 24 ore (a causa di mancanza di materie prima per i soliti problemi con i fornitori di erroleghe e refrattario). Entrambi gli impianti ripartiranno nella giornata di domani. Il tutto dopo che lunedì era stata fermata la batteria 9 del reparto cokeria a causa della mancanza di sigillante utile a chiudere i coperti dove si carica il coke. Poi, nel pomeriggio, sempre Acciaierie d’Italia, ha comunicato ai sindacati che domani ripartiranno il treno lamiere della produzione lamiere 2 e il tubificio Erw, quest’ultimo già a partire dal primo turno.
Sperti. “Lo stabilimento di Taranto si sta fermando tutto e qui pensiamo all’idrogeno, alla fabbrica che verrà un domani lontano mentre oggi stiamo letteralmente affondando“. Per la Uilm, “la fabbrica si sta fermando da sola, andando incontro ad eventi irreparabili da un punto di vista ambientale ed impiantistico. A Roma o in altri incontri del territorio – prosegue il sindacato – si discute di revamping dell’altoforno 5 (unica condizione per garantire una prospettiva ed una tenuta del sito visto il fine ciclo di altoforno 1 e 2), di ciclo combinato e addirittura di forni elettrici ad idrogeno verde tra 10 anni, senza mai condividere un documento con un progetto tecnico industriale che abbia le fonti di finanziamento e la relativa salvaguardia occupazionale“.
“... La quotidianità è fatta di gravi preoccupazioni e disagi come la mancanza di materie prime fondamentali per la marcia degli impianti, l’assenza di ricambi, di dispositivi di protezione individuale per la salvaguardia delle vite umane che operano sui reparti, la mancanza addirittura di carta asciugamani, di carta igienica, di acqua calda negli spogliatoi e di tanto altro”. Inoltre per la Uilm, Acciaierie d’Italia “continua ad abusare della cassa integrazione straordinaria usata come bancomat sulla pelle dei lavoratori, così come denunciato dalla Uilm alle autorità competenti. Come se non bastasse lo scempio citato, allo smontare dal proprio turno – sostiene il sindacato – i lavoratori sono costretti a raggiungere gli spogliatoi e portinerie di appartenenza a piedi o con passaggi di fortuna a causa dell’assenza di mezzi di trasporto interni in un sito grande tre volte la città di Taranto”
Su quanto accaduto è intervenuta anche la Fiom Cgil di Taranto. “Questa mattina si è determinata la condizione per la quale, a quanto sappiamo a causa di problematiche improvvise legate all’Acciaieria, vi è stato un elevato numero di carri siluro pieni di ghisa (circa 15) da smaltire nella sola Acciaieria 2. Ci risulta inoltre che sia già stato comunicato ai lavoratori di esercizio dell’Acciaieria 1 che per il secondo e terzo turno odierno sono esentati dal prestare la loro attività. Tale situazione ha determinato il fermo dell’Altoforno 4. Questo assetto impiantistico determina rischi a carico delle persone e dell’ambiente assimilabili a quelli delle cosiddette “comandate allargate“. E’ assolutamente palese che, in assenza della macchina a colare (impianto di solidificazione ghisa) che possa fungere da “valvola di sicurezza” per la gestione degli squilibri tra la produzione di ghisa e il suo smaltimento e trasformazione nelle acciaierie, tale rischio rimane e non più essere fatto valere dall’azienda solo ed esclusivamente in caso di sciopero. Cosa accadrebbe infatti se si verificasse contestualmente un fermo tecnico improvviso anche per l’Acciaieria 2 che attualmente conta su un unico convertitore a disposizione. Chiediamo pertanto urgentemente un incontro specifico per discutere delle misure di prevenzione e protezione da adottare al fine di escludere i rischi enunciati dall’azienda, in assenza degli indispensabili presidi di sicurezza la cui attuazione costituisce obbligo inderogabile del datore di Lavoro” concludono dalla Fiom Cgil."
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