Presidio rappresentativo e combattivo questa mattina sotto la prefettura, in continuità della intensa campagna in corso a Taranto con iniziative al Tribunale e al carcere nei giorni scorsi e come prima risposta all’infame decisione ‘assassina’ del ministro Nordio di rigettare la richiesta di annullamento del 41bis per Alfredo.
L ‘obiettivo oggi era imporre un incontro in Prefettura per portare fin dentro i palazzi la campagna - l’incontro c’è stato con una delegazione dei rappresentanti dell’assemblea autoconvocata a cui si è aggiunta Amnesty International. Sono state consegnate le firme raccolte al Tribunale, l’appello nazionale degli intellettuali in circolazione a livello nazionale:"fuori Cospito dal 41bis abolizione del 41bis e dell’ergastolo ostativo", mentre sotto di
susseguivano gli interventi di denuncia dei partecipanti.
A ogni presidio stanno crescendo le realtà organizzate che si uniscono alla campagna.
Ora bisogna fare il punto in una riunione autoconvocata per martedì 14 dalle ore 17,30 alla sede Slai cobas via Livio Andronico 47 - riunione come sempre aperta a tutti. All’ordine del giorno una nuova iniziativa per il 24 giorno in cui si prevede si esprima la Cassazione.
Da Repubblica
Carcere di Milano Opera, Alfredo Cospito legge le sei pagine del provvedimento del ministro Carlo Nordio e dice: "Me lo aspettavo. Hanno deciso di tumularmi in questo sarcofago di cemento". In una Montecitorio deserta lo racconta il suo avvocato Flavio Rossi Albertini che aggiunge: "La fine di Alfredo è quasi scontata".
Secondo Rossi Albertini, "da Nordio arriva una motivazione debole perché non affronta la qualità dell'associazione e svia sulle novità contenute nella mia richiesta del 13 gennaio di revocare il 41 bis all'anarchico". E tecnicamente spiega: "Il decreto applicativo del 41 bis si fonda sul processo Bialystock. Affermare che ha una valenza neutra l'assoluzione in quel processo degli imputati perché il fatto non sussiste determina un po' di sconcerto. Nordio parla comunque di galassia anarco-insurrezionalista ma c'è una evidente difformità tra il modello della criminalità organizzata e la dinamica politica legata all'anarchismo. Il 41 bis è stato applicato dilatando il perimetro della norma per zittirlo, perché troppo sovversivo".
Manconi: "È una decisione strettamente e squisitamente politica, che non a caso arriva dopo due settimane in cui è stata allestita una campagna tesa all'invenzione del nemico. La simulazioni di una guerra portata allo Stato, uno stato di assedio che la nostra Repubblica starebbe subendo per le iniziative anarchiche... L'invenzione del nemico serve a giustificare la risposta che i rappresentanti istituzionali dello Stato hanno deciso di dare". E ancora: "Quanto sia politica la decisione di Nordio lo si vede anche da un altro passaggio del provvedimento in cui si legge che lo sciopero della fame apparterrebbe alla categoria della non violenza, tranne che in questo caso perché la frase di Cospito "il corpo è la mia arma" sarebbe una dichiarazione di violenza. Scambiarla per una dichiarazione di guerra è analfabetismo funzionale, grammaticale e sintattico".
L'avvocato è scettico... sulla decisione della Cassazione del 24 febbraio: "In questo clima avvelenato da Stato d'assedio il partito della fermezza crea la pre-condizione per un giudizio non favorevole". Il legale insiste: "Sarebbe ingenuo pensare che la decisione di Nordio non influisca sulla Cassazione". E dice ancora: "Possibile che nel 2023 possa morire un anarchico in carcere per lo sciopero della fame? Possibile che nessuno proponga una soluzione? io do per scontato che finirà male".
Netto il no al trattamento sanitario obbligatorio. Dice l'avvocato: "Per quanto potrà eticamente pesare daremo battaglia perché sarebbe irrispettoso sottoporre coattivamente e forzosamente Cospito su una questione su cui lui ha già espresso un netto rifiuto. Glielo hanno prospettato i medici ma Cospito ha già detto di no in un suo scritto. Non si può violentare la sua volontà".
Rossi Albertini prosegue: "Cospito non accetterebbe la sospensione della pena, un provvedimento temporaneo che potrebbe collocarlo in un luogo diverso in cui curarsi ma con la prospettiva di tornare nuovamente al 41 bis...
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