domenica 12 febbraio 2023

Info: il piano presentato da Bernabè a Taranto


(Da Corriere di Taranto Gianmario Leone)

"...l’impianto di preriduzione di Taranto sarà il primo in Italia e sarà strutturato in due moduli. Entrambi da 2-2,5 milioni di tonnellate. Il primo modulo alimenterà di preridotto i due forni elettrici previsti da Acciaierie d’Italia (ex Ilva) nell’ambito della riconversione produttiva e della decarbonizzazione (già finanziato con il miliardo del decreto Aiuti Ter) e dovra’ essere alimentato da idrogeno proveniente da fonti rinnovabili; l’altro modulo, invece, fornirà i produttori privati del Nord Italia che hanno già i forni elettrici ma ora li approvvigionano con rottame di ferro, in buona parte importato, che sarà sostituito dal preridotto (per questo secondo modulo servirà un altro miliardo che potrebbe arrivare da un decreto ad hoc da parte del ministero dell’Ambiente)... Non è stata ancora decisa l’ubicazione dell’impianto del preridotto a Taranto. Si fara’ una ricognizione a tal proposito anche tra le aree del porto e quelle della Zes.

Ricordiamo che Il ciclo del preridotto riguarderà una prima trasformazione dei minerali di ferro in palline in ossido di ferro, che saranno acquistate sul mercato e trasferite a Taranto. Qui saranno immesse in un “ambiente riducente” che usando inizialmente gas e in futuro idrogeno le priverà dell’ossigeno, in modo tale che il contenuto di ferro delle palline passerà dal 65 per cento al 95-96 per cento. Con il preridotto si dovranno alimentare i forni ad arco elettrico (uno o due al momento non è ancora chiaro visto che il piano industriale pensato nel dicembre 2020 è ancora lungi dal potersi realizzare vista la situazione odierna) che dovrebbero portare alla progressiva chiusura di Afo 1, Afo 2, Afo 4 ed alla dismissione di una linea dell’acciaierie e dell’agglomerato e alla maggioranza delle cokerie, ossia gli impianti di distillazione del carbon fossile, che ancora oggi rappresentano il vero bubbone ambientale dell’ex Ilva. Ma con il preridotto si potrebbero alimentare anche i converitori ed in parte l’altoforno 5, il cui intervento economico per il revamping (sempre previsto dall’ultimo piano industriale) prevede una spesa non inferiore ai 4-500 milioni di euro. Preridotto per il quale al momento dipendiamo quasi interamente da Russia e Libia., motivo in più per accelerare la realizzazione di un impianto in Italia... 

Il piano di decarbonizzazione prevede una road map articolata in quattro fasi successive in un periodo decennale. Un periodo decennale perche’ la complessità del programma che deve essere realizzato è immensa: per ogni modifica serve fare caratterizzazioni del terreno, fare bonifiche e chiedere permessi“. Bernabè ha ricordato che la prima fase comporta “un ulteriore rilevante miglioramento della sostenibilità ambientale dell’area a caldo nel periodo ’23-’25” e “l’investimento stimato di questa prima fase è di oltre un miliardo ma è destinato ad aumentare in seguito al processo inflattivo che ha caratterizzato a partire dal ’22 l’economia internazionale.

La seconda fase consiste nell’introduzione di un primo forno elettrico alimentato con pre-ridotto e la sperimentazione dell’utilizzo di idrogeno come vettore energetico nel periodo ’24-’27 (e riduzione delle emissioni di CO2 anche con la loro cattura)” prevede un investimento di 2,4 miliardi. La terza fase è quella della “estensione della elettrificazione dell’area a caldo nel ’27-’29 con la introduzione di un secondo forno elettrico con un investimento previsto di 1,2 miliardi. Sono tutte cifre che sono destinate ad aumentare in seguito all’inflazione che si è verificata nell’ultimo anno e mezzo. Infine la quarta fase è il completamento della elettrificazione dell’area a caldo nel periodo ’29-’32” e “anche questo investimento è previsto in circa un miliardo. Bernabè ha quindi ricordato che l’obiettivo finale del 2032 è l’alimentazione degli impianti con solo idrogeno verde. Anche per questo è stato inaugurato nel 2021 il Centro di Ricerca e Innovazione dove operano decine di lavoratori che collaborano con diverse aziende ed enti vari.

Per quanto riguarda il progetto industriale di DRI d’Italia sulla decarbonizzazione dell’ex Ilva, che prevede la costruzione a Taranto di un impianto per la produzione di preridotto anche attraverso i fondi del PNRR (che non alimenterà solo l’impianto tarantino, ma anche le altre acciaierie italiane per ridurre la dipendenza della siderurgia nazionale dal rottame estero), il presidente di AdI ha informato che è stata completata la fase di progettazione e a giugno verrà assunta la decisione finale di investimento. In quel momento, sarà necessario l’avvio contestualeda parte di Acciaierie d’Italia del processo che porterà alla realizzazione del primo forno elettrico. Per consentire una valutazione dell’intero processo di produzione dell’acciaio verde, Bernabè ha ricordato che nel sito di Taranto verrà realizzato un impianto di scala ridotta che servirà a valutare ogni aspetto di ogni singola componente: un progetto pilota chiamato HYDRA e finanziato dall’IPCEI (Important Projects of Common European Interest) promosso e coordinato dal gruppo genovese RINA che consentirà di produrre una valutazione su tutta la scala del processo che parte dalle rinnovabili, arriva al DRI e infine all’acciaio verde, oltre ad essere state avviate collaborazioni con Snam ed Eni per la cattura, lo stoccaggio e la riduzione della CO2 e con NextChem sull’economia circolare...

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