Riprendiamo in questo terzo appuntamento a leggere insieme il testo di Lenin, raccogliendo in questa occasione alcune citazioni che commenteremo nel prossimo appuntamento.
“Che cos’è il socialsciovinismo?
Il socialsciovisnismo consiste nel sostenere l’idea della “difesa della patria” nella guerra attuale. Da questo idea deriva inoltre la rinuncia alla lotta di classe in tempo di guerra, l’approvazione dei crediti di guerra, ecc.
In realta’ i socialsciovinisti conducono una politica borghese antiproletaria, perchè in realta’ essi sostengono non la difesa della patria nel senso di una lotta contro l’oppressione straniera, ma il diritto di determinate grandi potenze a depredare colonia e opprimere popoli stranieri.
I socialsciovinisti rinnovano ai danni del popolo l’inganno borghese, come se la guerra si facesse per la difesa delle liberta’ e per l’esistenza delle nazio0ni e passano cosi’ dalla parte della borgheia contro il proletariato.
Sono da annoverare tra i socialsciovinisti sia coloro che giustificano e mettono in buona luce i governi e la borghesia di uno dei gruppi di potenze belligeranti, sia coloro che riconoscono ai socialisti di tutte le potenze belligeranti lo stesso diritto di “difendere la patria”.
Il socialsciovinismo rappresenta in realta’ la difesa dei privilegi del predominio, dei saccheggi, delle violenze, della “propria” (o in generale di qualsiasi) borghesia imperialista”.
A differenza dei socialsciovinisti Lenin fa riferimento al Manifesto sulla guerra accettato all’unanimita’ a Basilea, che riferendosi alla guerra tra Inghilterra e Germania e i loro rispettivi alleati dichiara apertamente che “nessun interesse del popolo può giustificare una simile guerra, condotta “per i profitti dei capitalisti e a vantaggio delle dinastie” sul terreno della politica imperialista di rapina delle grandi potenze. Il Manifesto dichiara apertamente che la guerra è pericolosa “per i governi” (tutti senza eccezione), rileva il loro timore di una “rivoluzione proletaria”, cita con la massima precisione l’esempio della Comune del 1871 e dell’Ottobre/Dicembre del 1905, cioè l’esempio della rivoluzione e della guerra civile. In tal modo il Manifesto di Basilea fissa proprio per questa guerra la tattica della lotta rivoluzionaria degli operai su scala internazionale contro i propri governi, la tattica della rivoluzione proletaria...
In caso di guerra i socialisti devono sfruttare la “crisi economica e politica” che ne deriva per “affrettare l’eliminazione del dominio di classe capitalista”, cioè sfruttare le difficolta’ che la guerra crea ai governi e l’indignazione delle masse ai fini della rivoluzione socialista”
Di conseguenza, Lenin segnala che questo è esattamente l’opposto di quello che dicono e fanno i socialsciovinisti, e qui facendo riferimento non solo a quelli esplicitamente legati ai partiti di governo ma a tutta la genia di socialsciovinisti che si trovano nell’opposizione a questi governi o che pretendono di agire a nome dei lavoratori e delle masse.
Dice Lenin “la politica dei socialsciovinisti, la giustificazione che essi fanno della guerra con argomenti di “liberta’” borghesi, l’ammissione della “difesa della patria”, la votazione dei crediti (aumento delle spese militari, invio di armi e soldati. Ndr), la partecipazione ai Ministeri, è un aperto tradimento del socialismo..., e si spiega solo, con la vittoria dell’opportunismo e della politica operaia nazional liberale”.
Lenin poi prende in considerazione nel campo dei partiti socialisti e facenti riferimento ai lavoratori l’uso socialsciovinista di alcuni falsi richiami a Marx ed Engels; in particolare di Engels del 1891 sull’obbligo per i socialisti tedeschi di difendere la patria in caso di guerra contro la Russia e la Francia unite, e del fatto che Marx ed Engels in occasione di alcune guerre, nell’arco degli anni fino al 1877, si posero dalla parte di un determinato Stato belligerante una volta che la guerra era scoppiata.
Si tratta, dice Lenin, di ripugnanti deformazioni. Marx ed Engels condannarono decisamente i tedeschi e avevano approvato il rifiuto di Bebel e Liebknecht di votare i crediti di guerra e avevano consigliato i socialdemocratici a non fondersi con la borghesia e a difendere gli interessi di classe indipendenti del proletariato.
Inoltre tutti i socialsciovinisti nascondono che Marx si riferiva a guerre nel periodo progressivo della borghesia, “quando non c’erano ne l’imperialismo attuale ne le condizioni obiettive gia’ mature del socialismo, ne partiti socialisti in tutti i paesi belligeranti.
La posizione di Marx è una sola “gli operai non hanno patria”, parole che si riferiscono precisamente all’epoca della borghesia reazionaria, superata, all’epoca della rivoluzione socialista”.
Nessun commento:
Posta un commento