lunedì 8 maggio 2023

Più incentivo ad andar via per i lavoratori in cigs ex Ilva e ora anche Acciaierie? Una ben triste fine. Info

Stralci dal Corriere di Taranto, Gianmario Leone, del 28 aprile 23

"...uno dei problemi principali da risolvere in merito alla vertenza ex Ilva, resta quello occupazionale. E una delle strade da battere per affrontarlo potrebbe essere quello di una nuova proposta ai lavoratori per l’incentivo all’esodo.

Se n’è parlato ieri in un incontro in video conferenza il 27 aprile tra la società Ilva in Amministrazione Straordinaria rappresentata dall’area risorse umane e le segreterie nazionali di FIOM-CGIL, FIM-CISL, UILM-UIL, USB ed UGL, unitamente alle delegazioni territoriali di Taranto e di Genova.

Il meccanismo dell’esodo agevolato e anticipato fu inserito nell’accordo occupazionale del 6 settembre 2018, al ministero dello Sviluppo Economico. Per l’uscita volontaria dei lavoratori furono previsti inizialmente 100mila euro lordi a lavoratore pari a 77mila euro netti, in aggiunta alla liquidazione, scalati ogni trimestre di 5mila euro. L’incentivo era inizialmente aperto a tutti i lavoratori (sia per chi andò in Ilva in AS e per chi non accettava entro 15 giorni l’assunzione con ArcelorMittal) che a Taranto accettarono in circa un migliaio. Dopo di che, dal novembre 2018 lo strumento vale solo per chi restò in Ilva in AS: qualora questi lavoratori decidessero oggi di usufruirne e quindi licenziarsi, da giugno a dicembre andrebbero a percepire 15mila euro lordi.

Andando sui numeri nudi e crudi, ribaditi ieri da Ilva in AS alle organizzazioni sindacali, sulle 10.700 unità concordate con l’accordo del 6 settembre 2018, 10.628 sono state quelle assunte in Acciaierie d’Italia (prima ArcelorMittal Italia) dal bacino dell’amministrazione straordinaria di Ilva. Su 2.586 che erano stati complessivamente collocati nell’amministrazione straordinaria, a Taranto hanno accettato l’esodo in 1.100 (nel 2018 lasciarono in 728 e nel 2019 furono 477) mentre 1.447 sono rimasti a Ilva in AS a Taranto. Alla data del 1 aprile 2023 sono stati effettuati 1396 esodi (con una spesa complessiva di circa 133 milioni).

Dopo che finalmente è caduto l’ultimo velo ipocrita sul futuro dei lavoratori in cig in Ilva in AS, che gli accordi del 4 marzo 2020 tra azienda e il governo Conte II prevedono non saranno riassunti come lavoratori diretti (come invece previsto dall’accordo del 2018), è oramai cosa nota che il siderurgico non potrà più occupare per chissà ancora quanti anni ancora le attuali unità. Del resto, già nella prima proposta di piano industriale avanzata nel 2017, ArcelorMittal prevedeva esuberi per 4mila unità. Così come è cosa nota che nel siderurgico, ancora oggi, vi siano attualmente 3mila lavoratori in esubero (da intendere come non utilizzabili nelle varie mansioni svolte nel siderurgico), che sono gli stessi per cui anche quest’anno è stata rinnovata la cassa integrazione straordinaria.

Ecco perché è stata avanzata dai sindacati la proposta di utilizzare le risorse residue previste per l’incentivo all’esodo, 133 milioni di euro sui 250 milioni stanziati, per riformulare un nuovo piano di incentivi all’esodo su base volontaria. Questo per quanto riguarda i lavoratori di Ilva in AS, che attendono di veder partire ancora oggi i corsi di formazione previsti dalla Regione Puglia.
Ma da tempo si sta facendo strada l’ipotesi di ipotizzare una via d’uscita simile anche per i lavoratori diretti di Acciaierie d’Italia...."

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