venerdì 26 maggio 2023

Un altro nuovo anno di cassintegrazione ad Acciaierie, con la spada di Damocle degli esuberi: c'è una sola risposta: lo sciopero


Da Corriere di Taranto:

"Acciaierie d’Italia ha inoltrato al ministero del Lavoro e al ministero delle Imprese e del Made in Italy, la richiesta per attivare la cassa integrazione in deroga dal 20 giugno prossimo al 19 giugno del 2024 o in subordine sino a tutto il 31 dicembre prossimo. I dipendenti interessati sono 2.500 come numero massimo: 2.010 operai, 286 tra impiegati e quadri e 204 intermedi.
A fine marzo infatti, Acciaierie d’Italia raggiunse al ministero del Lavoro un accordo con le sigle sindacali Fim Cisl, Fiom Cgil, Ugl e Fismic per il rinnovo della cassa straordinaria sino a marzo 2024 per 3.000 dipendenti del gruppo. Uilm e Usb non firmarono invece l’accordo. L’intesa ha la durata di un anno per tutti i siti dell’ex Ilva, tra cui Genova Cornigliano, Racconigi e Novi Ligure, escluso però quello di Taranto, dove l’attuale copertura è assicurata sino al 19 giugno prossimo. Questo perché il sito pugliese ha già esaurito le disponibilità dell’ammortizzatore sociale e quindi da metà giugno in poi servirà trovare una nuova copertura, altrimenti questo potrebbe comportare il rischio concreto di esuberi strutturali..."

"...Nella documentazione inviata ai ministeri... l’azienda scrive che “l’oggettiva complessità e rilevanza industriale e finanziaria degli interventi e degli investimenti avviati e programmati per il sito di Taranto e i fattori congiunturali sopravvenuti, rendono necessaria la richiesta di proroga in deroga dell’intervento... Detta proroga, peraltro, quale strumento di sostegno al complessivo piano in essere, consentirà di evitare l’emergere di esuberi strutturali in ragione della prospettiva di riallocazione del personale in organico a valle della riorganizzazione e del conseguente incremento dei livelli produttivi..."

Corresponsabili sono Fim e Fiom di questa ulteriore cassintegrazione. L'accordo separato su questo non lasciava equivoci.

Cosa faranno ora Uilm e Usb che non hanno firmato l'accordo?

Nel depliand difuso ieri dallo Slai cobas alle portinerie di Acciaierie era scritto: "

"...Ad Acciaierie è stato firmato un accordo separato con padroni e governo da sindacati da sempre collaterali all’azienda come la Fim e dai neo collaborazionisti della Fiom che continuano a spacciare come grande risultato per i lavoratori l’accordo bidone, e sono costretti ogni giorno a giustificarsi dicendo che va tutto meglio in termini di soldi, garanzie, rotazione, quando invece va tutto peggio. 

Gli operai sono in cassintegrazione in un numero variabile secondo le esigenze di pura flessibilità e di uso  degli operai, dentro i numeri imposti dall’azienda in modo unilaterale. Operai che non prendono un centesimo di integrazione, per una cassintegrazione che contiene già i numeri dei futuri esuberi...

Così, si rimette in movimento l’Altoforno, e sarebbe anche una buona notizia, ma la cosa incide quasi nulla sui numeri della cigs. Anzi, Acciaierie aumenta il ricorso alla cassintegrazione straordinaria.

Giustamente, sottolineano i sindacati non firmatari dell’accordo, e lo aveva scritto più chiaramente lo Slai cobas, non solo era un accordo bidone, ma non è stato neanche rispettato dall’azienda, come sempre fatto... 

...In altre fabbriche di fronte ai problemi anche di un singolo reparto, gli altri reparti si fermano, si sciopera - vedi quello che succede a Pomigliano in questi ultimi giorni. A Taranto invece si fanno denunce sui giornali.

Hanno ragione tanti operai che quando diciamo queste cose ci dicono che il “sindacato non c’è”. Ma noi diciamo che invece c’è, eccome, e il voto alle Rsu dimostra che c’è e ottiene consensi non indifferenti. Però non è il sindacato di classe e di massa in mano agli operai, che lotta e porta risultati a casa e che costruisce, attraverso la lotta, le assemblee, lo scontro, condizioni migliori per mettere in discussione tutto il piano di padroni e governo che riguarda il futuro della fabbrica, e nel nostro caso la più grande fabbrica in Italia e una delle grandi fabbriche in Europa, in una città che per il costo che ha pagato avrebbe bisogno non delle carità pietosa e di promesse future che ogni dieci anni ci fanno, salvo poi trovarci al rinnovo di esse alla fine di ogni decennio.

Noi consideriamo la zona industriale di Acciaierie e appalto una prateria che contiene tutte le contraddizioni del sistema capitalista, dello scontro tra padroni e classe operaia, tra classe e Stato del capitale. E pensiamo che questa prateria ha bisogno di una scintilla che l’accenda. E per questo lavoriamo quotidianamente, facciamo parole e scritti fondati sui fatti e i fatti ci danno ragione. Ma sappiamo bene che nella lotta di classe tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare. Ma il “mare armato” della coscienza di classe e dell’organizzazione di classe è l’arma invincibile dei lavoratori. E questa arma prima o poi deve essere impugnata".

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