venerdì 19 maggio 2023

Acciaierie: più cassintegrazione, più produzione meno occupazione


Ma questa, come ha sempre denunciato e sollecitato alla lotta lo Slai cobas, è la politica non nuova di Acciaierie d'Italia, che vuole ridurre i costi e aumentare i profitti; una politica che finora non ha trovato seri ostacoli, se non due scioperi dell'anno scorso a distanza di 6 mesi l'uno dall'altro. Per il resto da parte dei sindacati in fabbrica solo lamentale e peggio accordi, come l'ultimo separato, che hanno dato ampio credito all'azienda, quando era chiaro anche allora che la cassintegrazione sarebbe aumentata e i numeri indicati sono quelli dei futuri esuberi.

Quindi chi dovrebbe guardarsi allo specchio e darsi schiaffi in faccia sono in primis Fim e Fiom (non parliamo degli altri piccoli sindacati firmatari dell'accordo separato che chiamarli "sindacati" è una menzogna, quando sono dei "fiduciari" dell'azienda), che, però, invece di ammettere la "stronzata fatta" dicono:  

La Fiom: “Nella giornata di ieri i massimi livelli di Acciaierie d’Italia hanno comunicato un forte aumento del ricorso alla CIGS. Si tratta di una decisione assolutamente in disaccordo con la situazione produttiva di Acciaierie d’Italia e con quanto comunicato negli incontri di monitoraggio appena due giorni fa, quando era stata formalizzata la ripartenza di Afo2 a Taranto ed erano state annunciate ricadute positive sugli impianti e sui lavoratori. Peraltro, a conferma della situazione paradossale, non più tardi dello scorso mese l’azienda aveva annunciato l’arrivo di 60 milioni di nuovi ordini con la conseguente riduzione di 500 unità in CIGS. Assistiamo ancora una volta ad una totale mancanza di coerenza e trasparenza nelle scelte aziendali".

Ancora Brigati/Fiom: “Il metodo Morselli è ormai obsoleto e alla lunga non ha più nemmeno l’effetto sorpresa. Quanto avvenuto con l’aumento indiscriminato della cassa integrazione è il solito metodo utilizzato dall’Amministratore Delegato di ArcelorMittal con cui prova a destabilizzare, ancora una volta, i lavoratori..."

La Fim: Dopo una fase successiva alla firma dell’accordo sulla Cigs, abbiamo registrato un cambio di passo nelle relazioni industriali che facevano da apripista al dialogo sui temi del lavoro, ma a pochi giorni dalla ripartenza di Afo2, i lavoratori tornano ostaggio di una gestione fuori controllo. Invece di diminuire i numeri dei cassintegrati con la risalita della produzione, li aumenta e questo senza nemmeno avvisare i lavoratori e le organizzazioni sindacali...".

Allora, o questi sindacati sono stupidi o, ed è la realta', sono dei "vendioperai", andati di corsa dietro la politica della Morselli; questi hanno riempito di dichiarazioni positive sull'accordo pagine di giornali, hanno fatto assemblee in fabbrica per giustificare la giustezza e la bellezza di quell'accordo, dando piena fiducia alla Morselli e tenere addormentati i lavoratori, e ora? Si arrampicano sugli specchi, invece di, come minimo, cancellare la firma dell'accordo separato e chiamare i lavoratori alla mobilitazione. Ma questo neanche in questa occasione lo fanno. Il massimo è sempre e solo chiedere l'intervento del Governo (che come tutti sanno è gia' dentro Acciaierie d'Italia ed è parte in causa delle decisioni aziendali)

Ma purtroppo su cosa fare a fronte di questo aumento della cassintegrazione che portera', con l'aumento dell'attivita' produttiva, un incremento del carico di lavoro, dello straordinario per chi resta in fabbrica, mentre migliaia di operai continueranno stare fuori e a prendere 800/900 euro di stipendio, anche da parte della Uilm la risposta è sempre il Tavolo con il governo, cosi' come la annosa e generica richiesta di "piano industriale" che tutto dovrebbe risolvere (quando l'azienda il suo piano industriale lo sta gia' mettendo in atto).  

La Uilm: "Le denunce che avevamo manifestato nella mancata sottoscrizione dell’accordo di Cigs dello scorso marzo si stanno trasformando in realtà... Chiediamo al Governo di intervenire tempestivamente e in maniera definitiva per evitare una pericolosa deriva... Solo un piano industriale, con una diversa governance e un impegno concreto del Governo può dare la certezza di un rilancio industriale, ambientale e sociale vero all’ex Ilva.

A questo punto sono gli operai che dovrebbero farsi sentire e fermarsi. Bisogna fare come gli operai della Stellantis di Pomigliano, che da loro hanno deciso di scendere in sciopero, senza aspettare indicazioni dei sindacati confederali.

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