Pubblichiamo stralci del documento sull'ex Ilva contenuto nel depliant diffuso nell'incontro pubblico di Torino. Chi vuole ricevere l'importante depliant completo può richiederlo a: slaicobasta@gmail.com o prenderlo il 19 aprile, in cui:
lo Slai cobas ha dichiarato sciopero di 24 ore sia ad Acciaierie che all'appalto;
alle ore 9 vi sarà presidio al Tribunale di Paolo VI, aula bunker, dove inizia l'appello del processo "Ambiente svenduto";
alle 16,30 convegno presso Biblioteca comunale "Acclavio" p.le Bestat, con la presenza degli avvocati di Torino e Taranto delle parti civili processo Ilva, Medicina democratica e, per ora, garantita la presenza del Prof. Marescotti di Peace Link e altri
Cosa sta succedendo alle Acciaierie d’Italia.
...Il decreto nuovo che il governo ha fatto con lo scopo di accontentare i piccoli e medi padroni dell'appalto che avanzano grossi crediti da Acciaierie d'Italia e nello stesso tempo... estendere la cassa integrazione a tutti i lavoratori dell'appalto (anche per chi, e sono tanti, ha il CCNL multiservizi)... non è in grado di risolvere i problemi del futuro dei lavoratori.
Per di più i lavoratori non vogliono essere messi tutti in cassa integrazione e poi, se si riprende Acciaierie, ritornerebbero a lavorare (quando e come è tutto da vedere). I lavoratori vogliono lavorare da subito! Senza la ripresa del lavoro ci saranno i licenziamenti e gli esuberi.
Il governo ha deciso l’amministrazione straordinaria con l’appoggio delle organizzazioni sindacali confederali e Usb.
Anche i sindacati, come all'inizio il segr, naz. Palombella della Uilm, che dicevano NO all'AS, oggi sono tutti soddisfatti, perchè è stato mandato via dal governo Mittal e la famigerata AD Morselli. Di fatto confermando tra gli operai l’idea, già molto propagandata, che se governance e management cambiavano i problemi di questa fabbrica si risolvono. E’ una illusione profonda. Come se è un manager che decide la politica e non i padroni dell’azienda nel loro insieme, non le leggi del capitale, la crisi economica mondiale, le leggi dei governi, ecc...
Ora, è bene sapere che i periodi in cui questa azienda è stata dello Stato (dal 1963 al 1995) sono molto maggiori dei periodi in cui è stata dei privati; poi la crisi del gruppo Riva, l’inchiesta “Ambiente svenduto” del 2012 ha fatto sì che questa azienda, formalmente commissariata, è stata gestita dallo Stato e dai suoi governi dal 2012 al 2018; e, in tutti questi anni non si è visto nessun tipo di miglioramento né sul piano della salute e sicurezza - tema effettivamente chiave per questa fabbrica - né tantomeno rispetto all’andamento ordinario in termini di sfruttamento, di condizioni di lavoro, di diritti, di salari, di uso flessibile della cassa integrazione. È andato tutto uguale...
Noi consideriamo l’amministrazione straordinaria un rimedio peggiore del male.
Porterà più cassa integrazione permanente; non vi sarà ritorno al lavoro degli operai di tante ditte dell'appalto, e in alcune vi saranno licenziamenti nel prossimo futuro; in Acciaierie sono già annunciati migliaia di esuber, al di là delle soluzioni post Amministrazione straordinaria del governo, vi saranno peggioramenti delle condizioni salariali/ lavorative/ contrattuali; e per ambientalizzazione, bonifiche, decarbonizzazione, bene che vada, passeranno anni e anni...
La fabbrica oggi ha come principale commissario, Giancarlo Quaranta, che in questi anni ha fatto parte delle precedenti gestioni, del periodo di Riva, che è stato condannato in via definitiva per la morte nel 2003 a seguito crollo del braccio di una gru di 2 operai (Paolo Franco e Pasquale Ettorre), infortunio mortale molto sentito che diede vita al Comitato 12 giugno e alla Rete per la sicurezza; e di un altro operaio nel 2002, Marco Perrone in formazione lavoro - primi infortuni mortale di una nuova generazione di operai... Sulla grande questione del disastro ambientale provocato dalla fabbrica è Quaranta che nella sua veste di direttore aveva detto sul rapporto Sentieri - che inchiodava l'Ilva alle sue gravi, enormi, responsabilità sulle emissioni che hanno prodotto inquinamento e morte nella città e nei quartieri - che c’è “ un grande interrogativo nella relazione tra causa e effetto”.
Quaranta ha ricoperto diversi incarichi anche dopo il sequestro degli impianti del 2012, è stato promosso come direttore centrale delle operazioni di Acciaierie, carica che ha tenuto per circa un anno. Poi però non sparisce, va alla divisione tecnica operativa, partecipa a tutte le vicende successive anche come Commissario dell'Ilva in AS, dopo l'ingresso di Mittal.
Quindi abbiamo mille e una ragione per dire che, sia la scelta dell'amministrazione straordinaria sia la nomina di questo Commissario, rappresentano non un cambiamento ma una restaurazione. Una restaurazione dell'Ilva peggiore.
Poi il governo dice che la fabbrica sarà consegnata a nuovi padroni, che metteranno in campo la stessa logica di Mittal: fare il massimo profitto, tagliando posti di lavoro e costi, in primis quelli esosi su una effettiva sicurezza e difesa della salute, e in tutto questo avere mani libere...
...Chi sarebbero i nuovi padroni.
Il mercato mondiale dell’acciaio è in crisi di sovrapproduzione da molto
tempo; una sovrapproduzione relativa nel sistema capitalista perché la
vendita dell’acciaio deve realizzare i profitti per i padroni, non certo
perché il bisogno dell’acciaio non cresca nel mondo con tanti paesi che
hanno bisogno di un accelerato sviluppo industriale in cui l’acciaio
gioca un ruolo determinante.
Ed è così, se si pensa che Mittal,
appena ha rallentato il suo impegno su Taranto lo ha immediatamente
ampliato nel suo paese, in India, in cui vi sarà la più grande
acciaieria del mondo che accompagnerà le dinamiche di ascesa del regime
indiano.
Questa crisi dello stabilimento di Taranto gioca una
funzione importante... Lo
stabilimento di Taranto è collocato strategicamente in un punto chiave
verso i nuovi mercati che in prospettiva si aprono nel Nord Africa, nel
Medio Oriente. Possedere Taranto significa possedere un anello
fondamentale della catena mondiale della produzione dell’acciaio.
La
verità è che i padroni, in una fase come questa, gli stabilimenti li
vogliono “gratis”, che gli vengano consegnati a quattro soldi e in cui
loro possano avere mano libera nel tipo di produzione, nello
sfruttamento della forza-lavoro, sulle questioni ambientali e
giudiziarie. Questa però è la condizione richiesta oggi da tutti i
produttori di acciaio in Italia, Europa, nel mondo.
Quindi, chi
sarebbero i nuovi investitori. Dalle notizie si sa che uno può essere
la Vulcan Green steel. una multinazionale che sta costruendo un impianto
da 5 milioni di tonnellate di preridotto e, come si sa, il preridotto è
una delle prospettive per l’ambientalizzazione, per la trasformazione
produttiva dell’Ilva di Taranto. L’investimento in Oman è di due
miliardi di dollari. Adesso sta cercando una acciaieria per produrre
l’acciaio. Il proprietario è Naveen Jindal figlio dei Jindal. In Italia
Jindal è stato il rivale di ArcelorMittal per acquisire l’Ilva, ha perso
la gara e si è riversato su Piombino, facendo danni.
Quindi
VulcanGreenSteel è un ‘sottoprodotto’ di Jindal...
Gli indiani di questo
gruppo vorrebbero l’Ilva, però mettendoci massimo un miliardo e mezzo
di risorse e pensano a una Ilva ridotta con 5.000 addetti in tutto,
quindi con un dimezzamento della classe operaia attuale dello
stabilimento e altrettanto dell’appalto.
L’altro competitor,
questo sì molto sponsorizzato anche per il suo carattere nazionale dal
governo Meloni, ma anche dalla Federacciai e da una parte consistente
del sindacato, è Arvedi...
La
posizione di Arvedi è sempre stata di disponibilità a intervenire in
combinazione con il socio pubblico, vale a dire se i soldi li mette il
socio pubblico e a patto che ci sia tabula rasa rispetto al pregresso.
Cioè le stesse cose che ha chiesto ArcelorMittal. Peraltro, il suo piano
sarebbe incentrato soltanto sull’elettrosiderurgia, a Taranto si
dovrebbe costruire un nuovo laminatoio e tre forni elettrici ma questo
vuol dire che quando sarà a regime tra vari anni, bastano 5.000 operai,
non quanti sono oggi a Taranto, con il conseguente netto
ridimensionamento dell’indotto...
Infine arriviamo al gruppo
ucraino Metinvest che sta avanzando come interlocutore. Metinvest vede
soprattutto in Cornigliano il primo business interessante. Metinvest è
di proprietà dell’oligarca ucraino Rinat Akhmetov. L’Ucraina, da tempi
non sospetti, ben prima che scoppiasse la guerra, è dominata da
un’oligarchia industrial-finanziaria, della stessa natura di quella
russa, anche se su scala più ridotta. Il patrimonio personale di
Akhmetov è di 5,7 miliardi di dollari, con due centri di interessi, la
finanza e la siderurgia. Compare nella lista dei 500 uomini più ricchi
del mondo ed ha due scopi: i soldi e la necessità di acquisire capacità
prodottiva.
“L’operazione speciale” di Vladimir Putin ha fatto
della sua principale acciaieria in Ucraina, Azovstal di Mariupol, una
Zombiestan,
Akhmetov ha rilevato Piombino. Il governo Meloni ha proposto Taranto ad Akhmetov e ci sarebbe il gradimento degli americani... come dice sempre il sole 24 ore ‘sta comprando capacita’ produttiva
in tutto il mondo’, quello che aveva fatto e continua a fare Mittal.
Meetinvest però – sempre secondo questa stampa - non vuole entrare in
conflitto con ArcelorMittal, perchè è chiaro che con l’Ilva in mano ad
altri sarà guerra tra le multinazionali dell’acciaio. Ma gli effetti
anche questa volta saranno scaricati sui lavoratori...
...Il problema principale è affermare l’autonomia operaia.
Affermare che la lotta operaia è autonoma negli obiettivi, nelle sue forme di lotta e organizzazione. Non è a favore di un padrone anziché di un altro; la sua parola d’ordine deve essere: padroni di Stato, padroni privati, stesso sfruttamento del proletariato. Noi pensiamo che solo la lotta autonoma e unitaria prolungata e generale degli operai Acciaieria/ appalto/operai cigs in Ilva AS debba e possa difendere gli interessi di classe dei lavoratori su lavoro, salari, condizioni di lavoro, diritti e sicurezza; e che, quindi, sia necessaria un’altra linea e un’altra direzione sindacale da costruire nel fuoco della lotta, ed essere parte della battaglia strategica contro questo governo e ogni governo dei padroni, lo stato del capitale e il sistema capitalistico/imperialistico, per un governo operaio, un nuovo stato e un nuovo potere nelle mani dei proletari e masse popolari.
Questo è importante per organizzare la propria autodifesa inizialmente, per costruire nella lotta la forza necessaria per rovesciare il “Tavolo” di questa fabbrica...
Dal punto di vista degli operai della Acciaieria e dell’Appalto in tutti questi mesi di incontri romani nessuna piattaforma operaia è stata posta sul tavolo, nessuna rivendicazione concreta a difesa dei lavoratori: dalla minima, dell'integrazione salariale alla cassintegrazione (milioni ai padroni e neanche centinaia di euro agli operai); alla ripresa del lavoro sia nell'appalto che per tutti in Acciaieria; dal blocco dei licenziamenti; all'impiego nelle bonifiche area industriale degli operai da più di 5 anni in cig in AS; al contratto unico metalmeccanico e a tempo indeterminato per tutti nell'appalto; da 25 anni bastano per andare in pensione, al rientro nei lavori usuranti/legge amianto; alla riduzione dell'orario di lavoro a parità di paga in siderurgia. Invece, dal non avere il blocco dei licenziamenti e degli esuberi si è passati a non avere neanche più parola per trattare la cassa integrazione, per contenerla, regolarizzarla a fronte delle ripetute richieste che venivano da AdI per motivi unicamente di flessibilità nella gestione della fabbrica...
...Toccherà ancora una volta agli operai scegliere da che parte stare: da parte del governo, dei futuri nuovi padroni che somigliano molto ai vecchi, che sul piano generale presenteranno piani “copia” a quelle di ArcelorMittal, dalla parte di sindacati Confederali diventati un anello dell'assetto collaborazionista e neocorporativo che individua nelle soluzioni per i padroni la soluzione per i lavoratori, quando tutta la storia di questo stabilimento dimostra che proprio questo è causa di quello che è avvenuto; o gli operai scelgono la riorganizzazione delle file operaie, a partire dai loro interessi di classe, da una visione opposta sul futuro dello stabilimento, che poi è il futuro della classe operaia, innanzitutto come soggetto storico che possa essere l'elemento di trasformazione di unità tra operai e masse popolari in questa fabbrica e non solo in questa fabbrica, ma in generale...
...La questione ex Ilva deve rimanere al centro dell'attenzione degli operai, dei lavoratori. E non certo solo a Taranto, anche se a Taranto si combatte la battaglia principale in merito...
...Quando il governo, i padroni, dicono che l'Ilva è strategica, noi siamo completamente d'accordo col governo. L'unica questione è che “strategica” per noi ha un altro valore: ha un valore importante per la classe operaia del nostro paese, per il proletariato; e tutto ciò che ha importanza per la classe operaia e per il proletariato del nostro paese, ha importanza nella lotta di classe, nel conflitto tra padroni e lavoratori, nel conflitto tra governo e lavoratori, nel conflitto tra Stato del Capitale e lavoratori, nel conflitto tra modo di produzione capitalistico/imperialistico e lavoratori...
...Oggi come non mai l'autonomia operaia è l'unica soluzione, la ricostruzione della forza dei lavoratori come forza contro, non forza per, contro la logica di padroni, governo e sindacati che vanno in direzione di approfondire la crisi, non risolvere i problemi degli operai e delle masse popolari...
...In tutto questo lo Slai Cobas per il sindacato di classe rappresenta l'unica voce alternativa e su questo sarà importante, sia a livello di fabbriche e città sia a livello nazionale, che questa voce alternativa si senta forte e chiara e trovi tutta la necessaria comprensione da parte del movimento sindacale classista e combattivo e di tutte le realtà operaie che si trovano direttamente o indirettamente coinvolte in questa vicenda....
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