da Controinformazione rossoperaia del 29/02
La questione ex Ilva deve rimanere al centro dell'attenzione degli operai, dei lavoratori. E non certo solo a Taranto, anche se a Taranto si combatte la battaglia principale in merito. Ma non ci dobbiamo stancare di ripetere che stiamo parlando della più grande fabbrica di questo paese che è all'interno di un gruppo siderurgico che è di grandissima importanza sia su scala nazionale sia su scala europea, data la contesa mondiale che è in corso nella siderurgia mondiale, su scala mondiale.
Se non si capisce questo, tutto quello che diciamo non ha alcun senso. È questo il punto su cui ci stiamo concentrando.
Quando il governo, i padroni, dicono che l'Ilva è strategica - e lo vanno riaffermando anche in queste ore - su questo noi siamo completamente d'accordo col governo. L'unica questione è che “strategica” per noi ha un altro valore: ha un valore importante per la classe operaia del nostro paese, per il proletariato e tutto ciò che ha importanza per la classe operaia e per il proletariato del nostro paese, ha importanza nella lotta di classe, nel conflitto tra padroni e lavoratori, nel conflitto tra padroni e governo e lavoratori, nel conflitto tra Stato del Capitale e lavoratori, nel conflitto tra modo di produzione capitalistico/imperialistico e lavoratori. L'Ilva è strategica ma dal punto di vista della classe operaia e dal punto di vista della classe operaia i piani che producono padroni e governo vanno in direzione opposta ai piani che dovrebbe produrre il proletariato, la classe operaia, il movimento sindacale di base e di classe, le organizzazioni politiche che hanno a cuore la questione operaia e il ruolo della classe operaia nello scontro attuale con l'intero governo, con l'intero sistema nel nostro paese.
Partiamo dalla fine. A Taranto la mattina alle 6, davanti ai cancelli, vi è stato il Ministro Urso, punta di lancia in questo momento dell'applicazione della linea strategica che ha scelto il governo Meloni nel suo insieme a servizio degli interessi più generali dei padroni italiani. Il governo ha scelto di acutizzare e rimuovere la questione Mittal e di riprendere nelle mani la gestione temporanea della fabbrica per poi riconsegnarla ai nuovi padroni. Nuovi padroni di cui non è chiaro ancora l'esito finale, ma sono essenzialmente i padroni dell'acciaio, ancora una volta rappresentati dalla Federacciai e dagli altri gruppi impegnati su scala mondiale nella contesa sull'acciaio e sugli interessi per lo stabilimento di Taranto che l'intero gruppo ha nel nostro paese.
Il Ministro è venuto alle 6 del mattino per raccontare agli operai delle balle, una favola. “Ora che lo Stato ha ripreso in tempi necessari ci sarà la ripresa della produzione, ci sarà la ripresa dei lavoratori, ci sarà la soluzione dei problemi ambientali in fabbrica e in città.” Tutto questo è una balla.
Il ministro è venuto qui, è venuto a Taranto, è venuto dagli operai, per raccontare la storia che hanno raccontato dall'inizio di questa vicenda.
Prima di guardare a che cosa è stato detto occorre vedere che questo Ministro è stato raccolto da un cavalier servente che si chiama Palombella, sindacalista della Uilm, sindacato maggioritario all'interno dello stabilimento, segretario nazionale dei metalmeccanici della Uil.Le immagini stesse di questo “signore” che a nome degli operai gli va ad aprire la porta, lo fanno sembrare il servo dei servi. Il sindacalismo, che pure in questi settimane aveva strillato, ora si è presentato nella veste di servo dei servi per portare il consenso dei lavoratori alle soluzioni che il governo sta prendendo. Soluzioni che non vanno in direzione del ritorno al lavoro degli operai dell'indotto che sono fuori dal lavoro da mesi, che non vanno in direzione della soluzione neanche dei loro problemi elementari di garanzia, perché tutto questo, il ministro Urso praticamente lo ha riconfermato.
Da che cosa dipenderebbe la soluzione di questi problemi, anche urgenti, dei lavoratori? Dal prestito-ponte della Ue di cui ora si è aperta la discussione con la Vestager (Commissario europeo per la concorrenza, ndr), dal nuovo approccio dell'Europa e sulla siderurgia, altro tema che nella contesa mondiale europea della siderurgia è ben lungi da essere affrontato, e comunque, se va affrontato, andrà affrontato nel quadro degli effettivi rapporti di forza che vi sono nella siderurgia europea tra i diversi gruppi e dei rapporti della siderurgia europea con la siderurgia mondiale.
“Tavolo per seguire da vicino l'applicazione delle misure di sostegno all'indotto”. Misure che consistono essenzialmente nel pagare subito alcuni lavori urgenti, nel pianificare un'eventuale pagamento dei crediti precedenti e nel distribuire la cassa integrazione ai lavoratori per un periodo che non si sa bene quando sarà. “Conferma dell'interesse degli investitori stranieri” che, una volta che l'Ilva venga ripresa in mano dallo Stato ed “epurata”, possa essere piazzata agli investitori stranieri, cioè a un altro Mittal (il più probabile candidato sembra essere Metinvest dell'oligarca ucraino in cordata, più o meno consenziente, con parte degli industriali italiani dell'acciaio: si fa in nome di Gozzi, Arvedi e così via).
Quindi un processo che viene detto che si farà entro l'anno, quindi come minimo entro quest'anno non ci sarà alcuna soluzione né dei problemi del lavoro, né dei problemi del salario, né dei problemi delle condizioni di lavoro, né dei problemi dell' ambientalizzazione, né dei problemi della grande questione delle questioni rappresentato dal ruolo inquinante dello stabilimento di Taranto.
E’ inutile dire come questo si rapporti a quello che avverrà negli stabilimenti di Cornigliano e di Novi Ligure che sono in parte legate al destino comune del gruppo, in parte concepiti anche in forma distinta rispetto al destino comune del gruppo.
Su che cosa si sono poi concentrate le ulteriori dichiarazioni del ministro Urso fatte nei momenti successivi della sua visita a Taranto all'incontro al tavolo in prefettura, con parti sociali e istituzioni? Urso ha parlato anche in questo caso delle stesse problematiche. Lui stesso ammette che del prestito-ponte ne ha parlato domenica con il Commissario europeo Vestager e che pensa che si possa e si debba realizzare nei limiti delle regole europee. Per di più questo prestito-ponte è legato a un piano industriale che dimostri da subito che il prestito-ponte possa essere restituito.
Quindi in nessuna maniera si tratta di fondi per la ripresa ma si tratta di un prestito che, indirettamente o direttamente, non è stato concesso ad ArcelorMittal o da esso non accettato in quelle dimensioni, e che viene riproposto presso altri gruppi industriali che l'accettano.
“Mi sono incontrato più volte con i Commissari Breton e Vestager e ho chiesto di cambiare obiettivi e modalità dell'industria siderurgica”. Addirittura! Addirittura il governicchio Meloni, socio minore in Europa - oltre che sicuramente non in sintonia neanche con gli interessi generali dei diversi padroni europei vista la sua collocazione su tutti i temi - dovrebbe prendere in considerazione i cambiamenti obiettivi dell'industria siderurgica, altrimenti dice - qui, sì, giustamente - noi saremo schiacciati da chi produce fuori dell'Europa senza rispettare le condizioni ambientali e sociali e così via, cosa che evidentemente è connessa all'attuale fase della contesa mondiale nella siderurgia da obiettivamente questi effetti nella lotta che è in corso tra di essi.
“Abbiamo l’assoluta volontà di rilanciare l'acciaio garantendo una sicurezza ambientale che per noi è fondamentale al pari della sicurezza del lavoro”.
A parte il fatto che questo governo che, come si sa, è antiambientalista, che questo governo sul problema della sicurezza sul lavoro è per la piena libertà d'impresa e per la liberalizzazione degli appalti che già producono i suoi effetti nella condizione operaia, vedi le ultime morti sul lavoro, questo governo, come tutti i governi dei padroni negli ultimi anni, ma ancor di più questo governo, è ben lungi da poter essere il soggetto che possa garantire la sicurezza ambientale e la sicurezza del lavoro.
Poi riconferma quello che è stato detto non da ora ma dagli inizi della fase più acuta di questa crisi: “obbligatorio mantenere al lavoro i manutentori”. Ma questo è banale, senza i manutentori l'impianto chiude, punto e basta. E quindi di che parliamo?
“Non si può mandare in cassa integrazione chi lavora per la sicurezza degli impianti” e quindi tutti gli altri possono benissimo andare in cassa integrazione con o senza ritorno, in tempi non definibili.
Il piano Urso è aria fritta, il piano Urso è quello che è stato detto sin dall'inizio, fin dalle prime ore, da questo governo che finora non ha fatto se non passi preliminari in avanti nel rapporto col gruppo ArcelorMittal, dove si acutizzano in generale le contraddizioni rappresentate giuridicamente in quello che sta succedendo al tribunale fallimentare di Milano, dove si discute proprio il fallimento dell'Ilva, e quindi dell'insolvenza e della messa in amministrazione straordinaria.
In una condizione di fabbrica in fallimento e in amministrazione straordinaria tutto quello che viene dopo è una logica conseguenza. I famosi crediti pretesi dalle ditte, e così via, entreranno nel calderone generale dell'insolvenza, del fallimento, come già era avvenuto nel passato e come tutte le realtà che hanno attraversato questa fase possono stare a dimostrare quello che realmente succede in questi gruppi.
Per di più un gruppo che diventa sempre più traballante nel mercato mondiale - anche se non è questo affar nostro - è evidente che non ha effettive possibilità di ripresa produttiva che possa garantire l'occupazione dei lavoratori attuali e apre la strada a un ridimensionamento, a una sua svendita all'ultimo padrone di turno che è stato più o meno lo stesso processo che portò l’Italsider a Riva e successivamente ad ArcelorMittal e ora….avanti un altro.
Tutte queste cose in questi mesi sono state sottoposte a critiche e denunce, più o meno corrette, più o meno “strillate” da parte di tutte le organizzazioni sindacali che sono in quello stabilimento, oltre che da noi, per ragioni che si possono ben individuare. Ma come se niente fosse oggi tutti i sindacati salgono sul carro del dei provvedimenti del governo. E proprio colui che più strillava, Palombella, è diventato lo schiavetto, il servetto, il maggiordomo del governo.
E quindi si può ben capire che lo stato delle cose in Ilva è un pesante aggravamento che ricade innanzitutto sugli operai. E in questo pesante aggravamento, l'unica cosa che si vede chiaramente è che padroni, governo e sindacati sono la stessa cosa, hanno lo stesso programma, contro cui si può sollevare la protesta dei lavoratori a partire dalla comprensione effettiva di quello che sta avvenendo, dalla comprensione dei giochi che sono in corso e dalla difesa strenua degli interessi degli operai, trincea necessaria per difendere gli interessi del territorio, delle masse popolari e del pensare effettivamente a un'ambientalizzazione, alle bonifiche difficili e complesse - visto che siamo nel sistema capitalistico - ma comunque una battaglia da fare.
Oggi come non mai l'autonomia operaia è l'unica soluzione, la ricostruzione della forza dei lavoratori come forza contro, non forza per, contro la logica di padroni, governo e sindacati che vanno in direzione di approfondire la crisi, non risolvere i problemi degli operai e delle masse popolari, non solo, ma fare dell'Ilva un anello addirittura della prossima campagna elettorale europea.
In tutto questo lo Slai Cobas per il sindacato di classe rappresenta l'unica voce alternativa e su questo sarà importante, sia a livello di fabbriche e città sia a livello nazionale, che questa voce alternativa si senta forte e chiara e trovi tutta la necessaria comprensione da parte del movimento sindacale classista e combattivo e di tutte le realtà operaie che si trovano direttamente o indirettamente coinvolte in questa vicenda.
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