giovedì 30 maggio 2024

La situazione ad Acciaierie e soprattutto Appalto resta grave - La sentenza per la morte di Morricella è emblematica e importante

La situazione ad Acciaierie resta ferma in negativo, molto negativo. I padroni delle Ditte dall'appalto riuniti nell'Aigi hanno detto e minacciato che il 60% delle ditte sarà costretto a chiudere e il restante 40% "ridimensionato in misura drastica". E questo per gli operai dell'appalto significa: licenziamenti, non avere più gli stipendi arretrati, mentre anche la proroga della cassa integrazione si fatica ad ottenerla e tutto viene scaricato su "l'ultima ruota del carro", i lavoratori.

Gli ulteriori 150 milioni - per una attività di manutenzione impianti per garantire una ripresa produttiva (come ha ribadito il Commissario Quaranta all'audizione nella Commissione industria al Senato, legando a questo l'occupazione dei lavoratori diretti di AdI) - sono sempre annunciati ma ancora non arrivati materialmente; per non parlare dei 320 milioni di "prestito ponte" per cui da mesi Urso aspetta il via libera della UE, soldi che se non arrivano, sempre Quaranta ha detto "la fabbrica rischia lo stop" - lo stesso Quaranta che neanche poche settimane fa invece annunciava che entro l'estate la produzione sarebbe passata dall'attuale poco più di 1 (quando non si blocca tutto) a 4 milioni di tonnellate... Come credere a queste panzane?

I sindacati confederali, Usb ora si lamentano, denunciano e prospettano anch'essi un immediato futuro molto nero per i lavoratori, gli stessi sindacati che avevano salutato il passaggio dell'ex Ilva allo Stato come "risolutore di tutti i mali". 

La realtà è che per gli operai anche diretti la prospettiva sono ora allargamento della cassintegrazione - per cui anche l'integrazione sta diventando una parola vuota - e nel futuro comunque vi saranno esuberi. Il presente per chi lavora, poi, è a rischio di incidenti degli impianti e prima o poi di infortuni gravi.

Su questo ci vogliamo soffermare. Perchè le motivazioni uscite pochi giorni fa della sentenza di condanna per la morte atroce di Alessandro Morricella nel giugno 2015 sono importanti e chiare: una morte che si poteva evitare e che l'azienda non ha voluto evitare perchè avrebbe significato costi per la sicurezza e meno utili per i padroni.

Dice la sentenza: sarebbe bastato "evitare che il colatore si trovasse nella direttrice del foro di colata al fine di effettuare il prelievo della temperatura... se anche Morricella avesse indossato la cappottina e le ghette alluminizzate avrebbe avuto comunque lesioni da calore sul 90% del corpo che lo avrebbe portato alla morte... L'errore è precedente... "mancata adozione di tutte le misure volte a ridurre tale grave rischio... l'Ilva avrebbe dovuto prevedere, per scongiurare quel rischio metodi di misurazione della temperatura automatizzata... il rischio poteva essere eliminato alla fonte con un semplice e poco dispendioso adeguamento teconologico che la società Ilva spa ha deliberatamente evitato di porre in essere... a discapito della sicurezza (della vita) dei lavoratori".

QUINDI, SAREBBE BASTATO POCO PERCHE' ALESSANDRO NON MORISSE!

Niente è inevitabile, niente è un incidente! E' solo la logica del capitale di fare profitto sullo sfruttamento e la vita degli operai che è nociva! Nocivo è il capitale non la fabbrica in sè!

Ma questa sentenza dice una cosa semplice - da noi più volte detta, gridata - senza la lotta degli operai, senza la propria organizzazione autonoma, non c'è difesa effettiva del lavoro, del salario, della sicurezza e salute.

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