TARANTO - La
Nato mostra i muscoli in Mediterraneo con l’esercitazione «Neptune
Strike 2024» che coinvolge più di cinquemila militari, navi e mezzi da
16 Paesi alleati e si estende dal Mediterraneo fino alle coste del
Baltico.
Teste di serie dell’esercitazione tre portaerei europee, la
spagnola Juan Carlos I, l’italiana Cavour e la francese Charles De
Gaulle, che sino al 10 di maggio hanno ceduto i loro comandi, prima
volta assoluta per la nave francese, al comando centrale Nato.
Ieri l’esercitazione ha toccato le coste della Puglia e, in
particolare, Taranto. Le unità navali ormeggiate nella base della Marina
Militare sullo Jonio e la stazione aerea di Grottaglie sono state
protagoniste di una delle attività della «Neptune Strike». Obiettivo
principale delle manovre, che includono anche sbarchi anfibi, è
«affinare la capacità della Nato di difendere la libertà di navigazione,
proteggere i passaggi marittimi strategici, condurre attività di
deterrenza e vigilanza e aumentare l’interoperabilità tra le nazioni
alleate», spiegano dalla Nato.
«L’attività Neptune Strike si è
inquadrata nel più ampio scenario delle “Multi Carrier Operations” che,
facendo leva sull’interoperabilità di forze aeronavali esprime un
moltiplicatore di potenza nella capacità di deterrenza e di proiezione
di forze militari dell’Alleanza Atlantica e supporto attivo nei contesti
multilaterali per la sicurezza nell’area del cosiddetto Mediterraneo
Allargato».
Nell’ambito dell’attività, «StrikforNato», la Forza di attacco e
supporto della Nato, costituita da unità navali appartenenti alle marine
militari di undici stati (Francia, Germania, Grecia, Italia, Paesi
Bassi, Polonia, Portogallo, Spagna, Turchia, Regno Unito, e Stati Uniti
d'America), ha pianificato e condotto missioni aeree che hanno visto la
partecipazione anche degli aeromobili AV8 e degli F-35B della Marina
italiana.
Al comando del gruppo navale italiano, imbarcato sulla nave
Garibaldi, l’ammiraglio di divisione Giacinto Sciandra, comandante
della Seconda Divisione Navale.
«Attività come la Neptune Strike, condotte in scenari altamente realistici, dinamici e versatili - ha spiegato l’ammiraglio Sciandra incontrando i giornalisti sul ponte di volo del Garibaldi -, permettono di consolidare l’integrazione e l’interoperabilità tra sistemi d’arma diversi e di standardizzare tattiche operative e modalità di addestramento comuni ai paesi della Nato. L’esercitazione è uno strumento per rafforzare la difesa collettiva della Nato e promuovere la cooperazione internazionale tra le nazioni alleate».
«Neptune Strike - ha detto ancora l’ammiraglio Sciandra -, è un’attività cruciale per l’Alleanza per dimostrare come garantiamo la nostra prontezza. Consideriamo qualche numero: oltre 5.500 militari provenienti da 16 paesi diversi stanno lavorando efficacemente insieme a questo. In mare ci sono 17 unità navali tra cui 3 portaerei. Per la prima volta alle manovre partecipano Svezia e Turchia. Gli obiettivi principali che stiamo perseguendo sono il mantenimento della libertà di navigazione e di manovra, la protezione delle aree marittime strategiche, l’azione di deterrenza e vigilanza e il mantenimento dell’interoperabilità per promuovere le capacità della Nato di condurre operazioni multi-dominio: sulla terra, in mare, nell’aria, nello spazio e nel cyberspazio».
L’ammiraglio Sciandra ha anche sottolineato «l’elevata prontezza e
flessibilità dell’ “Italian Carrier Strike Group”, della base navale di
Taranto, in grado di ospitare e supportare la portaerei Cavour e le
altre unità del Gruppo, nonché l’avanzata capacità degli F-35 che sono
stanziati nella base aerea navale di Grottaglie».
«Taranto e
Grottaglie sono posizioni strategiche nel Mediterraneo centrale - ha
concluso l’ammiraglio Sciandra -, consentono un rapido dispiegamento e
aumentano la nostra prontezza, ma anche quella di tutti i nostri alleati
nell’Europa meridionale»
Articolo di Maristella Massari su Gazzetta del mezzogiorno
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